Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
George Pompidou in Vaticano non ci andò proprio. Francois Mitterand, socialista educato in una famiglia cattolica, fece visita a Giovanni Paolo II senza fretta, dieci mesi dopo le elezioni, e quando il Papa fece distribuire i rosari in dono non ne prese nessuno, ma - raccontano - chiese alla segretaria di prenderne uno per la sorella. Jacques Chirac, affiancato dalla cattolicissima moglie Bernadette, si recò entusiasta al Palazzo apostolico. Ancor più entusiasta Nicolas Sarkozy, che pochi mesi dopo aver conquistato l'Eliseo volò a Roma, a dicembre del 2007, accettò il titolo onorifico di protocanonico di San Giovanni in Laterano, attribuito per tradizione al capo dello Stato francese, con una solenne cerimonia presieduta dal cardinale Camillo Ruini, pronunciò un discorso di rottura, rispetto alla tradizione d'Oltralpe, nel quale propose il concetto di «laicité positive» e tale fu il suo trasporto che, accomiatandosi da Benedetto XVI, gli assestò una vigorosa pacca sulla spalla poco consona ai felpati ambienti curiali...
Domani tocca a Francois Hollande essere ricevuto, alle 11, in Vaticano.
È un altro presidente, c'è un altro Papa, e sembra un altro mondo. Checché ne dica una vignetta di Le Monde - che raffigura Hollande in motorino con le due donne e il Papa che mormora la sua frase «Chi sono io per giudicare...» - l'affaire con l'attrice Julie Gayet rimarrà lontano dal Vaticano, così come rimarrà lontana Valerie Trierweiler (alla quale, in quanto non coniugata, sarebbe stato comunque suggerito di rimanere a Parigi, come accadde a Carla Bruni).
Quel che è certo però è che, come scrive il giornale cattolico La Vie, «è un Papa superstar che accoglie un capo di Stato ai minimi della popolarità».
Le divergenze tra Francois Hollande e Papa Francesco non mancano, e neppure le convergenze. Il presidente francese ha accettato il titolo lateranense ma senza pubblica cerimonia. Non ha mai nascosto di essere personalmente lontano dalla fede. Nel suo governo sono fioccate qui e lì prese di posizione piuttosto ostili alla Chiesa (nei mesi scorsi, ad esempio, è spuntata una conferenza stampa del 2008 nella quale Vincent Peillon, ora ministro dell`Educazione, affermava: «Non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica»).
In una conferenza stampa dello scorso 14 gennaio affermando, con linguaggio singolare, che «il Papa può essere utile su diverse questioni». Di certo, spiegano in ambienti diplomatici francesi, la data di domani cade nel periodo forse meno complicato delle relazioni di questi mesi tra Eliseo e Palazzo apostolico. Hollande è già venuto diverse volte a Roma, ma solo domani oltrepasserà il Tevere. Il «mariage pour tous», che ha legalizzato il matrimonio gay in Francia, è alle spalle, il dibattito su un'altra legge contestata da diversi ambienti cattolici d'Oltralpe, quella sul fine vita, di là da venire. Le frizioni sulla Siria (la Francia pronta a un intervento militare, la Santa Sede schierata per la pace) sono evolute in un tentativo di pacificazione di tutta la comunità internazionale, le delicate elezioni municipali sono ancora lontane.
Con la visita di domani Hollande intende «indirizzare un messaggio forte di dialogo e di attenzione ai cattolici, nel mondo e in Francia», ha detto Constance Riviere, consigliera dell'Eliseo sulle questioni relative alle istituzioni, alla società e alle libertà pubbliche. Nella conferenza stampa del 14 gennaio il presidente francese ha fatto implicito riferimento ad un'incursione delle Femen nella chiesa della Madeleine a Parigi denunciando, per la prima volta, gli atti «anticristiani» compiuti in Francia. Ci sono poi molti temi di politica estera che Hollande potrebbe affrontare con il Papa: oltre alla Siria (la Santa Sede è osservatore alla conferenza di Ginevra), il negoziato israelo-palestinese (il Papa si recherà a maggio in Terra Santa), la crisi in Centrafrica. E, infine, il presidente francese spera probabilmente di trovare nel Papa dalla forte sensibilità sociale un alleato in vista della conferenza sulla protezione del clima prevista a Parigi nel 2015.
Nel numeroso entourage di Hollande ci dovrebbe essere anche il sacerdote francese Georges Vandenbeusch, recentemente rilasciato in Camerun dopo un sequestro. Papa Francesco, da parte sua, ha già ampiamente esposto, nei primi mesi di pontificato, le sue priorità. Molto concentrato nella riforma interna della Curia romana, Jorge Mario Bergoglio è certo in linea con l'insegnamento etico della Chiesa, tanto da aver inviato, per mezzo del nunzio apostolico mons. Luigi Ventura, il suo sostegno alla «marcia per la vita» che si è recentemente svolta a Parigi. Ma la sua priorità sembra la preoccupazione per la situazione dei poveri, degli immigrati, delle «esistenze spirituali».
Anche la conferenza episcopale francese, del resto, ha di recento eletto ai suoi vertici mons. Georges Pontier, pastore dalla sensibilità più sociale e dallo stile meno arrembante del predecessore, il cardinale di Parigi André Vingt-Trois. Il Papa argentino ha fatto tornare - a partire dalla veglia per la pace in Siria - la Santa Sede protagonista della diplomazia internazionale, tanto da ricevere in udienza leader di tutto il mondo, compresi numerosi capi di Stato della «sua» America latina, il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, il presidente russo Vladimir Putin e - il prossimo 27 marzo - quello statunitense Barack Obama. È preoccupato dalla situazione della minoranza cristiana in Medio Oriente, e, più in generale della mancanza di pace in quella regione. È coadiuvato dal segretario di Stato, mons. Pietro Parolin, dal ministro degli Esteri Dominique Mamberti, corso, e ascolta volentieri i consigli del cardinale Jean-Louis Tauran, diplomatico di lungo corso, francese come Hollande.
Dalla Siria all'aborto passando per la carta della laicità. Analisi
dei dossier su cui tra Eliseo e Vaticano non c'è troppa sintonia, in
vista dell'incontro con Papa Francesco in programma il 24...
Senza première dame e con la mente probabilmente occupata da altre questioni, François Hollande sarà venerdì 24 a Roma per incontrare il Papa. E’ la prima volta che il capo dello Stato francese sarà ricevuto in udienza privata da Francesco.
I temi sul tavolo sono tanti, e toccano per lo più quei princìpi
cosiddetti non negoziabili che nella laica Francia hanno visto una
battaglia (a tratti intensa) tra Stato e Chiesa. E’ probabile, però, che
come fatto da Barack Obama in alcuni suoi recenti
discorsi pubblici, Hollande cercherà di mettere in rilievo la “svolta”
impressa dal Pontefice argentino circa la povertà. “Il suo aiuto può
essere prezioso”, ha fatto sapere l’Eliseo, benché l’imbarazzo per lo
“scontro” sulla crisi siriana non sia ancora stato dimenticato. LO SCONTRO SULL’ABORTO
Ma i temi di frizione sono molti. Domenica scorsa, a Parigi ha avuto luogo una nuova marcia per la vita,
alla quale avrebbero – secondo gli organizzatori – preso parte almeno
quarantamila persone. Erano presenti anche alcuni deputati spagnoli,
protagonisti della battaglia inaugurata dal ministro della Giustizia di
Madrid, Alberto Gallardon, volta a restringere
ulteriormente le possibilità di interrompere la gravidanza. Un testo
che, ha detto proprio ieri il ministro della Sanità francese, Marisol Touraine,
“ci farebbe tornare all’età della pietra, una regressione senza
precedenti”. Obiettivo del ministro Touraine è la difesa del progetto di
legge volto a liberalizzare sempre di più la possibilità di abortire.
In testa al corteo di domenica scorsa, c’era anche l’arcivescovo di
Lione, il cardinale Philippe Barbarin. LA QUESTIONE DEL MARIAGE POUR TOUS
Il primo capitolo dello scontro tra la Chiesa e lo Stato francese
risale all’inizio del mandato di Hollande. Si tratta del mariane pour
tous, il matrimonio aperto anche alle coppie omosessuali, cavallo di
battaglia del successore di Sarkozy e della ministra Taubira.
Anche in questo caso, grandi manifestazioni di piazza, ma alla fine il
progetto diventò legge e i vescovi invitarono a “proseguire il dialogo”.
Così si esprimeva il presidente del consiglio “Famiglia e società” dell’episcopato nazionale, mons. Jean-Luc Brunin,
vescovo di Le Havre. L’intento era di sanare le divisioni anche
all’interno del mondo cattolico, tra nettamente contrari al mariage pour
tous e possibilisti. LA CARTA DELLA LAICITA’ IN TUTTE LE SCUOLE
Il nuovo tema di scontro è il disegno di legge per la parità uomo-donna che, come scrive il Corriere della Sera, è fortemente voluto dal ministro Najat Vallaud-Belkacem.
Tra le misure previste c’è quella di incoraggiare gli uomini a prendere
il congedo di paternità. Di sicuro, avrà meno impatto rispetto alla “Carta della laicità” fatta diffondere in tutte le scuole per volontà del ministro dell’Educazione, Vincent Peillon.
Nel manifesto, si ricorda che “la Repubblica è laica” e che “la laicità
della scuola offre agli studenti le condizioni adeguate per forgiare la
propria personalità, esercitare il libero arbitrio e formarsi alla
cittadinanza”. Inoltre, si raccomandava il ministro, “tutto il personale
è tenuto a trasmettere agli studenti il senso e il valore della
laicità, come pure degli altri principi fondamentali della Repubblica,
nonché a vigilare sulla loro applicazione nel contesto scolastico”. I DISSIDI SULLA CRISI SIRIANA
Ma è sulla crisi siriana che probabilmente il Papa e Hollande avranno
molto di cui parlare. Alla fine dell’estate, quando sembrava che tutto
portasse inevitabilmente allo scontro armato, con l’intervento di una
coalizione guidata dagli Stati Uniti nel paese governato da Assad, il Papa prese una posizione netta contro tale prospettiva. Angelus durissimo pronunciato in piazza San Pietro, veglia di preghiera per la pace, digiuno.
Mobilitazione di ogni canale diplomatico della Santa Sede, contatti
frequenti con la nunziatura a Damasco. Dall’altra parte della barricata,
proprio la Francia di Hollande, probabilmente il paese europeo più
determinato a bombardare la Siria. Ancor più di Washington. Uno screzio,
tra Vaticano e Parigi, che il presidente socialista cercherà di sanare
venerdì nei trenta minuti di colloquio che Francesco gli concederà nella
Biblioteca del Palazzo apostolico. http://www.formiche.net/2014/01/22/gli-screzi-hollande-vaticano-dallaborto-alla-laicite/
L’ABORTO È UN TEMA SU CUI PAPA E OBAMA DOVRANNO “ACCORDARSI DI ESSERE IN DISACCORDO”, SE VOGLIONO CHE IL LORO INCONTRO DEL 27 MARZO NON SIA UN FALLIMENTO
«Mi unisco - ha twittato il Papa - alla marcia per la Vita a Washington con le mie preghiere. Possa Dio aiutarci a rispettare ogni forma di vita» - Obama: «Ogni donna deve poter fare le proprie scelte”….
L'aborto è un tema su cui Papa Francesco e il presidente Obama dovranno «accordarsi di essere in disaccordo», come dicono gli americani, se vogliono che il loro incontro del 27 marzo non sia un fallimento.
HOLLANDE OBAMA BERGOGLIO
Lo dimostrano le reazioni opposte, con cui ieri hanno commentato su Twitter il quarantunesimo anniversario della sentenza della Corte Suprema Roe vs. Wade, che il 22 gennaio 1973 legalizzò l'interruzione di gravidanza. Da allora ad oggi, negli Usa ci sono stati 55 milioni di aborti.
«Mi unisco - ha twittato di prima mattina il Papa - alla marcia per la Vita a Washington con le mie preghiere. Possa Dio aiutarci a rispettare ogni forma di vita, in particolare i più vulnerabili». Si riferiva alla consueta marcia pro life, che si tiene ogni anno nella capitale americana nel giorno dell'anniversario. Poco prima delle due del pomeriggio è arrivata la risposta del presidente: «Ogni donna deve poter fare le proprie scelte, riguardo il suo corpo e la sua salute».
PAPA FRANCESCO BARACK OBAMA
Chi pensava che Francesco fosse pronto a cambiare la dottrina della Chiesa sui temi della vita, si sbagliava. Da parte sua Obama, per non urtare il proprio elettorato, non può andare oltre la formula già usata in passato da Clinton, secondo cui l'aborto deve essere sicuro e raro, ma legale. Il Papa e il presidente dovranno riconoscere che oltre non possono andare, registrando la divergenza, per concentrarsi poi sui punti di contatto, che stanno invece nella lotta a povertà e diseguaglianza.
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