ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 27 maggio 2013

Nuova evangelizzazione?


NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESAGenova                                                                          Il funerale del Gallo

Ovvero                                               La coerenza in negativo
della moderna Chiesa conciliare
Un esempio di “nuova evangelizzazione” ?

Ed ecco che è morto anche Andrea Gallo, come tutti peraltro, prima o poi.
Perché parlarne allora? 
La morte di qualcuno è un momento umanamente doloroso, ma quando si tratta di uno come Andrea Gallo, diventa ancora più spiacevole, perché evoca d’un colpo solo cose brutte. 



La “messa bella ciao” di Andrea Gallo dello scorso 8 dicembre
Quanto sarebbe stato meglio se questo personaggio fosse stato ricordato in maniera discreta! Almeno dalla Chiesa e dagli uomini di Chiesa!
E invece no.
A seguito della grancassa laica, anticattolica e sovvertitrice di ogni semplice buon senso, anche gli uomini di Chiesa si sono mobilitati per “rendere omaggio” a questo ottantaquattrenne genovese che aveva avuto la ventura, sua, di essere ordinato prete, e la sventura, nostra, di essere mantenuto nella Chiesa, senza neanche censure canoniche, per 54 anni.

Così, il 25 maggio, ad officiare le esequie di Andrea Gallo, arriva nientemeno che il capo dei vescovi italiani, il Card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, mentre un arcivescovo emerito sempre di Genova, il Card. Tarcisio Bertone, ancora Segretario di Stato donec aliter provideatur, si lancia in un panegirico di circostanza: ricordando “nella preghiera il suo antico compagno di studi”, e rammentando di aver avuto con don Gallo, durante gli anni trascorsi a Genova come arcivescovo, “un dialogo a volte franco e vivace”. E tuttavia, “la dedizione in favore dei bisognosi non poteva non avere come sorgiva ispirazione la sua identità sacerdotale”.
Che in italiano corrente significa che ha fatto il suo dovere di prete cattolico quando ha fatto a pezzi l’insegnamento della Chiesa e ha avallato ogni turpitudine e ogni immoralità.
Amen.


Da parte sua, il Card. Bagnasco si è incaricato di pronunciare un’omelia in cui ha detto:

«Ovunque svolse il suo ministero sacerdotale, lo sguardo e il cuore erano attirati da coloro che portavano più evidenti le ferite della vita, quelle del corpo e quelle dell’anima. Come il samaritano del Vangelo, e come è missione di ogni sacerdote, ha cercato di lenire i dolori di chi incontrava con l’olio della consolazione e il vino della fiducia, ridonando speranza per guardare al domani.
 […] Don Andrea sapeva che, la sua, era una risposta a coloro che, per motivi diversi, sono percossi dalla vita; una risposta alle tante malattie che tolgono la luce, ma non la voglia di cercare o solo attendere un sorriso e una carezza. Sapeva che era la “sua” risposta, e non pretendeva che fosse di tutti, perché la fantasia del bene è grande, ed è percorsa con generoso sacrificio da molti.»
Che in italiano corrente significa che consolava, ungeva e comunicava tutti, anche se finiva col confermare tutti nell’errore… com’“è missione di ogni sacerdote”… moderno e dedito alla salvezza dei corpi e alla perdizione delle anime… accompagnava o no certe donne ad abortire?
Lo sa o no il Card. Bagnasco?
E significa anche che ogni prete moderno fa bene a dare la “sua” risposta ai mali degli uomini, giustamente senza pretendere che la “sua” risposta sia la risposta di tutti.
È il capo dei vescovi italiani che parla, ufficialmente e pubblicamente, e insegna che i cattolici, e massimamente i preti, non devono dare le risposte della Chiesa, le risposte di Dio, ma le “loro” risposte, come se la religione cattolica fosse una specie di religione “fai da te”… con l’avallo e anche la condivisione e anche il plauso dei vescovi.

E per dimostrare con i fatti tale condivisione, il Card. Bagnasco indossa per l’occasione una stola adatta alla bisogna, non una stola cattolica… ovviamente!



Esempio di nuovi preti della nuova Chiesa: Luigi Ciotti e Angelo Bagnasco

E distribuisce la comunione a tutti, massimamente ai pubblici peccatori, insegnando ufficialmente e pubblicamente, che contravvenire ai comandamenti di Dio è cosa che si può tranquillamente riparare con “la fantasia del bene che è grande, ed è percorsa con generoso sacrificio da molti”.



La Comunione al pubblico peccatore Vladimito Guadagno

Strano connubio questo, tra il capo dei vescovi italiani, un prete d’assalto e un pubblico peccatore, che delinea un abbozzo della nuova Chiesa conciliare, una Chiesa “al passo con i tempi” e a braccetto col peccato. Come spiegato dallo stesso Andrea Gallo nel suo ultimo messaggio su twitter datato lunedì sera: 
«Sogno una Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna».
Come spiegato da Luigi Ciotti, prima dell’ultima benedizione: 
«Andrea lavorava per riconoscere dignità e libertà alla persona. Ha testimoniato una Chiesa che sta dalla parte della dignità inviolabile della persona umana, ma che non dimentica la dottrina anche se non ha mai permesso che la dottrina diventasse più importante dei più fragili, dei più deboli, degli ultimi», Andrea sognava una Chiesa «“non l’Extra Omnes, ma il “dentro tutti”… Dentro i gay, dentro le lesbiche, dentro i divorziati perché, come ricordava don Andrea, la Chiesa è, prima di tutto misericordia».  
Come ha ricordato Vladimiro Guadagno, nella “preghiera dei fedeli”: 
«Grazie don Gallo, per averci aperto le porte della tua Chiesa: ci hai fatto sentire amati da Dio».


Una Chiesa moderna che, per mano del capo dei vescovi italiani, benedice una bara dove non c'è una croce, ma un cumulo di “oggetti” affastellati in maniera impropria e blasfema: drappo rosso, cappello nero, copia della Costituzione e copia della… Bibbia!


Una Chiesa moderna che si compiace del connubio improprio tra fedeli e infedeli, magari tutti nominalmente cattolici, ma tutti dimentichi del cuore del cattolicesimo: il Vangelo.


Una Chiesa moderna che permette a certi preti moderni di violare gli altari e di sbeffeggiare la Santa Messa, senza cacciarli via, come sarebbe suo preciso e inderogabile dovere.

Guai a chiedersi se per caso simili discorsi e simili azioni offendano i buoni padri di famiglia, le buone madri di famiglia, i buoni figli di famiglia che si attengono a quanto insegnato e prescritto dalla Chiesa… e non da ieri.
Guai! Perché si corre il rischio, certo, di essere additati come “rigoristi”… perché la moderna Chiesa conciliare non è più la Chiesa della porta stretta di Cristo, ma la Chiesa del porticato del mondo, in cui passa gioioso e trascinante il torrente dell’amore, dell’accoglienza, della tenerezza, del volemose bene, secondo come richiama provocatoriamente un vecchio detto siciliano: “chu futti, futti, ‘ca Diu pirduna a tutti ”.
Guai a chiedersi perché i capi dei vescovi italiani continuino ad esercitarsi nel comunicare ufficialmente e pubblicamente in chiesa, in occasioni importanti, regolarmente riprese e diffuse dai mezzi di comunione di massa, dei pubblici peccatori; come fece il Card. Ruini il 22 maggio del 2005, a Bari.
Guai! Perché si corre il rischio, certo, di passare per “fondamentalisti”… che vorrebbero una Chiesa da Medio Evo, in un mondo che è invece cambiato e che pretende che agli anormali e ai peccatori debba essere riconosciuto ogni possibile, e impossibile, diritto, e ancora pretende che i cattolici che chiamano peccato il peccato, aberrazione l’aberrazione, fango il fango, debbano andare in galera per intolleranza!

Guai a chiedersi se i nuovi preti della nuova Chiesa conciliare siano coscienti del male che insegnano con le parole, con le opere e con le omissioni, del male che diffondono, del numero di anime che finiscono col traviare e col condurre all’Inferno.
Guai! Perché si finisce con l’essere etichettati come “tradizionalisti” ed essere cacciati fuori dalla Chiesa, fuori da questa moderna Chiesa conciliare che accoglie tutti… purché disprezzino il Vangelo, offendano Cristo e facciano di tutto per fare le opere del diavolo e non quelle di Dio.

Guai a noi, poveri uomini della strada, che ci tocca muoverci in questa valle di lacrime fidando solo nelle nostre preghiere, nell’ausilio della Santa Vergine e nella misericordia di Dio, non potendoci più fidare dei ministri della Chiesa, che invece di fare i pastori delle pecore, introducono i lupi nel gregge, incuranti di quante pecorelle del Signore vengano, da questi rapaci, spinte nel baratro della perdizione eterna.

Guai a coloro che non compiono il proprio dovere di stato, soprattutto quando, chiamati a guidare la barca cattolica, la conducono tra i marosi del mondo, foss’anche inconsciamente, pur di compiacere questo mondo il cui principe è il demonio.



Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio,
abbi pietà di noi peccatori!
http://www.unavox.it/FruttiPostconcilio/NuoviPreti/Il_funerale_del_Gallo.html

I terrificanti funerali di Andrea Galloè difficile invitare alla vergogna Angelo Bagnasco quando assieme alla vergogna certi vescovi hanno smarrito ormai il senso del ridicolo. Dopo che il Gallo ha cantato (Bella ciao), tradimento, passione e morte dellaSposa di Cristo. Mentre Cristo è di nuovo da solo nel Getzemani a sudare sangue, i suoi discepoli (Bagnasco&colleghi), che avrebbero dovuto vegliarlo, si sono addormentati nel sonno della ragione e degli inetti

di Ariel S. Levi di Gualdo

LA SFIDA DELL’OBBEDIENZA NELLA FEDE: PER UN PRETE, PROTEGGERE UN VESCOVO, VUOL DIRE TUTELARE LA CONTINUITÀ STESSA DEL MISTERO SACRAMENTALE DELLA CHIESA


Don Ariel Levi di Gualdo

Non nascondo disagio all’idea che Angelo Bagnasco sia il presidente di quei Vescovi d’Italia che a loro volta sono vescovi nostri. Rendendo però grazie ai doni dello Spirito Santo che molti sacerdoti hanno accolto veramente all’atto sacramentale della loro ordinazione, la nostra grazia di stato ci permette di separare l’uomo dall’ufficio apostolico che è chiamato a ricoprire, accettando e facendo nostra la sfida che spesso si pone dinanzi a noi: obbedire in coscienza e libertà anche le diverse mezze figure che popolano il collegio episcopale, nelle quali risiede il deposito della pienezza del sacerdozio apostolico e per questo meritevoli di sacro rispetto, non per ciò che umanamente sono, ma per ciò che rappresentano sul piano metafisico per l’ineffabile ministero sacerdotale istituito dal Signore Gesù. Ciò rende anche i vescovi più limitati e inadeguati dei legittimi continuatori della catena apostolica e come tali oggetto di dovuta venerazione, all’occorrenza anche di protezione; dovesse costare la nostra stessa vita, perché per un prete, proteggere un vescovo, vuol dire tutelare la continuità stessa del mistero sacramentale della Chiesa.

ANDREA GALLO: UNA PUBBLICA VERGOGNA DEL SACERDOZIO CHE HA SPOSATO TUTTO CIÒ CHE ERA IN CONFLITTO CON LA MORALE LA TEOLOGIA E LA DOTTRINA DELLA CHIESA

Il 22 maggio, ricevendo notizia della morte del presbitero genovese Andrea Gallo, scrivendo su un pubblico forum di discussione informai amici e conoscenti che il giorno dopo avrei celebrato una Santa Messa di suffragio per lui, senza omettere di indicarlo appresso come una autentica vergogna del collegio sacerdotale.

Andrea Gallo ha trascorso la vita a sposare e sostenere tutto ciò che è in aperto conflitto con la teologia, la morale e la dottrina sociale della Chiesa, ma soprattutto in aperto conflitto col Vangelo. Che egli abbia assistito i poveri e i disagiati, non fa di lui né un vero cristiano né un vero annunciatore del Vangelo. Se difatti così fosse, ogni filantropo ateo potrebbe costituire un modello di cristiano ideale, o come avrebbe detto quell’altro intoccabile seminatore di confusione di Karl Rahner: un “cristiano anonimo”[cf. Giovanni Cavalcoli O.P. qui].

Alla santità e alla saggezza del padre della Rerum Novarum, il Sommo Pontefice Leone XIII che dette con essa vita alla Dottrina Sociale della Chiesa [vedere qui], Andrea Gallo ha preferito Hegel e Marx. Tutto ciò che la Chiesa dichiarava moralmente illecito lui lo dichiarava lecito, sempre e di rigore con critiche per nulla larvate, mirate non verso certe note aberrazioni dei clericali e del clericalismo, ma con critiche spesso accese e distruttive verso il magistero della Chiesa e dei suoi Sommi Pontefici, la dottrina e l’etica cattolica [vedere qui, quiquiquiquiquiqui ecc..].

E’ stato un elemento di scandalo e soprattutto di divisione il povero Andrea Gallo, basti pensare quando al termine di una Santa Messa cantò “Bella Ciao” sventolando un fazzoletto rosso [ vedere qui].

PER NOI PRETI NON ESISTONO FASCISTI E COMUNISTI MA SOLO UOMINI E FIGLI DI DIO, NOSTRO DOVERE È ACCOGLIERE TUTTI COLORO CHE DESIDERANO ACCOGLIERE CRISTO


“Bandiera rossa la trionferà… “. Ormai ci riesce solo nelle chiese cattoliche.

Come sacerdoti noi dobbiamo accogliere tutti coloro che intendono veramente accogliere Cristo, cosa che molti nostri confratelli hanno fatto in periodi drammatici della nostra storia patria italiana. Molti preti hanno accolto — alcuni pagando persino con la vita — l’accoglienza e la protezione data ai partigiani rossi mossi da ideali comunisti e ai partigiani bianchi d’ispirazione cattolico-popolare e liberale. Abbiamo accolto e nascosto i giovani socialisti ricercati dalla polizia fascista direttamente dentro il palazzo di San Giovanni in Laterano, sede del Vescovo di Roma. Allo stesso modo abbiamo accolto i giovani fascisti e i giovani della Repubblica di Salò, quando all’apertura dei conti rischiavano il massacro da parte di coloro che per vent’anni avevano subìto le angherie del regime fascista. Per i santi preti che grazie a Dio l’Italia ha conosciuto in anni purtroppo ormai lontani, erano da proteggere dall’ira i ventenni manganellati dai fascisti e i ventenni diventati repubblichini di Salò che alla caduta del regime e dopo l’uccisione di Benito Mussolini rischiavano più o meno analoga fine.

Questo è il prete, questo è il sacerdozio. Non dovrei spiegarlo io al Presidente dei Vescovi d’Italia, che noi siamo servi istituiti a servizio della Chiesa di Cristo e dell’uomo, di ogni uomo, per la salvezza dell’uomo.

Il presbitero Andrea Gallo è stato un paradigma di prete ideologizzato a servizio dell’ideologia, che per propria natura è escludente; che non guarda all’uomo ma al “credo” politico al quale appartiene o dice di appartenere l’uomo. E avere usato il pretesto del Vangelo per simili scopi, è di per sé cosa malvagia e perversa. Nonostante che le autorità ecclesiastiche abbiano scelto di cedere all’immagine mediatica e di soprassedere su tutto questo, camuffandosi dietro al dito medio di una non meglio precisata misericordia e carità, basate l’una e l’altra — cosa sempre più dimenticata — sulla giustizia e sulla verità, all’occorrenza anche sulla giusta pena, come indica il Signore nel Vangelo [cf. Mt. 18, 15-17].

ANDREA GALLO E LA MANCATA PERCEZIONE DELLA DIVINA DIGNITÀ SACERDOTALE: INDOMITO E IMPUNITO HA TRASCORSO LA VITA A DIVIDERE ANZICHÉ A UNIRE, FACENDO USO DISTORTO DEL VANGELO PER SUPPORTARE L’IDEOLOGIA MARXISTA, IL TUTTO SOTTO GLI OCCHI DELL’AUTORITÀ ECCLESIASTICA IMPOTENTE


Due vecchi psicopatici vestiti di carnevale vanno a danzare alla pesca amorosa dei porno-funerali

Della verità noi siamo servi e non padroni: «Tu non possiedi la Verità, è la Verità che possiede te» [Cf. S. Tommaso d’Aquino, De Veritate, 1257]. Sia chiaro: la grazia, la misericordia e il perdono di Dio costituiscono tutti assieme un mistero che valica di molto ogni giudizio umano, che di rigore non va dato perché non spetta all’uomo giudicare la coscienza dell’uomo. Compito nostro non è condannare con l’arrogante spirito di chi si sostituisce al giudizio di Dio pensando di poter leggere dentro l’intimo delle coscienze altrui. Compito e dovere nostro è indicare sempre con decisa amorevolezza al Popolo di Dio ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è lecito e ciò che invece è disordinato o intrinsecamente malvagio. La Chiesa mater et magistra [Cf. Giovanni XXIII, 15 maggio 1961] ci indica e ci insegna da sempre in che modo si può giungere alla beatitudine celeste e in qual altro si può correre il serio rischio di compromettere l’eterna salute della nostra anima. Perché Dio è «Lento all’ira e grande nell’amore» [Salmo 144 (145)]. Essere lenti all’ira non vuol dire però essere privi di ira divina, come narra il racconto della distruzione di Sodoma e Gomorra [Ge 18:16-22], così particolarmente azzeccato nello specifico contesto in questione.

Nella sua vita pubblica Andrea Gallo ha vissuto, predicato e ubbidito la Chiesa sua sposa e i vescovi che reggono le membra del Corpo Mistico del Cristo, in modo conforme al Vangelo? Il tutto nella gravosa misura alla quale sono chiamati in responsabilità coloro che partecipano non solo al sacerdozio regale di Cristo come battezzati, ma coloro che sono chiamati col sacro ordine a partecipare per mistero di grazia al sacerdozio ministeriale di Cristo?


Pure i comunisti lo sfottono… il presidente dei vescovi italiani. Se il presidente è così, provate a immaginare cosa sono i subordinati

Era chiaro — od era stato in qualche modo chiarito ad Andrea Gallo —, che noi sacerdoti abbiamo una dignità superiore a quella degli Angeli [Cf. S. Tommaso d’Aquino, cf. 3 p., q. 22, art. 1] essendo chiamati a celebrare il Sacrificio Eucaristico, memoriale vivo e santo di Dio incarnato, morto e risorto?

Oltre alle opere dei sociologi comunisti, Andrea Gallo ha letto qualche libro di teologia o di patristica in vita sua? A parte l’Arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco e i suoi eminenti predecessori Dionigi Tettamanzi e Tarcisio Bertone, questo prete ha avuto qualche vera e autorevole figura episcopale e qualche buon formatore che gli spiegasse con le parole di San Gregorio Nazianzeno che «Il sacerdozio è venerato anche dagli Angeli»? [cf. Sermo 26 de Sanct. Petr.]. E del sacerdozio, che a lui come a tutti noi è stato dato solo in comodato d’uso, non per nostro merito ma per servire la Chiesa e il Popolo di Dio, nel concreto, che cosa ne ha fatto Andrea Gallo, sotto gli occhi di tutti, pubblicamente, per anni e anni?

Di questo prete che ha trascorso la propria esistenza in modo alquanto confuso, tutti abbiamo sempre vivo il ricordo umiliante e imbarazzante di un ideologo e di un demagogo che ha concorso a dividere anziché unire, facendo uso distorto del Vangelo per supportare la propria ideologia marxista [vedere qui] , anziché usare il Vangelo per liberare se stesso e il Popolo di Dio dalle devastazioni che da sempre hanno prodotto le ideologie. Cosa questa che lui, nato nel 1928, quindi protagonista del Novecento, avrebbe dovuto sapere meglio di chiunque altro, circa i prezzi pagati dal mondo per le ideologie sia di destra che di sinistra.

LA VOLTA CHE VIDI I LIBRI DI ANDREA GALLO ESPOSTI NELLA VETRINA DELLA LIBRERIA INTERNA DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE, SCRISSI AL CARDINALE  BAGNASCO E AL CARDINALE MAURO PIACENZA DICENDO CHE MI SPETTAVA DI DIRITTO DIVENTARE PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA E CHIESI DI PORTARE AVANTI LA MIA CANDIDATURA. SONO SEMPRE IN ATTESA DI UNA LORO RISPOSTA.


La segretaria di don Gallo interrompe la demenziale omelia di Bagnasco, già interrotta dai cori di Bella Ciao e Bandiera rossa in chiesa.

Non sono mai stato scandalizzato dalle stravaganze di Andrea Gallo, anche perché nel nostro clero si cela di più e di peggio. A scandalizzarmi è stato invece il suo vescovo e i suoi predecessori  che non hanno mai preso alcun provvedimento verso di lui. Mai sono state applicate le sanzioni canoniche a carico di questo chierico che i canoni li ha violati tutti, assieme alle regole più basilari del cristiano e sacerdotale buon comportamento. E parlando del suo vescovo, non parliamo di un vescovo qualsiasi, ma del presidente dei Vescovi d’Italia. Pertanto, il vero errore — invero gravissimo — lo ha commesso l’Arcivescovo Metropolita di Genova, al quale tempo fa inviai una lettera che qui metto a disposizione di chiunque voglia leggere [VEDI ALLEGATO 1 A FINE ARTICOLO]  e per la quale non ho mai ricevuto risposta. Capisco che per essere degnati di attenzione da un cardinale, di questi tempi bisogna essere un rabbino ebreo o un imam mussulmano, perché in tal caso le risposte giungono subito, amabili, ecumeniche e interreligiose.

Il senso di quella lettera è più che comprensibile: quando l’autorità è completamente priva di quella evangelica e cattolica autorevolezza che di fatto la priva di ogni credibilità, non resta altro che la pacata e rispettosa presa di giro. Quelle prese di giro alla San Filippo Neri, per intendersi, profondamente cattoliche e rammaricate, quanto più sono ironiche nella forma.


Scene da un pornofunerale

La vera e profonda vergogna sta nel fatto che l’Arcivescovo Metropolita di Genova si sia esposto e abbia esposto la Chiesa italiana al ridicolo, dato il particolare ufficio da lui ricoperto nell’assemblea dei Vescovi d’Italia. Il vergognoso e indignitoso teatrino di quei funerali ha offeso la Chiesa, la sua dottrina cattolica e la dignità dei veri credenti. Una sconcia passerella di gay, transessuali, anticlericali, comunisti irriducibili ideologizzati sino al midollo e aggressivi scapestrati dei centri sociali che hanno egemonizzato la triste scena, cosa peraltro facilmente prevedibile e che proprio per questo andava prudentemente evitata. Una sfilata di tutto ciò che non è, ma che soprattutto esige in modo deciso e spesso anche violento di non essere cattolico.

IL CABARETTISTA EBREO MONI OVADIA CI HA REGALATO DUE PERLE DI DOGMATICA TRINITARIA: «ANDREA RIUSCIVA A ESSERE UNO E TRINO»


Comici ebrei e atei salgono sul pulpito

“Stupendo” il commiato del cabarettista ebreo Moni Ovadia, agnostico dichiarato e orgoglioso che non crede nella religione propria e tanto meno in quella degli altri. Un Ovadia affetto da evidenti corti circuiti psicoanalitici dati dal fatto che da una parte si proclama agnostico e dall’altra mangia cibokasher, anzi glatt kosher. Grottesco oltre ogni limite, quando riferendosi al defunto ci ha rassicurato: «Sono ebreo e agnostico ma secondo me il Gallo risorge» [vedere qui]. Da questo guitto che gioca a fare l’aschenazita e che per i rabbini ortodossi è come fumo agli occhi, mentre per diversi amici miei che sono ebrei osservanti costituisce da sempre pessimo esempio di israelita che cavalcando la moda ebraica ha trovato solo modo per fare soldi, ci siamo dovuti sorbire anche una “lezione” di dogmatica trinitaria: «Andrea» — ha detto l’Ovadia con demenziale serietà — «riusciva a essere uno e trino»[vedere qui  qui].

L’OLIO DI VASELINA DELL’OSSERVATORE ROMANO, L’UNTUOSITÀ DELL’AVVENIRE, LO SCIVOLOSO COMMIATO DI RADIO VATICANA DEDICATO AD ANDREA GALLO


La demagogia clericale sale sul pulpito

La vera vergogna è stato tutto ciò che di ovattato, di untuoso e di cosparso d’olio di vaselina hanno scritto l’Osservatore Romano diretto da Giovanni Maria Vian [vedere qui] e l’Avvenire diretto da Marco Tarquinio, che sul giornale dei Vescovi d’Italia lascia pontificare quel piccolo eresiarca di Enzo Bianchi [vedere qui], impendendo al tempo stesso a un nostro stimatissimo confratello, l’eminente teologo e filosofo metafisico Antonio Livi [vedere qui], di contraddirlo pacatamente e d’indicare l’ovvio: quella di Enzo Bianchi non è teologia cattolica, anzi può essere ed è — aggiungo io — autentico veleno, specie per le giovani menti. In particolare per coloro che si stanno formando al sacerdozio e che solo certi nostri vescovi ormai fuori dalla grazia di Dio possono mandare a fare i ritiri spirituali nella comunità cattoprotestante di Bose prima di impartire loro i sacri ordini. Per non parlare poi dello scivoloso commiato di Radio Vaticana [vedere qui qui]. Siamo davvero al capovolgimento …

… questa somma di vergogne si edificano su una tragica realtà: viviamo in una Chiesa ridotta ormai alla totale inversione, dove il bene diventa male e il male bene, l’eterodossia ortodossia e l’ortodossia eterodossia da condannare e da perseguitare. Per questo assieme alla mia lettera del 18 aprile rimasta senza risposta, inviai in omaggio ad Angelo Bagnasco anche una copia del mio penultimo libro E Satana si fece Trino [vedere qui], dove illustro e analizzo questo processo di inversione ecclesiale. Sono certo e fiducioso che quando Sua Eminenza avrà imparato a leggere, quel libro forse lo leggerà. Quando avrà imparato a scrivere, mi risponderà come si conviene a un gentiluomo detto anche “Principe della Chiesa”. Infatti, lo spirito principesco, io non lo misuro sulla base dei titoli o di certe dignità onorifiche, per le quali sempre più preti e vescovi in carriera si venderebbero l’anima al diavolo. Lo misuro in base alla buona educazione e al devoto servizio reso alla Chiesa, in nome del quale spesso bisogna avere la forza di esibire i virili attributi per andare contro corrente e per prendersi la dolorosa responsabilità di non piacere alle masse. Per propria natura le masse sono quasi sempre brutte e irragionevoli, non piacque ad esse neppure il Signore Gesù. Tanto che alla domanda rivolta da Ponzio Pilato alla folla su chi dei due liberare, si levò deciso un terribile grido: «Libera Barabba!».

QUANDO UNA CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DA UN VESCOVO RISCHIA DI DIVENIRE UN AUTENTICO LUPANARE SACRILEGO NEL QUALE CRISTO È RIDOTTO A MENO DI UN PRETESTO PER DARE SFOGO ALL’EGO IDEOLOGICO DEGLI ERETICI IN PRIMA LINEA


La pornocrazia sale sul pulpito

Come sacerdote che vive la liturgia come un sacro mistero che appartiene alla Chiesa e non certo a me che ne sono solo servo devoto, non padrone o primo attore, ho vissuto come un vero colpo basso quella processione filmata di preti “trasgressivi … fuori dal coro … disobbedienti … progressivi … arcobalenisti … filocomunisti …” capitanati da quell’altro notorio squallore sociologico-demagogico di Luigi Ciotti [vedere qui], il cui commiato durante la sacra celebrazione è stato — come suo uso — una gazzarra di sociologia politica [vedere qui] priva di teologia, priva di dottrina, intrisa di buoni pensieri sociali ai quali Cristo e il Vangelo fanno da sempre secondario contorto come cornice di tutt’altro quadro, nelle parole di quest’altro arruffapopoli. Che tristezza quelle sciarpette variopinte multicolore dei preti pacifondisti pronti sempre a fare a pezzi i loro confratelli legati alla sana ortodossia cattolica, indossate sopra ai camici al posto di sobrie e consone stole viola, come prevede il rito e la liturgia delle esequie funebri. Che squallore, quell’altra indecente vergogna del sacerdozio di Vitaliano Della Sala, prete filo-omosessualista formato no global [vedere qui e qui] , che ha dichiarato: «Quella di Don Gallo è la vera Chiesa» [vedere qui]. Quanta ignoranza cristologica e teologica, quanta pubblica eresia tollerata dal nostro debole e pavido episcopato italiano! Poveri preti fallimentari fabbricanti di fallimenti e di falliti ecclesiali, grotteschi residuati sessantottini da discarica appartenenti alla “religione” di un non meglio precisato “sociale”, alla “religione” dell’ideologia che nel primo come nel secondo caso finisce spesso per essere una religione senza Cristo Dio, che si serve all’occorrenza di Cristo ma, beninteso: come uomo sociale, come “grande rivoluzionario liberatore”, non come il Verbo Incarnato proclamato e annunciato nel prologo giovanneo [Cf. Gv. 1,1].

DINANZI AI PUBBLICI PECCATORI IO NON CALO LE BRACHE COME IL CARDINALE  BAGNASCO PER TIMORE DEL GIUDIZIO DEI MEDIA E DELLE REAZIONI DEGLI INTEGRALISTI LAICI, LI AMO CON CRISTOLOGICO CUORE SACERDOTALE E CERCO DI LAVORARE PER LA SALVEZZA DELLE LORO ANIME


E un po’ di tette&culi, la Parietti. E una bella fumata di sigaro al posto dell’incenso

Se a calarsi le brache e a presiedere questo teatro funerario porcino è stato il presidente dei Vescovi d’Italia, figurarsi gli altri nostri vescovi! Figurarsi a quale sbando totale siamo esposti noi poveri preti che dalle loro autorità sempre più prive di autorevolezza dipendiamo …

Non aveva l’Arcivescovo Metropolita di Genova un vicario generale, un vicario episcopale o un presidente del capitolo metropolitano al quale far celebrare quel funerale al posto del presidente dei Vescovi d’Italia, semmai nella chiesa di appartenenza anziché nella chiesa cattedrale?

Io vivo nel mondo del reale, al contrario del Cardinale Angelo Bagnasco che vive nel proprio palazzo feudale circondato da devoti e compiacenti segretari e collaboratori ai quali non passerebbe mai per la mente di dire in coscienza al proprio potente prelato: “Ritengo che questo sia sbagliato, ma detto ciò decida come meglio crede perché è Lei l’autorità episcopale e, a meno che non mi comandi cose contrarie alla dottrina e alla morale della Chiesa, io che non la penso come lei, proprio per questo sarò il primo a ubbidirle”.

Diversamente dal Cardinale Angelo Bagnasco io non mi sposto con la scorta perché qualche burlone ha scritto nottetempo sui muri “Morte al Padre Ariel”. Io ho accolto e accolgo tutti, ma lo faccio in modo pastorale, paterno, evangelico e soprattutto cattolico, sempre e di rigore nel silenzio e nel nascondimento. Nel mio confessionale sono giunte decine di omosessuali afflitti e, come di recente ho dichiarato in una intervista a una rivista cattolica [vedere qui] nessuno di loro ne è mai uscito senza assoluzione. Quando celebravo il Sacrificio Eucaristico in una basilica romana, ogni domenica sera, in fondo a quel maestoso tempio, quasi nascosti un gruppo di transessuali sudamericani partecipava sempre alla liturgia eucaristica. Non osavano presentarsi a ricevere il Santissimo Corpo di Cristo poiché consapevoli della vita che vivevano e che avrebbero seguitato a vivere, ma partecipavano con sincera devozione. Poi, dopo la celebrazione, venivano da me a chiedermi la benedizione. Io tracciavo sempre sulla loro fronte un segno di croce col pollice destro e poi li abbracciavo e li baciavo a uno a uno.

Vorrei far notare all’Arcivescovo Metropolita di Genova la sostanziale differenza che corre tra queste anime sofferenti e combattute, che spesso mantengono col loro lavoro di prostituzione intere famiglie nei propri paesi di origine, coscienti che quel loro vivere non è bene ed è molto sbagliato; e l’arrogante trans Vladimiro Guadagno, detto Luxuria, ex politico, ideologo rasente l’integralismo, fiero e orgoglioso e, soprattutto, per nulla contristato dal proprio stile di vita …

VLADIMIRO GUADAGNO DETTO LUXURIA RICEVE LA COMUNIONE DAL PRESIDENTE DEI VESCOVI ITALIANI E CI DONA APPRESSO UN PREDICOZZO SULL’ACCOGLIENZA DAL PRESBITERIO DELLA CATTEDRALE DI GENOVA. NOI SACERDOTI, IN OBBEDIENZA ALLE DISPOSIZIONI DELLA CHIESA ALLE QUALI NON POSSIAMO E MAI DOBBIAMO VENIRE MENO, SI DEVE INVECE 

http://www.papalepapale.com/develop/dopo-i-porno-funerali-di-gallo-autopsia-di-una-chiesa-suicida-nella-persona-di-bagnasco-angelo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=dopo-i-porno-funerali-di-gallo-autopsia-di-una-chiesa-suicida-nella-persona-di-bagnasco-angelo 

di Luciano Fuschini, Per Abbonati
http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/5/27/don-gallo-e-bella-ciao-lipocrisia-applaudita.html
«Resistete, saldi nella fede»
MAURIZIO BLONDET
Alla vista del cardinal Bagnasco che non osa rifiutare la particola a Luxuria, tronfia e sicura del suo «Diritto al Piacere» garantito dal consenso dell’opinione pubblica e presso dalla legge, non si sa cosa commentare. Non è il momento di criticare ma, più che mai, di pregare. i tempi sono troppo tenebrosi, e presto sarà persino reato penale criticare questo genere di cose e di persone.
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=254847&Itemid=142

1 commento:

  1. leggo con due anni di ritardo.Se ,come dice l'autore del blog, quella che lui rappresenta è la vera Chiesa, ringrazio Dio di essere atea

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