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martedì 2 luglio 2013

Rumors: resa dei conti Bertone-Tauran

IOR, lasciano Tulli e Cipriani. Rumors: resa dei conti Bertone-Tauran

Arrivano le prime due dimissioni allo IOR, la banca papale. Lasciano il direttore generale, Paolo Cipriani, e il suo vice Massimo Tulli. La notizia è stata data da un comunicato della sala stampa vaticana: il Consiglio di sovrintendenza e la Commissione cardinalizia di vigilanza sullo IOR hanno accettato le dimissioni. Al momento, quindi, il presidente Ernst von Freyberg ha assunto "ad interim" le funzioni di direttore generale e sarà coadiuvato da Rolando Marranci in qualità di vicedirettore e Antonio Montaresi, chiamato a svolgere il ruolo di Chief Risk Officer con responsabilità di compliance e progetti speciali. Marranci è stato invece Chief Operating office in una banca italiana a Londra, mentre Montaresi ha lavorato come Chief Risk Office e Chief Compliance Officer in varie banche americane.
RESA DEI CONTI? NON PROPRIO- Fin qui la cronaca. Ma queste due dimissioni non sono del tutto un fulmine a ciel sereno. Cipriani, ad esempio, è arrivato allo IOR il 19 giugno 2007. classe 1954, romano de Roma, sposato e due figli, una carriera prima al Banco di S. Spirito e poi a quello di Roma, in seguito compiti di rappresentanza per questi istituti in Lussemburgo, New York e Londra, viene issato sulla poltrona di direttore generale dalla Commissione di vigilanza presieduta al momento da Angelo Sodano, da poco ex Segretario di Stato prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI. Piccolo particolare: in quella commissione c'è anche il cardinale Tarcisio Bertone, successore di Sodano al timone della Curia e poi alla guida della Commissione cardinalizia di vigilanza. Cipriani subentra al posto dell'anziano Lelio Scaletti, "giunto felicemente al traguardo degli ottant'anni d'età" come dice la nota vaticana. Un buon direttore Scaletti, che piaceva alle eminenze per la capacità di ascoltare. Cipriani subentra ufficialmente il 1° ottobre 2007.

LA COABITAZIONE CON GOTTI TEDESCHI- Passa qualche tempo e però al timone della Banca vaticana, precisamente nel settembre 2009, arriva l'economista Piacentino Ettore Gotti Tedeschi. Proprio lui che nel maggio 2012 sarà defenestrato all'unanimità dal board della banca, decisione appoggiata anche dalla Commissione cardinalizia di vigilanza presieduta da Bertone . Tanto per non perdere il segno, Cipriani nei giorni tormentati della cacciata di Gotti Tedeschi dichiara in un'intervista al Corriere che allor IOR la trasparenza è ok, e sul comportamento di Gotti dice: "Avevamo chiesto al presidente di interessarsi dell'Istituto, ma non prendeva in mano le cose. Era come se fosse assente anche quando era presente. A volte veniva in presidenza, che è distaccato dal resto dell'istituto, e non ci diceva nulla. Poi, partiva". In compenso è sempre il Corriere, a giugno dell'anno scorso, a parlare del memoriale Gotti e in quei giorni si parla di una lettera, stesa dall'economista piacentino nei giorni precedenti la sua cacciata dalla banca vaticana, per lamentarsi col cardinal Bertone su un complotto massonico per la sua defenestrazione.

QUANDO GOTTI LO INDICO' TRA I SUOI NEMICI- Non è tutto: nel memoriale compaiono più volte i nomi di quelli che Gotti considera suoi grandi nemici: uno è Marco Simeon, il sanremese prodigio venuto da Capitalia (ex responsabile di Rai Vaticano) e buon amico del faccendiere Luigi Bisignani, molto vicino al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone; l'altro è Cipriani, che specialmente quando c'è stato il sequestro - sempre nel settembre 2010 - dei famosi 23 milioni di euro del mistero (20 diretti in Germania e 3 alla Banca del Fucino, ma senza indicazione di chi avesse disposto le operazioni) sequestrati dalle autorità italiane (e dissequestrate dopo alcune verifiche) costata a Gotti e Cipriani l'ipotesi di riciclaggio per entrambi da parte della Procura di Roma. In questo frangente mentre Gotti - rompendo una lunga tradizione vaticana in materia - sarebbe stato disponibile alla collaborazione con i giudici italiani, Cipriani sarebbe stato contrario a dare elementi per l'individuazione dei titolari dei depositi e l'eventuale indicazione su conti correnti non più attivi ma di cui si potrebbero eventualmente ricostruire le movimentazioni pregresse. Idea che sarebbe stata anche di Bertone, secondo Gotti Tedeschi.

CHE COSA SI DICE OLTRETEVERE- Ma in Vaticano c'è chi trae una considerazione e riporta una voce che gira in queste ore: "Un direttore generale telefona almeno 5 volte al giorno al presidente dello IOR, lo conosce, sa tutto di lui", dice un monsignore. Che dice la sua: "Bertone resterà. Ne cadranno tanti, ma lui resterà. Forse ha intuito che c'è bisogno di un ricambio". E nel ricambio, dice la nostra fonte, "Non saranno pochi i bertoniani che potrebbero essere sostituiti". Dentro l'Istituto c'è chi prevede un'eventuale caccia ai "gottiani", in nome della pulizia. Ma non teme la scomparsa della Banca papale: "Chiamatela IOP, Pif o come volete voi - dice un altro prelato sentito da Affaritaliani -, ma la Chiesa ha bisogno in ogni caso di uno strumento che gestisca del denaro. Immaginare una Chiesa senza un Istituto come lo IOR è fantasia".

LE DUE QUESTIONI: FREYBERG E TAURAN- Ma la vera domanda, la vera questione è un'altra. Anzi, sono due. La prima è che ieri sera, dopo la notizia delle dimissioni di Cipriani e Tulli, Oltretevere c'è chi ha iniziato a chiedersi quanto ancora potrà durare la presidenza del tedesco Ernst von Freyberg, altra nomina targata Bertone e ottenuta - insieme al rinnovo della Commissione cardinalizia di vigilanza sempre da Bertone presieduta - negli ultimi giorni del papato di Benedetto XVI. Per quanto tempo ancora il numero uno dello IOR resterà al suo posto? È tutto da vedere e c'è chi ipotizza una solta di "scivolo morbido" di Freyberg verso altri lidi. La seconda questione ha un nome, cognome e un doppio ruolo nelle gerarchie vaticane: stiamo parlando del cardinale protodiacono Jean Louis Tauran, attuale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ex ministro degli esteri vaticano e - al contempo - membro della Commissione di Vigilanza cardinalizia sullo IOR (con Bertone) e della Commissione Referente sullo IOR insediata da Francesco (dove quindi riferisce ed eventualmente può investigare su quanto fa con Bertone). Una posizione curiosa, senza dubbio, ma di forza. Estrema forza. C'è un uomo adesso - dicono ad Affari dal Vaticano - che ha un potere effettivo allo IOR, ed è Tauran. Perché è uomo di fiducia del Papa: Bertone dovrà mediare con lui se vorrà tentare di restare ancora alla guida della Commissione cardinalizia di Vigilanza sulla banca vaticana. E sarà questa la cartina al tornasole di tutta la vicenda: da qui si potrà valutare l'entità dell'operazione pulizia dentro la banca papale e i suoi effetti. Quali i risultati? Difficile prevederli, ma c'è chi ipotizza delle riforme in souplesse, mediate il più possibile salvo eventuali sorprese. Soprattutto, c'è chi è pronto a scommettere che gradualmente questa vicenda procederà a smorzare l'eco suscitata nell'opinione pubblica. Fino ad una serie di riforme mediate.

Papa Francesco rivoluziona lo Ior. E Bertone si preoccupa

02 - 07 - 2013Matteo Matzuzzi
Papa Francesco rivoluziona lo Ior. E Bertone si preoccupa

Che potesse essere una settimana importante per gli equilibri degli assetti governativi della Chiesa di Papa Francesco lo si percepiva da giorni. Oltretevere si danno infatti per imminenti rimozioni, promozioni e trasferimenti di prelati “non in linea” con il nuovo corso targato Bergoglio.
Nella serata di ieri, infatti, una nota della Sala Stampa vaticana faceva sapere che “il direttore generale Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli” avevano rassegnato le dimissioni.
Una scelta, scrivono entrambi, “nell’interesse dell’Istituto e della stessa Santa Sede”. Ad assumere la carica di direttore generale ad interim è l’attuale presidente, il tedesco Ernst von Freyberg, nominato pochi giorni prima della fine del Pontificato ratzingeriano e fortemente voluto dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
Ma anche la posizione di von Frayberg è debole e la sensazione è che il suo mandato sia a scadenza molto limitata.
Dimissioni sollecitate da Bergoglio
Il Papa non ha gradito la campagna mediatica con cui ha difeso l’operato fin qui svolto dalla banca e ha delineato un programma per i prossimi mesi. Particolarmente sgradita, poi, è stata la decisione di avvalersi di una nuova società di consulenza esterna, quando in Vaticano – hanno fatto notare i più critici verso la gestione bertoniana dello Ior – esistono già strumenti e organismi più che adatti. Il Corriere della Sera scrive che le dimissioni di Cipriani e di Tulli sono state “condivise e forse sollecitate dallo stesso Pontefice”. Non c’è dubbio che entro le mura leonine l’intervista al Giornale con cui il direttore generale spiegava che “per la Chiesa un’istituzione finanziaria non è solo necessaria, ma anche doverosa” sia stata considerata come l’arroccamento definitivo e inutile dentro il fortino prima della rivoluzione ormai imminente di Bergoglio.
Dimissioni per evitare il licenziamento
Ad accelerare i cambi al vertice, secondo quanto scrive Fiorenza Sarzanini sul quotidiano di via Solferino c’è l’imminente conclusione dell’inchiesta sulle attività dell’Istituto che ha sede nel torrione di Niccolò V, a fianco del Palazzo apostolico. Un’inchiesta che, aggiunge la giornalista del quotidiano di via Solferino vede “in cima all’elenco degli indagati proprio il direttore Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli, entrambi sospettati di aver avallato gli illeciti che venivano compiuti”. Ecco perché i due non avrebbero fatto altro che anticipare un licenziamento “che sarebbe stato inevitabile”.
Sconfitta su tutta la linea per Bertone
Un terremoto che rischia di accelerare anche la sostituzione del segretario di stato. Tarcisio Bertone, ormai prossimo ai 79 anni, è il grande sconfitto della vicenda. Non è bastato esporsi in prima persona per far nominare von Freyberg presidente da un Ratzinger ormai dimissionario, combattendo chi nei sacri palazzi definiva poco limpida e avventata tale mossa. Nelle congregazioni cardinalizie pre-Conclave, poi, l’operato di Bertone era stato al centro di accuse da parte di diversi cardinali. Particolarmente duro fu il prefetto per gli Istituti di Vita consacrata, Joao Braz de Aviz, che aveva addossato al segretario di stato ogni responsabilità per il malgoverno curiale degli ultimi anni. E che lo Ior fosse al centro di conciliaboli e discussioni più o meno franche in quelle settimane lo dimostra anche la richiesta dei cardinali Onaiyekan, Schonborn e Maradiaga di rivedere gli assetti e la missione dell’Istituto per le opere di religione. Posizioni condivise dello stesso Bergoglio, che a fine aprile (citando espressamente lo Ior) ricordava che gli organismi burocratici “sono utili, ma fino a un certo punto”.
Von Frayberg cambia idea e approva il passo indietro
La sconfitta per Bertone sarebbe totale se, come scrive oggi Repubblica, per l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi (licenziato in tronco un anno fa con una procedura a dir poco insolita) “scattasse l’archiviazione”. La situazione si farebbe poi delicatissima anche per il successore di Gotti Tedeschi, il cavaliere di Malta Ernst von Freyberg, che solo qualche settimana fa si diceva convinto delle capacità del gruppo dirigente: “Cipriani, Tulli e io costituiamo un buon team, lavoriamo davvero in modo felice insieme”. Oggi, invece, lo stesso numero uno della banca cambia opinione e afferma che le dimissioni del direttore generale e del suo vice sono state necessarie per “accelerare il ritmo del processo di trasformazione” in atto, perché “è chiaro che abbiamo bisogno di una nuova direzione”.
http://www.formiche.net/2013/07/02/papa-francesco-ior-bertone/
scarano
Conto corrente 49577 aperto presso la filiale romana del Credito Artigiano. Parte da qui il terremoto che ha travolto i vertici dello Ior. Perché le verifiche su quel deposito sono ormai terminate e hanno svelato le operazioni di riciclaggio che sarebbero state compiute negli ultimi anni all'interno della banca vaticana. L'avviso di conclusione dell'inchiesta sarà notificato dai magistrati nei prossimi giorni.
nunzio scarano vescovo
In cima all'elenco degli indagati ci sono proprio il direttore Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli, entrambi sospettati di aver avallato gli illeciti che venivano compiuti. La scelta di farsi da parte è apparsa dunque opportuna prima di un licenziamento che sarebbe stato inevitabile. Anche tenendo conto dell'arresto di monsignor Nunzio Scarano, che a entrambi è sempre stato molto legato.
Si intrecciano le due vicende ed entrambe portano ai piani alti dello Ior. La storia del conto è nota. Nel 2010 Cipriani, delegato ad effettuare movimentazioni insieme con l'allora presidente Ettore Gotti Tedeschi, dispone due bonifici per complessivi 23 milioni di euro. Soldi da inviare presso una filiale tedesca della Jp Morgan. La segnalazione di «operazione sospetta» trasmessa ai pubblici ministeri romani fa scattare il sequestro della somma.
LA GUARDIA DI FINANZA ACCOMPANGA MONSIGNOR SCARANO DOPO LARRESTO jpeg
Ma soprattutto apre scenari inediti su quanto avviene all'interno della banca vaticana. Gli accertamenti affidati al Nucleo valutario della Guardia di Finanza fanno infatti emergere numerosi altri trasferimenti illegali. Si scopre che i depositi intestati a religiosi vengono in realtà messi a disposizione di clienti laici e in alcuni casi di esponenti della criminalità. Ma si scopre soprattutto - anche grazie alla collaborazione dello stesso Gotti Tedeschi - quanto opachi siano numerosi affari conclusi con l'avallo della dirigenza.
CESARE D AMICO
L'ultima conferma arriva proprio dalle intercettazioni allegate agli atti dell'inchiesta che venerdì scorso ha fatto finire a Regina Coeli monsignor Scarano, l'ex contabile dell'Apsa (l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) arrestato per aver tentato di trasferire dalla Svizzera venti milioni di euro degli armatori D'Amico. E di averlo fatto versando una «mazzetta» da 400 mila euro a uno 007, Giovanni Maria Zito. Con Cipriani, ma soprattutto con Tulli, l'alto prelato mostra grande familiarità, dimestichezza nella gestione del denaro attraverso i conti aperti presso lo Ior. Tanto che più volte si vanta di poter movimentare soldi «perché lì è più veloce e sicuro».
PAOLO D AMICO
Ieri, di fronte al giudice che aveva disposto la sua cattura, Scarano ha ammesso gli illeciti - pur sostenendo di aver agito in buona fede - e ha mostrato un atteggiamento di collaborazione che evidentemente preoccupa i suoi vecchi amici dello Ior. I pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava, titolari del fascicolo assieme al procuratore aggiunto Nello Rossi, torneranno a interrogarlo nei prossimi giorni. Molti sono gli argomenti che il monsignor può approfondire, tanti i segreti che può svelare.
L'operazione relativa ai 20 milioni non si è conclusa e bisognerà comprendere per quale motivo sia saltata all'ultimo minuto, visto che tutto era stato pianificato. Altri sono gli affari di cui può parlare, anche tenendo conto di quanto è già stato scoperto dai finanzieri guidati dal generale Giuseppe Bottillo: flussi di denaro dalla provenienza sospetta, mutui accesi e poi estinti con somme frazionate per occultarne l'origine.
BASTIONE NICCOLO' V - SEDE DELLO IOR
Anche Scarano potrebbe essere accusato di riciclaggio. Un nome in più nell'elenco che, oltre a Cipriani e Tulli, già comprende don Evaldo Biasini, il famoso «don bancomat» dell'inchiesta sugli appalti dei Grandi Eventi. E l'avvocato Michele Briamonte. Il professionista è consulente dello Ior e nelle scorse settimane è stato fermato dalla Finanza nello scalo di Ciampino mentre si imbarcava su un aereo insieme con monsignor Roberto Lucchini, uno dei collaboratori più stretti del cardinale Tarcisio Bertone.
Tarcisio Bertone
I militari volevano controllare il contenuto della sua valigetta ma lui si oppose sostenendo di poter godere dell'immunità diplomatica della Santa Sede. Una prerogativa che non ha potuto vantare quando è stato sospeso per due mesi dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi perché accusato di insider trading. E che difficilmente potrà far valere di fronte ai pubblici ministeri romani che lo accusano di aver gestito svariate operazioni sospette.


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