ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 30 settembre 2013

Persecuzione strana?

LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA GREGORIANA: NON È TUTT’ORO QUEL CHE LUCCICA… Due vicende ben significative: un sacerdote che rispetterebbe di più il Vetus Ordo astenendosene e affermazioni disvelatrici di F.F.I. . A margine: il ripristino…della “Messa di S.Biagio”

Quante volte abbiamo, anche noi, preferito il successo alla verità, la nostra reputazione alla giustizia. Dona forza, nella nostra vita, alla sottile voce della coscienza, alla Tua voce. Guardami come hai guardato Pietro dopo il rinnegamento (dalla Via Crucis romana del Venerdì Santo 2005, subito prima del penultimo Conclave).

Ci sono anche diritti personali che il voto non sacrifica e che tutti abbiamo l'obbligo di rispettare, come devono rispettarli anche i superiori. Questi non possono abusare dell'autorità che Dio ha dato loro, perché in tal caso sarebbero responsabili del disorientamento dei sudditi e del loro tirarsi indietro. [...] Ma non sapeva che non esiste al mondo nessuna autorità che possa costringerci a procedere contro la nostra coscienza?! (Suor Lucia, veggente di Fatima, nel libro - rivisto e approvato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede - Gli appelli del Messaggio di Fatima, pp. 184 e 265. Cfr. Una "risposta" significativa, pag. 19).
29-IX-2013, S. Michele Arcangelo
Questo articolo non sottolinea il nemico ovvio della S. Messa nell’antico rito tradizionale: l’ostilità aperta. Ne sappiamo qualcosa sulla nostra pelle; in questo momento non tanto, Deo gratias et Mariae, e la nostra situazione locale è oggi all’insegna di una certa carità ecclesiale nella franchezza, Deo gratias et Mariae: ciò non toglie che, in una prospettiva di più ampio respiro, altri punti su cui fare con amore una battaglia per la Tradizione cattolica anche qui non mancano proprio, purtroppo. Ma è una realtà piuttosto evidente, e non amiamo il lamentarsi senza costrutto. Peraltro il parlare soltanto di questo aspetto, il parlarne troppo, rischia di essere fuorviante: il Signore non ce l’aveva detto? Prendendo sul serio le cose, e vedendole alla luce del binomio “fede e ragione”, questa persecuzione è poi così strana?

Tale ostilità ideologica ha un imponente alleato, soprattutto nelle care Marche (piccolo conformiste e opportuniste scansaguai): il disinteresse. Un disinteresse piatto per le questioni liturgiche (e spesso, a gradi diversi, religiose in genere), che è l’atteggiamento largamente maggioritario… Non essendo più neofiti e non amando la demagogia, crediamo soltanto in parte alla datata storiella del “povero popolo buono”: infatti interessarsi alla verità, soprattutto in campo religioso, e quindi abbracciarla, non è forse un dovere di ciascuna persona, come ricorda anche il Concilio Vaticano II? Chi non vi ottempera è “a posto” con il Primo Comandamento? A livello soggettivo, il Signore ci dice di non giudicare (le singole persone), nella carità; ma al livello oggettivo, il Signore non ci dice forse che non giudicare (i fenomeni, le linee), nella verità, è da ipocriti? (Cfr. Lc 12, 54-57).

Ma anche nella minoranza esigua rappresentata dagli amici del Vetus Ordo, non sempre è chiaro il senso di questo attaccamento o interesse. Talvolta addirittura si vedono casi di perversione di questo rito. Letteralmente perversione: distogliere una cosa dal suo fine. Se non, addirittura, rivolgerla contro il suo fine. Usandola (oltraggiandola) come l’alcool e la droga.

In questo quadro, è incoraggiante pubblicare e leggere la testimonianza (che non dice il peccatore, ma dice il peccato) di un sacerdote che “ci mette la faccia”. In un mondo ecclesiastico (ed ecclesiale in genere) che, in certi settori benpensanti, pullula di persone allergiche ad ogni possibilità di compromettere la propria posizione (ma la nostra non era la religione dei martiri? Con questa linea chi si sarebbe fatto e si farebbe cristiano in contesti nei quali ciò mette a rischio la vita stessa?), di “interessati” sordi e tristi opportunisti voltagabbana, di chiacchiere in privato mentre si sta “alla greppia” assolutamente indisponibili a perderla, fa onore al sacerdozio cattolico la firma di cui tale testimonianza è corredata.

Di seguito, faremo qualche “messa a fuoco” a margine di una recente intervista. Buona lettura… e buona riflessione.

DUE MODELLI PER TEMPI SFAVOREVOLI.
Messa (antica) "vandeana"...
Tempo fa’ un ecumenista della Messa antica, con amicizie in ogni ordine e grado del mondo ecclesiastico tradizionalista e non solo, telefona al Seminario del Buon Pastore per raccomandare le sorti di un povero seminarista che subisce vessazioni nel suo seminario. L’attaccamento alla Tradizione gli causa persecuzioni e ingiustizie, l’ultima delle quali il rinvio sine die dell’ordinazione.

Al mediatore/sensale lo scrivente risponde che il seminarista in questione può tranquillamente telefonare e chiedere apertamente quel che desidera, che vessazioni per chi porta ogni tanto la veste nei seminari sono possibili, ma basta saper scegliere con vera coerenza. Che telefoni dunque dandoci la sua identità.

Il seminarista telefona, si spiega ed in effetti dal racconto sembra che l’ “ingiustizia” del suo ritardo agli ordini non sia da attribuire ad una assenza di salute, di buoni costumi o di sufficiente buon senso e attitudine allo studio, ma al suo posizionamento che - a detta sua - sarebbe davvero “tradizionalista”.

Gli chiedo: “lei vuole entrare davvero nel Buon Pastore?”, risposta: “sì”. 
Approfondisco: “sono contento, ma sa cosa significa? Significa che lei viene da noi non semplicemente per trovare un’ordinazione che le sarebbe rifiutata altrove in tempi brevi, ma che lei viene soprattutto perché condivide le specificità del nostro Istituto: e dunque si impegna alla celebrazione esclusiva della Messa tradizionale e ad una critica seria e costruttiva […]. Tale posizione significa disponibilità alla croce, magari all’incomprensione dei propri amici…Lei è d’accordo? È disposto veramente?”. Risposta: “sì, su questo punto non c’è problema…figuriamoci, sono totalmente d’accordo con voi da anni ed è per questo che mi perseguitano di già…”.

Continuo abbordando anche il lato pratico: “bene…per correttezza debbo dirle che bisognerà valutare la sua formazione filosofica e teologica. Certo da un lato non sarebbe giusto - né opportuno - chiederle di ripetere tutti gli studi, ma almeno per la metafisica, ad esempio, bisognerebbe accertare che la sua formazione non sia fenomenologista, per la dogmatica che sia non rahneriana, come temo nel seminario X in cui lei mi dice d’aver studiato”. Il seminarista dice, con un po’ meno d’entusiasmo, forse capendo che non troverà l’ordinazione rapidissima che il Vescovo diocesano gli aveva rifiutato : “sì, sì…capisco…mi rendo conto dell’importanza della formazione…e poi mi farà piacere rivedere alla luce di San Tommaso tutta la teologia, sapesse quanti errori dottrinali ci hanno insegnato!!”. Dico: “la formazione intellettuale è importante, benché essa non sia l’unico aspetto…quello fondamentale è piuttosto la disposizione dell’animo. Mi felicito per le disposizioni e mi faccia sapere entro la data X. Mi faccia sapere anche se fosse un ripensamento, mi raccomando, la prego di farmelo sapere in ogni caso”. “Certo” - risponde il seminarista - “e grazie, queste sono davvero le mie posizioni, a presto dunque e mi organizzo”.

Nel frattempo nella diocesi - forse anche grazie all’aiuto del sensale (il mediatore ecumenista della Messa antica di cui in apertura) - la voce si diffonde quanto basta. Il seminarista tale farà una scelta di campo - così si dice - andrà al Buon Pastore, voi capite è una questione di profondi ideali…

Il Vescovo è quindi mosso ad evitare quel che forse apparirebbe un affronto, sta di fatto che contatta (o fa contattare) il seminarista ridivenuto improvvisamente idoneo, in tempi brevi, per il sacerdozio.

Non conosciamo le frasi esatte del Vescovo, ma le abbiamo sentite tante volte che non siamo lontani dal testo originale, se così le trascriviamo col discorso diretto: “non andare, figliolo carissimo, da quegli integralisti [sebbene autorizzati: ma l’autorizzazione spesso conta soltanto quando è un argomento contro, ndr], pensa alla diocesi, pensa a cosa direbbe il canonico don Paolino, pensa al tuo amato parroco…, pensa al nostro caro santuario dove un giorno potresti essere responsabile. La tua vita è qui tra noi. La tua è una tentazione, d’altronde non ti ho detto chiaramente che non ti avrei ordinato, ma volevo solo che tu riflettessi sull’importanza della comunione. Se hai capito tutto ciò, penso tu possa essere presto ordinato presbitero. Ti ordinerò con le mie mani, ovviamente nel rito che celebrerai ordinariamente, compresa ovviamente la Prima Messa in Parrocchia, ma potrai anche - con prudenza - presiedere la celebrazione eucaristica in quella forma che corrisponde particolarmente alla tua sensibilità e che - ogni tanto - si può dire. Guarda che è quella della mia infanzia, non sono contrario… certo la cosa principale è la pastorale… La vuoi la parrocchia ? O preferisci prima studiare a Roma ? Ma c’è tempo, ci organizzeremo…per ora pensiamo alla tua Prima Messa! Non c’è così tanto tempo !”.

Morale della favola ? Il seminarista ha forse scordato di telefonare al professore del Buon Pastore, che aspetta ancora la telefonata chiesta e promessa. In ogni caso è stato ordinato velocemente dal proprio Vescovo, nella “comunione” piena al punto giusto. 

...Messa (antica) degli "ortodossi".
Per la cronaca ha poi celebrato anche qualche Messa Vetus Ordo, con tanta solennità e bellezza; e tra gli splendori di siffatte cerimonie avrà forse addomesticato la sua affermazione sul contesto formativo infarcito di errori dottrinali, in fin dei conti non è poi così insopportabile… In ogni caso sembra essersi scordato della dichiarata condivisione della posizione del Buon Pastore, sulla celebrazione esclusiva della Messa tradizionale. Avrà aggiustato i ricordi, confondendola con un biritualismo che lasci qualche spazio secondario alla Messa tridentina, come legittimo gusto di alcuni. Ma andiamo, suvvia, tra tanti fumi come si può ricordare bene?

Don Stefano Carusi IBP

*          *          *

Ci è stata trasmessa un’intervista di un alto esponente dei Francescani dell’Immacolata. Si potrebbero fare molte considerazioni a riguardo, ma ci concentriamo - oltre a rilevare il “complesso da commissariato” (che è terribile! È un regime di polizia interiore) - su un punto di tale autorevole intervento.

Rispondendo alla domanda sulla «situazione della Messa tridentina nelle chiese officiate dai Francescani dell’Immacolata» dopo «la restrizione riguardante la messa antica», il religioso inizia così: «Attualmente so che la S. Messa cosiddetta tridentina è stata accordata alla chiesa di La Crosse nel Wisconsin (USA), dove c’è un’importante colonia di lefebvriani che rischiavano di attirare nelle loro chiese anche i cattolici amanti della forma straordinaria». Proseguendo poi con l’elenco e le motivazioni (anche interessanti, rivelatrici). Notiamo:

1)      Dall’affermazione dell’autorevole religioso si evince, logicamente, che i «lefebvriani» non sarebbero «cattolici». Se le parole hanno un senso (e il linguaggio dell’intervista appare molto preciso e ponderato), si evince questo. Un giudizio pesantissimo (e oggettivamente diffamatorio). Ma da un lato si dice questo, e non soltanto da parte del frate ma da svariate fonti, attestate sullo stesso tenore; dall’altro si possono portare più esempi, anche locali, di «lefebvriani» (per stare a questo modo di esprimersi), di …fraterniteschi sanpiodecimiti, che hanno potuto fondatamente comprendere, da autorità ecclesiastiche ben informate, che tutto sommato potevano continuare così. Che logica c’è? Anche la Commissione “Ecclesia Dei” di mons. Pozzo, mons. Müller e mons. Di Noia, con le pressioni sull’Istituto del Buon Pastore, ha appena spinto nella Fraternità San Pio X un sacerdote dell’IBP (uno del gruppo dei resistenti, si penserà facilmente? Macché: uno che non ci ha mai combattuto e - davanti all’ingiustizia, alla prepotenza - dall’oggi al domani si è buttato da un estremo all’altro): dunque, padre, la Commissione “Ecclesia Dei” starebbe facilitando non soltanto delle pericolose rotture ma addirittura l’abbandono del cattolicesimo? Possiamo chiedere, ad ampio raggio, che venga fatta chiarezza? Possiamo dire, non alle spalle ma da queste colonne: apprezziamo le cose buone, le abbiamo lodate e di cuore, ma al contempo poniamo la questione della chiarezza? Sì, possiamo, anche secondo il vigente Codice di Diritto Canonico (esplicitamente) e il Magistero recentemente espresso sul rapporto tra fede e ragione (implicitamente). No, non possiamo, secondo il senso logico delle affermazioni assolute di un altro esponente degli FI, di cui diremo più sotto.
2)     La motivazione del primo esempio di conferma della celebrazione nel Vetus Ordo portato da tale esponente è disvelatrice: è stata «accordata» non per il valore di tale liturgia, preziosa ricchezza e venerando tesoro; non perché, essendocene i requisiti a norma della legge vigente, non c’era modo di rifiutarla; non perché i problemi sono ben altri: ma per il pungolo di una presenza in loco, cui far concorrenza. Altro che “si conta di più stando dentro” (con ciò intendendo dentro le strutture, in ogni caso e ad ogni costo), “si incide di più da dentro”, come da solito ritornello giustificatorio dell’opportunismo “entrista”! Anche quanto a incidere, che non è l’unica istanza né la prima, non di rado incide di più la presenza visibile di una testimonianza contro l’attuale stato di cose, da arginare; e più volte abbiamo avuto la percezione di essere anche noi, talvolta, un condizionamento del genere (a margine del Sinodo diocesano qualche parroco, in privato s’intende, l’ha anche detto).
Il religioso se la prende con «la strumentalizzazione di gruppi tradizionalisti» (accennando a quali). Noi non siamo completamente d’accordo con questi, che probabilmente si aspettavano troppo da una Congregazione con certi presupposti e da contesti parrocchiali: ma cosa ha favorito tali aspettative e delusioni? Forse tra le varie cause ci sono anche alcune scelte dall’interno degli FI, che hanno dato e lasciato copertura a esponenti organici di area FSSPX? Se si eludono questi tasti, troppo comodo bersaglio! Troppo comodo prendersela, come costuma tra “governativi”, coi “pesci piccoli”! Come anche quando egli tende a chiedere ai suoi critici non semplicemente moderazione ma, innanzitutto e senza precisarne i limiti, «silenzio»; poche righe sotto, però, a proposito dei giudizi critici espressi da lui stesso su taluni eventi, richiama un principio opposto: «Ognuno ha il diritto di esprimersi con libertà». Buono a tenersi presente…

*          *          *

A proposito di «ripristin[i]». Nei giorni successivi al nostro articolo sulla brusca fine della «serie di S.S. Messe Vetus Ordo» di Campocavallo in Osimo, è circolata la voce – tra laici di quell’ambiente – che l’Arcidiocesi di Ancona, cui alcuni fedeli si erano immediatamente rivolti per avere qualche sostituto, ha fatto lei la richiesta al Commissario dei Francescani dell’Immacolata. In conseguenza di ciò le celebrazioni nel Vetus Ordo sarebbero riprese a Campocavallo, ma con delle differenze dopo la repentina e pur breve interruzione: a quanto risulta, soltanto la domenica (prima tutti i giorni: la domenica in orario pastorale e i giorni feriali più stile “celebrazione interna”); con un altro celebrante (il Parroco: quello secondo cui Nicolas giudicando negativamente un incontro ecumenico era sulla via dello scisma e dell'eterna dannazione...quando S.S. Benedetto XVI ad analoga critica rispose almeno che il pericolo c'era e capiva bene le preoccupazioni); in altro orario (a mezzogiorno). Di fatto, così è accaduto (anche se sta circolando voce della possibilità di nuovi cambiamenti d’orario, nel qual caso anche l’attuale sistemazione sarebbe di vita breve). Un ripristino, pur ridimensionato, della S. Messa Vetus Ordo di Campocavallo?

In realtà, guardando al profilo del centro di Messa, è piuttosto un ripristino… della “Messa di San Biagio”. Nella chiesa di San Biagio in Ancona, la Messa tridentina era stata lungamente celebrata prima di “Summorum Pontificum”, con varie interruzioni; si era quindi spenta prima del Motu proprio, poi a seguito di questo era ripresa, con grosse aspettative, per arrancare pressocché subito e chiudere dopo tre-quattro mesi. Parliamo di profilo della Messa di San Biagio nel senso della sua caratterizzazione: una Messa Vetus Ordo ma pienamente diocesana, nel quadro attuale. Al di là di aspetti contingenti, questo ne era il succo. Questo era ciò che spiegava, ad esempio, celebranti di quella Messa che ne erano in dissonanza, talvolta anche apertamente sfavorevoli ad essa, e solleciti nell’ “indottrinare” dal pulpito in favore delle vedute dominanti. In libertà vigilata.

Nella “storica” Messa di Campocavallo l’aspetto “diocesano” ed altri aspetti di questo genere in parte c’erano, soprattutto erano prevedibili visto il tipo di situazione, ma era una realtà composita; la nuova serie, chiesta all’Arcidiocesi e «accordata» di nuovo in Campocavallo magari per motivi pratici, è strettamente e pienamente diocesana, e in tal senso assomiglia piuttosto alla “storica” Messa di San Biagio. Anche l’autorevole intervistato, del resto, accenna al ruolo fondamentale diocesano nella gestione delle S.S. Messe V.O. ancora celebrate presso gli FI.

Portiamo un paio di esempi. Dal punto di vista geografico, effetto collaterale del nuovo orario (a mezzogiorno l’inizio e dopo l’una la fine) è che dei vecchi frequentatori abituali, e anche promotori, che ci confluivano da lontano, hanno ora più difficoltà a recarvisi. Il nuovo orario corrisponde a una buona “Messa di comunità”, magari alle persone motivate della zona, ma è piuttosto un deterrente per i frequentatori extradiocesani. Sta di fatto che il numero dei partecipanti, rispetto alla serie che è stata emblematicamente chiusa, si è dimezzato.

Anche la stranezza rappresentata da avvisi sulla Messa Vetus Ordo che sono stati dati, in prima battuta, pressoché soltanto alle Messe Novus Ordo della Parrocchia di Campocavallo, trova una spiegazione logica nell’identificazione sostanziale dei due insiemi: almeno ufficialmente, i frequentatori (o almeno i richiedenti) sono tutti buoni parrocchiani del luogo, “senza problemi”…ed è condizionatamente a tali requisiti, a tale “esame del sangue” da sorvegliati speciali, che è stata «accordata»?

Ma almeno, c’è stato un chiarimento? Chiarezza è stata fatta? In parte sì, ma più che altro quella che viene direttamente dai fatti: perché, per il resto, l’orientamento non sembra proprio questo. Anche le variazioni di cui sopra, come le modalità di interruzione e le relative comunicazioni, non risulta siano state pubblicamente spiegate (il che peraltro è il modo migliore per favorire la vera critica negativa, ovvero le chiacchiere personalistiche e le voci incontrollabili). Ma c’è dell’altro. In tale quadro infatti, non ci ha molto sorpreso il martellamento – assai discutibilmente dal pulpito – del seguente discutibile messaggio: tacere e basta! Vietata ogni critica! Perché le affermazioni, già ripetute – anche in maniera dura, pesante, accesa – e fatte senza distinzioni, proprio così sono sintetizzabili; proprio qui vanno a parare.

Che la critica vada educata, certamente sì: ma qui la linea è sostanzialmente ad annullarla. Che ci siano talvolta eccessi di discussione l’abbiamo detto anche noi, più volte: ma l’imposizione indiscriminata del bavaglio non è forse atta a peggiorare le cose?

Forse avrà ricevuto delle direttive; non critichiamo la persona, ma esprimiamo dissenso dalla linea: noi questo prezzo, nella situazione attuale, non siamo disponibili a pagarlo.

Ma probabilmente (un po’ d’ironia non guasta, no? Così siamo allineati col Santo Padre…) si riferiva “a destra” a un conferenziere e dirigente scolastico, loro e della Fraternità San Pio X al tempo stesso, che fa critiche maggiori delle nostre; e “a sinistra” al card. Martini, che ad esempio ha criticato il Magistero degli ultimi Papi sulla morale, e che la rivista Famiglia Cristiana ha celebrato con grandi lodi. Famiglia Cristiana, o piuttosto Famiglia Martiniana, il cui direttore è venuto a Osimo a tenere una conferenza; della quale il Santuario parrocchiale di Campocavallo non si è rifiutato, in coscienza, di affiggere all’ingresso il volantino pubblicitario.

Solideo Paolini e Monica Andreoni
http://cattolicitradizionalistimarche.blogspot.it/2013/09/la-celebrazione-della-messa-gregoriana.html

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