ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 2 ottobre 2013

Ancora crepe o crepes suzette?

Pierangelo Sequeri: «Il progressismo» di Francesco è di facciata 

Per il teologo Bergoglio non si discosta da Ratzinger.

Nessuna apertura. Solo una sfida. Il teologo su Bergoglio. Che si richiama al Concilio.

di Bruno Giurato
Il papa che scrive ai giornali e rilascia interviste. Francesco ha decisamente rivoluzionato la comunicazione della Santa sede. Ma cambierà anche la sostanza? E soprattutto: siamo sicuri che sia un bene che la sostanza cambi?

IL DIALOGO CON SCALFARI. La lettera di Francesco a La Repubblica ha riscosso l'universale - o quasi - plauso per le sue presunte «aperture» alla modernità. Mentre l'intervista di Eugenio Scalfari del primo ottobre ha consegnato l'immagine di un pontefice «anticlericale», sì, ma seguace coerente del Vaticano II. E soprattutto in sintonia con due figure di potente carisma tutto tradizionale: Sant'Agostino e San Francesco.
E che pone attenzione al sociale, ai «corpi» e non solo alle anime. Ma chiede altrettanto rispetto per la radice religiosa irriducibile, genuinamente antimaterialista, e quasi scandalosa rispetto al moderno: il misticismo.
UN PONTEFICE EMPATICO. La sensazione, però, è che valutando i fatti (vedi il recente no pasdaran del papa sull'aborto) oltre le semplificazioni mediatiche e facendo la tara alla formidabile empatia del pontefice in Renault 4, forse del presunto progressismo non rimane moltissimo.
Molto indicativa in questo senso anche la presa di posizione di Benedetto XVI con la sua lettera a Piergiorgio Odifreddi. Un brano di polemica giornalistica di livello e in cui un paio di argomenti cruciali in favore dell'ateismo venivano forbitamente, e garbatamente, demoliti.
«L'idea che la Chiesa abbia cominciato le grandi trattative per venire a patti col mondo non è proprio esatta», ha detto a Lettera43.it il teologo Pierangelo Sequeri, ordinario di Teologia fondamentale alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale, estetologo e, non ultimo, autore di quel capolavoro di popmusic sacra che è Symbolum 77. 
DOMANDA. Perché un papa scrive a un giornale?
RISPOSTA. Rispondo in modo un po' provocatorio: perché non vuole semplicemente subirlo. Perché la Chiesa non sia attore passivo del sistema mediatico. Poi, magari, anche per ricevere un suggerimento, un'indicazione.
D. Ma nel caso di Bergoglio siamo di fronte a una diverso habitus comunicativo, pare.
R. Questa attitudine all'interlocuzione fino a qualche tempo fa era riservata ai «piani bassi» della Chiesa. Dal parroco ti aspetti che se non vieni a Messa ti chieda: «Come va?». In questo contatto interlocutorio si esprime un fondamentale dei rapporti umani, e anche religiosi.
D. La novità dove sta?
R. La novità è che questo stile è passato dai piani bassi a quelli alti. Già i vescovi e i cardinali lo facevano, ora lo fa anche il papa.
D. E Ratzinger nel replicare a Odifreddi ha messo in chiaro che anche la cultura scientifica poggia su idee generali, come il Big Bang, non verificabili sperimentalmente...
R. La scienza deve per forza imbastire una narrazione, un mito iniziale. Da Freud all'evoluzionismo, tutti hanno una mitologia di riferimento, un qualcosa che non si può osservare empiricamente. Anche la scienza ha bisogno di una base fantasy....
D. Bergoglio, invece, nella lettera a Scalfari, ha puntualizzato che la verità per il cristiano non nasce da un rapporto tra gli uomini, ma da un rapporto con Dio. Non si tratta di una concessione illuminista?
R. È evidente che chi vuole strumentalizza. Ed è altrettanto evidente che il papa non ha espresso nessuna posizione relativista. Ma c'è di più...
D. E cioè?
R. Il papa ha scelto provocatoriamente, per parlare, un giornale che sta su posizioni di illuminismo «aggressivo», non un interlocutore condiscendente. Probabile che Bergoglio conti su questo effetto. Come se avesse voluto dire, anche ai suoi: «Non c'è ragione di farsi intimidire».
D. Dunque, interlocuzione, ma nessuna concessione a una vera dialettica...
R. No, la fede è obbedienza perché la verità si presenta come un rapporto con Dio. Non c'è dialettica. Tutto quello che dice Bergoglio è legato alla sua fede in Gesù. E questo è un punto fermo.
D. La Chiesa non abbraccia l'umanesimo, quindi...
R. Al contrario: di presidi contro la dispersione dell'uomo e della civiltà è rimasto solo il cristianesimo. Questa sensibilità per l'uomo occidentale stremato prima dalle ideologie, e poi dal loro assordante vuoto, ormai appartiene solo della Chiesa.
D. E la filosofia?
R. La filosofia, come l'economia non si preoccupano più del legame tra gli uomini. Ormai «libertà e uguaglianza» equivalgono solo all'abbandono dell singolo a se stesso. La fanno passare come emancipazione, ma è solitudine.
D. «Libertà e uguaglianza» sono anche la base della politica di sinistra...
R. Ma siamo sicuri che la sinistra occidentale sia rimasta sul terreno della difesa dei deboli, della lotta all'oppressione finanziaria e della lotta per il legame del popolo e fra i popoli?
D. In effetti, su questi temi, la sinistra europea pare svaporizzata...
R. E da qui l'immagine estrema di Bergoglio di una Chiesa come ospedale da campo. In questo momento l'umanità comune è a rischio. Di più: l'impossibilità dell'umano comune è teorizzata, è teorizzato un umano diviso: credenti e laici, cattolici e musulmani.
D. E il «Male» dove sta?
R.
 Una delle cifre caratteristiche del diavolo è lo spirito di divisione: la dispersione, l'efficienza, il pluralismo, mascherati però da «avanzamento». E raccontati come elementi fisiologici della modernità. Sin dall'inizio il papa ha parlato del diavolo e ha evidenziato come questi mali siano presenti anche nella stessa Chiesa.
D. Ma il diavolo è un elemento dell'immaginazione arcaica...
R. Bergoglio dice: «Pregate la madonna, state attenti al diavolo, se arriva qualcuno accoglilo». È la religione di 50 anni fa. Perché in fondo se non c'è più religione non stiamo insieme.
D. Quindi, eccezion fatta per il linguaggio, questo papa non ha fatto particolari aperture.
R. Non solo non le ha fatte. Sono convinto che non le abbia nemmeno in mente. Non solo Bergoglio non ha l'obiettivo di riformare la dottrina, ma nemmeno l'organizzazione.
D. In che senso?
R. Sono stati cambiati gli uomini, naturalmente. Saranno messe a posto alcune cose, ma in sostanza, credo, non saranno portati fuori i mobili per ridipingere tutto.

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