Come
potrebbe il buon pastore col suo gravoso fardello attardarsi, in
effetti, a riesumare dalla polvere, quella omiletica inattuale con tutte
le altre cianfrusaglie dimenticate in soffitta, quando la telecamera ti
vuole così trendy? Una pastorale omeopatica che piace tanto, che seduce
e che quasi palpeggia col velluto. Una testimonianza adulta, che non
raccatta le paccottiglie e le pedanterie di un passato che non passa.
Giovani, bisogna essere giovani. Sottigliezze dialettiche quelle di
J.M. Bergoglio o, addirittura, esperimenti per sondare le reazioni di
massa? Facciamo una breve disamina di quattro chicche recenti:
1)
“La vita è complessa, è fatta di grazia e di peccato. Se uno non pecca,
non è uomo. Tutti sbagliamo e dobbiamo riconoscere la nostra
debolezza". Cosa vuole dire Bergoglio se non (sbagliando) che ogni uomo è
necessariamente peccatore attuale o che (sbagliando) per essere uomini
bisogna peccare? Un gioco di parole circolare per cui, sbagliando ed
ammettendo di sbagliarsi, si finisce per avere ragione. Una cosa è
invece evidente e possiamo affermarla, con guareschiana baldanza e con
quel tot di irriverenza: Se uno non parla così, non è un AntiPapa.
2)”
‘Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che
sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide,
suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La
Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata
ingannata!’: Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in
quel momento.”. J.M. Bergoglio deve ridurre la Madonna ad una tremula e
comunissima donna dubbiosa per quale motivo? Forse pensa di renderla
così più “umana” e meno “irraggiungibile”, rispetto all’icona perfetta
che ne ha dato la Tradizione: la “Tota Pulchra”, la “Sine Macula”, la
“Turris Eburnea”, sono state pie esagerazioni frutto di tempi in cui la
donna ancora non guidava l’automobile. Insomma fidatevi di Dio ci
mancherebbe, ma non troppo perché pure alla Madonna sembrava strano,
tutto sto giro di angeli, profezie e sciagure. Bugìe, bugìe. Qualcuno ci
sta ingannando.
3)
I magi “usarono furbizia” nel decidere di non ripassare da Erode o
furono avvisati in sogno di non farlo, come insegnano i Vangeli
canonici? Traspare il luogo comune che i buoni (i cristiani) siano
generalmente dei fessi, che sarebbe ora, oggi, dopo 50 anni di
postconcilio, che iniziassero ad usare la furbizia. Meglio non accennare
che in quel contesto vi era un angelo che, instancabile, appariva già
in sogno a Giuseppe, per mettere in condizione la Sacra Famiglia di
affrontare le incombenze e di superare le necessarie, perché salvifiche
(per noi) tribolazioni. Volete mettere la furbizia con i consigli di un
angelo? Negli apocrifi bergoglieschi tutto è stupore e quella da sempre
sospettata, come stracciona ed infida, financo lei, la dea della
furbizia, si ritrova accolta in una nicchia del pantheon; già, ma solo
dopo che vennero smantellati altari e tabernacoli. Orpelli da regalare
ai poveri, così diventano ricchi.
4)
"Le coppie gay oggi pongono nuove sfide a livello educativo ... Ricordo
il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra
il motivo del suo stato d'animo: 'la fidanzata di mia madre non mi vuol
bene'... Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? A questa
generazione che cambia? Bisogna stare attenti a non somministrare ad
essi un vaccino contro la fede.".
In
pratica bisognerebbe evangelizzare questi giovani senza indurli però a
detestare le scelte del genitore, perché per contraccolpo risulterebbe
un ' vaccino contro la "fede" ‘.I residenti di Sodoma e Gomorra hanno
iniziato a far la conta dei danni patrimoniali ed esistenziali, subiti
da una dose micidiale di vaccino. Ira farmaceutica, mentre il Diluvio
altro non fu che una lavanda ma ora, il bimbo triste perché il padre
camorrista non gli regala a Capodanno il bazooka, potrà chiamare
telefono azzurro di santamarta e troverà conforto.
Il coltissimo e sagace Don Ennio Innocenti, ha recentemente proprio su RS (http://radiospada.org/2013/12/esclusiva-don-ennio-innocenti-intervistato-da-pietro-ferrari/)
invitato i cattolici a non soffermarsi sulle parole di J.M. Bergoglio,
data la sua “modestia culturale”; mi chiedo però come sia possibile,
proprio nell’epoca delle interconnessioni telematiche ed in piena
sovraesposizione mediatica mondiale dei pontefici, seguire il suo
consiglio. Non viviamo più quei tempi in cui i Papi erano “chiusi” a
scrivere, pregare e studiare, per poi diffondere tramite le gerarchie
fino alle parrocchie, i documenti magisteriali, “spezzati” dalla
saggezza omiletica dei pastori che adeguano il pasto alla capacità delle
bocche. Oggi “la gente” è bulimica di informazioni, di mangiare fast,
di bere messaggi semplificati dall’immediatezza e pertanto, anche se
“giuridicamente” la cosa può essere contestata, di fatto vi è un NUOVO
“magistero”, mediatico, giornalistico, televisivo, immensamente più
pervasivo, diffusivo e penetrante di qualsiasi vero e precedente
magistero: un vangelo basic come nuovo ed emotivo trasfiguratore
sociale. Una sfida per tutti i leaders religiosi ed un banco di prova
per il loro appeal.
Pietro Ferrari
La lezione del Giappone
Qualche giorno fa durante l’udienza generale Bergoglio ha rievocato una storia fondamentale da ricordare ovvero la storia della chiesa cattolica in Giappone.
Il messaggio cristiano è presente in sol levante dalla metà del ‘500 quando il gesuita Francisco Javier iniziò l’opera di evangelizzazione di quei luoghi lontani.
Dal 1548 al 1590 la comunità cattolica giapponese cresce tanto da portare la prima delegazione gesuita interamente giapponese in un viaggio nel cuore della cristianità europea.
Il crescente incontro del popolo giapponese con il messaggio di Cristo non poteva non inquietare lo shogun Tokugawa Leyasu che vedeva spodestata la propria autorità di fronte ad un trono ben più alto ed eterno di quello temporale.
Il cristianesimo entra in clandestinità con centinaia di migliaia di fedeli nel 1614, l’anno in cui viene svolta l’ultima processone a Nagasaki prima della distruzione delle 11 chiese .
La repressione non si fermerà all’abbattimento delle chiese ma proseguirà con la persecuzione fisica dei fedeli. Il divieto di professare il culto provocherà una serie di rivolte, come quella di Shimbara guidata dal giovanissimo samurai Shiro Amakusa ma animata soprattutto dai contadini, il che iconograficamente la rende una sorta di Vandea giapponese. Una rivolta repressa nel sangue, conclusa con un assedio e la decapitazione dei rivoltosi ( comprese donne e bambini ) presso il castello di Horu. La spiaggia riempita di migliaia di pali con migliaia di teste conficcate a monito verso tentazioni cattoliche future è una immagine infernale del martirio dimenticato di questi lontani difensori della fede.
I cristiani di Giappone quindi si sono visti costretti ad entrare in clandestinità. Una sorta di cristianità nascosta , priva di organizzazione ufficiale, senza chiese e comunicante attraverso codici non riconoscibili ai “profani”. La vita cristiana proseguiva nelle comunità attraverso un custode designato dei testi sacri, un annunciatore che visitava le famiglie per annunciare le domeniche e le feste. Catechismo e battesimi
avvengono regolarmente. Il tutto lontano dalla guida della Santa Sede dato che la popolazione giapponese dal 1641 vive blindata e privata di ogni contatto con soggetti provenienti dall’estero.
Si deve attendere fino al 1853 per la forzatura del blocco doganale e con essa anche per il ritorno di missionari Europei. A partire dal 1871 con il riconoscimento delle comunità cristiane durante la restaurazione Meiji vengono riedificate chiese e luoghi per il culto.
Il peso di questi lungi 250 anni di cristianità nascosta sopravvissuta nelle pura fede senza la guida e l’organizzazione di diocesi e strutture ecclesiastiche organizzate è eccezionale dal punto di vista della potenza della fede stessa ed è la dimostrazione di come nulla si possa di fronte la verità . Come il messaggio di Cristo è sopravvissuto senza guida in Giappone, cosi sopravvivrà anche ora nonostante le divisioni e il timone traballante della barca di Pietro.
Il messaggio cristiano è presente in sol levante dalla metà del ‘500 quando il gesuita Francisco Javier iniziò l’opera di evangelizzazione di quei luoghi lontani.
Dal 1548 al 1590 la comunità cattolica giapponese cresce tanto da portare la prima delegazione gesuita interamente giapponese in un viaggio nel cuore della cristianità europea.
Il crescente incontro del popolo giapponese con il messaggio di Cristo non poteva non inquietare lo shogun Tokugawa Leyasu che vedeva spodestata la propria autorità di fronte ad un trono ben più alto ed eterno di quello temporale.
Il cristianesimo entra in clandestinità con centinaia di migliaia di fedeli nel 1614, l’anno in cui viene svolta l’ultima processone a Nagasaki prima della distruzione delle 11 chiese .
La repressione non si fermerà all’abbattimento delle chiese ma proseguirà con la persecuzione fisica dei fedeli. Il divieto di professare il culto provocherà una serie di rivolte, come quella di Shimbara guidata dal giovanissimo samurai Shiro Amakusa ma animata soprattutto dai contadini, il che iconograficamente la rende una sorta di Vandea giapponese. Una rivolta repressa nel sangue, conclusa con un assedio e la decapitazione dei rivoltosi ( comprese donne e bambini ) presso il castello di Horu. La spiaggia riempita di migliaia di pali con migliaia di teste conficcate a monito verso tentazioni cattoliche future è una immagine infernale del martirio dimenticato di questi lontani difensori della fede.
I cristiani di Giappone quindi si sono visti costretti ad entrare in clandestinità. Una sorta di cristianità nascosta , priva di organizzazione ufficiale, senza chiese e comunicante attraverso codici non riconoscibili ai “profani”. La vita cristiana proseguiva nelle comunità attraverso un custode designato dei testi sacri, un annunciatore che visitava le famiglie per annunciare le domeniche e le feste. Catechismo e battesimi
avvengono regolarmente. Il tutto lontano dalla guida della Santa Sede dato che la popolazione giapponese dal 1641 vive blindata e privata di ogni contatto con soggetti provenienti dall’estero.
Si deve attendere fino al 1853 per la forzatura del blocco doganale e con essa anche per il ritorno di missionari Europei. A partire dal 1871 con il riconoscimento delle comunità cristiane durante la restaurazione Meiji vengono riedificate chiese e luoghi per il culto.
Il peso di questi lungi 250 anni di cristianità nascosta sopravvissuta nelle pura fede senza la guida e l’organizzazione di diocesi e strutture ecclesiastiche organizzate è eccezionale dal punto di vista della potenza della fede stessa ed è la dimostrazione di come nulla si possa di fronte la verità . Come il messaggio di Cristo è sopravvissuto senza guida in Giappone, cosi sopravvivrà anche ora nonostante le divisioni e il timone traballante della barca di Pietro.
Federico Franzin
http://radiospada.org/2014/01/la-lezione-del-giappone/
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Roma (TMNews) – Hanno parlato della pace del mondo, del dialogo interreligioso, di crisi sociale e violenza di genere. Ma il gruppo di rabbini argentini ricevuti ieri dal Papa hanno anche trovato in Vaticano un’atmosfera famigliare. Molti conoscevano Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires, ora lo hanno ritrovato vestito di bianco. Tra loro c’era il rabbino Abraham Skorka, amico di Bergoglio fin da quando scrissero un libro a quattro mani, “Il cielo e la terra”, diventato bestseller dopo l’elezione del gesuita al Conclave. Nella serata di giovedì, Skorka, che accompagnerà il Papa a Gerusalemme a maggio, ha tenuto una conferenza alla Pontificia università Gregoriana. E ha raccontato così l’incontro conviviale con il successore di San Pietro: “Ci siamo scambiati scherzi, barzellette, abbiamo chiacchierato in amicizia e poi c’è stato un momento bellissimo in cui qualcuno ha detto cantiamo, cantiamo tutti insieme. e gli abbiamo insegnato un canto ebreo, abbiamo cantato in ebraico, una canzone che dice quanto è bello stare insieme tutti i fratelli tutti insieme”. Per onorare gli ospiti, Papa Francesco ha anche ordinato cibo kosher ad un ristorante del ghetto di Roma. E i rabbini argentini hanno così potuto assaggiare la tipica cucina ebriaico-romanesca, dal carciofo alla giudia alla concia di zucchine alla mousse al pistacchio.
Tmnews
http://federiciblog.altervista.org/2014/01/19/aggiungi-un-posto-a-tavola-che-ce-un-rabbino-in-piu/
Roma (TMNews) – Hanno parlato della pace del mondo, del dialogo interreligioso, di crisi sociale e violenza di genere. Ma il gruppo di rabbini argentini ricevuti ieri dal Papa hanno anche trovato in Vaticano un’atmosfera famigliare. Molti conoscevano Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires, ora lo hanno ritrovato vestito di bianco. Tra loro c’era il rabbino Abraham Skorka, amico di Bergoglio fin da quando scrissero un libro a quattro mani, “Il cielo e la terra”, diventato bestseller dopo l’elezione del gesuita al Conclave. Nella serata di giovedì, Skorka, che accompagnerà il Papa a Gerusalemme a maggio, ha tenuto una conferenza alla Pontificia università Gregoriana. E ha raccontato così l’incontro conviviale con il successore di San Pietro: “Ci siamo scambiati scherzi, barzellette, abbiamo chiacchierato in amicizia e poi c’è stato un momento bellissimo in cui qualcuno ha detto cantiamo, cantiamo tutti insieme. e gli abbiamo insegnato un canto ebreo, abbiamo cantato in ebraico, una canzone che dice quanto è bello stare insieme tutti i fratelli tutti insieme”. Per onorare gli ospiti, Papa Francesco ha anche ordinato cibo kosher ad un ristorante del ghetto di Roma. E i rabbini argentini hanno così potuto assaggiare la tipica cucina ebriaico-romanesca, dal carciofo alla giudia alla concia di zucchine alla mousse al pistacchio.
Tmnews
http://federiciblog.altervista.org/2014/01/19/aggiungi-un-posto-a-tavola-che-ce-un-rabbino-in-piu/
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