ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 25 settembre 2013

Una ne pensa(..?..), cento ne farà!



Papa Francesco punta a una donna cardinale

Papa Francesco punta a una donna cardinale

Tra tutti i segreti svelati da Papa Francesco nella lunga intervista a Civiltà Cattolica, una frase è passata quasi inascoltata: “La Chiesa non può essere sé stessa senza la donna”. Jorge Bergoglio ha chiarito che tra tutti i temi da risolvere c’è anche quello dell’apertura “al genio femminile”.
Il vaticanista di El PaisJuan Arias (corrispondente da Roma per 18 anni), ha pubblicato oggi un articolo dal titolo: “Una donna cardinale?”. Insieme ad altri giornalisti argentini e spagnoli,Arias sostiene che la rivoluzionaria idea sta maturando nella testa di Papa Francesco da tempo. “Chi lo conosce, dentro e fuori dalla Curia, da prima dell’arrivo in Vaticano, sostiene che il primo Papa gesuita della Chiesa si sta preparando per sorprendere ogni giorno non solo con parole ma, soprattutto, con i gesti. Come ha fatto nei primi sei mesi di Pontificato”, ha scritto.


Una teologia femminile
Bergoglio considera che definire il ruolo della donna dentro la Chiesa è un tema che non può più essere rimandato. E lo aveva già accennato durante i colloqui con i giornalisti nell’aereo che lo ha portato in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Maria era più importanti degli apostoli, dei vescovi e dei sacerdoti. La donna nella Chiesa è importante. Come? Questo dobbiamo provare a spiegarlo meglio. Come introdurre nella Chiesa questo pezzo essenziale? Credo che abbiamo bisogno di una teologia profonda della donna”, ha detto Bergoglio.
Nonostante la porta sia chiusa, ricorda Arias, Papa Francesco ha detto che il divieto al sacerdozio è definitivo ma che “durante il suo Pontificato proverà a fare qualcosa perché è convinto che la Chiesa di oggi zoppichi senza la donna nel posto che gli corrisponde, che sarebbe più o meno quello che ha avuto all’inizio del cristianesimo, quando occupava un ruolo da protagonista. Almeno fino a quando Paolo ha imposto la teologia della croce e diede alla CHiesa una impronta maschile”.
Il ritorno delle donna nel diaconato
Per iniziare questa rivoluzione, sostiene Arias, Papa Francesco potrebbe cominciare nominando una donna cardinale. “Impossibile? No. Oggi, secondo il diritto canonico, possono esserci cardinali che non siano sacerdoti, basta che siano diaconi”, ha spiegato il vaticanista.
Attualmente la donna non può fare parte del diaconato, come 800 anni fa, come nelle prime comunità cristiane. “Ma proprio questa sarebbe la riforma che ha in mente Papa Francesco: non si tratta di nessun dogma, la donna può essere ammessa al diaconato domani”, ha spiegatoArias.
Secondo Phyllis Zagano, esperta della Chiesa dell’Università di Loyola a Chicago, il ritorno della donna al diaconato non è un’idea del futuro ma un tema che si discute già oggi in Vaticano. La ricercatrice sostiene che anche Ratzinger, prima di diventare Papa, le aveva detto che “era una riforma allo studio”.
Il mistero sulla critica alle donne in politica
Sulle donne in politica, Papa Francesco sembra essere di un’altra scuola di pensiero. Ci sono stati smentite e chiarimenti, ma nel 2007 Jorge Bergoglio sembra avere criticato duramente il presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, nel dibattito sul matrimonio tra omosessuali, all’interno del quale ci sarebbero state alcune dichiarazioni dell’allora vescovo di Buenos Aires al ruolo delle donne in politica.
“L’ordine naturale e i fatti hanno insegnato che è l’uomo l’essere politico per eccellenza. La donna è il sostegno dell’uomo di pensiero e di fatti, solo quello. Bisogna avere un po’ di memoria, abbiamo avuto una donna presidente e sappiamo come è finita”, ha detto Bergoglio in riferimento all’ex presidente Estela María Martínez de PerónLe dichiarazioni sono state diffuse dall’agenzia Télam e riportata da vari siti argentini, ma dopo smentite.


24 - 09 - 2013Rossana Miranda







Una donna cardinale: Papa Francesco alle prese con l’ultimo tabù
Nominare una donna cardinale: l’ipotesi-proposta del Paìs non è del tutto nuova. Altre voci si sono alzate, negli anni – personalmente voglio ricordare la grande antropologa inglese Mary Douglas, cattolica – per indicare questa via maestra per dare autorità e quindi aumentare l’autorevolezza delle donne nella Chiesa. La nomina avrebbe infatti il grande vantaggio di essere possibile, senza implicare il problema spinoso dell’ordinazione sacerdotale femminile.
Costituirebbe un atto di cambiamento forte, significativo, di quelli che ormai siamo abituati ad aspettarci da Papa Francesco. E non stupirebbe poi molto, in fondo, dopo avere ascoltato le frasi impegnative che ha pronunciato recentemente il Papa sul ruolo delle donne nella Chiesa.

Certo, sarebbe una rivoluzione così forte da scuotere la posizione di diffidenza e di disinteresse che gran parte del clero assume nei confronti delle donne, religiose e laiche, perché è ormai chiaro che le esortazioni a tenere conto in modo diverso della presenza femminile – avanzate sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI – non hanno dato che modesti frutti. Papa Francesco ha parlato senza mezzi termini di donne in posizioni importanti, ma non è facile realizzare in modo decisivo questa riforma. Certo, a tutti – cioè al mondo al di fuori delle gerarchie ecclesiastiche – sembra molto strano, e in particolare chiaramente sbagliato, che non ci siano donne in posizioni direttive all’interno di organismi decisionali come i Pontifici Consigli che trattano di temi che le coinvolgono in prima persona: non ci sono donne, infatti, nell’istituzione che regola i problemi dei Religiosi – anche se le donne costituiscono i due terzi del numero totale dei religiosi –; nel Pontificio Consiglio per i laici, che ovviamente almeno per metà sono donne; nel Pontificio Consiglio della famiglia, dove la loro presenza dovrebbe essere ovvia. Ma anche nell’istituto che regola l’assistenza sanitaria, in gran parte gestita - e bene - da congregazioni femminili. E non dobbiamo poi dimenticare che le donne dovrebbero partecipare alle decisioni di tipo culturale, o a quelle che riguardano le comunicazioni. In entrambi questi ambiti, al di fuori della Chiesa, ma in parte anche all’interno, le donne ormai ricoprono ruoli importanti, dando prova di grandi capacità.

E ancora: perché nelle congregazioni che precedono il conclave i cardinali elettori non hanno avuto modo di ascoltare neppure una donna, religiosa o laica? Oggi le donne si rifiutano di essere rappresentate da uomini in qualsiasi occasione, ed esigono, giustamente, di essere ascoltate. Quello che manca alla Chiesa è proprio questo: la disponibilità ad ascoltare le donne, considerate solo come obbedienti esecutrici di direttive altrui, o fornitrici di servizi domestici.

Dimenticando che la Chiesa deve veramente tanto alle donne che ne hanno fatto – e ne fanno tutt’ora – parte. Cosa sarebbe la mistica senza Teresa d’Avila? E chi ha proposto la devozione in assoluto più diffusa al mondo, cioè il Sacro Cuore di Gesù, se non una monaca francese, Margherita Maria Alacoque? E quanto deve a tutte le fondatrici di congregazioni di vita attiva dell’800 che hanno creato una rete di scuole, ospedali, orfanatrofi, garantendo alla Chiesa – nel momento della massima tensione anticlericale – un’immagine positiva e utile alla società che le ha assicurato la fedeltà di molti credenti allora in bilico? Anche oggi le religiose stanno nel cuore di tutte le situazioni difficili e dolorose, e sanno intervenire con coraggio e buon senso, senza chiedere né sperare alcun riconoscimento. E che dire delle monache di clausura, che sostengono la fede di tutti noi, e la purezza della Chiesa, con la loro orazione incessante? E le tante catechiste che assistono i parroci sempre più oberati di lavoro, e spesso depressi?

Sembra veramente incredibile che le gerarchie ecclesiastiche pensino che queste donne non abbiano nulla da dire, nulla di interessante da suggerire. Che non siano, cioè, interlocutori indispensabili per creare un futuro vitale alla Chiesa.


Ma Papa Francesco, che vuole soprattutto "scaldare i cuori", sa che le donne, nel fare questo, sono maestre e che un futuro diverso, più vivo, non può essere realizzato senza il loro attivo contributo.
di Lucetta Scaraffia



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