Papa Ratzinger spiega perché si è dimesso: “La mia rinuncia è valida”
In un'intervista a La Stampa, il Papa emerito Benedetto XVI sottolinea come la sua scelta di rinunciare al ministero petrino sia stata libera: nessuna pressione, nessuna complotto.
“Non c’è il minimo dubbio sulla validità della rinuncia al ministero petrino, è assurdo speculare su tale decisione”.
Benedetto XVI, il Papa emerito, torna con la mente ad un anno fa. Lo fa per dire, una volta e per tutte che non è stato costretto a dimettersi, non l’ha fatto a seguito di pressioni o complotti. Sollecitato da Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, Joseph Ratzinger chiarisce dunque che la scelta è stata presa in piena libertà e che le speculazioni intorno a questo suo gesto sono “semplicemente assurde”. Il quotidiano torinese ricorda inoltre come la possibilità di fare un passo indietro fosse stata presa in considerazione da molto tempo, e come Ratzinger stesso ne avesse parlato nel libro intervista del 2010 con il giornalista tedesco Peter Seewald.
Benedetto XVI ha spiegato poi la decisione di indossare l’abito bianco: “per una questione di praticità. Lo porto in modo distinto da quello del Papa. Nel momento della rinuncia, non c’erano a disposizione altri vestiti. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo significato”. Poi riferendosi alle parole di una sua missiva al teologo svizzero Hans Kung (“Io sono grato di poter essere legato da una grande identita’ di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera”), Benedetto XVI ha confermato quanto affermato fugando ogni dubbio sull’autenticità della citazione: “il professor Kung – scrive al quotidiano – ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui”. E conclude, sperando di aver “risposto in modo chiaro e sufficiente” alle domande postegli da La Stampa.
Benedetto XVI, il Papa emerito, torna con la mente ad un anno fa. Lo fa per dire, una volta e per tutte che non è stato costretto a dimettersi, non l’ha fatto a seguito di pressioni o complotti. Sollecitato da Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, Joseph Ratzinger chiarisce dunque che la scelta è stata presa in piena libertà e che le speculazioni intorno a questo suo gesto sono “semplicemente assurde”. Il quotidiano torinese ricorda inoltre come la possibilità di fare un passo indietro fosse stata presa in considerazione da molto tempo, e come Ratzinger stesso ne avesse parlato nel libro intervista del 2010 con il giornalista tedesco Peter Seewald.
Benedetto XVI ha spiegato poi la decisione di indossare l’abito bianco: “per una questione di praticità. Lo porto in modo distinto da quello del Papa. Nel momento della rinuncia, non c’erano a disposizione altri vestiti. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo significato”. Poi riferendosi alle parole di una sua missiva al teologo svizzero Hans Kung (“Io sono grato di poter essere legato da una grande identita’ di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera”), Benedetto XVI ha confermato quanto affermato fugando ogni dubbio sull’autenticità della citazione: “il professor Kung – scrive al quotidiano – ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui”. E conclude, sperando di aver “risposto in modo chiaro e sufficiente” alle domande postegli da La Stampa.
http://www.fanpage.it
Ratzinger a Tornielli sulle illazioni circa la sua rinuncia. Nuovo siluro alle inconsolabili vedove di Ratzinger
Segnalazione e commento di Maurizio-G. Ruggiero
1 – infatti ha scritto “al professor Hans Küng” (il noto eretico) di essere “legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco” (capito, conservatori dei miei stivali?);
2 – smentisce i complottismi alla Socci e delle inconsolabili vedove di Ratzinger, che lo davano come vero Papa, Papa ombra, pronto a rientrare in campo per “salvare” la Chiesa, pur se al momento estromesso da una congiura progressista;
3 – ribadisce implicitamente che, dunque, ha sfasciato la Chiesa, perché è un progressista e sostenitore della linea collegialista anche lui, seppure più furbo di Bergoglio; Razzi ritiene infatti il Papa nient’altro che un semplice Presidente del Consiglio d’Amministrazione, che si cambia a piacimento; e se lui è così, figuriamoci Bergoglio!;
4 – ma siccome al “pastore tedesco” i privilegi piacciono, ecco che se ne resta in Vaticano; continua a portare il nome di Benedetto XVI; veste da Papa (salvo la mantellina e la fascia); anzi in proposito dichiara, pensando di prendere per fessi non si sa chi, che lui veste di bianco per comodità e perché al momento della rinuncia non aveva altri vestiti a disposizione (poverino! bisogna rifargli il guardaroba! una talare nera usata nella sagrestia vaticana non c’era da adattargli? o, meglio, un bel maglione dolcevita girocollo, che fa tanto Strehler e assemblea da ’68, mandando il segretario Georg Gaenswein ad acquistarlo al mercatino di Campo dei Fiori?); si fa chiamare Papa emerito, pur essendo usurpatore dimissionario rispetto all’usurpatore in carica; partecipa al Concistoro invitato da Bergoglio, seppure in posizione appartata; si saluta con Jorge Mario, levandosi lo zucchetto per riverenza, al che l’altro gli fa il segno col pollice levato (qui sotto il video) ovvero tutto OK, come nemmeno John Wayne nei più beluini western americani; resta però, dice, “nascosto al mondo” a pregare per Bergoglio, con gli esiti catastrofici che tutti possono constatare:http://www.repubblica.it/esteri/2014/02/22/news/benedetto_xvi_torna_in_pubblico_e_partecipa_al_concistoro_abbraccio_con_francesco-79332966/
Chi vuol capire, capisca; ovvero che la Sede Vacante c’è non dal 28 febbraio 2013, data in cui Razzi ha cessato la sua usurpazione e neppure da quando il Bergoglio ha iniziato la propria, bensì dalla morte di Pio XII (9 ottobre 1958) e, quindi, dal momento in cui è stata varata la nuova linea conciliare giovannea, la nuova Chiesa e nuova religione vaticanosecondista, che troverà la sua anticonsacrazione nella “canonizzazione” di Roncalli e Wojtyla il prossimo 27 aprile, domenica in albis.
In attesa che Dio salvi la sua Chiesa dai modernisti eretici: Lui solo può farlo.
Benedetto XVI: «Ecco perché non sono più papa»
Il pontefice emerito spiega le dimissioni: «Assurdo speculare».
Benedetto XVI ha rotto il lungo silenzio. E ha deciso di spiegare la sua decisione di lasciare il pontificato.
«Non c'è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino: unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde», ha spiegato Joseph Ratzinger in una lettera intestata «Benedictus XVI, papa emeritus» al quotidiano La Stampadopo alcuni commenti e interpretazioni sul suo gesto su media italiani e internazionali.
Il giornale ha ricordato fra l'altro come la possibilità di dimettersi fosse tenuta in considerazione da molto tempo, e come l'allora pontefice stesso ne avesse parlato nel libro intervista del 2010 con il giornalista tedesco Peter Seewald.
ABITO BIANCO PER PRATICITÀ. Nella sua missiva, che ha in calce la firma autografa in una calligrafia minuta di Benedetto XVI, il pontefice emerito ha risposto anche sul significato dell'abito bianco e del nome papale. E ha spiegato: «Il mantenimento dell'abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c'erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l'abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del papa». E ha concluso: «Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo significato».
AMICIZIA DI CUORE COL PAPA. Infine il predecessore di Francesco ha puntualizzato le sue parole scritte in una lettera al teologo svizzero Hans Kung e da questi citate nelle scorse settimane in cui Benedetto XVI ha espresso «identità di vedute e amicizia di cuore» al papa, il cui pontificato egli sostiene nella preghiera.
«Kung», ha precisato il pontefice emerito, «ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui». Tutto questo prima di concludere sperando di aver risposto «in modo chiaro e sufficiente» alle domande postegli dal quotidiano.
«Non c'è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino: unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde», ha spiegato Joseph Ratzinger in una lettera intestata «Benedictus XVI, papa emeritus» al quotidiano La Stampadopo alcuni commenti e interpretazioni sul suo gesto su media italiani e internazionali.
Il giornale ha ricordato fra l'altro come la possibilità di dimettersi fosse tenuta in considerazione da molto tempo, e come l'allora pontefice stesso ne avesse parlato nel libro intervista del 2010 con il giornalista tedesco Peter Seewald.
ABITO BIANCO PER PRATICITÀ. Nella sua missiva, che ha in calce la firma autografa in una calligrafia minuta di Benedetto XVI, il pontefice emerito ha risposto anche sul significato dell'abito bianco e del nome papale. E ha spiegato: «Il mantenimento dell'abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c'erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l'abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del papa». E ha concluso: «Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo significato».
AMICIZIA DI CUORE COL PAPA. Infine il predecessore di Francesco ha puntualizzato le sue parole scritte in una lettera al teologo svizzero Hans Kung e da questi citate nelle scorse settimane in cui Benedetto XVI ha espresso «identità di vedute e amicizia di cuore» al papa, il cui pontificato egli sostiene nella preghiera.
«Kung», ha precisato il pontefice emerito, «ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui». Tutto questo prima di concludere sperando di aver risposto «in modo chiaro e sufficiente» alle domande postegli dal quotidiano.
http://www.lettera43.it/cronaca/benedetto-xvi-ecco-perche-non-sono-piu-papa_43675123369.htm
1. COME MAI RATZINGER SI È SENTITO IN OBBLIGO DI PRENDERE CARTA E PENNA E DI SCRIVERE UNA LETTERA A “LA STAMPA” PER ALLONTANARE LE “SPECULAZIONI SEMPLICEMENTE ASSURDE” SUL SUO STORICO GESTO DI DIMETTERSI DAL SOGLIO DI PIETRO? - 2. IL PAPA EMERITO PRECISA CHE NON È STATO COSTRETTO A DIMETTERSI, NON L’HA FATTO A SEGUITO DI PRESSIONI O COMPLOTTI: LA SUA RINUNCIA È VALIDA, LA SCELTA DI MANTENERE IL NOME E L’ABITO BIANCO HA MOTIVI PRATICI E OGGI NELLA CHIESA NON ESISTE ALCUNA “DIARCHIA”, NESSUN DOPPIO GOVERNO. C’È UN PAPA REGNANTE NEL PIENO DELLE SUE FUNZIONI, FRANCESCO, E UN EMERITO CHE HA COME “UNICO E ULTIMO SCOPO” DELLE SUE GIORNATE QUELLO DI PREGARE PER IL SUO SUCCESSORE. E COSÌ SIA… -
BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEINhttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-come-mai-ratzinger-si-sentito-in-obbligo-di-prendere-carta-e-penna-e-72569.htm
Una brevissima lettera per tentare di porre fine alle speculazioni sulla validità della rinuncia al pontificato. Benedetto XVI ha preso carta e penna e ha risposto alle domande che il vaticanista della Stampa, Andrea Tornielli, gli aveva posto in un messaggio inviato al monastero Mater Ecclesiae il 16 febbraio scorso.
“NON C’E’ IL MINIMO DUBBIO CIRCA LA VALIDITA’ DELLA MIA RINUNCIA”
Due giorni dopo, ecco che il Papa emerito risponde punto per punto alle questioni poste dal giornalista. Innanzitutto, Benedetto XVI ha chiarito che “non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino”, ragione per cui “le speculazioni” in proposito diffuse su qualche sito ed organo di stampa “sono semplicemente assurde”. Ratzinger rimanda di fatto a quanto dichiarato in latino l’11 febbraio di un anno fa, quando davanti al collegio cardinalizio riunito in concistoro annunciò di lasciare il ministero petrino “plena libertate”, in piena libertà. Nessuna costrizione, dunque, nessuna metaforica pistola puntata alla tempia.
I DUBBI DI ANTONIO SOCCI
Era stato lo scrittore cattolico Antonio Socci, in particolare, a rilanciare i dubbi sulla validità della rinuncia al ministero petrino di Benedetto, rileggendo in chiave dubitativa le parole da questi pronunciate nelle occasioni pubbliche successive all’abdicazione, tanto da arrivare a parlare di un “mistero della rinuncia”. Scriveva solo qualche giorno fa, Socci, che “è obiettivamente inspiegabile il ritiro di un Papa come Benedetto XVI che è tuttora in salute e perfettamente efficiente”. Le ragioni vere, insomma, sarebbero altre: “Considerata la guerra spietata che gli è stata fatta, anche dentro alla Curia e alla Chiesa, fin dalla sua elezione nel 2005, è del tutto legittimo sospettare che vi siano state pressioni indebite per indurlo al ritiro. O comunque che siano state create le condizioni per spingerlo a quel passo”.
IL DIETROFRONT DI PADRE LOMBARDI
Per rafforzare la tesi, in un articolo apparso su Libero il 16 febbraio scorso, Socci riprendeva le parole di padre Federico Lombardi del 20 febbraio 2013, con le quali il portavoce aveva escluso che Benedetto potesse essere chiamato Papa emerito, dal momento che “emerito è il vescovo che pure dopo le dimissioni mantiene comunque un legame e nel caso del ministero petrino è diverso”. Solo una settimana dopo, però, il direttore della Sala stampa annunciava che Ratzinger sarebbe stato Papa emerito e che avrebbe continuato a vestire di bianco. Elementi che – uniti al fatto che Benedetto ha scelto di mantenere lo stemma pontificale – hanno alimentato dubbi circa la validità della rinuncia.
IL VESTIARIO PAPALE: LE DIFFERENZE
Anche su questo, nella lettera alla Stampa, il Papa emerito ha voluto sgombrare il campo dai dubbi: “Continuo a vestire l’abito bianco soltanto per una questione di praticità. Lo porto in modo distinto da quello del Papa”. In effetti, se a un occhio profano Francesco e Benedetto possono apparire vestiti allo stesso modo, nella realtà le differenze sono sostanziali: Ratzinger porta la talare semplice, senza pellegrina né fascia.
LA LETTERA A KUENG
Nel messaggio inviato a Tornielli, poi, Benedetto chiarisce di essere “grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore al mio successore” e di aver effettivamente scritto al teologo Hans Kueng, il quale “ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui”.
http://www.formiche.net/2014/02/26/ratzinger-mette-tacere-i-complottisti-speculazioni-assurde-sulla-mia-rinuncia/
Andrea Tornielli per ‘La Stampa'
«Non c'è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia» e le «speculazioni» in proposito sono «semplicemente assurde». Joseph Ratzinger non è stato costretto a dimettersi, non l'ha fatto a seguito di pressioni o complotti: la sua rinuncia è valida, la scelta di mantenere il nome e l'abito bianco ha motivi pratici e oggi nella Chiesa non esiste alcuna «diarchia», nessun doppio governo. C'è un Papa regnante nel pieno delle sue funzioni, Francesco, e un emerito che ha come «unico e ultimo scopo» delle sue giornate quello di pregare per il suo successore.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Dal monastero «Mater Ecclesiae» dentro le mura vaticane, il Papa emerito Benedetto XVI ha preso carta e penna per stroncare le interpretazioni sul suo storico gesto di un anno fa, rilanciate da diversi media e sul web in occasione del primo anniversario della rinuncia.
Lo ha fatto rispondendo personalmente a una lettera con alcune domande che gli avevamo inviato nei giorni scorsi, dopo aver letto alcuni commenti sulla stampa italiana e internazionale riguardanti le sue dimissioni. In modo sintetico ma precisissimo, Ratzinger ha risposto, smentendo i presunti retroscena segreti della rinuncia e invitando a non caricare di significati impropri alcune scelte da lui compiute, come quella di mantenere l'abito bianco anche dopo aver lasciato il ministero di vescovo di Roma.
Come si ricorderà, con un clamoroso e inatteso annuncio, l'11 febbraio 2013 Benedetto XVI comunicava ai cardinali riuniti in concistoro la sua libera decisione di dimettersi «ingravescente aetate», per motivi di età: «Sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino».
Annunciava anche che la sede apostolica sarebbe stata vacante a partire dalla sera del 28 febbraio: i cardinali si sarebbero riuniti per procedere con l'elezione del successore. Nei giorni successivi, Ratzinger faceva sapere che avrebbe mantenuto il nome di Benedetto XVI (che compare anche in calce alla fine della lettera), che si sarebbe definito d'ora in avanti «Papa emerito» (come risulta anche dall'intestazione a stampa della stessa lettera) e avrebbe continuato a indossare l'abito bianco, anche se semplificato rispetto a quello del Pontefice, vale a dire senza la mantelletta (chiamata «pellegrina») e senza la fascia.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Nell'ultima udienza del mercoledì, il 27 febbraio 2013, in una piazza San Pietro inondata di sole e gremita di fedeli, Ratzinger aveva detto: «In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d'animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi».
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
E aveva aggiunto che il suo ritirarsi, «nascosto al mondo», non significava «ritornare nel privato». «La mia decisione di rinunciare all'esercizio attivo del ministero - aveva detto - non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell'officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di San Pietro».
Proprio queste parole circa il suo voler restare «nel recinto di San Pietro» hanno fatto ipotizzare ad alcuni che la rinuncia non sia stata davvero libera e dunque valida, quasi che Ratzinger si fosse voluto ritagliare un ruolo di «Papa ombra», cioè quanto di più lontano dalla sua sensibilità si possa immaginare.
BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO
Dopo l'elezione di Francesco, le novità del suo papato, la scossa che sta portando alla Chiesa con la sua parola e la sua testimonianza personale, era fisiologico che alcuni - com'è sempre peraltro accaduto in occasione di un cambio di pontificato - lo contrapponessero al predecessore. Una contrapposizione che lo stesso Benedetto XVI ha sempre rifiutato.
Nelle ultime settimane, con l'avvicinarsi del primo anniversario della rinuncia, c'è chi è andato oltre, ipotizzando persino l'invalidità delle dimissioni di Benedetto e dunque un suo ruolo ancora attivo e istituzionale accanto al Papa regnante.
Lo scorso 16 febbraio, chi scrive ha inviato al Papa emerito un messaggio con alcune specifiche domande in merito a queste interpretazioni. Due giorni dopo è arrivata la risposta. «Non c'è il minimo dubbio - scrive Ratzinger nella missiva - circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde».
Del resto, che la possibilità di dimettersi fosse tenuta in considerazione da molto tempo era ben noto alle persone più vicine a Ratzinger, e da lui stesso confermata nel libro intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald («Luce del mondo», 2010): «Se un Papa si rende conto con chiarezza che non è più capace, fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l'obbligo, di dimettersi».
RATZINGER E BERGOGLIO ITALIA S GOD TALENT BY CARLI
È stato inevitabile, un anno fa, dopo l'annuncio - mai un Papa in duemila anni di storia della Chiesa aveva rinunciato per anzianità - collegare questo clamoroso gesto al clima mefitico di Vatileaks, dei complotti nella Curia romana. Tutto il pontificato di Benedetto XVI è stato una via Crucis, e in particolare gli ultimi anni: prima a motivo dello scandalo della pedofilia, da lui coraggiosamente affrontato senza incolpare le lobby o i «nemici esterni» della Chiesa, ma piuttosto la «persecuzione», il male che viene dal di dentro della Chiesa stessa. E poi a motivo della fuga di documenti prelevati dalla scrivania papale dal maggiordomo Paolo Gabriele. La rinuncia è stata dunque collegata a questi contesti.
Ma Benedetto XVI aveva spiegato, sempre nel libro-intervista con Seewald, che non si lascia la nave durante la tempesta. Per questo prima di annunciare le dimissioni, decisione presa da tempo e confidata ai più stretti collaboratori con mesi d'anticipo, Ratzinger ha atteso che la vicenda Vatileaks, il processo a Gabriele e l'inchiesta dei tre cardinali si fossero conclusi. Soltanto dopo ha lasciato.
Nella lettera che ci ha inviato, il Papa emerito risponde anche alle domande sul significato dell'abito bianco e del nome papale. «Il mantenimento dell'abito bianco e del nome Benedetto - ci ha scritto - è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c'erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l'abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento».
RATZINGER E BERGOGLIO JPEG
Una chiara e quanto mai significativa conferma di queste affermazioni, Benedetto XVI l'ha data sabato scorso, nel giorno del concistoro al quale era stato invitato da Francesco. Ratzinger non ha voluto un posto appartato e speciale, si è seduto in una sedia uguale a quella dei cardinali, in un angolo, nella fila dei porporati vescovi. Quando Francesco all'inizio e poi alla fine della cerimonia gli si è avvicinato per salutarlo e abbracciarlo, Benedetto si è tolto dal capo lo zucchetto per riverenza, e anche per attestare pubblicamente che il Papa è uno solo.
Nelle scorse settimane il teologo svizzero Hans Küng aveva citato alcune parole contenute in una lettera di Benedetto XVI e riguardanti Francesco. Parole ancora una volta inequivocabili: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un'amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera».
BERGOGLIO RATZINGER
Qualcuno, sul web, ha provato a mettere in dubbio l'autenticità della citazione o ne ha paventato un uso strumentale. Anche di questo abbiamo chiesto conferma al Papa emerito: «Il prof. Küng ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui», ha precisato in modo lapidario. Prima di concludere con la speranza di aver risposto «in modo chiaro e sufficiente» alle domande che gli avevamo posto.
Ecco come Ratzinger zittisce i complottisti
26 - 02 - 2014Matteo Matzuzzi“NON C’E’ IL MINIMO DUBBIO CIRCA LA VALIDITA’ DELLA MIA RINUNCIA”
Due giorni dopo, ecco che il Papa emerito risponde punto per punto alle questioni poste dal giornalista. Innanzitutto, Benedetto XVI ha chiarito che “non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino”, ragione per cui “le speculazioni” in proposito diffuse su qualche sito ed organo di stampa “sono semplicemente assurde”. Ratzinger rimanda di fatto a quanto dichiarato in latino l’11 febbraio di un anno fa, quando davanti al collegio cardinalizio riunito in concistoro annunciò di lasciare il ministero petrino “plena libertate”, in piena libertà. Nessuna costrizione, dunque, nessuna metaforica pistola puntata alla tempia.
I DUBBI DI ANTONIO SOCCI
Era stato lo scrittore cattolico Antonio Socci, in particolare, a rilanciare i dubbi sulla validità della rinuncia al ministero petrino di Benedetto, rileggendo in chiave dubitativa le parole da questi pronunciate nelle occasioni pubbliche successive all’abdicazione, tanto da arrivare a parlare di un “mistero della rinuncia”. Scriveva solo qualche giorno fa, Socci, che “è obiettivamente inspiegabile il ritiro di un Papa come Benedetto XVI che è tuttora in salute e perfettamente efficiente”. Le ragioni vere, insomma, sarebbero altre: “Considerata la guerra spietata che gli è stata fatta, anche dentro alla Curia e alla Chiesa, fin dalla sua elezione nel 2005, è del tutto legittimo sospettare che vi siano state pressioni indebite per indurlo al ritiro. O comunque che siano state create le condizioni per spingerlo a quel passo”.
IL DIETROFRONT DI PADRE LOMBARDI
Per rafforzare la tesi, in un articolo apparso su Libero il 16 febbraio scorso, Socci riprendeva le parole di padre Federico Lombardi del 20 febbraio 2013, con le quali il portavoce aveva escluso che Benedetto potesse essere chiamato Papa emerito, dal momento che “emerito è il vescovo che pure dopo le dimissioni mantiene comunque un legame e nel caso del ministero petrino è diverso”. Solo una settimana dopo, però, il direttore della Sala stampa annunciava che Ratzinger sarebbe stato Papa emerito e che avrebbe continuato a vestire di bianco. Elementi che – uniti al fatto che Benedetto ha scelto di mantenere lo stemma pontificale – hanno alimentato dubbi circa la validità della rinuncia.
IL VESTIARIO PAPALE: LE DIFFERENZE
Anche su questo, nella lettera alla Stampa, il Papa emerito ha voluto sgombrare il campo dai dubbi: “Continuo a vestire l’abito bianco soltanto per una questione di praticità. Lo porto in modo distinto da quello del Papa”. In effetti, se a un occhio profano Francesco e Benedetto possono apparire vestiti allo stesso modo, nella realtà le differenze sono sostanziali: Ratzinger porta la talare semplice, senza pellegrina né fascia.
LA LETTERA A KUENG
Nel messaggio inviato a Tornielli, poi, Benedetto chiarisce di essere “grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore al mio successore” e di aver effettivamente scritto al teologo Hans Kueng, il quale “ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui”.
http://www.formiche.net/2014/02/26/ratzinger-mette-tacere-i-complottisti-speculazioni-assurde-sulla-mia-rinuncia/
"Non erano a disposizione altri vestiti"????
RispondiEliminaExcusatio petita appunto , visto che la smentita è stata indirizzata e richiesta dalla stessa fonte che nei giorni scorsi aveva messo in dubbio la validità della rinuncia. Da notare che Tornielli non cita Socci , tentando di salvare capra e cavoli
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