ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 2 settembre 2013

Aggiungi un posto a tavola..!


Papa Francesco aggiunge un posto in Vaticano per Ratzinger

Papa Francesco aggiunge un posto in Vaticano per Ratzinger


Sette mesi dopo la storica rinuncia al Soglio di Pietro, Benedetto XVI torna a celebrare messa pubblicamente.
Lo ha fatto ieri, nella cappella del Governatorato della Città del Vaticano, davanti al “Ratzinger Schulerkreis”, il circolo che riunisce i suoi ex studenti. Con lui, celebravano tra gli altri due cardinali: Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna, e Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani. E il Papa emerito ha pronunciato in tedesco un’omelia che Radio Vaticana ha pubblicato sul proprio sito nel pomeriggio domenicale. Appena sotto le parole del Pontefice regnante sul conflitto in Siria. La certificazione che in Vaticano ci sono davvero due Papi, e che Benedetto XVI è molto meno “nascosto al mondo” di quanto si potesse pensare.
Tutti erano convinti che l’ultima immagine pubblica di Joseph Ratzinger sarebbe stata quella del 28 febbraio scorso, quando, nel tardo pomeriggio, si affacciò dal balcone del palazzo apostolico di Castel Gandolfo per un ultimo saluto alla folla lì presente. Il teologo tedesco ha sì scelto una vita di preghiera, studio e meditazione, ma nel suo ritiro immerso nei Giardini vaticani riceve ospiti, laici, prelati e vecchi amici. E spesso (molto più di quanto si potrebbe pensare) va a trovarlo anche Francesco, il suo successore.
I dubbi e le perplessità
Qualcuno storce il naso e guarda con diffidenza una coabitazione che sa tanto di dualità. Dubbi li ha espressi oggi sulla Stampa anche Vittorio Messori, fin dal principio perplesso sulla scelta di Ratzinger di rimanere “nel posto meno nascosto e più visibile al mondo”. Secondo lo scrittore cattolico, infatti, “c’è il rischio di creare confusione tra i fedeli abituati da sempre ad avere e ad ascoltare un Papa per volta: un corto circuito comunicativo che renda difficile attribuire una cosa al Papa regnante rispetto a quello emerito”. Tuttavia, nessuna volontà di esprimere giudizi sulla decisione di Benedetto XVI: “Siamo un presenza di una sorta di enigma religioso che noi fedeli non possiamo che accettare. Ratzinger ha rivelato di avere preso la decisione di rinunciare al pontificato per una sorta di mozione divina”.
“Benedetto XVI è come un nonno saggio”

Eppure il primo a non preoccuparsi della presenza del predecessore tra le mura leonine, è proprio Francesco. Anzi, come più volte da lui detto, Ratzinger è un punto di riferimento. ”E’ come avere il nonno saggio a casa”, affermava durante la conferenza stampa improvvisata a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma da Rio dopo la settimana dedicata ai giovani. Bergoglio ha addirittura detto di avere più volte chiesto a Benedetto XVI  “a stare con noi”. Ma fedele alla linea di riservatezza scelta, il Papa emerito ha sempre preferito declinare gli inviti. Anche per non alimentare quei dubbi sulla dualità. Una volta, però, i due sono apparsi l’uno al fianco dell’altro per una cerimonia pubblica. Era l’inizio di luglio, e i due papi vestiti di bianco prendevano parte alla consacrazione della Città del Vaticano a San Michele Arcangelo. Insieme, senza imbarazzi. Come nessun imbarazzo era stato mostrato da Francesco, appena qualche settimana dopo l’elezione, nel salutare e abbracciare in favore di telecamera il predecessore. Era marzo, e i due si ritrovarono a Castel Gandolfo. Seduti vicini in cappella a pregare o in poltrona separati solo dall’enorme scatolone con tutti i misteri di Vatileaks.
02 - 09 - 2013Matteo Matzuzzi
http://www.formiche.net/2013/09/02/papa-francesco-ratzinger-vaticano/

Siria, ecco perché il Papa vuole fermare Obama

02 - 09 - 2013Matteo Matzuzzi
Siria, ecco perché il Papa vuole fermare Obama
E’ durissimo il monito della Santa Sede rivolto agli Stati Uniti. Washington non viene mai citata, ma il destinatario principale delle parole del Papa pronunciate ieri all’Angelus è chiaro. Così come netto è il contenuto delle dichiarazioni di mons. Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, rilasciate oggi a Radio Vaticana. “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”, ha detto mons. Toso. “Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza”, aveva gridato ventiquattr’ore prima affacciato dalla finestra dello studio privato nel Palazzo apostolico, Papa Francesco.
Un no netto a ogni intervento armato contro Damasco, quindi. Una posizione fatta propria da Bergoglio sabato mattina, quando a Santa Marta sono stati ricevuti collegialmente in udienza tutti i vertici della segreteria di stato e il prefetto della Congregazione per le chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri. Una riunione convocata appositamente per perfezionare la linea della Santa Sede riguardo gli sviluppi di quanto sta accadendo a Damasco.
Prevale la linea della prudenza
A prevalere, come era facilmente ipotizzabile, è stata la corrente di chi chiedeva prudenza. Non a caso, l’osservatore permanente all’Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, invitava a “non partire con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili”. E in riferimento al potenziale casus belli, l’attacco governativo condotto con i gas usati contro le popolazioni civili, il diplomatico della Santa Sede aggiungeva che “dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato direttamente”. L’Osservatore Romano, poi, era stato ancor più esplicito con l’articolo d’apertura di giovedì scorso: no alla guerra. “Il punto cruciale è nelle presunte prove della responsabilità attribuita ad Assad di un attacco con armi chimiche sferrato il 21 agosto”. Un’idea più precisa, il Papa se l’era fatta poi ricevendo in udienza il re giordano Abdallah II, al quale aveva ribadito la necessità di trovare una via d’uscita diplomatica alla crisi.
Il destino dei cristiani in medio oriente
Dietro alla netta e aperta contrarietà a un attacco contro Assad (anche in caso di strike limitato), c’è la preoccupazione per il destino cui potrebbero andare incontro i cristiani nel caso venisse meno la protezione dell’attuale presidente siriano. E’ indubbio, infatti, che la caduta di Assad propizierebbe l’avvento di una stagione di insicurezza in cui le comunità cristiane sarebbero esposte alle vendette e alle rappresaglie dei gruppi islamisti più radicali in guerra con il rais. L’esempio, viene fatto notare dalla Santa Sede, è quello dell’Egitto. Caduto Mubarak, i copti sono divenuti l’elemento debole da colpire da parte delle frange estremiste. E ciò nonostante neppure con la protezione del successore di Sadat potessero sentirsi al sicuro. Ecco perché il Vaticano non vuole prendere in considerazione l’idea di un regime change che possa sfuggire al controllo occidentale e portare all’instabilità.

In questo senso, è fatto proprio dalle alte gerarchie quanto detto pochi giorni fa dal Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Boutros Bechara Rai, libanese: “In Iraq e in Siria, la guerra è tra sunniti e sciiti; in Egitto la guerra è tra fondamentalisti, tra cui i Fratelli musulmani, e i moderati. Sono guerre senza fine ma – mi dispiace di doverlo dire – ci sono dei Paesi, soprattutto occidentali, ma anche dell’Oriente, che stanno fomentando tutti questi conflitti. Bisogna trovare una soluzione a tutti questi problemi”, affermava intervistato da Radio Vaticana. Come sempre, quando si verifica il caos o quando c’è una guerra, in generale i musulmani si scatenano contro i cristiani, come se i cristiani fossero sempre il capro espiatorio. Mi dispiace, ma in Egitto sono stati i Fratelli musulmani che hanno attaccato le chiese dei copti e i copti stessi … Purtroppo, questa è la mentalità di certi musulmani: ogni volta che c’è una situazione di caos, si attaccano i cristiani senza nemmeno sapere perché! La stessa cosa è successa anche in Iraq, e sta succedendo in Siria e ora in Egitto. Loro non sanno perché attaccano i cristiani, ma è così”. Ciò che chiedono i cristiani, chiariva il Patriarca, “è la sicurezza e la stabilità”.
http://www.formiche.net/2013/09/02/siria-ecco-perche-il-papa-vuole-fermare-obama/

Papa Francesco rampogna i chiacchiericci (alla Bertone?)

02 - 09 - 2013Valeria Covato
Papa Francesco rampogna i chiacchiericci (alla Bertone?)
Terminata la pausa estiva Papa Francesco ha ripreso a celebrare la messa con i gruppi nella chiesa Santa Marta.
“Dove c`è Dio non ci sono odio, invidia e gelosia e non ci sono quelle chiacchiere che uccidono i fratelli”, ha affermato il Papa prendendo spunto per la sua omelia dall’incontro di Gesù con i suoi conterranei, gli abitanti di Nazaret, come raccontato dal Vangelo di San Luca proposto dalla liturgia del giorno.
Ricordando i tentativi di riportare la pace e difendere le vittime delle armi Bergoglio mette però in guardia dalle nostre armi quotidiane: “La lingua, le chiacchiere, lo spettegolare”.
I nazaretani ammirano Gesù – osserva il Pontefice secondo quanto riportato dalla ‘Radio vaticana’ – ma aspettano da lui un qualcosa di strabiliante: “Volevano un miracolo, volevano lo spettacolo per credere in lui. Così Gesù dice che non hanno fede e loro si sono arrabbiati, tanto. Si sono alzati, e spingevano Gesù fino al monte per buttarlo giù, per ucciderlo”.
“Ma guardate com’è cambiata la cosa: cominciarono con bellezza, con ammirazione, e finivano con un crimine: volendo uccidere Gesù. Questo per la gelosia, l`invidia”.
Francesco prende di mira le male lingue e ricorda che tutto ciò “succede ogni giorno nel nostro cuore, nelle nostre comunità”, così come nella nostra famiglia, dove “si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella con la lingua!”: “Una comunità, una famiglia – ha proseguito il Papa – viene distrutta per questa invidia, che semina il diavolo nel cuore e fa che uno parli male dell`altro”.
Le parole pronunciate dal Papa dalla cappella di Santa Marta non cadono mai a caso e il chiacchiericcio non ha mai lasciato esenti neppure le mura vaticane.

Nel suo primo giorno da ex segretario e all’indomani della nomina ufficiale del suo successore, monsignor Pietro Parolin, Tarcisio Bertone ha parlato da Siracusa e ha sfoderato tutte le sue armi per difendersi. Una mezza ammissione di colpa per poi schierarsi dalla parte della vittima dei veleni in Vaticano e del caso Watileaks: ”Ho dato sempre tutto ma certamente ho avuto i miei difetti, se dovessi ripensare adesso a certi momenti agirei diversamente. Però questo non vuol dire che non si sia cercato di servire la Chiesa”.
ll suo bilancio di questi sette anni è positivo: “Naturalmente ci sono stati tanti problemi, specialmente negli ultimi due anni, mi hanno rovesciato addosso accuse… Un intreccio di corvi e vipere… Però questo non dovrebbe offuscare quello che ritengo sia un bilancio positivo”.
http://www.formiche.net/2013/09/02/papa-francesco-rampogna-i-chiacchiericci-alla-bertone/

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