ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 18 gennaio 2014

Pasaràn..!

Il papa spedisce in esilio il conservatore card. Burke?

CardinalBurkeLatinMass
Ho un fiuto animale per le persone, non mi sbaglio mai sulla loro natura profonda, e dunque su quel che faranno: dovrebbero mettermi in capite a un ministero vaticano per la selezione del personale, non fosse che lì basta anche un ex smistatore di rifiuti solidi urbani.
Certe volte penso sia l’immagine dell’innocenza. Ingenuo lo è certamente, perché è puro nel cuore. O ancora meglio: ha un sistema di pensiero molto semplice, starei per dire semplificato come è per tutti gli americani. Che non a caso quando si ritrovano nel tristo esiglio della Roma dei bizantinismi clericali, si sentono un po’ sperduti, magari si fanno prendere in giro facilmente, non hanno difese contro la malignità di queste antiche e scettiche genti. Sono un po’ idealisti, e credono basti la bontà di un’idea perché questa s’imponga da sé. Così non è, perché deve fare i conti con la natura, sovente corrotta, degli uomini, quelli di chiesa in primis, fra carrieristi e ideologi clericali.
Sto parlando del cardinale Raymond Leo Burke, arcivescovo americano, origine teutonica, chiamato a Roma dal mite Benedetto XVI, come Prefetto della Segnatura Apostolica, carica che stranamente ricopre tutt’ora.

Dico stranamente perché Burke è un personaggio che notoriamente sta sullo stomaco a papa Francesco, che certo non è un mite professore bavarese, bensì un autoritario generale argentino. Che non fa prigionieri. E se le lega al dito tutte. Si è legato al dito i nomi di quelli che nel conclave del 2005 affondarono la sua candidatura; si è legato al dito i nomi di tutti quelli che quand’era arcivescovo di Buenos Aires dal Vaticano gli hanno dato fastidio; si è legato alle dita di ambo le mani i nomi della pattuglia di cardinali che nell’ultimo conclave, sino alla fine, dinanzi all’inarrestabile marcia di Bergoglio hanno detto “no pasaran!”. Fra questi c’era Burke.
In realtà su Burke, Bergoglio aveva messo la croce già prima dei voti. Quando nel pre-conclave quelli che avevano deciso per una svolta fuori dal normale, hanno cominciato, sghignazzando a bella posta, a far girare foto di alcuni cardinali con ermellini finti e cappe magne, per convincere pure i confratelli titubanti a una svolta clamorosa. In una di queste foto era raffigurato proprio Burke, che indossava, in una casa privata, un fasullo galero confezionato da una manica di merlettari infrociti, una cappa cardinalizia e anticaglie & petrella varie. La foto finì su internet grazie agli amici imbecilli e merlettari dei quali l’ingenuo Burke si è visto circondato. Purtroppo finì anche sotto gli occhi dell’ancora cardinale Bergoglio. Che ebbe una smorfia di disgusto, con qualche esclamazione sprezzante.
Ora, tu puoi presentarti da Bergoglio pure con un filmino che dimostri la tua pedofilia… ed è capacissimo di chiudere un occhio; puoi andarci con un curriculum a luci rosse come mons.Ricca o con un curriculum di ladro o di corvo come altri, capacissimo che chiude ambo gli occhi e ti promuova pure. Ma andarci con una foto vestito da cardinale dell‘800… sei morto! Morto e sepolto.
Marcia per la vita- movimenti anti abortistiEcco, questo; aggiungici il fatto che Burke è quasi il solo cardinale che ha deciso di respingere la direttiva data da Francesco ai vescovi di non impegnarsi in prima linea nelle battaglie sui Valori Non Negoziabili, i pro-life, i pro-famiglia, e dunque si presenta a tutte le marce, e il gioco è fatto. Anzi no, aggiungiamoci un altro fatto: quella intervista americana di qualche mese nella quale Burke osò dire quello che neppure i vescovi tedeschi (di fatto scismatici) osarono dire pur pensandolo, come la quasi totalità dei teologi, del resto: praticamente lì dice che l’Evangelii gaudium, la prima esortazione apostolica di Francesco, è una cagata pazzesca, un arruffopoli tuttologica di pensieri confusi in libertà e in contraddizione tra loro, magari pure col Catechismo; e infine precisa che proprio per ciò che scrive il Papa all’inizio, l’esortazione non è da considerarsi, per la mente del Pontefice, come parte del Magistero.
Così, dicevo, la pensavano pure i vescovi tedeschi, che stanno mordendosi le mani per aver assecondato (un paio di loro) la candidatura Bergoglio in conclave; e qualcuno di essi sottovoce lo ha confessato: “A questo punto preferivamo Ratzinger, non perché tedesco, ma perché almeno era colto! E sapeva quel che diceva“. Già. La verità è che il tedesco, non c’è niente da fare, anche se vescovo, è naturaliter razzista, ma non lo si può dire; e se proprio devono sopportare un papa sulla testa, che almeno sia di razza “ariana” e intellettuale sopraffino, non un periferico latinoamericano per giunta neppure astro teologico. Questo.
E tuttavia il papa non lo ha cacciato ancora, Burke. Ma lo sta facendo piano piano: sostenitore e officiante instancabile di messe secondo il rito antico, consigliere e canonista ascoltatissimo da Benedetto XVI, uomo simbolo dei cattolici trady, membro di spicco del gruppo di cardinali ultraconservatori: non ha una sola caratteristica che possa essere congeniale al papa, anzi ha tutte le carte in regola per alienarsene la simpatia. Ma troppo in vista per spodestarlo tutto in una sola volta.
Francesco, dunque, lo sta spedendo fuori dal Vaticano a rate, un pezzo la volta: buttandolo fuori da tutte le commissioni cardinalizie che contano, tanto per iniziare. Non erano passate che poche ore dalla famosa “intervista americana”, quando Burke fu defenestrato  anche dalla congregazione dei vescovi, senza spiegazioni. Poi si sospetta, anzi c’è la certezza che ne staccherà il deretano dalla poltrona di Prefetto della Segnatura, chiuderà tutti i pezzi del cardinale in una valigia e li spedirà dritto in America per sempre. O almeno finché il Caudillo della Chiesa sarà lui. Questo lo abbiamo capito.
Un’ulteriore conferma l’ho avuta oggi, per puro caso, nientemeno che in Salento, in un noto santuario. Dove ho incrociato una vecchia conoscenza romana in trasferta, un prete di rango, che da sempre lavora in Curia, a Roma. Un amico fidato. Abbiamo parlato del più e del meno, di che aria tira in Vaticano: “di paura, c’è paura, c’è terrore anche nei laici: la sorte di tutti noi, in ogni momento è appesa a un filo, anche quella dei salumai del Vaticano… basta che faccia pollice verso Lui, ed è finita!”.
Cerco di cambiare discorso. “Meh”, dico, “come sta messo il
Burke: messa da requiem
Burke: messa da requiem
cardinale Burke? Annuso olezzo di crisantemi intorno a lui”.
Sorride e dice: «Mah… non bene; come stanno passando un brutto quarto d’ora tutti quelli che erano gli amici del precedente pontificato: vedi Ravasi, dov’è finito Ravasi?»
Eh, do sta?
«È sparito, mentre fino a qualche mese fa era ovunque in Vaticano: ora, era quel che era Ravasi, aveva forse qualche debolezza, ma era anche molto amico, sincero amico di Benedetto, amico dei suoi amici: è una gran brava persona, infine, obbediente anche. Ma è sparito».
Vabbè, dico, stavo chiedendo di Burke, non di Ravasi.
«Ok! Per farti contento te lo dico, oggi è il tuo onomastico: Burke, a quel che io so, sarà spedito arcivescovo di Chicago al posto del cardinale George. Sua Santità non lo vuole tra i piedi, non sopporta nemmeno sentir pronunciare il suo nome senza avere un moto di stizza».
Stanno davvero così le cose? Vedremo, ma pare certo, stante che Burke ha disdetto quasi tutti gli impegni per quest’anno.
Se così stessero, sarebbe un classico caso di “promoveatur ut removeatur”, solo che stavolta non si vede dove sia la “promozione”. E’ una bocciatura plateale.
http://www.qelsi.it/2014/il-papa-spedisce-in-esilio-il-conservatore-card-burke/

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