Medjugorje: la «vicenda Schönborn», la «canonizzazione» di p. Slavko e la «contrizione»

Medjugorje: la «vicenda Schönborn», la «canonizzazione» di p. Slavko e la «contrizione»
Nel pittoresco arcobaleno di polemiche e gravi devianze provocate da quello che la Curia di Mostar definisce quale probabile «scisma», spicca per gravità la «vicenda Schönborn». Va premesso che per «devianze» si intende esattamente l'allontanamento dalla fede cattolica, come già denunciato nel 2005 da mons. Bertone, quando questi «anatematizzava» Radio Maria, emittente italiana nota per la propaganda alla Gospa. Anni fa pubblicai un comunicato dal titolo «Lo sciacallaggio mediatico di Radio Maria», in cui ricordavo proprio questo: nel 2005 mons. Bertone, sottoposto a linciaggio radiofonico per una vicenda connessa a Medjugorje, «scomunicò» l’emittente che si dice cattolica usando definizioni molto esplicite. Ne cito due:

«Sono state- si legge nel documento- reazioni scomposte e offensive di fedeli e sacerdoti che si definiscono medjugorjani e anche da parte della stessa Radio Maria, attacchi non certo compatibili con i fautori di un’autentica devozione mariana»; «... deploro gli eccessi di fanatismo, come i manifestini distribuiti in diverse chiese, nei quali si assicura anche la possibilità di assistere a un’apparizione della Madonna».
Ma cosa era accaduto in realtà? Ce lo racconta un editoriale di F. Battistini, dal Corriere della Sera del 24.02.2005:
«Sì, Sua Eminenza è furibondo. E risponde al fuoco. Perché a tirarlo per la veste fino a costringerlo a un comunicato ufficiale, quasi una diffida, non sono stati gli eretici o i tifosi. Sono stati proprio i fratelli di fede, gli ultrà della Madonna che qualche sera fa l’hanno sentito parlare da Bruno Vespa, a «Porta a porta», non hanno gradito il suo scetticismo sulle apparizioni di Civitavecchia e di Medjugorje e hanno sparato allo zero, via mail o dai microfoni di Dio: «Reazioni scomposte e offensive — ha censurato lunedì il cardinale — di fedeli e sacerdoti che si definiscono "medjugorjani"», attacchi inaccettabili «anche da Radio Maria, non certo compatibili con i fautori di un’autentica devozione mariana». Della polemica forse non si sarebbe accorto quasi nessuno, se Bertone non avesse deciso di renderla pubblica. «E’ stato un sacerdote a segnalarci per primo quello che accadeva venerdì sera su Radio Maria» spiegano in Arcivescovado. Ore 21, novanta minuti in diretta con gli ascoltatori, a condurre negli studi di Erba il direttore della seguitissima emittente mariana, padre Livio Fanzaga. «Sconcerto», è la parola più frequente di chi interviene: com’è possibile che un arcivescovo vada su Raiuno a dire che per la Chiesa, al momento, non c’è stato nessun evento soprannaturale né a Civitavecchia, né a Medjugorje? In realtà, Bertone sa quel che dice: braccio destro di Ratzinger, accademico di diritto canonico ed ecclesiastico, inviato del Papa a Fatima per i funerali di suor Lucia (vera o falsa?), ha seguito tutta l’istruttoria sulle apparizioni in Erzegovina e conosce la storia della Madonnina che lacrima sangue nel Lazio. Non nega il diritto a pregare la Vergine in quei luoghi [come ovunque N.d.R.], ci mancherebbe, ma «deplora gli eccessi di fanatismo, come i manifestini distribuiti in diverse chiese, nei quali si assicura anche la possibilità di assistere a un’apparizione della Madonna, il 18 marzo, a ora stabilita».»
Il 21.10.2013, la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ribadito che, riguardo a Medjugorje, «il clero e i fedeli non hanno il permesso di partecipare ad incontri, conferenze o pubbliche celebrazioni nelle quali la credibilità di tali “apparizioni” venisse considerata come garantita», ricordando inoltre il divieto imposto dalla Curia di Mostar ai “veggenti”- in questo caso Ivan - di esibirsi nelle chiese cattoliche. Per saperne di più (http://youtu.be/ckAwEbYtTUE):
Recentemente alcuni blog hanno mosso immotivate critiche, anche diffamanti ed ingiuriose, contro alcuni editorialisti, rei probabilmente di aver raccontato il vero. Evidentemente quando ci si allontana dalla retta dottrina e si seguono derive prossime al «pentecostalismo», come la Chiesa ci insegna e come anche il vescovo di Mostar sostiene giustamente, si può sconfinare nel fanatismo e nella dimenticanza dei comandamenti di Dio.
«OTTAVO COMANDAMENTO (dal Catechismo cattolico o di san Pio X). 206. Che ci proibisce l'ottavo comandamento «non dir falsa testimonianza»? L'ottavo comandamento Non dir falsa testimonianza ci proibisce ogni falsità e il danno ingiusto dell'altrui fama: perciò, oltre la falsa testimonianza, la calunnia, la bugia, la detrazione o mormorazione, l'adulazione, il giudizio e il sospetto temerario. 207. Che ci ordina l'ottavo comandamento? L'ottavo comandamento ci ordina di dire a tempo e luogo la verità, e d'interpretare in bene, possibilmente, le azioni del prossimo. 208. Chi ha danneggiato il prossimo nel buon nome accusandolo falsamente o sparlandone, a che cosa è obbligato? Chi ha danneggiato il prossimo nel buon nome accusandolo falsamente,o sparlandone, deve riparare, per quanto può, il danno arrecato.» 
Le recenti ed immotivate polemiche, come detto, a tratti anche diffamanti, sembrano essere sorte perché c'è chi sostiene che la Vergine Maria possa “canonizzare” alcuni defunti di propria iniziativa e contro il volere della Chiesa, anche per fare dispetti al vescovo di Mostar, come oggettivamente sembra sostenere lo stesso p. Fanzaga (stimato scolopo, noto e valido scrittore/predicatore) in questo video (http://youtu.be/diC1ZhRyzB4) ed in altre catechesi audio in mio possesso:
Non sempre si può avere ragione, pare proprio che in questo caso si tratti più di una esagerazione sentimentale che di una dichiarazione razionale (ragione --> fede | sentimento ≠ fede). Difatti, nello studio sulle canonizzazioni, come già ampiamente visto tempo addietro, ho presentato la dottrina cattolica sulla materia specifica:
«La santità è lo stato al quale si arriva per mezzo del fedele adempimento di tutti i doveri; essa è a dir vero, la pratica di tutte le virtù, perché la santità le suppone e contiene tutte. La santità insomma richiede da noi che rinunziamo all'empietà e ai desideri del secolo, e viviamo nel mondo sobri, giusti e pii»; « La canonizzazione è un giudizio solenne, definitivo e infallibile (dichiarazione ex cathedra) sulla santità di un Servo di Dio già dichiarato «beato» da parte del Romano Pontefice. Con esso si dichiara che egli è degno di essere venerato da tutta la Chiesa perché vissuto in modo esemplare; può essere perciò imitato, invocato e onorato con culto di dulia».
Gregorio IX (1227 - 1241) nel 1234 vincolò tutti i vescovi a chiedere l’approvazione pontificia prima di procedere a qualche canonizzazione:
«Sine papae licentia non licet aliquem venerari pro sancto». E’ documentato che Gregorio IX accluse alle Decretali la lettera Audivimus che Alessandro III inviò al re Canuto, Kol di Svezia, poiché sembra che questi ed il suo popolo veneravano come santo un suo avo alcolizzato per la cui intercessione, pare, avvenissero miracoli. Il Papa comandò: «Anche se ci sono dei miracoli non vi è permesso considerare santo e venerare qualcuno, senza l’approvazione della Chiesa di Roma» (Quaderni di diritto ecclesiale, Ancora, 2002, p. 75 e succ.).
Bisognerebbe rammentarlo anche ai “medjugorjani” che tanto autonomamente quanto pubblicamente  venerano quale “santo” tal Slavko Barbaric, sacerdote deceduto il 24 Novembre del 2000 durante la Via Crucis sul monte Krizevac; gli attribuiscono inoltre “prodigi”. Va detto che p. Slavko morì in disobbedienza, addirittura privato della giurisdizione confessionale dal Vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric. La Gospa di Medjugorje, il giorno dopo la morte del Barbaric:
«Cari figli, oggi quando il Cielo vi è vicino in modo speciale vi invito alla preghiera, così che attraverso la preghiera mettiate Dio al primo posto. [...] Gioisco con voi e desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata». (Messaggio del 25 novembre 2000)
Una dichiarazione del genere («vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi»), teologicamente fantasiosa, oltre ad essere anti-canonica, induce il fedele, l'amico ed il parente a non pregare più per l'anima del defunto, fatto gravissimo; se anche questi avesse avuto la grazia della salvezza in Purgatorio, comunque necessiterebbe, detto semplicemente, di preghiere e sante messe. La Gospa o “apparsa”, così come la chiama la Chiesa, non sarebbe nuova a dichiarazioni simili o prossime, probabilmente difficili da comprendere - anche forse ambigue «nel contesto di attuale ignoranza religiosa» (J. Ratzinger, Dich. anno 2012) - se non si ha una buona conoscenza della teologia, come nel caso del sacramento della Penitenza (pentimento, attrito o contrito, proposito, soddisfazione): 
«Al momento della morte si lascia la terra in piena coscienza: quella che abbiamo ora. … Ogni uomo poi riceverà un corpo trasfigurato. Anche chi ha fatto molto male durante la vita terrena può andare diritto in Cielo se alla fine della vita si pente sinceramente dei suoi peccati, si confessa e si comunica». (Messaggio del 24 luglio 1982)
Confrontiamo la dichiarazione della Gospa con gli insegnamenti del Concilio di Trento, ed approfittiamone per studiare la disposizione:
- «Terza disposizione: esaminare diligentemente la nostra coscienza, per vedere se sia macchiata di qualche peccato mortale, di cui pentirci e mondarci mediante la contrizione e la Confessione. Il sacro Concilio di Trento ha dichiarato non essere lecito a chi ha sulla coscienza un peccato mortale e può avvicinare un confessore, di ricevere la Comunione, anche se pentito nella maniera più profonda, prima di essersi purificato mediante la Confessione» (sess. 13, cap. 7, can. 11);
- «Poiché il popolo deve conoscere meglio di ogni altra cosa la materia di questo sacramento [Materia della Penitenza N.d.A.], si dovrà insegnare che esso differisce dagli altri soprattutto perché, mentre la materia degli altri è qualche cosa di naturale o di artificiale, della Penitenza sono quasi materia gli atti del penitente, cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione, com'è stato dichiarato dal Concilio di Trento» (sess. 14, cap. 3 De Paenit., can. 4);
- «Le parole "Io ti assolvo" mostrano che la remissione dei peccati avviene mediante l'amministrazione di questo sacramento. Chiaro dunque che questa è la forma perfetta della Penitenza, in quanto i peccati sono quasi lacci che tengono avvinte le anime, da cui si liberano con il sacramento della Penitenza. Si noti anzi che il sacerdote pronuncia con eguale verità la forma anche su di un penitente che, mosso da contrizione perfetta, accompagnata dal desiderio di confessarsi, abbia già ottenuto da Dio il perdono dei peccati» (Catechismo Tridentino, n° 245);
- «Ora, questo sacramento [la Penitenza N.d.A.], oltre alla materia e alla forma, che ha in comune con gli altri sacramenti, contiene, come abbiamo già detto, tre elementi necessari a renderlo integro e perfetto: la contrizione, la confessione e la soddisfazione … Come il corpo umano è formato di molte membra, mani, piedi, occhi e simili, di cui nessuna potrebbe mancare senza imperfezione dell'insieme, che diciamo perfetto solo quando le possiede tutte, così la Penitenza risulta delle tre suddette parti in modo tale che, sebbene la contrizione e la confessione che giustificano il peccatore siano le sole richieste assolutamente per costituirla, nella sua essenza essa rimane tuttavia imperfetta e difettosa, quando non include la soddisfazione. Queste tre parti sono dunque inseparabili e così ben collegate tra loro, che la contrizione racchiude il proposito e la volontà di confessarsi e di soddisfare; la contrizione e la soddisfazione implicano la confessione e la soddisfazione è la conseguenza delle altre due» (Catechismo Tridentino, n° 247);
- «La detestazione del peccato di cui parliamo ha ricevuto giustamente il nome di contrizione per esprimere l'efficacia del dolore da essa provocato, per similitudine tratta dalle sostanze corporee: come queste si frantumano con un sasso o con altra materia più dura, così i cuori induriti dall'orgoglio sono spezzati dalla forza della penitenza. Nessun altro dolore, che nasca per la morte del padre, della madre, dei figli, o per qualsiasi altra calamità, vien detto contrizione, ma soltanto quello che proviamo per aver perduto la grazia di Dio e l'innocenza» (Catechismo Tridentino, n° 248);
- « II dolore d'aver offeso Dio con i peccati deve essere veramente sommo e massimo, tale che non se ne possa pensare uno maggiore. È facile dimostrarlo con le ragioni seguenti. Poiché la perfetta contrizione è un atto di carità che procede dal timore filiale, ne segue che la misura della contrizione dev'essere la carità. Siccome la carità con cui amiamo Dio è la più grande, ne segue che la contrizione deve portar con sé un veementissimo dolore di animo. Se dobbiamo amare Dio sopra ogni cosa, dobbiamo anche detestare sopra ogni cosa ciò che da lui ci allontana» (Catechismo Tridentino, n° 249);
- «Da quanto abbiamo detto è facile dedurre le condizioni necessario per una vera contrizione, condizioni che devono essere spiegate ai fedeli con la maggiore diligenza, affinché tutti sappiano con quali mezzi possano acquistarla e abbiano una norma sicura per discernere fino a qual punto siano lontani dalla perfezione di essa: a) La prima condizione è l'odio e la detestazione di tutti i peccati commessi …; b) La seconda è che la contrizione comprenda il proposito di confessarci e di fare la penitenza …; c) La terza è che il penitente faccia il proposito fermo e sincero di riformare la sua vita …» (Catechismo Tridentino, n° 250);
- «Del resto la natura e la ragione mostrano chiaramente che vi sono due cose assolutamente necessarie, per rendere la contrizione vera e sincera: il pentimento dei peccati commessi e il proposito di non commetterli più per l'avvenire. Chiunque si voglia riconciliare con un amico che ha offeso deve insieme deplorare l'ingiuria fatta e guardarsi bene, per l'avvenire, dall'offendere di nuovo l'amicizia. Queste due cose devono necessariamente essere accompagnate dall'obbedienza, poiché è giusto che l'uomo obbedisca alla legge naturale, divina e umana, alle quali è soggetto» (Catechismo Tridentino, n° 250);
- «Pur ammettendo che la contrizione cancella i peccati, chi non sa che essa deve, in tal caso, essere così viva e ardente da eguagliare la grandezza del peccato? Ma poiché pochi sono capaci di giungere a un grado sì alto di pentimento, ne segue che pochissimi potrebbero sperare da questa via il perdono dei peccati …» (Catechismo Tridentino, n° 252);
- «Quando proviene dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta « perfetta » (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le COLPE VENIALI; ottiene anche il perdono dei PECCATI MORTALI, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale» (sess. 14a, Doctrina de sacramento Paenitentiae, c. 4).
Assodato quindi cosa sia la «contrizione perfetta» e cosa «rimette», torniamo al caso di p. Slavko, ovvero colui che sarebbe stato “canonizzato” dalla Gospa in spregio alla Chiesa, come sembra sostenere anche il p. Fanzaga.
La vicenda è molto complessa e significativa, ma a noi basti sapere che, dopo una lunga serie di disobbedienze sin dagli anni '80 (da quando mons. Zanic vieta inutilmente a p. Slavko di far manifestare  la “apparsa” nelle chiese . Cf. «La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje», Mostar, 2001, p. 59), il vescovo Perić «gli ribadisce il comando il 17 dicembre 1999, ma senza effetti. Pertanto il 26 gennaio 2000 lo ammonisce canonicamente, facendogli presente che, qualora non lasci Medjugorje entro il 20 febbraio 2000, sarà privato della giurisdizione confessionale» (Cf. Medjugorje Senza Maschera, M. Corvaglia, «caso Slavko»); il francescano continua a non obbedire e muore in stato di ostilità alla Chiesa, «il 21 febbraio il Vescovo comunica per iscritto a padre Slavko Barbarić che gli è stata tolta la giurisdizione confessionale. Il decreto viene pubblicato su Vrhbosna, Bollettino Ufficiale della Metropolia di Sarajevo, 1/2000, p. 65» (Ivi.); «Padre Slavko sembra cedere il successivo 20 giugno, quando firma la Dichiarazione d' obbedienza pastorale, ma poi rimane ugualmente a Medjugorje. Cosicché il 30 ottobre il Vescovo gli deve confermare la privazione della giurisdizione confessionale» («La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje», Mostar, 2001, p. 61). Oltre alla disobbedienza grave e prolungata, c'è quindi perfino una violazione dell'ottavo Comandamento, peccato mortale, come sembra dal foro esterno.
La Gospa, come aveva già fatto con Tomislav Valsic, ex direttore spirituale dei "veggenti" ed oggi laico accusato di eresia - falso misticismo - peccati «contra sestum», prese le parti di p. Slavko sin dal lontano 3 febbraio 1985:
«Io desidero che Slavko rimanga qui e si occupi di tutti i dettagli e gli appunti perché alla fine della mia visita abbiamo un'immagine sinottica di tutto» (Messaggio dato ad Ivan, «Cronaca delle apparizioni», dichiarazione di p. Slavko, vol. III, p. 247).
Direi che solo adesso possiamo tornare alla «vicenda Schönborn». Dichiarazione del vescovo Ratko Perić, 2 gennaio 2010:
 «Siccome i mass media hanno annunciato ed accompagnato il soggiorno e la pubblica comparsa del card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, a Medjugorje, il che ha suscitato un'impressione errata che il Cardinale con la sua presenza abbia riconosciuto l'autenticità delle „apparizioni“ di Medjugorje, ritengo mio dovere, in qualità di vescovo diocesano, di fornire alcune informazioni ai fedeli, con l'osservazione che ho già inviato al Cardinale una lettera personale dal contenuto simile.
«… Sono sorpreso perché dall’ufficio del card. Schönborn fino alla pubblicazione di questa dichiarazione non si è annunciato nessuno e suppongo che al Cardinale sia noto l'atteggiamento della Chiesa su Medjugorje, atteggiamento basato sulle indagini commissionali e sulle conclusioni che non si può affermare che si tratti di „apparizioni o rivelazioni soprannaturali“. La sua visita al Cenacolo cioè a suor Elvira, la quale, obiter dicendo, come religiosa non ha il permesso di dimorare ed operare nel territorio di questa Diocesi, si potrebbe interpretare anche come appoggio a lei. E non solo a lei, ma anche ad un cospicuo numero di nuove comunità e associazioni di fedeli disobbedienti, dimoranti a Medjugorje, che nella visita del Cardinale possono leggere un incoraggiamento per la loro disobbedienza ecclesiastica.
«In qualità di vescovo diocesano adduco, e ripeto, alcuni fatti dolorosi:
- Innanzi tutto rilevo l’increscioso „caso erzegovinese“ sulle parrocchie il quale si lega al “fenomeno di Medjugorje“: sin dall’inizio l'apparsa figura di Medjugorje si è schierata decisamente dalla parte di alcuni francescani allora disobbedienti - uno di loro ha lasciato più tardi sia l'Ordine che il sacerdozio - accusando il vescovo diocesano d'allora per il disordine.
- Abbiamo ora nel territorio della Diocesi nove ex-francescani, dimessi dai loro superiori dall'Ordine dei frati minori, e la Santa Sede ne ha confermato la dimissione. Sebbene sospesi a divinis, essi si comportano nelle parrocchie usurpate come sacerdoti legali. Mentre la presunta figura di Medjugorje dà risposte alle domande più banali dei curiosi, non se ne sente mai una parola contro i gravi abusi che colpiscono l'unità di questa Chiesa locale.
- Abbiamo avuto un’esperienza tragica, nel 2001: certi francescani, allora alcuni già dimessi dall'Ordine ed altri non ancora dimessi, hanno invitato un diacono veterocattolico che si presentava come „Arcivescovo“ e nelle parrocchie usurpate ha „cresimato“ oltre 700 giovani. Tutto invalidamente e sacrilegamente, celebrando anche invalidamente, come diacono, la messa in alcune parrocchie. L'apparsa di Medjugorje non menziona nemmeno tale abuso del sacramento dello Spirito Santo e dell’Eucaristia!
- Abbiamo avuto un altro fatto triste: due di tali sacerdoti sono andati da un vescovo veterocattolico in Svizzera con la richiesta di essere ordinati vescovi, per separarsi sia da Mostar che da Roma, per fare uno scisma formale, il che il vescovo veterocattolico ha declinato.
- Abbiamo avuto due speciali carismatici promotori ed ideatori del „fenomeno di Medjugorje“, disobbedienti di spicco, Tomislav Vlašić, il quale è stato dimesso dall’OFM l'anno scorso e la Santa Sede l'ha sciolto, su sua richiesta, da ogni ufficio ed obbligo sacerdotale; e fra Jozo Zovko, privo di ogni esercizio sacerdotale nel territorio di questa Diocesi dal 2004, il quale, secondo le notizie dei giornali, è stato ritirato dai suoi superiori religiosi dal territorio dell'Erzegovina, e al quale è stato vietato ogni contatto con Medjugorje.
«Il Cardinale rimane entusiasmato dalle tante confessioni a Medjugorje, dove si manifesta la misericordia del Padre. Noi crediamo che la misericordia del Padre celeste ugualmente si manifesta sia a Medjugorje che e in ogni parrocchia di questa Diocesi, sia prima che dopo il fenomeno di Medjugorje. ...
«Secondo tale conclusione sulle numerose confessioni, la Gospa apparirebbe in tutte le nostre parrocchie e non solo a quelle tre persone alle quali appare una volta all'anno a Medjugorje e alle altre tre ogni giorno, del resto per lo più fuori Medjugorje, ed anche nel duomo di Vienna, come dicono. In totale finora: circa 40.000 “apparizioni”! Anzi, si ha l’impressione che alcuni “veggenti” determinano dove e quando la Gospa “apparirà”, poiché appare dove e quando loro vogliono. Non è questa una inammissibile manipolazione con la Gospa e con il Sacro in genere?
«Come vescovo diocesano con la presente dichiarazione voglio informare i fedeli che la visita del card. Christoph Schönborn non significa alcun riconoscimento dell’autenticità delle “apparizioni” legate a Medjugorje. Mi rincresce che il Cardinale con la sua visita, comparsa e dichiarazioni abbia aggiunto alle presenti sofferenze della Chiesa locale ancor altre nuove che non contribuiscono alla sua pace ed unità tanto necessaria.»
Prossimamente, a Dio piacendo, tornerò a parlare del fenomeno Medjugorje, dei denunciati legami con il «pentecostalismo», della posizione di Christoph Schönborn «sui carismi» e di Léon-Joseph Suenens, padre del «rinnovamento».
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)