ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 11 giugno 2013

Caccia grossa

C’È UN’ALTRA ROMA CHE MARINO DEVE CONQUISTARE: QUELLA VATICANA – UNA SUORA: “LO CONOSCO, LAVORAVA AL GEMELLI, E’ CONTRO L’ABORTO”

Il clero romano tace sulla vittoria del nuovo sindaco: anche perché preti e vescovi non sono riusciti a smuovere l’elettorato cattolico e conservatore - Tra le mura leonine nessuno si sbilancia, in attesa di capire quali saranno gli orientamenti di Marino su aborto, eutanasia e matrimoni gay…

Ester Palma per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

«Ci sarà un comunicato, ma nei prossimi giorni, non ora, non a caldo». E' attendista sull'elezione di Ignazio Marino il Vicariato di Roma. Da S. Giovanni in Laterano fanno sapere che per commentare si preferisce aspettare. E vedere. Il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per Roma, sceglie una linea prudente, almeno per il primo giorno, poi si vedrà.

IGNAZIO MARINO DAJEIGNAZIO MARINO DAJE
Non che il clero romano e i suoi vescovi avessero sostenuto più di tanto la campagna elettorale del sindaco uscente. Ma le posizioni del suo successore su aborto, eutanasia, matrimoni gay, le sue recenti uscite sui «temi non negoziabili» sostenuti con forza dalla Chiesa e anche da Papa Francesco non hanno certamente entusiasmato i vertici della Santa sede romana. Tace il cardinale, tacciono i vescovi. E anche i parroci preferiscono non parlarne. Almeno per ora.
IGNAZIO MARINO E SUOR MARIA BERTILLA CASAGNAIGNAZIO MARINO E SUOR MARIA BERTILLA CASAGNA
«Non potrei dirne bene, non mi piace quello che dice sui temi della vita, l'inizio e la fine - commenta a mezza bocca il reggente di una grande parrocchia dell'estrema periferia sud, che non vuole neanche essere citato - Aspettiamo, vediamo che succede». Altri parroci preferiscono parlare dell'astensionismo, il grande tema di queste elezioni.
«Ho detto ai miei parrocchiani di andare a votare - racconta don Fabio Fasciani, parroco di S. Patrizio a Colle Prenestino, che è stata fra l'altro l'ultima parrocchia visitata da papa Benedetto, poco prima di Natale - Ma molti mi hanno detto di non esserci andati. E mi sembra un segnale importante, e inquietante, sulla mancanza di fiducia dei cittadini nella politica, della scarsa credibilità agli occhi degli elettori dei personaggi alla ribalta cittadina».
VATICANO FOTO LAPRESSEVATICANO FOTO LAPRESSE
Sulla stessa linea don Gianfranco Ferrigno, parroco di San Bruno alla Pisana: «Mi preoccupa molto questa voglia di non votare, di non prendere posizione - spiega - Fra i miei parrocchiani ne ho visti alcuni già direttamente impegnati in politica, sia a destra che a sinistra, che questa volta hanno deciso di astenersi. E' che la gente è sfiduciata, preoccupata per l'andamento delle cose, per la crisi».
PAPA FRANCESCO - JORGE BERGOGLIOPAPA FRANCESCO - JORGE BERGOGLIO
Mentre la povertà, magari nascosta dalla dignità, aumenta: «Sì, prima ogni settimana distribuivamo una ventina di pacchi di generi alimentari ai bisognosi, quasi tutti stranieri - aggiunge don Gianfranco - Ora siamo a oltre 60 e molti di quelli che vengono a ritirarli sono italiani».
Entusiasta dell'elezione di «Ignazio» è invece suor Maria Bertilla Casagna, 74 anni, la prima persona che il neo sindaco ha abbracciato dopo il discorso post elezione di ieri pomeriggio. Ex maestra, suora delle Serve dei poveri da quando aveva 17 anni («Ho avuto una vita davvero felice») e romanista sfegatata: «Lo conosco da tantissimi anni, sono stata ricoverata molte volte al Gemelli, dove lui lavorava - racconta dalla sua carrozzina - E' una persona eccezionale, buono, sempre impegnato a assistere i poveri e i bisognosi. Ha una grande fede cattolica, ama Roma fortemente, farà bene. Abortista, sostenitore dell'eutanasia? Macchè, ama la vita, i bambini, i malati. Vedrete».
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/-57442.htm

Roma, Ignazio Marino e il rapporto con la Chiesa

Odiato dalle gerarchie. Stimato dai progressisti. Il sindaco alle prese con Vaticano e lobby«In giunta 50% di donne».

di Marco Mostallino
Appena eletto, Ignazio Marino ha lanciato un ponte Oltretevere: «Spero nelle prossime settimane di incontrare il papa, ho tanti argomenti di cui parlare». L’incontro s'ha da fare, è naturale, perché primo cittadino e vescovo della Capitale non possono non dialogare. Questo nonostante, secondo molti osservatori, in campagna elettorale il Vaticano si sia speso, pur timidamente, in favore di Gianni Alemanno. Certamente i motivi di attrito fra Marino, che pure è cattolico, e le gerarchie ecclesiali non mancano: dai diritti delle coppie di fatto e delle coppie gay al testamento biologico, l’esponente del Pd ha espresso posizioni che i vescovi italiani invece respingono. E il confronto deve ancora cominciare.
IN SINTONIA CON MARTINI. Lo scienziato Marino, nel 2012, ha pubblicato per Einaudi il libroCredere e conoscere, scritto e firmato insieme al cardinale Carlo Maria Martini (da poco scomparso), anch’egli gesuita come papa Bergoglio, anch’egli esponente – al pari dello stesso Marino – di quella fascia di credenti chiamati cattolici democratici, legati politicamente e nel pensiero religioso e sociale a uomini come Giorgio La Pira, don Milani, Aldo Moro e, ultimo in ordine di tempo, Mino Martinazzoli, anch'egli scomparso.

Equilibri da ridefinire, in Vaticano i prelati non si sbilanciano

Due sono i nodi generati dall’elezione al Campidoglio di un cattolico democratico, lontano dalle gerarchie su molti temi.
Il primo è che il Vaticano e la Conferenza episcopale italiana devono ancora adattarsi del tutto alla novità papa Francesco: il segretario di Stato Tarcisio Bertone è in bilico, mentre lo stesso presidente della Cei Angelo Bagnasco (storico nemico di Bertone) vuole capire quali e quanti margini di autonomia avranno i vescovi nel rapporto con la politica. Dunque, in questa fase, è defficile che qualche alto prelato attacchi Marino prima di capire come il papa intende muoversi.
UNA SPONDA PER I PROGRESSISTI. Il secondo, direttamente legato al primo, è che con gli equilibri ancora da ridefinire in Vaticano, Marino è più forte nei confronti della Chiesa di quanto lo fossero i suoi predecessori. E forse, almeno fino alle nuove nomine dei vertici cattolici, potrebbe essere una valida sponda per quei vescovi, cardinali e teologi progressisti i quali, pur sottotraccia, portano avanti le linee di apertura seguendo la via tracciata dal cardinale Martini.
IL «PATTO DELLE PERIFERIE». L’intelligenza dei due protagonisti e l’azione delle diplomazie potrebbe dunque spingere Marino e Bergoglio a privilegiare, almeno in avvio, gli elementi comuni piuttosto che le divergenze. Potrebbe nascere così una sorta di «patto delle periferie», perché sia il pontefice sia il nuovo inquilino del Campidoglio hanno più e più volte espresso la necessità che la politica e la Chiesa ripartano dagli ultimi, da coloro che vivono ai margini delle metropoli come sono Roma e Buenos Aires. Tutto ciò apre le porte a un rafforzamento delle correnti progressiste all’interno della Chiesa, le quali potrebbero trovare nel cattolico Marino un prezioso alleato.

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