Mi ero ripromesso di conoscere meglio Papa Francesco, che a mio avviso rimane ancora un enigma per tutti, a partire dal suo primo viaggio internazionale, in terra brasiliana. Per carità, non è che il format della GMG mi sia particolarmente congeniale,
ma si tratta comunque di una di quelle occasioni in cui alle parole del
Pontefice viene fornita un’abbondante copertura mediatica.
Il problema, però, sta proprio nella copertura: si avrebbe voglia di ascoltare la viva voce del Papa senza tagli, senza civetterie, senza sintesi indebite, senza strumentalizzazioni. Invece no. All’arrivo di Francesco in Brasile mi è toccato sorbirmi la diretta di Tv2000, con i commenti da civettuole dei cronisti in studio, compreso il direttorissimo Dino Boffo. E quante persone, e come è bella l’utilitaria, e questo Papa sorprende sempre, e quanto piace alla gente, uh che ventata di aria fresca, oddio guarda come bacia quel bambino, mamma come siamo emozionati. Era Tv2000, ma pareva MTV, tanto che a un certo punto, per porre fine all’agonia, ho schiacciato il tasto “muto”.
Ieri sera, non pago della precedente esperienza, ho avuto il fegato di sintonizzarmi su “Porta a Porta”.Del
resto, avevo fiducia nello stile istituzionale del Bruno nazionale.
Inutile dire che la doccia è stata non gelata, di più. Nello studio di
quella che fu la terza Camera della Repubblica, il redivivo Riccardi,
reduce dalla fallimentare esperienza del Governo Monti, l'improvvisato
esperto di cose cattoliche Massimo Franco e un prete in borghese che
evidentemente si vergogna del suo sacerdozio hanno sparso rifiuti
tossici in grande quantità. Questo è un Papa, ha avvertito il boss
di Sant’Egidio, che a differenza del passato ha con sé il popolo. Certo,
ha rincarato Franco, e proprio questo farà la differenza nella sua
battaglia per le non meglio precisate “riforme” (se non riescono in
Italia, almeno cerchiamo di farle in Vaticano). Com’è bravo questo Papa,
non scomunica nessuno, anzi ci invita a riscoprire la dimensione della
diaconia, cioè del servizio, e la vocazione dialogica, ha soggiunto in
perfetto clericalese il sacerdote-che-odia-se-stesso. Certo – è poi
intervenuto Vespa con una sorta di onore delle armi – le cose sono
cambiate dai tempi di Benedetto XVI, quando “in aereo gli facevano una
domanda sul profilattico, una sulla pedofilia e il viaggio era già
finito lì”.
Dopo quasi un'ora di sproloqui, ovviamente, Cristo non era ancora stato nominato.
E io mi sono innervosito, tanto che neanche l’immagine del Pontefice in
mezzo a due ali di folla, che di solito mi coinvolge sempre
(parafrasando san Josèmaria Escrivà, “è Gesù che passa”), è riuscita a
calmarmi. Anzi, l'ho sentita quasi come estranea. Alla fine sono
arrivato a una conclusione. Ho capito che, per continuare a farmi piacere questo Papa, devo smettere di sentire quello che i media dicono di lui. Occorre leggere o ascoltare solo fonti di prima mano, isolarsi dal contorno. Ignorare i truffaldini che si ritagliano un Papa a proprio uso e consumo.
“Non porto con me né oro né argento, ma porto Cristo”, ha detto
Bergoglio nel suo primo discorso in terra brasiliana. Non merita
considerazione chi si concentra solo sulla prima metà della frase,
trascurando quella che, come ci ha ricordato il Vangelo di domenica
scorsa, è “la parte migliore”, che non ci sarà tolta.
Il
Papa continuerà, nonostante tutto, ad annunciare Cristo, attraverso di
lui noi continueremo ad ascoltare “parole di vita eterna”. Nel discorso
di ieri alla favela di Varginha, Francesco ha affrontato anche il tema
dei principi non negoziabili: “certamente è necessario dare il pane a
chi ha fame – ha detto -; è un atto di giustizia. Ma c’è anche una fame
più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare. Fame di
dignità. Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo
dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una
Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale,
che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo
scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere
integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale
per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella
convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal
cambiamento del cuore umano”. Nessuno ne ha parlato, facciamolo noi.
Impariamo ad apprezzare e diffondere il suo Magistero, esprimiamo pure i nostri dubbi e le nostre riserve se necessario, ma lasciamo alla futilità delle loro chiacchiere i laudatoresinteressati. Abbiamo un mondo da evangelizzare e non è proprio il caso di farsi il sangue amaro.
di Marco Mancini
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