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E Maria purissima presentò Gesù nel Tempio di Gerusalemme, dove Simeone, ispirato dallo Spirito Santo, prese il bambino Gesù tra le braccia e benedì Dio, dicendo: «Ora, o Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza da Te preparato davanti a tutti i popoli; luce che illumina le genti e gloria del popolo d’Israele». Simeone li benedì e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; a te una spada ti trapasserà l’anima, affinché vengano svelati i pensieri di molti cuori». (Lc 2, 28-32; 34-35)
Nei giorni della candida cerimonia di presentazione della bimba Maria nel Tempio si iniziava il tempo più importante della storia umana, che continua fino alla fine.

Dio nel nostro evo moderno continua a presentare Maria nelle Sue benedette apparizioni, parimenti semplici, ma di estrema importanza per il destino del mondo umano.
Naturalmente vi è sempre quel velo divino per, di fronte al mistero, non togliere la libertà e quindi la responsabilità alle azioni degli uomini, che possono non capire né accogliere la Grazia divina. Chi, però, l’accoglie, è illuminato con l’intelligenza che perfeziona l’agire, luce specialmente necessaria nei giorni del buio spirituale che viviamo.
È la Grazia della devozione alla Madre di Dio e nostra che ci aiuta sempre se è attentamente accolta.
Eppure, questi interventi divini attraverso Maria, portatori di parole per la vita sociale e politica, furono censurati e disattesi nella stessa Chiesa.
Certamente le autorità ecclesiastiche devono certificarsi delle loro sicure origini divine, ma una volta certificati, se non sono accolte con dovuta devozione e attenzione, non possono evitare gravi passi falsi nel piano religioso e civile.
Su questa linea è impostato il mio libro «Tra Fatima e l’Abisso», col sottotitolo «Considerazioni e fatti sul Segreto che sfida il Pontificato e turba la Cristianità», presentato dall’emerito Vescovo di Campos, Antonio de Castro Mayer.
Si tratta dell’operato degli ultimi tre Papi cattolici, successori dello straordinario San Pio X, legati a l’Evento mirabile di Fatima; operato contraddittorio che ha condotto alla calamitosa successione dei «papi conciliari», sempre più in rotta con la Tradizione della Chiesa e con i segni di Maria SS. per il bene del mondo.
Vediamolo per tappe, dal papa Benedetto XV fino al collasso cattolico del dopo Pio XII con l’elezione massonica di Roncalli.
Il Papa chiese, la Madonna rispose, ma…
Per capire Fatima bisogna considerare la sua causa prossima: la supplica papale del 5 maggio 1917, quando la “Chiesa celeste” rispose il 13 maggio attraverso Maria, avvertendo la “Chiesa militante” dei gravi pericoli incombenti e offrendo aiuti proporzionati. Eppure, rimase stranamente inascoltata.
Sul finire del 1917, poco dopo gli avvenimenti straordinari di Fatima, Benedetto XV, ignaro di tanta grazia, era profondamente disilluso della sua politica e confessava: “l’ora la più amara di Nostra vita”…
Il 1917 fu l’anno cruciale del XX secolo, in cui apparvero i segni dello scatenarsi di una lotta d’ordine apocalittico. Fu l’anno in cui in Russia era iniettato con l’aiuto dell’alta finanza massonica il virus della rivoluzione comunista. Lenin incontrò il divieto di attraversare l’Austria da parte dell’Imperatore cattolico Carlo I d’Asburgo, contrario al piano tedesco; ma Benedetto XV favorì la rivoluzione per stabilire un concordato con la Russia. Che cosa svigoriva la vigilanza cattolica del pontificato?
Le persecuzioni della Chiesa in Russia precedettero la rivoluzione bolscevica di Lenin e Stalin. Infatti, dal tempo dello zar Pietro I la Chiesa ortodossa perseguiva regolarmente la Chiesa cattolica perfino in Ucraina, dove essa si diffondeva. Dal 1914 il santo Metropolita Andre Szeptyckyj, predecessore del Cardinale Slipyi, della Chiesa detta uniata, legata a Roma, era agli arresti. Solo nel 1917 fu liberato dal governo di Kerensky. L’espansione del Cattolicesimo era una re­altà in Russia, per cui il metropolita Szeptyckyj considerò ar­rivato il momento di chiedere a Roma l’invio di un Vescovo a Petroburgo. L’idea di Benedetto XV di rompere con grandi iniziative diplomatiche l’isolamento del Vaticano poteva avanzare senza conoscere i suoi nuovi interlocutori rivoluzionari, passati da Kerensky a Lenin? Mai, e in seguito al terrore dell’ateizzazione si passò a perseguire ferocemente i chierici ortodossi costretti a mettersi al ser­vizio del regime rivoluzionario. Allora suonò forte la voce del Patriarca ortodosso Tichon, accusando la persecuzione del regime d’essere “vera opera satanica” i cui sostenitori “meritavano il fuoco eterno e la terribile maledizione delle generazioni future...”. A Roma, tuttavia, il Papa non levò alcun grido d’allarme né di condanna proporzionato alla tragedia; non ribadì nemmeno la condanna al comunismo dei suoi predecessori. Oggi si conosce la ragione del silenzio: la speranza che la diplomazia vaticana stabilisse un concordato con Lenin!
Il crocevia religioso del 1917 - Nei giorni di Benedetto XV la Massoneria lanciava iniziative per un ordine mondiale attraverso la Società delle nazioni. Era la nuova visione dell’uomo, che prende tra le mani il suo futuro ignorando i disegni divini!
Intanto l’Evento di Fatima – per la conversione all’Ordine cristiano -, era ancora circoscritto al Portogallo, ma col passare dei giorni “iniziò un impressionante afflusso di pellegrini superiore a quello di Lourdes all’epoca delle apparizioni, nonostante le difficoltà d’accesso”. È da notare che, fin dalle prime apparizioni, si sapeva che i pastorelli avevano ricevuto un segreto. Ciò aveva destato grande interesse nel sindaco massone locale, che cercò di carpirlo sequestrando i pastorelli; s’interessarono al Messaggio di Fatima più le autorità anticlericali che le clericali!
Certamente, nel 1917, c’erano seri motivi perché l’Evento di Fatima mettesse in serio imbarazzo i prelati portoghesi, spesso accusati dal governo massone di sobillare il popolo con devozioni “sovversive”. Ma poteva tale imbarazzo causare delle prudenti riserve anche nel Vaticano? Ad ogni modo, pensare che la notizia dell’Evento non fosse giunta al vertice della Chiesa sarebbe illusorio. Ci sono due indizi probanti che Benedetto XV fosse a conoscenza dei fatti e miracoli di Fatima:
- il Breve “Quo vehementius” del 17.1.1918, che ristabiliva la Diocesi di Leiria, e v’includeva Fatima, già incorporata fin dal 1881 alla Diocesi di Lisbona;
- la Lettera del 29.4.1918 all’Episcopato portoghese, riferendo “lo straordinario ausilio da parte della Madre di Dio”. (“Sintesi Critica di Fatima”, S. Martins dos Reis). Ciò in seguito alle parole papali che invocarono nell’5 maggio l’intervento di Maria: “la benignissima sollecitudine ad ottenere al mondo sconvolto l’efficacia della Sua intercessione e la grandezza del beneficio da Lei compartitoci”.
Col ristabilimento della Diocesi locale, il processo canonico per verificare l’autenticità delle apparizioni avrebbe avuto il giudice necessario; ma l’avvio della causa, purtroppo, tardò. Come difficoltà, va considerata la tale politica d’apertura del Vaticano verso il Portogallo repubblicano. Per ristabilire i rapporti diplomatici interrotti nel 1919, Benedetto XV fece un appello ai cattolici portoghesi di sottomissione alle autorità costituite (un ralliement portoghese).
Il cardinale Patriarca di Lisbona, Mendes Belo, che fino al 1919 rimase esiliato dal governo repubblicano, ritornò da Roma con un animo ben poco mariano. Arrivò a minacciare di scomunica i sacerdoti che avessero divulgato Fatima!
Questo fatto, tuttavia, non può essere oggi usato dai cultori di Medjugorje. Non vi è confronto possibile con la condanna che tali apparizioni hanno ricevuto da parte del Vescovo di Mostar, forte del vasto dossier sul processo canonico durato anni.
A Fatima, tale processo allora non fu nemmeno avviato.
Nel 1920, Benedetto XV nominò, per la Diocesi di Leiria, Don José Alves Correia da Silva che, consacrato a luglio, dichiarandosi, però, ignorante dell’evento di Fatima, fece aprire il processo canonico per certificarlo solo nel maggio del 1922, sotto un nuovo papa, proprio quel Pio XI, il cui nome figura nel Segreto.
Il riconoscimento ufficiale della Chiesa sarebbe giunto solo nel 1930, tredici anni dopo l’incomparabile Miracolo del sole, avvenuto “affinché tutti possano vedere bene per credere”, come annunziato da Maria. Ma i termini del Suo messaggio sarebbero stati divulgati in parte solo anni dopo.
Siamo così giunti alla questione: il 1917, anno cruciale per tanti eventi, ha segnato un mutamento anche nella Chiesa?
In quell’anno fu promulgato il nuovo Diritto canonico, elaborato sotto Papa Sarto; il suo successore, Benedetto XV, continuò a condannare, ma solo a parole, il modernismo, “collettore di tutte le eresie”, infiltratosi nella Chiesa, come aveva ben visto san Pio X. Però le barriere erette da lui contro un simile male furono gradualmente sguarnite dal suo successore. Riguardo ai rapporti della Chiesa con le nazioni cattoliche, San Pio X li aveva sempre improntati sulla difesa dei princìpi cattolici. Per quanto attiene al Portogallo, il Papa, con l’Enciclica “Jamdudum in Lusitania” (24.3.1911), aveva accusato le forze anticlericali della Repubblica, rifiutando le imposizioni contrarie alla Chiesa e condannando come “assurda e mostruosa la legge di separazione tra la Chiesa e lo Stato portoghese”. Il rifiuto di accettare cedimenti nei rapporti della Religione, come era avvenuto nel 1905 col governo anticlericale francese, provocò l’esilio di vescovi e l’imprigionamento di sacerdoti, ma, per grazia di Dio, pure un notevole rafforzamento della Fede, che si vedrà nella resistenza all’avanzata rivoluzionaria nei giorni dell’Evento di Fatima.
Nel pontificato di Benedetto XV la posizione cambiò. Finita la guerra, i rapporti diplomatici tra Lisbona massone e il Vaticano furono ristabiliti. Nel dicembre 1919, il Papa inviò, come si è visto, un appello ai cattolici portoghesi, invitandoli a un ralliement con l’autorità della Repubblica, riconosciuta come legalmente costituita, e ad accettare anche eventuali offerte di cariche pubbliche. Ci fu allora, per favorire la normalizzazione dei rapporti, la beatificazione dell’eroe nazionale Nuno Alvarez.
La storia di Fatima dimostra, però, come le persecuzioni siano continuate pure dopo che il Cardinale Mendes Belo, Patriarca di Lisbona, tornato dal suo esilio si operò contro la diffusione della devozione di Fatima. Ma a poco servì tale servile “prudenza”: il 13 maggio 1920, il Governo mandò due reggimenti dell’esercito alla Cova da Iria per impedire la crescente devozione mariana. La folla, però, rimase lì, in ginocchio, recitando il Rosario e intonando inni devoti, quando perfino alcuni soldati si unirono alle preghiere e l’indegno cerchio intimidatorio si sciolse.
Un vago umanitarismo legato all’adeguamento del Cristianesimo al sociale era già in at­to a Roma alla fine della prima Guerra mondiale, sia a causa dell’attacco esterno delle ideologie anticristia­ne, sia per i compromessi del popolarismo demo-cristiano per sostituire il Cristianesimo. In Italia, il Sillon, condannato da un Papa santo, fu ammessa nel 1919 con l’approvazione di Benedetto XV. E così la filosofia della praxis operava il coronamento di quei moti di «riforma morale e sociale»: riforma protestante + rivoluzione francese”, secondo Gramsci, in Avanti! e in ‘Sotto la Mole’, 1916-20 (Einaudi, Torino 1960, p.148). Il comunista Antonio Gramsci vedeva, allora, il Cattolicesimo e il Papato come una specie di partito, conseguenza inevitabile del pensiero democristiano che faceva leva sulla “dottrina sociale della Chiesa” come su di un programma politico. In tal senso, si sono pure avverate le parole di Gramsci al riguardo: “Il Papato ha colpito il modernismo [S. Pio X] come tendenza riformatrice della Chiesa, ma ha sviluppato il popolarismo [da Benedetto XV in poi], cioè la base economico-sociale del modernismo”.
Un buonismo suicida? Si è visto che quando la Russia, sotto il governo comunista, fu vittima di una devastante carestia, con milioni di morti, i governi occidentali pensarono di soccorrere quelle popolazioni affrontando il governo che era la causa di così devastante tragedia. Ma a quel punto fu Benedetto XV a risolvere altrimenti la grave questione morale, proclamando, nel 1921, “dovere di ogni uomo accorrere dove un altro uomo muore”. Sì, ma l’aiuto non andò alle vittime, al contrario, finì nelle mani di quanti avevano imposto il regime responsabile dell’immane tragedia.
E così, trattare col governo di Lenin lo ha rinforzato, come accusa nel suo “L’errore dell’Occidente”, lo scrittore russo Alexander Soljenitzyn. Tale “buonismo suicida”, che misconosce la causa della tragedia, fu giustificato da un papa cattolico.
Nasceva una nuova Chiesa? Tale domanda è posta nell’introduzione di un libro di esaltazione di quel pontificato («Benedetto XV e la pace», Morcelliana, Brescia, 1990) dal suo noto biografo, il prof. Giorgio Rumi, ammiratore del Vaticano 2º.
Benedetto XV è ricordato oggi anzitutto per la sua politica di pace e concordati. Riguardo alla pace, si deve dire che quella del 1918 fu falsa e innescò la successiva guerra, peggiore della precedente. Riguardo ai concordati, nessun paese cattolico li riconosce più, come risultato della politica guidata da princìpi massonici miranti a un nuovo ordine mondiale che, partendo dagli ideali della Rivoluzione francese, portava offesa all’Ordine divino e perciò a spaventosi squilibri tra le nazioni.
Si badi: i due eventi principali, strettamente collegati, che hanno continuato a condizionare in crescendo il mondo ebbero luogo nel tempo di Benedetto XV: le Apparizioni di Fatima e la Rivoluzione comunista in Russia. Eppure, non risultano nei suoi documenti. Questo Papa ignorando l’aiuto ha potenziato l’insidia, che col Vaticano 2º è divenuta terminale per la Cristianità.
La devozione a Maria Mediatrice avrebbe potuto essere l’eredità di papa Della Chiesa. Essa, come visto, era legata al Disegno divino per il suo pontificato.
Non si può dire che questo Papa non abbia condannato a parole il modernismo e il comunismo, ma non lo ha fatto di certo con pronunciamenti e atti proporzionati ai mali micidiali che, da allora, cominciarono ad avanzare pure nella Chiesa, per il cui futuro la Massoneria indicava la rivoluzione conciliare indetta da un loro «papa».
Ora, un Concilio ecumenico che riunisse tutti i Vescovi del mondo, poteva essere l’occasione ideale per vagliare gli interventi mariani alla luce della Mediazione di Maria e inoltre, fare la “consacrazione” collegiale della Russia. Ma con l’Evento divino di Fatima trascurato, avvenne proprio il contrario. Dopo la IIª grande guerra, in un clima religioso americanizzato, fu indetto il Vaticano 2º d’intento ecumenista, secondo l’ONU, che aggirò non solo Fatima, ma la Dottrina cattolica!
Si deve quindi concludere che Benedetto XV, nella sua difficoltà a discernere i disegni di Dio, attraverso Maria Mediatrice, non lasciò un’eredità all’altezza della Grazia ricevuta. Alla sua morte, anarchici e i comunisti si dispiacquero (EC II, p. 1294), così come avvenuto alcune decadi dopo, quando questi e i massoni, si dispiacquero alla morte di Giovanni 23 e poi di Paolo 6º per aver demolito la Fede teocentrica a favore dello spirito antropocentrico dei «papi conciliari»; spirito che soffia ora a tutta forza col micidiale tifone Bergoglio.
Che Dio ci aiuri a ricorrere ai Suoi veri doni attraverso Maria !
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=13835