Santissimo Nome di Maria
Si celebra l'amore della Madre di Dio verso suo Figlio
DOMENICO AGASSO JRROMA
Nel “Martirologio Romano” è scritto: “Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata”.
Questa festa viene istituita da papa Giulio II nel 1513, concessa a una diocesi della Spagna, Cuenca. Poi è cancellata da san Pio V. Sisto V la ripristina, e nel 1671 viene estesa al Regno di Napoli e a Milano. Tappa successiva, il 12 settembre 1683: Giovanni III Sobieski con i suoi polacchi sconfigge i turchi che assediavano Vienna e minacciavano il cristianesimo: due anni più tardi, con decreto del 5 febbraio 1865, il beato Innocenzo XI, come segno di ringraziamento, istituisce la festa per la Chiesa universale, e la colloca alla domenica fra l'ottava della Natività. Con questa decisione si vuole commemorare la s. Messa celebrata a Vienna il 12 settembre del 1683 dal beato Marco d'Aviano per propiziare la vittoria della Lega santa nella battaglia di Vienna, con il re di Polonia Giovanni III Sobieski che serve la Messa.
San Pio X la rimetterà al 12 settembre.
Preti sposati, verso lo scontro tra tradizione e rivoluzione
Dopo l’apertura del segretario di Stato Parolin al matrimonio
Il neo segretario di Stato riapre la discussione sui preti sposati. Il celibato sacerdotale «non è un dogma della Chiesa e se ne può discutere perché è una tradizione ecclesiastica». Però «non si può dire, semplicemente, che appartiene al passato».
L’arcivescovo Pietro Parolin ha risposto così a una domanda del quotidiano venezuelano «El Universal» e la sua «apertura» è rimbalzata immediatamente in Curia. Il dato della non intangibilità della legge canonica sul celibato, sostenuto dalla maggior parte dei teologi, era stato pubblicamente contestato alcuni mesi fa dal cardinale Mauro Piacenza, prefetto del clero, mentre il suo predecessore, Claudio Hummes aveva preso la posizione contraria.
Parolin condivide l’orientamento riformatore e dialogante del porporato brasiliano che di Francesco è amico e consigliere. «È possibile parlare, riflettere e approfondire - spiega nell’intervista rilasciata a Caracas, dove ha deciso di restare fino a metà ottobre, quando entrerà in carica in Vaticano - quei temi che non sono articoli di fede e pensare ad alcune modifiche, però sempre al servizio dell’unità e secondo la volontà di Dio».
Parolin difende il valore della legge sul celibato (peraltro in vigore solo nella Chiesa cattolica di rito latino, mentre le comunità cattoliche orientali non la seguono) e ribadisce che «risale ai primi secoli». Tuttavia, ammette che il tema rappresenta «una grande sfida per il Papa», poiché «egli possiede il ministero dell’unità e tutte queste decisioni devono essere assunte per unire la Chiesa, non per dividerla».
Per il braccio destro di Francesco, occorre seguire «la volontà di Dio e la storia della Chiesa», ma non si può ignorare la realtà di oggi e cioè «la scarsezza del clero» che a un certo punto potrebbe rendere necessario rivedere questa norma. Commenta il cardinale canonista Velasio De Paolis, commissario papale dei Legionari di Cristo: «Il celibato è un carisma ritenuto fin dai primi secoli adatto e conveniente al sacerdozio ma appartiene alla prassi non alla dottrina». Parlarne, evidenzia De Paolis, «non è né ereticale né scandaloso» e già «soprattutto durante i pontificati di Montini e Ratzinger si è posta la questione», però «non si tratta di una semplice tradizione come il breviario, le mani giunte o i salmi». Disponibilità al confronto dunque, senza fughe in avanti. «È una questione che può essere discussa: pur sapendo che il celibato è solo una tradizione, anche dopo il Vaticano II - sottolinea lo storico del cristianesimo Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano - i papi hanno confermato la prassi della Chiesa latina. Nelle comunità orientali vengono ordinati uomini sposati, ma diventano vescovi solo i celibi. Nel Vangelo Gesù parla di castità per il regno dei cieli e ciò non era esclusiva dei seguaci di Cristo: non si sposavano neppure gli asceti giudei, mentre nel monachesimo è costante la scelta celibataria, che per le donne è un elemento di parità importante».
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