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domenica 19 maggio 2013

Papabilis erat


Sean O’Malley boicotta l’ateneo dei gesuiti che invita il premier abortista

Il Boston College, pilastro del sistema educativo dei gesuiti in America, il 20 maggio ha in programma di onorare Enda Kenny, premier irlandese e sostenitore della legge che porterà l’aborto a Dublino. Il cardinale Sean O’Malley, fra i candidati a succedere a Papa Benedetto XVI, non ci sarà, perché ha annunciato il boicottaggio della cerimonia di assegnazione delle lauree alla quale parteciperà Kenny.
“I vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno chiesto alle istituzioni cattoliche di non onorare politici e pubblici ufficiali che promuovono l’aborto”, ha detto O’Malley. “Kenny sta promuovendo aggressivamente una legislazione abortista”. La tradizione vuole che il cardinale di Boston benedica la cerimonia all’università. Ma era già successo che istituzioni cattoliche come Notre Dame e Georgetown onorassero politici pro aborto.
Nel 2009, quando Barack Obama fu insignito della laurea honoris causa dall’ateneo cattolico di Notre Dame, fu Mary Ann Glendon, già ambasciatrice in Vaticano, a compiere il gesto eclatante, rifiutando la stessa onorificenza in segno di protesta per la presenza dell’abortista Obama. Poi, un anno fa, furono durissime le critiche dei cardinali Timothy Dolan e Donald Wuerl ai gesuiti della Georgetown University di Washington per l’invito a parlare rivolto al ministro della Sanità Kathleen Sebelius, anche lei pro aborto. Il gesto di O’Malley, specie nei toni, ha però un che di storico e senza precedenti. Il cardinale, che appartiene all’ordine dei cappuccini, ha infatti chiamato “Barabba” i politici cattolici che, come Kenny, aprono all’aborto.
L’Irlanda è alla vigilia di una svolta storica con il possibile via libera alla legge che introduce l’aborto nel paese: la legge vigente risale al 1861, quando la Repubblica d’Irlanda non era ancora nata e l’isola era territorio dell’Impero britannico; l’unico tentativo di legalizzare l’aborto fu compiuto nel 1983, ma la proposta fu bocciata dal sessantatré per cento degli elettori. O’Malley da mesi guida una forte opposizione pubblica sui temi della vita. “Il male inflitto dall’aborto – ha detto a gennaio il cardinale di origine irlandese – è inimmaginabile. Negli ultimi quarant’anni sono state spezzate le vite di cinquantacinque milioni di bambini”. Il gesto di O’Malley è tanto più vistoso perché il cardinale non ha mai fatto parte dell’ala più dura del conservatorismo cattolico, quanto di quella “pastorale”. Tempo fa, ad esempio, decise di partecipare ai funerali del senatore cattolico e democratico Edward Kennedy. Il Vaticano criticò tale scelta, perché Kennedy, infatti, non aveva seguito l’insegnamento della chiesa in materia d’aborto. Ma O’Malley disse che concedere i funerali è “un gesto di misericordia”. Diverso secondo il cardinale è onorare un premier cattolico in carica come Kenny. Lo scorso gennaio O’Malley ha guidato la Marcia per la vita che si è radunata a Washington per ricordare il quarantesimo anniversario della sentenza Roe v. Wade del 1973, che rese legale l’aborto in America. Ha guidato il corteo fino alla sede della Corte suprema assiema a Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana.
L’America intanto si interroga sul documentario del gruppo pro life Live Action. Alcuni attivisti si sono recati in incognito nella clinica del dottor LeRoy H. Carhart, uno dei pochi che in America pratica l’aborto “a nascita parziale”, ovvero all’ultimo mese di gravidanza. Due donne hanno chiesto al medico una consulenza sull’interruzione di gravidanza a ventisei settimane. A domanda su come viene interrotta la gravidanza, il celebre medico che ha portato davanti alla Corte suprema molti casi ha risposto: “Facciamo a pezzi il feto”.

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