VIAGGI A MEDJUGORJE

Che i fedeli o i sacerdoti abbiano il divieto di partecipare a pellegrinaggi a Medjugorje per andare a vedere i “veggenti” o la “Gospa”  è cosa nota e documentata. Da ultimo, in una missiva del 28 ottobre scorso Mons. Vigano, facendo espresso riferimento a quanto statuito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Prefetto Mons. Muller ha espressamente avvertito: “Come è ben consapevole, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha in atto un processo di investigazione circa gli aspetti dottrinali e disciplinari del fenomeno Medjugorje. Per questa ragione, la Congregazione ha affermato che, a riguardo della credibilità delle “apparizioni” in questione, tutti dovrebbero accettare la dichiarazione, datata 10 Aprile 1991, dai Vescovi della ex Repubblica di Jugoslavia, che asserisce: “Sulla base delle ricerche compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni sovrannaturali”. Ne segue, pertanto, che il clero e i fedeli non hanno il permesso di partecipare ad incontri, conferenze o pubbliche celebrazioni nelle quali la credibilità di tali “apparizioni” venisse considerata come garantita[1].

Si badi bene: la Congregazione investiga sia sugli aspetti dottrinali che su quelli disciplinari. Medjugorje non è quindi solo un problema di dottrina, ma anche ed in primis di obbedienza: se anche infatti all’esito degli approfondimenti della Santa Sede le apparizioni dovessero rivelarsi genuine, ciò non toglie che, finora, la devozione ad esse è stata condotta in spregio della prudenza che la Chiesa raccomanda e dell’obbedienza che alla Chiesa è dovuta.

Ciò premesso, è interessante notare come sia fiorente il necessario prevedibile annesso del fenomeno iugoslavo: i pellegrinaggi. Ora, non si vuol porre la questione in termini di mero business perché potrebbe anche darsi che la gran parte dei viaggi siano organizzati in modo tale da coprire appena le spese e che dunque nessuno ci lucri su; e perchè in ogni caso la questione è ben più seria. Il termine in cui inquadrare questo aspetto è il medesimo in cui inquadrare tutta la vicenda, ossia quello della disobbedienza.
E’ chiaro che la Chiesa non ha vietato né mai potrebbe vietare di andare pregare la Madonna, in Iugoslavia come in Australia, in Cile come a Loreto: la preghiera può aver luogo ovunque, e se un gruppo di pellegrini organizzati vuole andare a pregare la Vergine in conformità a quanto insegna il Magistero, può farlo ove ritenga e Roma non potrebbe porre alcun veto. Esistono diversi luoghi di pellegrinaggio mariano ove la Madonna non è mai apparsa (ad esempio, ad Oropa[2] o a Pompei[3]), cui affluiscono annualmente decine di migliaia di fedeli; per contro, ci sono siti ove l’apparizione della Vergine è acclarata dalle Autorità ecclesiastiche ma non registrano altrettante visite (ad esempio, il Lambro[4] o, in Francia, Pontmain[5]).

Fatta questa precisazione, viene da chiedersi su quali basi alcune agenzie di viaggi o altri soggetti creati appositamente per organizzare pellegrinaggi propongano Medjugorje come destinazione; o, meglio, su quali basi questi operatori assicurino che è possibile assistere all’apparizione della Vergine o parlare con persone vengono definite apertis verbis “veggenti”.
E’ superfluo far ferimento a questo o a quell’operatore. La rete è piena di siti che, sotto l’immagine consolante della Vergine ed a prezzi tutto sommato abbordabili propongono pacchetti che comprendono l’irrinunciabile evento apparizione nel programma[6]. Ci sono proposte per Capodanno, con tanto di data ed ora della visione[7], ed analoghe iniziative nelle quali la Gospa si supera quanto a regolarità e frequenza delle manifestazioni, in ispecial modo al compleanno dei “veggenti[8], e sono organizzate tanto da tour operator professionali[9] che da gruppi di fedeli particolarmente coinvolti dal fenomeno[10].
E’ chiaro che tutto questo non è compatibile con le parole della Congregazione per la Dottrina della Fede, né con gli ammonimenti più o meno espliciti che Francesco ha rivolto a coloro che seguono questo tipo di fenomeni[11], pertanto ci si chiede come mai migliaia di fedeli e – quel che è più grave – di sacerdoti continuino a partire per la Iugoslavia credendo che lì appaia la Madonna, violando gli avvisi della Chiesa. E’ proprio la presenza dei preti quella che lascia maggiormente perplessi, se solo si considera che tutto il fenomeno prospera sulla disobbedienza: basti pensare che a Medjugorje girano indisturbate tra i fedeli persone espulse dalle congregazioni religiose cui appartenevano e che purtuttavia vengono ancora indicate come “Padri” o “Frati” e partecipano ai riti che ivi si celebrano. Per una sorta di eterogenesi dei fini, le ripetute precisazioni della Chiesa nel senso che per andare a pregare a Medjugorje è richiesta la partecipazione di un sacerdote hanno concorso a determinare l’afflusso di prelati, i quali con la propria presenza avallano il fenomeno, come avvertiva già nel 2001 Joaquim Navarro Valls nella nota intervista allaCatholic News Service[12]. In altri termini, quella che doveva essere una misura eccezionale tesa ad assicurare maggiore cautela è divenuta al contrario un fattore determinante per l’abbandono di prudenza ed obbedienza in un gran numero di fedeli, molto spesso in assoluta buona fede.
Nessuno vuol dire che un prete – così come un fedele – non possa andare a Medjugorje, ma si devono aver presenti i caveat già richiamati: il prete ha il permesso di accompagnare nella preghiera e nella confessione, ma non di andare dai “veggenti” o tantomeno di qualificarli come tali o assistere alle cosiddette “apparizioni” dandole per vere, poiché questo si pone in contrasto con le direttive della Chiesa, improntate alla prudenza.

Dunque, come si può gestire un fenomeno delicato come questo? Da un lato, non è possibile né sarebbe giusto per la Chiesa vietare i viaggi a Medjugorje o che vi sia l’accompagnamento di un sacerdote: come ha detto Joaquim Navarro Valls nella richiamata intervista, “when Catholic faithful go anywhere, they are entitled to spiritual care, so the church does not forbid priests to accompany lay-organized trips to Medjugorje in Bosnia-Herzegovina, just as it would not forbid them from accompanying a group of Catholics visiting South Africa[13], come a dire che Medjugorje è un posto come un altro. D’altro canto, però, non è possibile ignorare che tale continuo afflusso, oltre a generare un business rilevante, induce a credere nella fondatezza delle apparizioni e delle affermazioni dei “veggenti”, sebbene la Chiesa abbia sempre proibito a chiare lettere di partecipare ad eventi in cui il fenomeno sia dato per vero. Uno dei primi argomenti di coloro che sostengono al veridicità delle apparizioni è infatti il numero notevole di persone che si recano in Iugoslavia, generando così un circolo (virtuoso o vizioso, giudicate voi) per cui “se ci vanno in tanti allora è vero, ma se è vero allora ci vanno ancora più persone” e così via.
Per un sacerdote, andare a Medjugorje dovrebbe essere una seria opera di obbedienza ed affidamento alla Chiesa, piuttosto che a Vicka, Mirjana o alla Gospa: non dovrebbe andare “a vedere i veggenti”, ad “incontrare i frati” che frati più non sono o tantomeno “ad assistere alle apparizioni”, ma a tener viva nei fedeli la posizione della Chiesa mettendoli in guardia sul fatto che, ad oggi, non è possibile credere al fenomeno. E qui forse sta l’inghippo: è chiaro infatti che tutti coloro che vanno a Medjugorje ci vanno perché danno credito ai “veggenti”, e diviene difficile per un fedele non fare altrettanto quando sul pullman o sull’aereo c’è il “Don”. Specie se, come talvolta accade, il Don non vede l’ora di andare a sentire che racconta la Gospa.
 Massimo Micaletti



[13] “Quando i fedeli cattolici vanno in un qualsiasi luogo, essi hanno diritto all’assistenza spirituale, così la chiesa non vieta ai sacerdoti di accompagnare viaggi organizzati a Medjugorje, in Bosnia–Erzegovina, proprio come non proibirebbe loro di accompagnare un gruppo di Cattolici a visitare il Sudafrica