Pensare a questo fiero difensore del
monachesimo, della ritiratezza e della Chiesa dal basso, che per
festeggiare organizza una kermesse auto-celebrativa in un teatro
monarchico almeno nel nome, mi ha risvegliato a un vecchio sogno.
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Il che va a braccetto con l’inquietante auspicio di Fratelenzo:
Ora nella mia anzianità, mi sento di ringraziare il Signore per la primavera che vedo abbozzarsi di nuovo nella Chiesa
Che tradotto in soldoni significa: Vieni,
fumo di Satana, vieni e non tardare. Ed ho quasi paura che anche
stavolta all’Anno della fede seguirà un flop di qualche tipo.
http://satiricus.wordpress.com/2013/05/03/glorious-bastard/Non è la prima volta che la Chiesa è chiamata a celebrare un Anno della fede. Il mio venerato Predecessore il Servo di Dio Paolo VI ne indisse uno simile nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo nel diciannovesimo centenario della loro testimonianza suprema. Lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse “un’autentica e sincera professione della medesima fede”; egli, inoltre, volle che questa venisse confermata in maniera “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca” [5]. Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere “esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla” [6]. I grandi sconvolgimenti che si verificarono in quell’Anno, resero ancora più evidente la necessità di una simile celebrazione. (Porta fidei)
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