bluff di don Morselli
Per i pii lettori che non hanno nessun vizio: nel gioco del poker il bluff è il tentare di far credere agli interlocutori di avere in mano ottime carte, inducendoli a ritirarsi senza verificare.
Esaminiamo dunque il bluff di don Morselli pubblicato oggi sul disperato blog Messainlatino:
http://blog.messainlatino.it/2013/08/il-colpo-da-maestro-dellimmacolata.html
Nel suo zuccheroso intervento si notano:
Ma in medio stat non virtus, sed mediocritas: a fare una media tra la verità e l'errore, si ottiene solo un errore travestito elegantemente. A fare la media tra l'acqua di rubinetto e l'acqua di fognatura, non si ottiene l'acquavite e neppure l'acquaragia.
Si possono a buon diritto chiamare "conservatori" perché la loro idea fondamentale è che tutto quel che c'è deve per forza andar bene (anche gli errori), tutto quel che si è fatto in passato è giustificabile (anche gli errori), qualunque rotta che sia vagamente assimilabile al "tornare indietro" o al "correre avanti" è un eccesso, e qualche piccola critica è ammessa purché sia ininfluente sullo status quo.
Ecco perché vogliono "conservare" il Vaticano II senza se e senza ma, ecco perché vogliono ridurre la Messa tridentina ad un hobby approvato ma ben circoscritto, eccetera.
Le loro astuzie dialettiche, i loro sorridenti bluff, i loro metodi furbeschi, rivelano che il loro obiettivo ultimo non è la verità (il che conferma che sono progressisti travestiti). E cioè che per loro, in contraddizione col Magistero Pontificio, non vale il principio della Caritas in Veritate (la carità può sussistere solo nella verità) ma il principio della Veritas in Caritate - cioè il buonismo.
Ed infatti sono irrecuperabilmente buonisti tutti i loro esponenti, persino quando si scagliano contro il buonismo stesso.
E perciò - al pari dei progressisti - pensano che una posizione "politica" possa supplire a un problema "teologico" (per questo hanno trasformato in dogma, anzi, in idolo, l'ermeneutica della continuità, ossia il comando di sforzarsi di "vedere in continuità" ciò che in continuità non appare per niente).
In breve sintesi:
Esaminiamo dunque il bluff di don Morselli pubblicato oggi sul disperato blog Messainlatino:
http://blog.messainlatino.it/2013/08/il-colpo-da-maestro-dellimmacolata.html
Nel suo zuccheroso intervento si notano:
- lo spacciare Lefebvre per un totale pessimista disubbidiente (quando in realtà l'unico vero problema è quello delle ordinazioni illecite del 1988)
- il confondere la sacrosanta ubbidienza col patetico servilismo (quando in realtà solo i dogmi di fede esigono adesione incondizionata)
- il calunniare De Mattei e tutti coloro che si auguravano che l'Istituto dei Francescani dell'Immacolata resistesse ad un provvedimento oggettivamente ingiusto ("lex dubia non obligat"; la calunnia consiste nel dipingerli come promozione della disubbidienza)
- il fingere di non sapere che tale "resistenza" sarebbe stata dipinta dai giornali come "disubbidienza" (cioè esattamente la stessa calunnia)
- il disonesto dedurre una "intrinseca bontà" del Concilio Vaticano II, dal solo fatto che i Francescani dell'Immacolata ubbidiscono ad un ordine ingiusto (insomma, il Concilio è un idolo: se le cose vanno bene, è merito del Concilio; se le cose vanno male, vanno male perché qualcuno non recepisce il Concilio)
- il furbesco spacciare l'ermeneutica della continuità non come una possibile chiave di lettura, ma come l'unica possibile chiave di lettura (contraddicendo in ciò perfino Benedetto XVI, autore di tale teoria ermeneutica)
- l'astuto gioco di parole sul "colpo da maestro" per azzerare preventivamente le possibili obiezioni ("tu dunque critichi la Madonna che ha fatto tutto questo?") e lo sfoggiare qualche versetto in latino per sembrare più "tradizionale" dei "tradizionalisti".
Ma in medio stat non virtus, sed mediocritas: a fare una media tra la verità e l'errore, si ottiene solo un errore travestito elegantemente. A fare la media tra l'acqua di rubinetto e l'acqua di fognatura, non si ottiene l'acquavite e neppure l'acquaragia.
Si possono a buon diritto chiamare "conservatori" perché la loro idea fondamentale è che tutto quel che c'è deve per forza andar bene (anche gli errori), tutto quel che si è fatto in passato è giustificabile (anche gli errori), qualunque rotta che sia vagamente assimilabile al "tornare indietro" o al "correre avanti" è un eccesso, e qualche piccola critica è ammessa purché sia ininfluente sullo status quo.
Ecco perché vogliono "conservare" il Vaticano II senza se e senza ma, ecco perché vogliono ridurre la Messa tridentina ad un hobby approvato ma ben circoscritto, eccetera.
Le loro astuzie dialettiche, i loro sorridenti bluff, i loro metodi furbeschi, rivelano che il loro obiettivo ultimo non è la verità (il che conferma che sono progressisti travestiti). E cioè che per loro, in contraddizione col Magistero Pontificio, non vale il principio della Caritas in Veritate (la carità può sussistere solo nella verità) ma il principio della Veritas in Caritate - cioè il buonismo.
Ed infatti sono irrecuperabilmente buonisti tutti i loro esponenti, persino quando si scagliano contro il buonismo stesso.
E perciò - al pari dei progressisti - pensano che una posizione "politica" possa supplire a un problema "teologico" (per questo hanno trasformato in dogma, anzi, in idolo, l'ermeneutica della continuità, ossia il comando di sforzarsi di "vedere in continuità" ciò che in continuità non appare per niente).
In breve sintesi:
- tradizionista: tradidi quod accepi - trasmetto ciò che ho ricevuto
- progressista: tradidi quod hodie accepi - trasmetto ciò che oggi ho ricevuto, perché tutto ciò che c'era fino a ieri è da gettare via
- conservatore: tradidi quod commode accepi - trasmetto ciò che avevo comodamente ricevuto, minimizzando o banalizzando ciò che non mi è utile per farmi apparire "al di sopra delle parti" e virtuosamente "nel mezzo".
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