La costante Cl
Comunione e liberazione, costante di governo
Tutto cambia, ma loro restano. A partire da Lupi. Verso la riconferma. In un dicastero che vale 11,5 mld di investimenti.
La si potrebbe chiamare costante Cl, Comunione e liberazione.
Cambiano i governi, si spezzano le alleanze, i partiti di plastica si sciolgono, i leader vengono abbattuti al chiuso delle stanze e le maggioranze si ricompongono in geometrie differenti, ma sotto la liquidità della materia politica resta la solidità di Comunione e liberazione: rete organizzata, radicata nel centrodestra ma con ottimi rapporti, amicizie ed entrature anche a sinistra.
Cambiano i governi, si spezzano le alleanze, i partiti di plastica si sciolgono, i leader vengono abbattuti al chiuso delle stanze e le maggioranze si ricompongono in geometrie differenti, ma sotto la liquidità della materia politica resta la solidità di Comunione e liberazione: rete organizzata, radicata nel centrodestra ma con ottimi rapporti, amicizie ed entrature anche a sinistra.
I SOLI MINISTRI CHE RIMANGONO. Nel governo che Matteo Renzi sta mettendo in piedi, Maurizio Lupi, ormai referente del movimento nei palazzi romani e collegamento tra il motore economico lombardo e la Capitale, è uno dei pochi tasselli del domino politico che nessuno sembra avere intenzione di muovere. A un anno dall'Expo, l'uomo che fu il ponte tra l'ex governatore lombardo Roberto Formigoni e Silvio Berlusconi, rapidamente passato nelle file degli alfaniani, dovrebbe mantenere il pesante portafoglio del ministero delle Infrastrutture.
ANCHE LORENZIN PRESTA ASCOLTO. Accanto a lui, ancora al dicastero della Sanità, è destinata quasi sicuramente a sedere Beatrice Lorenzin, allevata a Forza Italia e municipi romani, ma progressivamente slittata verso la parte più moderata del centrodestra, quella capace di grandi mediazioni con i colleghi del Partito democratico e considerata sensibile anche agli interessi della galassia ciellina. In tempi di larghe intese, una garanzia.
Bersani, Letta, Renzi: a sinistra tutti interlocutori di Cl
La forza di Comunione e liberazione nei palazzi di governo non conosce battute d'arresto. Con Silvio Berlusconi l'alleanza è stata solida fino allo scandalo delle Olgettine e a quello strappo consumato sul palcoscenico internazionale di Strasburgo da Mario Mauro, capodelegazione del Pdl al parlamento Ue che ha lavorato all'interno del Partito popolare europeo per annodare i fili, accogliere Mario Monti ed escludere il Cavaliere, guadagnandosi di conseguenza un posto da ministro nel governo di Enrico Letta. Ma se il voto di febbraio avesse permesso a Pier Luigi Bersani di coronare il suo sogno e smacchiare il giaguaro, gli esponenti di Cl di certo non sarebbero rimasti delusi.
LA MANO TESA DI BERSANI. Già nel 2003, di fronte alla platea della kermesse di Rimini, la grande fiera estiva della Compagnia delle opere (Cdo), il braccio operativo di Cl che conta 35 mila imprese e 40 sedi in Italia, l'allora responsabile economico dei Democratici di sinistra era stato charissimo: «La sinistra se vuole rifondarsi deve partire dal vostro retroterra». Posizione netta e ribadita tre anni dopo, sempre al meeting: «Tra noi e voi», disse Bersani, questa volta nei panni di ministro dello Sviluppo economico, «le radici sono le stesse».
GLI APPALTI CONDIVISI CON LE COOP ROSSE. Dopo le radici si sono appaiate anche le ramificazioni. Tanto che a Milano le cooperative rosse e quelle della Compagnia delle opere hanno iniziato a comparire abbinate nella spartizione degli appalti, come per i lavori del nuovo ospedale Niguarda: un affare da 1,2 miliardi di euro diviso tra le aziende della Compagnia delle opere e la Cmb di Carpi, cooperativa rossa del modenese.
O per le opere preparatorie all'Expo, affidate tra gli altri anche a Vitali Spa (appartenente alla Cdo), Unieco di Reggio Emilia e al Consorzio cooperative costruzioni di Bologna (due Coop rosse).
E allora c'è poco da stupirsi se dopo la campagna delle primarie 2012, a chi gli chiedeva se i ciellini avessero appoggiato e foraggiato la sua candidatura, l'ex democristiano Renzi aveva risposto piccato: «Non tanto».
LA VICINANZA DI MATTEO AL MOVIMENTO. Certo, a detta dello stesso Dario Nardella, suo uomo di fiducia e oggi anche sostituto dell'ormai ex sindaco a Palazzo Vecchio, Matteo ha sempre avuto «ottimi rapporti» col movimento di Don Giussani. E c'è da credergli, visto che l'alter ego di Renzi, Marco Carrai, uomo ombra dell'ascesa del segretario Pd, imprenditore e gran tessitore di relazioni, è cugino di due nomi pesanti della Compagnia delle opere Toscana: Paolo Carrai, che la fondò nel 1995 e ne fu presidente, e Leonardo Carrai, attuale numero uno del Banco alimentare Toscana.
In ogni caso, poco cambia. A Largo del Nazareno, infatti, tutti sembrano sensibili alle istanze di Cl. Basti dire che l'ex primo ministro Enrico Letta è stato membro per un decennio del gruppo interparlamentare per la sussidarietà, insieme - guardacaso - proprio a Lupi.
LA MANO TESA DI BERSANI. Già nel 2003, di fronte alla platea della kermesse di Rimini, la grande fiera estiva della Compagnia delle opere (Cdo), il braccio operativo di Cl che conta 35 mila imprese e 40 sedi in Italia, l'allora responsabile economico dei Democratici di sinistra era stato charissimo: «La sinistra se vuole rifondarsi deve partire dal vostro retroterra». Posizione netta e ribadita tre anni dopo, sempre al meeting: «Tra noi e voi», disse Bersani, questa volta nei panni di ministro dello Sviluppo economico, «le radici sono le stesse».
GLI APPALTI CONDIVISI CON LE COOP ROSSE. Dopo le radici si sono appaiate anche le ramificazioni. Tanto che a Milano le cooperative rosse e quelle della Compagnia delle opere hanno iniziato a comparire abbinate nella spartizione degli appalti, come per i lavori del nuovo ospedale Niguarda: un affare da 1,2 miliardi di euro diviso tra le aziende della Compagnia delle opere e la Cmb di Carpi, cooperativa rossa del modenese.
O per le opere preparatorie all'Expo, affidate tra gli altri anche a Vitali Spa (appartenente alla Cdo), Unieco di Reggio Emilia e al Consorzio cooperative costruzioni di Bologna (due Coop rosse).
E allora c'è poco da stupirsi se dopo la campagna delle primarie 2012, a chi gli chiedeva se i ciellini avessero appoggiato e foraggiato la sua candidatura, l'ex democristiano Renzi aveva risposto piccato: «Non tanto».
LA VICINANZA DI MATTEO AL MOVIMENTO. Certo, a detta dello stesso Dario Nardella, suo uomo di fiducia e oggi anche sostituto dell'ormai ex sindaco a Palazzo Vecchio, Matteo ha sempre avuto «ottimi rapporti» col movimento di Don Giussani. E c'è da credergli, visto che l'alter ego di Renzi, Marco Carrai, uomo ombra dell'ascesa del segretario Pd, imprenditore e gran tessitore di relazioni, è cugino di due nomi pesanti della Compagnia delle opere Toscana: Paolo Carrai, che la fondò nel 1995 e ne fu presidente, e Leonardo Carrai, attuale numero uno del Banco alimentare Toscana.
In ogni caso, poco cambia. A Largo del Nazareno, infatti, tutti sembrano sensibili alle istanze di Cl. Basti dire che l'ex primo ministro Enrico Letta è stato membro per un decennio del gruppo interparlamentare per la sussidarietà, insieme - guardacaso - proprio a Lupi.
Tra Expo e sanità: il sistema lombardo che si trasferisce a Roma
Mentre i democratici cambiano leader e correnti, Comunione e liberazione resta sempre uguale.
Del resto sia Lupi sia Lorenzin si sono dimostrati in grado di adattarsi agli andamenti ondivaghi della politica italiana. Il ministro delle Infrastrutture - consigliere di amministrazione per quasi 20 anni di Fiera Milano Congressi, controllata da Fiera Milano, l'ente in mani cielline che è anche proprietario dei terreni utilizzati per l'Expo - è la perfetta espressione dell'avanzata di Comunione e liberazione nei palazzi romani.
LUPI, IL NUOVO FRONT MAN DI CL. Con Roberto Formigoni indagato per associazione a delinquere e corruzione, accusato di aver incassato favori e regali di lusso dalla Fondazione Maugeri, e mentre tutta la sanità lombarda è sotto la lente dei magistrati, Lupi è riuscito in pochissimo tempo a sostituire l'ex governatore come uomo immagine del movimento.
Prima al fianco del Cavaliere, del quale fu strenuo difensore anche ai tempi del bunga bunga al costo di dare più spazio alla liberazione che alla comunione. E poi vicino ad Alfano, fulminato sulla via del ministero.
LA STELLA DELLA LOMBARDIA. L'uomo, del resto, sembra molto fortunato. Con Filippo Penati, ex pezzo forte della sinistra lombarda nei guai giudiziari, e la Lega Nord ai minimi storici fuori dal palazzo, Lupi è il politico più forte della Lombardia. E mentre la stella di Mauro, dopo pochi mesi alla Difesa, pare essersi spenta, la sua rifulge.
Beatrice Lorenzin non è da meno in quanto a buon posizionamento. Considerata vicinissima al leader del Nuovo centrodestra, in questi mesi ha anche dimostrato una certa conoscenza del sistema sanitario lombardo.
IL CASO BOTTI ALLA SANITÀ. Come sub commissario alla Sanità della Regione Lazio ha scelto infatti Renato Botti, un uomo dal curriculum lunghissimo: ex direttore generale del San Raffaele, membro della comissione Sanità di Confindustria, nel consiglio di amministrazione di Momed spa (società di biotecnologie controllata dalla Fininvest di Silvio Berlusconi) e, soprattutto, fino al 2002 ex direttore generale dell'assessorato alla Sanità della Lombardia, una posizione dalla quale ha conosciuto molto bene le imprese della Compagnia delle opere del comparto.
UN ACCORDO CON ZINGARETTI? La sua nomina è stata talmente discussa da aver attirato sulla Lorenzin accuse dagli stessi colleghi di partito. Per i consiglieri del Nuovo Centrodestra del Lazio, infatti, la scelta è stata calata dall'alto, cercando l'intesa del governatore piddino del Lazio Nicola Zingaretti.
Come se non bastasse, anche l'accordo saltato a dicembre 2013 tra la Rai e il meeting di Rimini ha attirato ombre sul ministro della Salute. L'intesa prevedeva che la televisione pubblica versasse 750 mila euro in tre anni agli organizzatori del festival di Cl: venne proposta dopo che Alessandro Picardi, fidanzato del ministro Lorenzin, era stato assunto alle relazioni esterne Rai.
Forse solo coincidenze, ma con il Nuovo Centrodestra alla ricerca di sostegno e di affermazione, a Roma la Compagnia delle opere sembra aver allargato la sua sfera di influenza.
Del resto sia Lupi sia Lorenzin si sono dimostrati in grado di adattarsi agli andamenti ondivaghi della politica italiana. Il ministro delle Infrastrutture - consigliere di amministrazione per quasi 20 anni di Fiera Milano Congressi, controllata da Fiera Milano, l'ente in mani cielline che è anche proprietario dei terreni utilizzati per l'Expo - è la perfetta espressione dell'avanzata di Comunione e liberazione nei palazzi romani.
LUPI, IL NUOVO FRONT MAN DI CL. Con Roberto Formigoni indagato per associazione a delinquere e corruzione, accusato di aver incassato favori e regali di lusso dalla Fondazione Maugeri, e mentre tutta la sanità lombarda è sotto la lente dei magistrati, Lupi è riuscito in pochissimo tempo a sostituire l'ex governatore come uomo immagine del movimento.
Prima al fianco del Cavaliere, del quale fu strenuo difensore anche ai tempi del bunga bunga al costo di dare più spazio alla liberazione che alla comunione. E poi vicino ad Alfano, fulminato sulla via del ministero.
LA STELLA DELLA LOMBARDIA. L'uomo, del resto, sembra molto fortunato. Con Filippo Penati, ex pezzo forte della sinistra lombarda nei guai giudiziari, e la Lega Nord ai minimi storici fuori dal palazzo, Lupi è il politico più forte della Lombardia. E mentre la stella di Mauro, dopo pochi mesi alla Difesa, pare essersi spenta, la sua rifulge.
Beatrice Lorenzin non è da meno in quanto a buon posizionamento. Considerata vicinissima al leader del Nuovo centrodestra, in questi mesi ha anche dimostrato una certa conoscenza del sistema sanitario lombardo.
IL CASO BOTTI ALLA SANITÀ. Come sub commissario alla Sanità della Regione Lazio ha scelto infatti Renato Botti, un uomo dal curriculum lunghissimo: ex direttore generale del San Raffaele, membro della comissione Sanità di Confindustria, nel consiglio di amministrazione di Momed spa (società di biotecnologie controllata dalla Fininvest di Silvio Berlusconi) e, soprattutto, fino al 2002 ex direttore generale dell'assessorato alla Sanità della Lombardia, una posizione dalla quale ha conosciuto molto bene le imprese della Compagnia delle opere del comparto.
UN ACCORDO CON ZINGARETTI? La sua nomina è stata talmente discussa da aver attirato sulla Lorenzin accuse dagli stessi colleghi di partito. Per i consiglieri del Nuovo Centrodestra del Lazio, infatti, la scelta è stata calata dall'alto, cercando l'intesa del governatore piddino del Lazio Nicola Zingaretti.
Come se non bastasse, anche l'accordo saltato a dicembre 2013 tra la Rai e il meeting di Rimini ha attirato ombre sul ministro della Salute. L'intesa prevedeva che la televisione pubblica versasse 750 mila euro in tre anni agli organizzatori del festival di Cl: venne proposta dopo che Alessandro Picardi, fidanzato del ministro Lorenzin, era stato assunto alle relazioni esterne Rai.
Forse solo coincidenze, ma con il Nuovo Centrodestra alla ricerca di sostegno e di affermazione, a Roma la Compagnia delle opere sembra aver allargato la sua sfera di influenza.
Nelle mani di Lupi investimenti per 11,5 miliardi, per Lorenzin spese per 22 miliardi
La battaglia di Angelino Alfano è chiara: allargare la sua base di sostegno e di finanziatori.
L'ex delfino di Silvio, è alla ricerca di riconferma al Viminale. Ma anche se rimanesse vicepremier, la stabilità di Lupi e Lorenzin gli assicurerebbe il controllo di una buona fetta di potere. Per i due ministri passati e probabilmente futuri, l'ascesa politica corrisponde, infatti, anche al peso del portafoglio.
I SOLDI DELLA TAV PER L'EXPO. Nelle mani di Lupi passano tutti i finanziamenti che contano per l'Expo, tanto che qualcuno lo vede già pronto a candidarsi come sindaco del capoluogo lombardo. Per ora è già riuscito a dirottare i fondi dalla Tav Torino-Lione sulle nuove linee della metropolitana milanese. E per tutto il 2014 il ministro è destinato a fare da grande cerimoniere dei fondi per l'Esposizione internazionale: degli 1,3 miliardi investiti dalla amministrazione pubblica, ben 833 arrivano dal suo ministero.
I CONTI PER IL PROSSIMO TRIENNIO. Nel prossimo triennio dal dicastero delle Infrastutture passeranno investimenti per 11,5 miliardi: 4,3 nel 2014, 3,9 nel 2015 e 3,3 nel 2016, una quota pari a circa la metà dei fondi destinati a uscire dal ministero dello Sviluppo economico. Sono previsti anche trasferimenti a imprese per un totale di 9,3 miliardi: 1,6 nel 2014; 5,8 nel 2015 e 1,9 miliardi nel 2016.
Per il ministero della Sanità la maggioranza delle spese sono di funzionamento: stipendi e costi strutturali. Ma grazie ai lauti trasferimenti in arrivo dal ministero dell'Economia, la titolare della Sanità può vantare una capacità di spesa di 9,3 miliardi nel 2014, di 6,8 miliardi nel 2015 e di 6,7 nel 2016.
Considerando i tempi che corrono, si tratta di una benedizione. E come tale destinata, con tutta probabilità, a essere celebrata dagli imprenditori vicini a Don Giussani.
L'ex delfino di Silvio, è alla ricerca di riconferma al Viminale. Ma anche se rimanesse vicepremier, la stabilità di Lupi e Lorenzin gli assicurerebbe il controllo di una buona fetta di potere. Per i due ministri passati e probabilmente futuri, l'ascesa politica corrisponde, infatti, anche al peso del portafoglio.
I SOLDI DELLA TAV PER L'EXPO. Nelle mani di Lupi passano tutti i finanziamenti che contano per l'Expo, tanto che qualcuno lo vede già pronto a candidarsi come sindaco del capoluogo lombardo. Per ora è già riuscito a dirottare i fondi dalla Tav Torino-Lione sulle nuove linee della metropolitana milanese. E per tutto il 2014 il ministro è destinato a fare da grande cerimoniere dei fondi per l'Esposizione internazionale: degli 1,3 miliardi investiti dalla amministrazione pubblica, ben 833 arrivano dal suo ministero.
I CONTI PER IL PROSSIMO TRIENNIO. Nel prossimo triennio dal dicastero delle Infrastutture passeranno investimenti per 11,5 miliardi: 4,3 nel 2014, 3,9 nel 2015 e 3,3 nel 2016, una quota pari a circa la metà dei fondi destinati a uscire dal ministero dello Sviluppo economico. Sono previsti anche trasferimenti a imprese per un totale di 9,3 miliardi: 1,6 nel 2014; 5,8 nel 2015 e 1,9 miliardi nel 2016.
Per il ministero della Sanità la maggioranza delle spese sono di funzionamento: stipendi e costi strutturali. Ma grazie ai lauti trasferimenti in arrivo dal ministero dell'Economia, la titolare della Sanità può vantare una capacità di spesa di 9,3 miliardi nel 2014, di 6,8 miliardi nel 2015 e di 6,7 nel 2016.
Considerando i tempi che corrono, si tratta di una benedizione. E come tale destinata, con tutta probabilità, a essere celebrata dagli imprenditori vicini a Don Giussani.
di Giovanna Faggionato
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