ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 29 dicembre 2013

2013: l’anno dei due Papi in Vaticano

Un abbraccio tra i due Papi
UN ABBRACCIO TRA I DUE PAPI

Le principali tappe di un anno storico per la vita della Chiesa

REDAZIONEROMA
Dimissioni di Benedetto, elezione di Francesco
Passerà alla Storia, non solo della Chiesa, come l'anno dei due Papi in Vaticano, oltre che come l'anno di elezione del primo pontefice gesuita, del primo proveniente dal continente americano e del primo che ha scelto di chiamarsi Francesco. Il 2013 che sta per concludersi era iniziato nel segno di Benedetto XVI e si è chiuso con la benedizione `Urbi et Orbi´ di Francesco. Un `cambio´ che, per la prima volta dopo quasi sei secoli di ininterrotta tradizione, non avviene per cause naturali ma per la decisione di Joseph Ratzinger di dimettersi dal soglio pontificio; scelta che viene comunicata, con formula in lingua latina, ai cardinali riuniti per il Concistoro dell' 11 febbraio.    
   Il papa tedesco annuncia che il suo mandato di successore di Pietro terminerà alla fine del mese e il 28 febbraio, in elicottero, si ritira a Castel Gandolfo dove alle 19.50 si chiude il portone del Palazzo Apostolico con vista sul lago e con esso il pontificato. Ad aprirsi, il 12 marzo nella Cappella Sistina, è il Conclave per l'elezione del nuovo Papa. I fedeli che gremiscono piazza San Pietro e i media collegati in diretta da tutto il mondo non dovranno attendere molto per l'esito: il giorno seguente, dopo appena cinque scrutini, la fumata bianca anticipa ciò che sarà proclamato solennemente dalla Loggia della Basilica Vaticana, dal cardinale protodiacono Jean Louis Tauran: «Habemus Papam!».        

È l'argentino, di origini piemontesi, Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, «preso quasi alla fine del mondo», come sottolinea lui stesso nel primo discorso alla folla dei credenti, dopo l'annuncio del nome scelto per il pontificato: Francesco. E anche questa decisione entra nella Storia della Chiesa, visto che si tratta di una `prima volta´, senza precedenti neanche nei secoli più lontani che ci separano dal Poverello di Assisi, al quale papa Francesco chiaramente si ispira. «Fratelli e sorelle, buona sera!», sono le sue prime parole da pontefice, anch'esse inusuali, come il duplice augurio di «buona notte e buon riposo!» con il quale si congeda dai fedeli, assicurando loro: «Ci vediamo presto». 

Il rifiuto di abitare al palazzo Apostolico, la folla alle udienze e all’Angelus
Francesco, già dal suo primo discorso, introduce due elementi non coreografici ma sostanziali per quello che sarà il suo ministero spirituale: si definisce come `vescovo di Roma´ senza mai auto-attribuirsi il titolo di `Papa´. E prima di dare la benedizione alla folla dei credenti, chiede al popolo cristiano di pregare per lui. E lo chiede «per favore», altro termine che risulterà ricorrente nel suo inizio di pontificato.       

Pontificato che viene subito incorniciato da una foto che anch'essa può definirsi `storica´ senza temere di abusare del termine: quella dell'abbraccio tra papa Francesco e il pontefice emerito Benedetto XVI, all'eliporto di Castel Gandolfo, seguita dall'immagine dei due Papi inginocchiati l'uno accanto all'altro e raccolti in preghiera davanti all'altare e al Crocifisso.        

Un appuntamento invece quotidiano si rivelerà quello della messa e dell'omelia di ogni mattina alle 7 in Santa Marta, la domus all'interno della Città del Vaticano dove Jorge Mario Bergoglio decide di abitare, rifiutando le stanze del Palazzo Apostolico, considerato «un imbuto» che gli impedirebbe di vivere più a contatto con la gente. Gente che sempre più numerosa affolla la piazza San Pietro in occasione dell'udienza generale del mercoledì mattina e della recita dell'Angelus al mezzogiorno della domenica.
  
Il G8 dei cardinali per riformare la Curia, Mons Parolin nuovo segretario di Stato
Proprio attraverso le parole espresse nelle omelie del mattino in Santa Marta o nell'udienza in piazza San Pietro, i cattolici e anche i fedeli di altre religioni e i non credenti - con i quali instaura un dialogo franco e aperto - mostrano di apprezzare i toni semplici e misericordiosi di Francesco, l'invito ad essere cristiani `di sostanza´ e non solo `di apparenza´, l'esortazione a «non stancarsi mai di chiedere perdono al Signore, perché Lui perdona sempre».        

Parole ed espressioni talora ripescate da proverbi, modi di dire gergali e saggezze popolari e coralmente apprezzate. Ma alle quali il Papa fa seguire i fatti, soprattutto per curare le `piaghe´ di scandali etici, morali e finanziari che non hanno risparmiato la Chiesa degli ultimi tempi. Così è l'8 agosto per il `motu proprio´ con il quale interviene in tema di Ior e di contrasto al riciclaggio del denaro sporco; per il nuovo statuto dell'Aif, l'Autority vaticana per la finanza, approvato il 15 novembre; e per l'istituzione, già il 13 aprile, del Collegio degli otto Cardinali, giornalisticamente definito G8, per la riforma della Curia Romana.
Una `summa´ del pensiero e dell'azione di Jorge Mario Bergoglio si ha con la pubblicazione dell'esortazione apostolica `Evangelii Gaudium´ del 24 novembre, con la quale addirittura indica la necessità di una «conversione del papato», sottolineando l'impossibilità di lasciare le cose così come stanno. L'invito è a rivedere anche le consuetudini della Chiesa, a rinunciare alla comoda frase per cui «si è fatto sempre così...», ad avanzare nel piano di decentralizzazione, avviato concretamente anche con la nomina del nuovo Segretario di Stato vaticano, monsignor Pietro Parolin, che dal 15 ottobre prende il posto del cardinale Tarcisio Bertone; e con l'apertura a una riforma che investa le Conferenze episcopali, l'italiana Cei in testa.  


L’Esortazione “Evangelii Guadium” e l’enciclica “Lumen Fidei”
Altri temi `caldi´ riguardano il ruolo delle donne nella Chiesa, in favore delle quali prefigura una «presenza più incisiva» anche nei luoghi dove si prendono le decisioni, ricordando che «le rivendicazioni di legittimi diritti non si possono superficialmente eludere». E quello della somministrazione del sacramento dell'eucarestia ai cattolici divorziati e risposati, per i quali chiede di agire al tempo stesso «con prudenza e con audacia», non dimenticando mai che la comunione è un rimedio per l'anima e non un premio a chi si ritiene o viene ritenuto «perfetto».       

Molto forte anche l'intervento sulla politica sociale ed economica, con l'accusa nei confronti di «una economia che uccide e un mercato che è una tirannia invisibile in cui prevale la legge del più forte e dove regnano la speculazione, la corruzione e l'evasione fiscale». Accuse che gli costano persino l'epiteto di `marxista´ rivoltogli dagli ambienti ultraconservatori del Tea Party Usa e ovviamente respinte al mittente con la sottolineatura che «il marxismo è un'ideologia sbagliata», anche se non nasconde che nella sua vita ha conosciuto «tante brave persone che si proclamavano marxiste».       
  
L'esortazione apostolica `Evangelii Gaudium´ è preceduta il 29 giugno, nella ricorrenza dei santi Pietro e Paolo patroni di Roma, dalla pubblicazione della sua prima enciclica, `Lumen Fidei´, scritta però `a quattro mani´ ovvero con il contributo iniziale e forse preponderante di papa Benedetto XVI, anche se la firma sul testo non può che essere quella di Francesco. «Non facciamoci rubare la speranza», è l'esortazione - tipicamente `bergogliana´ e tante volte rivolta soprattutto ai giovani - che risuona nell'enciclica.
  
I viaggi apostolici a Lampedusa e Assisi, la Gmg a Rio de Janeiro
Le parole, le decisioni, i documenti. Ma papa Francesco comunica il messaggio evangelico anche con i suoi viaggi: quelli più vicini, nella Roma di cui è vescovo: al Centro Astalli che dà assistenza ai rifugiati, nelle parrocchie della periferia più estrema, altro `leit-motiv´ ricorrente di Francesco che chiede spesso di «guardare e andare verso le periferie, quelle fisiche e quelle esistenziali». Come i viaggi in Italia: il primo, compiuto l'8 luglio nell'isola siciliana di Lampedusa per porre all'attenzione del mondo intero la questione dell'immigrazione; l'ultimo, il 4 ottobre nella Assisi del `suo´ San Francesco, per richiamare tutti alla carità e alla solidarietà.       


Ma il `bagno di folla´ che richiama alla memoria i viaggi di Giovanni Paolo II e il Grande Giubileo del 2000, il Papa lo riceve soprattutto nella sua America Latina, in Brasile per le `Giornate mondiali della Gioventù´ a Rio de Janeiro, dal 23 al 28 luglio. Una sterminata prateria non solo di ragazzi lo accoglie, lo affianca e lo acclama in tutte le tappe del suo cammino, con una presenza di oltre un milione di giovani nella spiaggia di Copacabana, per la festa d'accoglienza.       


Altre scelte, compiute fin da subito da Bergoglio, hanno il potere mediatico di identificare il suo pontificato alla guida di «una Chiesa povera, per i poveri». A cominciare dal suo stesso abbigliamento, con la talare bianca indossata sopra i pantaloni neri; neri come le scarpe non più di colore rosso. E poi, la croce sul petto, non d'oro ma semplicemente d'argento dorato. Infine la `papalina´, il copricapo portato sempre al posto della tiara o della mitria e tante volte `scambiata´ con un sorriso con i bambini nelle udienze in piazza. Ma al di là di tutto, se non - o non ancora - una rivoluzione, sicuramente un ciclone benefico si è abbattuto sulla Chiesa: il `ciclone´ Francesco promette di dare nuovi e ancora più copiosi frutti, nell'anno che verrà.            

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