Il servizio di www.chiesa “Martini papa. Il sogno divenuto realtà” ha suscitato reazioni di vario segno. Il professor Alessandro Martinetti, discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e specialista in metafisica, ci ha inviato la seguente nota.
*COSÌ VICINI, COSÌ LONTANI
di Alessandro Martinetti
Bergoglio e Martini molto simili? Senza dubbio, ma anche molto diversi. Si pensi a quanto divergano su questioni delicatissime e caldissime anche per la Chiesa, come il riconoscimento legale delle unioni omosessuali e la depenalizzazione dell’aborto procurato.
Mentre in Argentina divampava lo scontro sul disegno di legge che avrebbe legalizzato i cosiddetti “matrimoni” tra persone omosessuali e a questi ultimi avrebbe consentito l’adozione, l’arcivescovo di Buenos Aires fece leggere questo messaggio in tutte le messe di domenica 11 luglio 2010:
“Spetta all’autorità pubblica tutelare il matrimonio tra un uomo e una donna attraverso il riconoscimento normativo, per assicurare e favorire la sua insostituibile funzione e il suo contributo al bene comune della società.
“Qualora si attribuisse un riconoscimento legale all’unione tra persone dello stesso sesso, o le si garantisse uno status giuridico analogo al matrimonio e alla famiglia, lo Stato agirebbe illegittimamente e si porrebbe in contraddizione con i propri obblighi istituzionali, alterando i principi della legge naturale e dell’ordinamento pubblico della società argentina.
“Le situazioni giuridiche di reciproco interesse tra le persone dello stesso sesso possono essere sufficientemente tutelate attraverso il diritto comune. Di conseguenza, sarebbe una discriminazione ingiusta nei confronti del matrimonio e della famiglia attribuire al fatto privato dell’unione tra persone dello stesso sesso uno status di diritto pubblico.
”Facciamo appello alla coscienza dei nostri legislatori affinché, nell’affrontare una questione tanto grave, tengano conto di queste verità fondamentali, per il bene della Patria e delle sue future generazioni”.
Sullo stesso argomento, invece, dialogando con il medico e politico Ignazio Marino, oggi sindaco di Roma, il cardinale Martini affermava:
“Non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. Io sostengo il matrimonio tradizionale con tutti i suoi valori e sono convinto che non vada messo in discussione. Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia? Io penso che la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio e d’altra parte non credo che la coppia eterosessuale e il matrimonio debbano essere difesi o puntellati con mezzi straordinari perché si basano su valori talmente forti che non mi pare si renda necessario un intervento a tutela. Anche per questo, se lo Stato concede qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. La Chiesa cattolica, dal canto suo, promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità, e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”.
Le parole si commentano da sole: la posizione di Bergoglio è nettamente divergente da quella del cardinale Martini ed è perfettamente collimante con il pronunciamento della congregazione per la dottrina della fede:
“In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza.
“Essi [i componenti delle unioni di fatto] possono sempre ricorrere – come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata – al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse” (Congregazione per la dottrina della fede, “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, 3 giugno 2003, nn. 5 e 9).
Bergoglio inoltre è fermamente contrario alla legalizzazione dell’aborto, come ha dimostrato inequivocabilmente con le sue iniziative in patria, distinguendosi per l’opposizione inflessibile a ogni ipotesi di depenalizzazione.
In Argentina l’aborto procurato è illegale, tranne in caso di comprovato rischio per la vita della gestante e nel caso in cui il concepimento riguardi una donna mentalmente disabile e derivi da violenza sessuale. Nel 2012 il parlamento della città di Buenos Aires (forte di un contestato pronunciamento della corte suprema nazionale) tentò di introdurre una più ampia depenalizzazione, approvando una legge sui cosiddetti “aborti non punibili” poi bloccata da un veto del sindaco della città. L’opposizione dell’allora arcivescovo di Buenos Aires e presidente della conferenza episcopale argentina fu vigorosissima e chiarissima.
Il 10 settembre il cardinale Bergoglio fece diffondere questo comunicato (“Sobre la resolución para abortos no punibles en la ciudad de Buenos Aires”):
“Rispetto alla regolamentazione dei casi di aborto non punibili da parte delle autorità amministrative cittadine di Buenos Aires, prendiamo atto una volta di più della deliberata intenzione di perseverare sulla strada della limitazione ed eliminazione del valore supremo della vita, e della volontà di ignorare il diritto dei bimbi a nascere. Nei confronti di una donna in stato di gravidanza dobbiamo sempre parlare di due vite, le quali debbono entrambe essere preservate e rispettate, poiché la vita è un valore assoluto.
“La scienza biologica indica in modo evidente attraverso il DNA, la sequenza del genoma umano, che dal momento del concepimento esiste una nuova vita umana che deve essere tutelata giuridicamente. Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale.
“L’aborto non è mai una soluzione. Occorre ascolto, vicinanza e comprensione da parte nostra per salvare tutte e due le vite: rispettare l’essere umano più piccolo e indifeso, adottare ogni mezzo che possa preservare la sua vita, permettere la sua nascita ed essere, inoltre, creativi nell’individuare percorsi che rendano possibile il suo pieno sviluppo.
“Questa decisione amministrativa che amplia le ipotesi di depenalizzazione dell’aborto, cedendo alle indebite pressioni della corte suprema nazionale – la quale, peraltro, ha prevaricato le proprie competenze in palese violazione del principio di divisione dei poteri e delle prerogative federali – comporta conseguenze di natura giuridica, culturale ed etica, poiché le leggi improntano la cultura di un popolo, e una legislazione che non protegge la vita favorisce una cultura di morte.
“Di fronte a questa deprecabile decisione lanciamo un appello a tutte le parti coinvolte, ai fedeli e ai cittadini, affinché, in un clima di massimo rispetto, vengano adottati mezzi positivi di promozione e protezione della madre e del suo bambino in tutti i casi, a favore sempre del diritto alla vita umana”.
Invece in un altro dialogo, ancora con Marino, il cardinale Martini mostrava una certa accondiscendenza a forme di depenalizzazione dell’aborto:
“Mi sembra che anche su un tema doloroso come quello dell’aborto (che, come lei dice, rappresenta sempre una sconfitta) sia difficile che uno Stato moderno non intervenga almeno per impedire una situazione selvaggia e arbitraria. E mi sembra difficile che, in situazioni come le nostre, lo Stato non possa non porre una differenza tra atti punibili penalmente e atti che non è conveniente perseguire penalmente. Ciò non vuol dire affatto ‘licenza di uccidere’, ma solo che lo Stato non si sente di intervenire in tutti i casi possibili, ma si sforza di diminuire gli aborti, di impedirli con tutti i mezzi soprattutto dopo qualche tempo dall’inizio della gravidanza, e si impegna a diminuire al possibile le cause dell’aborto e a esigere delle precauzioni perché la donna che decidesse comunque di compiere questo atto, in particolare nei tempi non punibili penalmente, non ne risulti gravemente danneggiata nel fisico fino al pericolo di morte”.
Anche a questo riguardo la netta differenza di impostazione e di convinzioni tra Bergoglio e Martini è evidente. Le rispettive parole sono eloquenti e non abbisognano di ulteriori delucidazioni.
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