LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA GREGORIANA: NON È TUTT’ORO QUEL CHE LUCCICA… Due vicende ben significative: un sacerdote che rispetterebbe di più il Vetus Ordo astenendosene e affermazioni disvelatrici di F.F.I. . A margine: il ripristino…della “Messa di S.Biagio”
Ci sono anche diritti personali che il voto non sacrifica e che tutti abbiamo l'obbligo di rispettare, come devono rispettarli anche i superiori. Questi non possono abusare dell'autorità che Dio ha dato loro, perché in tal caso sarebbero responsabili del disorientamento dei sudditi e del loro tirarsi indietro. [...] Ma non sapeva che non esiste al mondo nessuna autorità che possa costringerci a procedere contro la nostra coscienza?! (Suor Lucia, veggente di Fatima, nel libro - rivisto e approvato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede - Gli appelli del Messaggio di Fatima, pp. 184 e 265. Cfr. Una "risposta" significativa, pag. 19).
Questo articolo non sottolinea il nemico
ovvio della S. Messa nell’antico rito tradizionale: l’ostilità aperta. Ne
sappiamo qualcosa sulla nostra pelle; in questo momento non tanto, Deo gratias et Mariae,
e la nostra situazione locale è oggi all’insegna di una certa carità ecclesiale
nella franchezza, Deo gratias et Mariae:
ciò non toglie che, in una prospettiva di più ampio respiro, altri punti su cui
fare con amore una battaglia per la Tradizione cattolica anche qui non mancano
proprio, purtroppo. Ma è una realtà piuttosto evidente, e non amiamo il
lamentarsi senza costrutto. Peraltro il parlare soltanto di questo aspetto, il
parlarne troppo, rischia di essere fuorviante: il Signore non ce l’aveva detto?
Prendendo sul serio le cose, e vedendole alla luce del binomio “fede e
ragione”, questa persecuzione è poi così strana?
Tale ostilità ideologica ha un imponente
alleato, soprattutto nelle care Marche (piccolo conformiste e opportuniste scansaguai):
il disinteresse. Un disinteresse piatto per le questioni liturgiche (e spesso,
a gradi diversi, religiose in genere), che è l’atteggiamento largamente
maggioritario… Non essendo più neofiti e non amando la demagogia, crediamo
soltanto in parte alla datata storiella del “povero popolo buono”: infatti
interessarsi alla verità, soprattutto in campo religioso, e quindi
abbracciarla, non è forse un dovere di ciascuna persona, come ricorda anche il Concilio Vaticano II? Chi non vi ottempera è “a
posto” con il Primo Comandamento? A livello soggettivo, il Signore ci dice di
non giudicare (le singole persone), nella carità; ma al livello oggettivo, il
Signore non ci dice forse che non giudicare (i fenomeni, le linee), nella
verità, è da ipocriti? (Cfr. Lc 12, 54-57).
Ma anche nella minoranza esigua
rappresentata dagli amici del Vetus
Ordo, non sempre è chiaro il senso di questo attaccamento o interesse.
Talvolta addirittura si vedono casi di perversione di questo rito. Letteralmente
perversione: distogliere una cosa dal
suo fine. Se non, addirittura, rivolgerla contro il suo fine. Usandola
(oltraggiandola) come l’alcool e la droga.
In questo quadro, è incoraggiante
pubblicare e leggere la testimonianza (che non dice il peccatore, ma dice il
peccato) di un sacerdote che “ci mette la faccia”. In un mondo ecclesiastico
(ed ecclesiale in genere) che, in certi settori benpensanti, pullula di persone allergiche ad ogni possibilità di compromettere
la propria posizione (ma la nostra non
era la religione dei martiri? Con questa linea chi si sarebbe fatto e si
farebbe cristiano in contesti nei quali ciò mette a rischio la vita stessa?),
di “interessati” sordi e tristi opportunisti voltagabbana, di chiacchiere in privato mentre
si sta “alla greppia” assolutamente indisponibili a perderla, fa onore al
sacerdozio cattolico la firma di cui tale testimonianza è corredata.
Di seguito, faremo qualche “messa a fuoco”
a margine di una recente intervista. Buona lettura… e buona riflessione.
DUE MODELLI PER TEMPI SFAVOREVOLI. Messa (antica) "vandeana"... |
Al
mediatore/sensale lo scrivente risponde che il seminarista in questione può
tranquillamente telefonare e chiedere apertamente quel che desidera, che
vessazioni per chi porta ogni tanto la veste nei seminari sono possibili, ma
basta saper scegliere con vera coerenza. Che telefoni dunque dandoci la sua
identità.
Il
seminarista telefona, si spiega ed in effetti dal racconto sembra che l’
“ingiustizia” del suo ritardo agli ordini non sia da attribuire ad una assenza
di salute, di buoni costumi o di sufficiente buon senso e attitudine allo
studio, ma al suo posizionamento che - a detta sua - sarebbe davvero
“tradizionalista”.
Gli chiedo:
“lei vuole entrare davvero nel Buon Pastore?”, risposta: “sì”.
Approfondisco: “sono
contento, ma sa cosa significa? Significa che lei viene da noi non
semplicemente per trovare un’ordinazione che le sarebbe rifiutata altrove in
tempi brevi, ma che lei viene soprattutto perché condivide le specificità del
nostro Istituto: e dunque si impegna alla celebrazione esclusiva della Messa
tradizionale e ad una critica seria e costruttiva […]. Tale posizione significa
disponibilità alla croce, magari all’incomprensione dei propri amici…Lei è
d’accordo? È disposto veramente?”. Risposta: “sì, su questo punto non c’è
problema…figuriamoci, sono totalmente d’accordo con voi da anni ed è per questo
che mi perseguitano di già…”.
Continuo
abbordando anche il lato pratico: “bene…per correttezza debbo dirle che
bisognerà valutare la sua formazione filosofica e teologica. Certo da un lato
non sarebbe giusto - né opportuno - chiederle di ripetere tutti gli studi, ma
almeno per la metafisica, ad esempio, bisognerebbe accertare che la sua
formazione non sia fenomenologista, per la dogmatica che sia non rahneriana,
come temo nel seminario X in cui lei mi dice d’aver studiato”. Il seminarista
dice, con un po’ meno d’entusiasmo, forse capendo che non troverà l’ordinazione
rapidissima che il Vescovo diocesano gli aveva rifiutato : “sì, sì…capisco…mi
rendo conto dell’importanza della formazione…e poi mi farà piacere rivedere
alla luce di San Tommaso tutta la teologia, sapesse quanti errori dottrinali ci
hanno insegnato!!”. Dico: “la formazione intellettuale è importante, benché
essa non sia l’unico aspetto…quello fondamentale è piuttosto la disposizione
dell’animo. Mi felicito per le disposizioni e mi faccia sapere entro la data X.
Mi faccia sapere anche se fosse un ripensamento, mi raccomando, la prego di
farmelo sapere in ogni caso”. “Certo” - risponde il seminarista - “e grazie,
queste sono davvero le mie posizioni, a presto dunque e mi organizzo”.
Nel
frattempo nella diocesi - forse anche grazie all’aiuto del sensale (il
mediatore ecumenista della Messa antica di cui in apertura) - la voce si
diffonde quanto basta. Il seminarista tale farà una scelta di campo - così si
dice - andrà al Buon Pastore, voi capite è una questione di profondi ideali…
Il Vescovo è
quindi mosso ad evitare quel che forse apparirebbe un affronto, sta di fatto
che contatta (o fa contattare) il seminarista ridivenuto improvvisamente idoneo,
in tempi brevi, per il sacerdozio.
Non
conosciamo le frasi esatte del Vescovo, ma le abbiamo sentite tante volte che
non siamo lontani dal testo originale, se così le trascriviamo col discorso
diretto: “non andare, figliolo carissimo, da quegli integralisti [sebbene
autorizzati: ma l’autorizzazione spesso conta soltanto quando è un argomento
contro, ndr], pensa alla diocesi,
pensa a cosa direbbe il canonico don Paolino, pensa al tuo amato parroco…,
pensa al nostro caro santuario dove un giorno potresti essere responsabile. La
tua vita è qui tra noi. La tua è una tentazione, d’altronde non ti ho detto
chiaramente che non ti avrei ordinato, ma volevo solo che tu riflettessi
sull’importanza della comunione. Se hai capito tutto ciò, penso tu possa essere
presto ordinato presbitero. Ti ordinerò con le mie mani, ovviamente nel rito
che celebrerai ordinariamente, compresa ovviamente la Prima Messa in
Parrocchia, ma potrai anche - con prudenza - presiedere la celebrazione
eucaristica in quella forma che corrisponde particolarmente alla tua
sensibilità e che - ogni tanto - si può dire. Guarda che è quella della mia
infanzia, non sono contrario… certo la cosa principale è la pastorale… La vuoi
la parrocchia ? O preferisci prima studiare a Roma ? Ma c’è tempo, ci
organizzeremo…per ora pensiamo alla tua Prima Messa! Non c’è così tanto tempo
!”.
Morale della
favola ? Il seminarista ha forse scordato di telefonare al professore del Buon
Pastore, che aspetta ancora la telefonata chiesta e promessa. In ogni caso è
stato ordinato velocemente dal proprio Vescovo, nella “comunione” piena al
punto giusto.
...Messa (antica) degli "ortodossi". |
Don Stefano Carusi IBP
* * *
Ci è stata
trasmessa un’intervista di un alto esponente dei Francescani dell’Immacolata.
Si potrebbero fare molte considerazioni a riguardo, ma ci concentriamo - oltre
a rilevare il “complesso da commissariato” (che è terribile! È un regime di
polizia interiore) - su un punto di tale autorevole intervento.
Rispondendo
alla domanda sulla «situazione della Messa tridentina nelle chiese officiate
dai Francescani dell’Immacolata» dopo «la restrizione riguardante la messa
antica», il religioso inizia così: «Attualmente
so che la S. Messa cosiddetta tridentina è stata accordata alla chiesa di La
Crosse nel Wisconsin (USA), dove c’è un’importante colonia di lefebvriani che
rischiavano di attirare nelle loro chiese anche i cattolici amanti della forma
straordinaria». Proseguendo poi con l’elenco e le motivazioni (anche
interessanti, rivelatrici). Notiamo:
1)
Dall’affermazione dell’autorevole religioso si evince,
logicamente, che i «lefebvriani» non
sarebbero «cattolici». Se le parole
hanno un senso (e il linguaggio dell’intervista appare molto preciso e
ponderato), si evince questo. Un giudizio
pesantissimo (e oggettivamente diffamatorio). Ma da un lato si dice questo, e
non soltanto da parte del frate ma da svariate fonti, attestate sullo stesso
tenore; dall’altro si possono portare più esempi, anche locali, di
«lefebvriani» (per stare a questo modo di esprimersi), di …fraterniteschi
sanpiodecimiti, che hanno potuto fondatamente comprendere, da autorità
ecclesiastiche ben informate, che tutto sommato potevano continuare così. Che
logica c’è? Anche la Commissione “Ecclesia
Dei” di mons. Pozzo, mons. Müller e mons. Di Noia, con le pressioni
sull’Istituto del Buon Pastore, ha appena spinto nella Fraternità San Pio X un
sacerdote dell’IBP (uno del gruppo dei resistenti, si penserà facilmente?
Macché: uno che non ci ha mai combattuto e - davanti all’ingiustizia, alla
prepotenza - dall’oggi al domani si è buttato da un estremo all’altro): dunque,
padre, la Commissione “Ecclesia Dei”
starebbe facilitando non soltanto delle pericolose rotture ma addirittura
l’abbandono del cattolicesimo? Possiamo chiedere, ad ampio raggio, che venga
fatta chiarezza? Possiamo dire, non alle spalle ma da queste colonne: apprezziamo
le cose buone, le abbiamo lodate e di cuore, ma al contempo poniamo la
questione della chiarezza? Sì, possiamo, anche secondo il vigente Codice di Diritto
Canonico (esplicitamente) e il Magistero recentemente espresso sul rapporto tra
fede e ragione (implicitamente). No, non possiamo, secondo il senso logico
delle affermazioni assolute di un altro esponente degli FI, di cui diremo più
sotto.
2) La motivazione del primo esempio di conferma della celebrazione nel Vetus Ordo portato da tale esponente è
disvelatrice: è stata «accordata» non per il valore di tale liturgia, preziosa
ricchezza e venerando tesoro; non perché, essendocene i requisiti a norma della
legge vigente, non c’era modo di rifiutarla; non perché i problemi sono ben
altri: ma per il pungolo di una presenza in
loco, cui far concorrenza. Altro che “si conta di più stando dentro” (con
ciò intendendo dentro le strutture, in ogni caso e ad ogni costo), “si incide
di più da dentro”, come da solito ritornello giustificatorio dell’opportunismo
“entrista”! Anche quanto a incidere, che non è l’unica istanza né la prima, non
di rado incide di più la presenza visibile di una testimonianza contro
l’attuale stato di cose, da arginare; e più volte abbiamo avuto la percezione
di essere anche noi, talvolta, un condizionamento del genere (a margine del
Sinodo diocesano qualche parroco, in privato s’intende, l’ha anche detto).
Il religioso se
la prende con «la strumentalizzazione di
gruppi tradizionalisti» (accennando a quali). Noi non siamo completamente
d’accordo con questi, che probabilmente si aspettavano troppo da una
Congregazione con certi presupposti e da contesti parrocchiali: ma cosa ha
favorito tali aspettative e delusioni? Forse tra le varie cause ci sono anche
alcune scelte dall’interno degli FI,
che hanno dato e lasciato copertura a esponenti organici di area FSSPX? Se si
eludono questi tasti, troppo comodo bersaglio! Troppo comodo prendersela, come
costuma tra “governativi”, coi “pesci piccoli”! Come anche quando egli tende a
chiedere ai suoi critici non semplicemente moderazione ma, innanzitutto e senza
precisarne i limiti, «silenzio»;
poche righe sotto, però, a proposito dei giudizi
critici espressi da lui stesso su taluni eventi, richiama un principio
opposto: «Ognuno ha il diritto di
esprimersi con libertà». Buono a tenersi presente…
* * *
A proposito di «ripristin[i]». Nei giorni successivi al nostro articolo sulla brusca fine
della «serie di S.S. Messe Vetus Ordo»
di Campocavallo in Osimo, è circolata la voce – tra laici di quell’ambiente – che
l’Arcidiocesi di Ancona, cui alcuni fedeli si erano immediatamente rivolti per
avere qualche sostituto, ha fatto lei la richiesta al Commissario
dei Francescani dell’Immacolata. In conseguenza di ciò le celebrazioni nel Vetus Ordo
sarebbero riprese a Campocavallo,
ma con delle differenze dopo la repentina e pur breve interruzione: a
quanto
risulta, soltanto la domenica (prima tutti i giorni: la domenica in
orario
pastorale e i giorni feriali più stile “celebrazione interna”); con un
altro
celebrante (il Parroco: quello secondo cui Nicolas giudicando
negativamente un incontro ecumenico era sulla via dello scisma e
dell'eterna dannazione...quando S.S. Benedetto XVI ad analoga critica
rispose almeno che il pericolo c'era e capiva bene le preoccupazioni);
in altro orario (a mezzogiorno). Di fatto, così è
accaduto (anche se sta circolando voce della possibilità di nuovi
cambiamenti
d’orario, nel qual caso anche l’attuale sistemazione sarebbe di vita
breve). Un
ripristino, pur ridimensionato, della S. Messa Vetus Ordo di Campocavallo?
In realtà,
guardando al profilo del centro di Messa, è piuttosto un ripristino… della
“Messa di San Biagio”. Nella chiesa di San Biagio in Ancona, la Messa
tridentina era stata lungamente celebrata prima di “Summorum Pontificum”, con varie interruzioni; si era quindi spenta
prima del Motu proprio, poi a seguito
di questo era ripresa, con grosse aspettative, per arrancare pressocché subito e
chiudere dopo tre-quattro mesi. Parliamo di profilo della Messa di San Biagio
nel senso della sua caratterizzazione: una Messa Vetus Ordo ma pienamente diocesana, nel quadro attuale. Al di là
di aspetti contingenti, questo ne era il succo. Questo era ciò che spiegava, ad
esempio, celebranti di quella Messa che ne erano in dissonanza, talvolta anche
apertamente sfavorevoli ad essa, e solleciti nell’ “indottrinare” dal pulpito
in favore delle vedute dominanti. In libertà vigilata.
Nella “storica”
Messa di Campocavallo l’aspetto “diocesano” ed altri aspetti di questo genere
in parte c’erano, soprattutto erano prevedibili visto il tipo di situazione, ma
era una realtà composita; la nuova serie, chiesta all’Arcidiocesi e «accordata» di nuovo in Campocavallo
magari per motivi pratici, è strettamente e pienamente diocesana, e in tal
senso assomiglia piuttosto alla “storica” Messa di San Biagio. Anche l’autorevole
intervistato, del resto, accenna al ruolo fondamentale diocesano nella
gestione delle S.S. Messe V.O. ancora celebrate presso gli FI.
Portiamo un
paio di esempi. Dal punto di vista geografico, effetto collaterale del nuovo
orario (a mezzogiorno l’inizio e dopo l’una la fine) è che dei vecchi
frequentatori abituali, e anche promotori, che ci confluivano da lontano, hanno
ora più difficoltà a recarvisi. Il nuovo orario corrisponde a una buona “Messa
di comunità”, magari alle persone motivate della zona, ma è piuttosto un
deterrente per i frequentatori extradiocesani. Sta di fatto che il numero dei
partecipanti, rispetto alla serie che è stata emblematicamente chiusa, si è
dimezzato.
Anche la
stranezza rappresentata da avvisi sulla Messa Vetus Ordo che sono stati dati, in prima battuta, pressoché
soltanto alle Messe Novus Ordo della
Parrocchia di Campocavallo, trova una spiegazione logica nell’identificazione
sostanziale dei due insiemi: almeno ufficialmente, i frequentatori (o almeno i
richiedenti) sono tutti buoni parrocchiani del luogo, “senza problemi”…ed è
condizionatamente a tali requisiti, a tale “esame del sangue” da sorvegliati
speciali, che è stata «accordata»?
Ma almeno, c’è
stato un chiarimento? Chiarezza è stata fatta? In parte sì, ma più che altro
quella che viene direttamente dai fatti: perché, per il resto, l’orientamento
non sembra proprio questo. Anche le variazioni di cui sopra, come le modalità
di interruzione e le relative comunicazioni, non risulta siano state
pubblicamente spiegate (il che peraltro è il modo migliore per favorire la vera
critica negativa, ovvero le chiacchiere personalistiche e le voci
incontrollabili). Ma c’è dell’altro. In tale quadro infatti, non ci ha molto
sorpreso il martellamento – assai discutibilmente dal pulpito – del seguente
discutibile messaggio: tacere e basta! Vietata ogni critica! Perché le
affermazioni, già ripetute – anche in maniera dura, pesante, accesa – e fatte senza
distinzioni, proprio così sono sintetizzabili; proprio qui vanno a parare.
Che la critica
vada educata, certamente sì: ma qui la linea è sostanzialmente ad annullarla.
Che ci siano talvolta eccessi di discussione l’abbiamo detto anche noi, più
volte: ma l’imposizione indiscriminata del bavaglio non è forse atta a
peggiorare le cose?
Forse avrà
ricevuto delle direttive; non critichiamo la
persona, ma esprimiamo dissenso dalla
linea: noi questo prezzo, nella
situazione attuale, non siamo disponibili a pagarlo.
Ma probabilmente
(un po’ d’ironia non guasta, no? Così siamo allineati col Santo Padre…) si
riferiva “a destra” a un conferenziere e dirigente scolastico, loro e della
Fraternità San Pio X al tempo stesso,
che fa critiche maggiori delle nostre; e “a sinistra” al card. Martini, che ad
esempio ha criticato il Magistero degli ultimi Papi sulla morale, e che la
rivista Famiglia Cristiana ha
celebrato con grandi lodi. Famiglia
Cristiana, o piuttosto Famiglia Martiniana,
il cui direttore è venuto a Osimo a tenere una conferenza; della quale il
Santuario parrocchiale di Campocavallo non si è rifiutato, in coscienza, di
affiggere all’ingresso il volantino pubblicitario.
Solideo Paolini e Monica Andreoni
http://cattolicitradizionalistimarche.blogspot.it/2013/09/la-celebrazione-della-messa-gregoriana.html
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