“Bergoglio prepara una Curia collegiale"
A "Vatican Insider" parla il costituzionalista Francesco Clementi
"Con gli otto cardinali del consiglio, Francesco cambierà radicalmente la Curia". Ad ipotizzare a "Vatican Insider" la riforma di papa Bergoglio è il costituzionalista Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all’università di Perugia e firma prestigiosa della rivista «Il Mulino.
Professore, lei al funzionamento della Santa Sede ha dedicato numerosi saggi. Papa Francesco ha convocato per ottobre il nuovo consiglio degli otto cardinali. E' più un "direttorio" o collegio consultivo?
"La scelta del Pontefice evidentemente mira ad un cambiamento che, tuttavia, pare assumere in sé –anche nella fissazione pubblica di un tempo definito – una modalità progressiva, che non può far escludere nulla. Per cui, quello che oggi a me appare consultivo, domani potrebbe solidificarsi dando modo, come sempre è avvenuto nella Chiesa, di cambiare senza rotture, a maggior ragione se l’obiettivo finale è quello di revisionare la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" sulla Curia Romana".
Di fatto il nuovo organismo commissaria la Curia?
"Forse dire così è eccessivo. E tuttavia questa scelta mostra la volontà di capire (e far capire) che la Chiesa deve cambiare. Laddove, naturalmente, la Curia come organo complesso mostrasse resistenze inaspettate –cosa che, in verità non credo proprio- naturalmente la soluzione sarebbe facile e, considerata pure la forma di governo della Chiesa, cioè l’assetto monarchico, assai rapida, ossia il cambiamento della Curia negli uomini e, forse, pure nella struttura".
Francesco chiederà agli otto cardinali il piano di riforma?
"Per quel che si può immaginare, penso evidentemente che una riflessione sulla Chiesa, anche nella sua accezione strutturale, non possa non portare chi è chiamato dal Pontefice a ragionare sulle sue prospettive a predisporre una nota, un documento, una sorta di memo che possa consentire, evidenziando pregi e difetti, vantaggi e svantaggi, punti di eccellenza e criticità, strumenti e meccanismi - che possano sanare le incoerenze che saranno registrate tra la missione evangelica e la struttura destinata a dargli corpo. Insomma, un rapporto che, se vuole, potrebbe essere immaginato certamente anche come un piano pure operativo".
Lei ha studiato a fondo il funzionamento della macchina vaticana. In che direzione si sta muovendo Bergoglio?
"Fondamentalmente a più livelli, ma tutti coordinati per rendere il suo pontificato più adeguato alla modernità senza tuttavia cedere di un millimetro nel dogma. Comunque, dal punto di vista metodologico, mi pare ci sia un doppio registro: da un lato quello dell’ascolto senza pregiudizi, in primis di coloro che, a tutti i livelli, lavorano in Vaticano ma anche dei fedeli tout court scandalizzati dai mali che in questi anni la Chiesa ha mostrato di essere affetta; dall’altro, quello della progressività nell’intervento, almeno sulle questioni più serie come è, ad esempio, quello della potenziale riforma della Curia. Di certo, non ha esitato, invece, per le questioni più formali e simboliche, a cambiare rapidamente lo stile e registro; basti pensare all’abbandono della mozzetta o a quello dei gioielli. Scelte simboliche che cambiano però, nel metodo, già il tono dell’approccio pastorale. Invece, da un punto di vista di merito, mi sembra che stia procedendo –e penso allo Ior, ad esempio- con grande determinazione, facendo capire più che dicendo, dove soffia e procede il cambiamento. Sa, a volte, per orecchie attente, come sono quelle di coloro abituati a lavorare in Vaticano, non serve neanche poi molto per cambiare. E pure con convinzione, se questo cambiamento –come mi pare- è giustificato dalla dottrina e praticato, oltre che sorretto, da una forte fede".
E' ipotizzabile che venga rivista anche una struttura-chiave come la Segreteria di Stato?
"Non si può escludere a priori. Non da ultimo perché, in fondo, anche la Segreteria di Stato esiste in funzione della Chiesa e del Pontefice, come peraltro ogni altro organismo interno della Curia".
Si è parlato di un possibile accorpamento dei dicasteri economici. Ritiene che attualmente siano troppo frazionate le competenze tra Prefettura degli affari economici, Apsa, governatorato e Ior?
"Se davvero sarà così, a mio avviso, la scelta ha un suo senso, non da ultimo per migliorare un approccio con la dimensione economica della Chiesa che rischia, a tratti, di essere o troppo ingenua, finendo per esse truffata, o troppo furba, finendo per essere fortemente contraria ai principi della Chiesa. Anche qui, in fondo, i dicasteri economici sono in funzione del messaggio evangelico. Ogni scelta o interpretazione che possa porli su un piano di autonomia a prescindere da questa funzione diviene, ipso facto, inutile, e dunque dannosa per il bene della Chiesa. Capisco che la frammentazione aiuta ad evitare forme eccessive di protagonismo, ma anche l’eccesso produce danni ingenti. Per come leggo i passi del Pontefice in queste tematiche, tuttavia, penso che abbia trovato il giusto metro per riportare a razionalità quello che ai più via via stava apparendo sempre più irrazionale, almeno nella logica di una Chiesa che aspira ad essere, dal Pontefice al primo dei credenti, rispettosa fino in fondo del suo messaggio".
GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO
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