Vaticano: Maradiaga, il cardinale della rivoluzione di Francesco
Viene dall'Honduras. È salesiano. Ha buoni rapporti con gli Usa. Ed è nel G8 vaticano voluto da Bergoglio. Chi è il porporato più «corteggiato» Oltretevere. Da cui dipende il futuro di molti colleghi.
di Antonino D'Anna
In Vaticano c'è un cardinale molto corteggiato, dal quale dipende il futuro di tanti. È Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, coordinatore del «G8 vaticano», la commissione voluta da papa Francesco per la riforma della Chiesa.
Salesiano classe 1942 (71 anni compiuti il 29 dicembre scorso), l'honduregno è diventato cardinale nel 2001 con Claudio Hummes e Jorge Mario Bergoglio per volontà di Giovanni Paolo II. A quanto pare, poi, è molto ascoltato. E non da oggi.
Salesiano classe 1942 (71 anni compiuti il 29 dicembre scorso), l'honduregno è diventato cardinale nel 2001 con Claudio Hummes e Jorge Mario Bergoglio per volontà di Giovanni Paolo II. A quanto pare, poi, è molto ascoltato. E non da oggi.
UN GRANDE COMUNICATORE. Era già un pezzo grosso nel 2005 quando, in occasione del Conclave che elesse Benedetto XVI, gli americani lo definirono una «forza formidabile», un papabile con alte probabilità di elezione, un «mediatore esperto e capace di costruire conserso che riesce a comunicare con successo ai gruppi più disparati».
I cablo Usa: «Maradiaga è un vero e buon amico»
Il salesiano, già alla morte di Giovanni Paolo II, riferiscono i cablo dei diplomatici Usa, era già in contatto con una serie di porporati, tra cui Francisco Errazuriz Ossa (che oggi fa parte del G8 insieme con lui), il messicano Norberto Rivera e «altri cardinali basiliani». Inoltre aveva «lavorato amichevolmente e ripetutamente con l'ambasciata americana di Tegucigalpa per portare avanti iniziative condivise nell'ultimo decennio (…). E che come ogni vero e buon amico farebbe, non solo apprezza l'impegno e il contributo statunitense al mondo, ma è capace di esprimersi in maniera costruttiva sulla sua percezione di qualsiasi pecca o problema americano».
SOMMERSO DAGLI INVITI. Il cardinale, però, non è solo «amico fidato» degli statunitensi, ma può vantare numerose entrature all'estero, anche fuori dai confini dell'Honduras. Ma oltre a viaggiare, confermano fonti di Oltretevere a Lettera43.it, riceve anche visite. E sembra che di inviti a cena al cardinale ne stiano arrivando parecchi. In particolare, si mormora, anche dai colleghi attivi in Curia, che temono di perdere il posto o di vedere ridimensionato il loro ruolo con il New deal di Francesco.
LA RIFORMA DELLA CURIA DI FRANCESCO. Sì, perché la riforma della Curia, oltre alla perdita di potere del segretario di Stato grazie alla possibile creazione del Moderator Curiae, che si occuperà degli «affari interni», comporterà forse la fine di alcuni pontifici consigli e la soppressione di altri enti ritenuti «inutili».
E così ci si rivolge a Maradiaga, sperando in una sua «intercessione».
«SAGGIO GIOCATORE DELLA POLITICA». Del resto, come riferiscono sempre gli americani, si tratta di «un saggio giocatore della politica» e di un «preparato comunicatore mediatico, il cui intelletto gli permette di inviare messaggi tagliati su misura a seconda dell'uditorio che si trova di fronte».
Che bisognasse «tagliare», Maradiaga l'aveva già messo in chiaro in un colloquio con l'ambasciatore americano in Honduras: il 5 aprile 2005 Tegucigalpa informò Washington che il cardinale aveva «aggiunto che la riforma della Curia romana» doveva essere «una delle priorità», notando che il segretario di Stato Angelo Sodano aveva assunto «un sacco di potere durante gli ultimi anni, quelli della malattia e morte di Giovanni Paolo II». Ma lo stesso si poteva dire anche del suo diretto successore, il confratello salesiano di Maradiaga, Tarcisio Bertone. Che è ancora alla guida della commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, la banca vaticana.
LA LOTTA ALLA CORRUZIONE. A questo proposito va ricordato che a suo tempo in Honduras Maradiaga ha presieduto una commissione governativa anticorruzione (ricevendo anche delle minacce di morte), poi però se n'è sfilato davanti alle ingerenze del governo sui lavori.
Sulla riforma della Curia, a dirla tutta, sta comunque andando cauto: quando gli si chiede una cosa risponde sempre in modo felpato. È anche questo che mette ansia a chi occupa qualche posto importante Oltretevere.
LA SCOMMESSA DI BERGOGLIO. Dal canto suo, Francesco sembrerebbe pronto a rischiare. Anche a costo di interrompere la luna di miele con la stampa che lo accompagna da quasi un anno. In agenda infatti c'è il Sinodo straordinario previsto dal 5 al 19 ottobre prossimo dal quale potrebbero arrivare sorprese in tema di bioetica.
Non clamorose, per carità: ma sufficienti a far alzare la voce ai più conservatori, già perplessi davanti alle innovazioni portate da questo papa.
SOMMERSO DAGLI INVITI. Il cardinale, però, non è solo «amico fidato» degli statunitensi, ma può vantare numerose entrature all'estero, anche fuori dai confini dell'Honduras. Ma oltre a viaggiare, confermano fonti di Oltretevere a Lettera43.it, riceve anche visite. E sembra che di inviti a cena al cardinale ne stiano arrivando parecchi. In particolare, si mormora, anche dai colleghi attivi in Curia, che temono di perdere il posto o di vedere ridimensionato il loro ruolo con il New deal di Francesco.
LA RIFORMA DELLA CURIA DI FRANCESCO. Sì, perché la riforma della Curia, oltre alla perdita di potere del segretario di Stato grazie alla possibile creazione del Moderator Curiae, che si occuperà degli «affari interni», comporterà forse la fine di alcuni pontifici consigli e la soppressione di altri enti ritenuti «inutili».
E così ci si rivolge a Maradiaga, sperando in una sua «intercessione».
«SAGGIO GIOCATORE DELLA POLITICA». Del resto, come riferiscono sempre gli americani, si tratta di «un saggio giocatore della politica» e di un «preparato comunicatore mediatico, il cui intelletto gli permette di inviare messaggi tagliati su misura a seconda dell'uditorio che si trova di fronte».
Che bisognasse «tagliare», Maradiaga l'aveva già messo in chiaro in un colloquio con l'ambasciatore americano in Honduras: il 5 aprile 2005 Tegucigalpa informò Washington che il cardinale aveva «aggiunto che la riforma della Curia romana» doveva essere «una delle priorità», notando che il segretario di Stato Angelo Sodano aveva assunto «un sacco di potere durante gli ultimi anni, quelli della malattia e morte di Giovanni Paolo II». Ma lo stesso si poteva dire anche del suo diretto successore, il confratello salesiano di Maradiaga, Tarcisio Bertone. Che è ancora alla guida della commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, la banca vaticana.
LA LOTTA ALLA CORRUZIONE. A questo proposito va ricordato che a suo tempo in Honduras Maradiaga ha presieduto una commissione governativa anticorruzione (ricevendo anche delle minacce di morte), poi però se n'è sfilato davanti alle ingerenze del governo sui lavori.
Sulla riforma della Curia, a dirla tutta, sta comunque andando cauto: quando gli si chiede una cosa risponde sempre in modo felpato. È anche questo che mette ansia a chi occupa qualche posto importante Oltretevere.
LA SCOMMESSA DI BERGOGLIO. Dal canto suo, Francesco sembrerebbe pronto a rischiare. Anche a costo di interrompere la luna di miele con la stampa che lo accompagna da quasi un anno. In agenda infatti c'è il Sinodo straordinario previsto dal 5 al 19 ottobre prossimo dal quale potrebbero arrivare sorprese in tema di bioetica.
Non clamorose, per carità: ma sufficienti a far alzare la voce ai più conservatori, già perplessi davanti alle innovazioni portate da questo papa.
Domenica, 12 Gennaio 2014
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