IL NUOVO PONTIFICATO: MESSE A PUNTO E CONCRETIZZAZIONI DEI DISCORSI. Riceviamo e rispondiamo
<<Gli uomini di Chiesa non sono la Chiesa>>. (Santa Giovanna d’Arco)
Quale continuità non soltanto con la disprezzata Scolastica, ma anche con la lodata Patristica? «In molte cose concordano con me; in alcune con me non concordano; ma per quelle poche cose in cui con me non convengono [in materia di dottrina della fede, ndr] a nulla serve loro essere con me d’accordo in molte» (S. Agostino). «Un giorno che l’eretico Marcione gli domandò se lo conosceva, il Santo Vescovo rispose: “ch’egli lo conosceva per il figlio primogenito di Satana”». (Dalle Note del Messalino su S. Policarpo, discepolo dell’Apostolo prediletto del Signore)
Sulla dittatura del conformismo (che qui da noi è il grande problema). <<La tentazione di voler essere “normali”… scegliendo in certo modo di “vendere” il dono di una predilezione per immergersi in una “uniformità mondana”. Questa tentazione il popolo ebreo nell’Antico Testamento l’ha avuta più di una volta […] E la frase rivelatrice di questo distacco, sottolinea il Papa, è quella proferita dagli anziani d’Israele: vogliamo un “re giudice” perché così “saremo anche noi come tutti i popoli”. Cioè, osserva il Papa, “rigettano il Signore dell’amore, rigettano l’elezione e cercano la strada della mondanità”, in modo analogo a tanti cristiani di oggi: […] “l’apostasia si vede chiaramente. Questo è più pericoloso, la mondanità, perché più sottile”. […] Chiediamo, allora la grazia di superare i nostri egoismi […] resistendo alla tentazione di considerarsi vittime di “un certo complesso di inferiorità”, per un malinteso senso di “normalità”>>. Sul più grave dei mali che affliggono il mondo in questi anni (il problema più urgente e più deprezzato, pensiamo anche alle intenzioni di preghiera): la perdita della fede. <<Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato […] si perde anche “il senso del Regno di Dio” e al suo posto – sottolinea il Papa – emerge una “visione antropologica superpotente… La potenza dell’uomo al posto della gloria di Dio! […] la salvezza non verrà dalle nostre furbizie, dalle nostre astuzie… La salvezza verrà dalla grazia di Dio”>>. (Dal servizio ufficiale sulle omelie di S.S. Francesco a S. Marta, 17 e 31 gennaio)
Quale continuità non soltanto con la disprezzata Scolastica, ma anche con la lodata Patristica? «In molte cose concordano con me; in alcune con me non concordano; ma per quelle poche cose in cui con me non convengono [in materia di dottrina della fede, ndr] a nulla serve loro essere con me d’accordo in molte» (S. Agostino). «Un giorno che l’eretico Marcione gli domandò se lo conosceva, il Santo Vescovo rispose: “ch’egli lo conosceva per il figlio primogenito di Satana”». (Dalle Note del Messalino su S. Policarpo, discepolo dell’Apostolo prediletto del Signore)
Sulla dittatura del conformismo (che qui da noi è il grande problema). <<La tentazione di voler essere “normali”… scegliendo in certo modo di “vendere” il dono di una predilezione per immergersi in una “uniformità mondana”. Questa tentazione il popolo ebreo nell’Antico Testamento l’ha avuta più di una volta […] E la frase rivelatrice di questo distacco, sottolinea il Papa, è quella proferita dagli anziani d’Israele: vogliamo un “re giudice” perché così “saremo anche noi come tutti i popoli”. Cioè, osserva il Papa, “rigettano il Signore dell’amore, rigettano l’elezione e cercano la strada della mondanità”, in modo analogo a tanti cristiani di oggi: […] “l’apostasia si vede chiaramente. Questo è più pericoloso, la mondanità, perché più sottile”. […] Chiediamo, allora la grazia di superare i nostri egoismi […] resistendo alla tentazione di considerarsi vittime di “un certo complesso di inferiorità”, per un malinteso senso di “normalità”>>. Sul più grave dei mali che affliggono il mondo in questi anni (il problema più urgente e più deprezzato, pensiamo anche alle intenzioni di preghiera): la perdita della fede. <<Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato […] si perde anche “il senso del Regno di Dio” e al suo posto – sottolinea il Papa – emerge una “visione antropologica superpotente… La potenza dell’uomo al posto della gloria di Dio! […] la salvezza non verrà dalle nostre furbizie, dalle nostre astuzie… La salvezza verrà dalla grazia di Dio”>>. (Dal servizio ufficiale sulle omelie di S.S. Francesco a S. Marta, 17 e 31 gennaio)
2-II-2014
“Candelora”
In riferimento al Battesimo di ieri che il Papa ha dato al bambino di una coppia sposata solo civilmente, penso che sia stata una "leggerezza" da parte del Pontefice che potrebbe avere effetti devastanti dal punto di vista dottrinale in tanti cristiani poco appunto dottrinali [giacché il terreno corrente per la sana dottrina è già devastato; e ciò anche grazie alla mancanza di generosità e lungimiranza in non pochi che avrebbero dovuto resistere. E come diceva una volta il card. Ratzinger, la chiarezza identitaria, la saldezza identitaria – oggi spesso etichettata come «fondamentalismo» e cose del genere – è il necessario presupposto di un aprirsi prudente e felice, ndr]. Premesso che il Battesimo non va negato a nessuno [a meno che non siano adulti che non abbiano uno straccio delle disposizioni essenziali per riceverlo; giacché oggi più che mai c’è anche la questione della profanazione dei Sacramenti… e non soltanto da parte di alcuni dei nemici aperti come le sette sataniche, ndr], il Papa poteva benissimo celebrarlo in forma privata [oppure quello poteva lasciarlo celebrare al Parroco, anziché solennizzarlo e metterlo sotto i riflettori, ndr] ed in forma privata "catechizzare" i due genitori, dicendo loro [questo naturalmente non sappiamo se sia stato fatto, ndr] che il Battesimo essendo il sacramento della iniziazione cristiana come figlio di Dio e appartenente alla Chiesa, allora anche loro come genitori devono catechizzarsi diventando seriamente cristiani cominciando a regolarizzare la loro Unione davanti a Dio: solo così potranno essere di esempio cristiano concreto e "formale" [e ancor prima potranno non essere, oggettivamente parlando, “pubblici peccatori” – altra cosa da peccatori ordinari: verità scomoda che sta scomparendo, ndr].
Pietro di Ascoli
P.S.: Oggi un mio amico che con me ha fatto [la tale esperienza ecclesiale] e che ne fa ancora parte mi ha comunicato che sarà il candidato […] per l’area renziana.
Caro Pietro,
per quanto riguarda il primo punto. Innanzitutto: da chi è venuta l’iniziativa in oggetto? A chi sarà venuta l’idea?
Se è venuta al Santo Padre Francesco, ce ne sembra probabile la seguente interpretazione: quando stava in Sudamerica, il fervente pastore Bergoglio raccontò di essere rimasto profondamente addolorato, scosso da alcuni sacerdoti che automaticamente si rifiutavano di battezzare i bambini i cui genitori non erano sposati (così aggiungendo disgrazia a disgrazia); sicché plausibilmente, asceso al Soglio di Pietro, avrà voluto dire con l’esempio (tacitamente): non fate in quel modo!
Se così è, ci sembra uno degli esempi di un “Simone” che fa un po’ troppo la parte del leone (come abbiamo criticamente annotato su queste colonne, assieme alle citazioni di segno opposto: anche belle parole, più forti di quelle che probabilmente avrebbe detto il moderato Scola – peraltro, personalmente di formazione teologica più moderna che tradizionale). Non ci sembra infatti che quei casi, da lui visti nel Paese del peronismo (in cui gli “orpelli” ai quali dispiace rinunciare non sono quelli impopolari “da Re” ma quelli populisti da Duce, da Tribuno) siano qui molto diffusi… Almeno in questi tempi di ipersensibilità al politically correct, che spesso anche nella cattolicità è il parametro di valutazione delle colpe (piuttosto sappiamo di Diocesi che dai candidati catecumeni adulti pretendono, come conditio sine qua non, dei corsi lunghi e gravosi con la grazia del Battesimo, figuriamoci senza!). Si può ragionevolmente dubitare della generale e massiccia presenza di quei casi latinoamericani – non sappiamo di che anni – come emergenza da arginare; per i quali peraltro potevano magari bastare, eventualmente, delle istruzioni interne.
Sicché senza ragioni proporzionate sarebbe stato dato il destro, appunto imprudentemente, alle organizzatissime fazioni di strumentalizzatori che Lo usano, selezionando il messaggio che tendenziosamente viene fatto passare alla massa sprovveduta.
Se è venuta a qualcun altro, allora si può temere anche di peggio. Caro Pietro, cari lettori, quante volte abbiamo detto (paradossalmente con qualche ascolto, pur di perseveranza e concretizzazione alquanto incerte, più adesso che gli anni scorsi): le scorciatoie hanno le gambe corte? Ebbene, forse questo è uno dei tanti casi. Sul “papabile” Bergoglio infatti vari sostenitori hanno capito cose diverse, anche cose opposte. Ad esempio un “grande elettore” dell’Arcivescovo di Buenos Aires, il ratzingeriano americano card. Dolan, ha detto che sarebbe cambiata la pubblicità ma il prodotto sarebbe rimasto lo stesso (tutta una questione di marketing). Mentre il card. Barbarin, tra i grandi elettori progressisti franco-tedeschi, ha evocato sinistri cambiamenti sulla sostanza (pur chiamandoli in altro modo, s’intende: ancora c’è qualcuno che non ha capito il modus operandi del modernismo?!). E peraltro, non risulta che quelli che si stracciavano le vesti per la divisione nella Chiesa potenzialmente arrecata dai “tradizionalisti” (salvo, eventualmente, dei soprammobili venduti) abbiano ora fermato i tanti progressisti che, mirando a completare e strutturare una tendenziale rifondazione della Chiesa, vanno dicendo impunemente la stessa cosa del card. Barbarin.
All’ultimo Conclave la protesta contro la Curia vaticana, stato d’animo assai diffuso specialmente tra i Cardinali stranieri, ne ha resi molti trascinabili dalle sirene della demagogia. Facendo dimenticare o almeno perdere di vista che prima del card. Bertone c’è stato il card. Sodano (anzi: Sodano c’è stato prima, durante e dopo Bertone. Quantunque qualcuno di noi dal card. Bertone non sia stato trattato particolarmente bene; ma detestiamo la tendenza a personalizzare troppo, e prendercela con chi cade in disgrazia). Addirittura quel clan, ben espresso dal card. Re (che col card. Sodano ha guidato il Conclave del 2013), sono quarantacinque anni che è al potere! E' la vera continuità tra i Pontificati.
Il “delfino” ratzingeriano card. Scola aveva detto, rispondendo in apertura, di rifiutarsi di stringere accordi di Conclave; ma numerosi Cardinali del Terzo Mondo, e qualche ratzingeriano come appunto Dolan e poi Ouellet, hanno preferito – anche per la divisione dei Porporati italiani e per un certo giudizio anti-italiano, come ha testimoniato con perplessità il ratzingeriano peruviano card. Cipriani Thorne – orientarsi verso il latinoamericano Bergoglio (peraltro di origini piemontesi, come sia Bertone sia Sodano ed altri ancora): che pure quella dichiarazione non risulta averla fatta. Così il blocco trasversale, di sapore più straniero, prevalse (sembra a partire dalla seconda votazione, la mattina del 13 marzo) sul blocco centrista, di sapore più italiano.
Questo vuol dire che il Cardinale gesuita i patti di Conclave invece li ha fatti? Lui no, vogliamo sperare, ma alcuni che hanno lavorato per la sua elezione certamente sì. E tutti i nodi vengono al pettine. Sicché abbiamo già ripetutamente assistito a certi giochetti politici, tutt’altro che nuovi e francescani, piuttosto eloquenti. Parlando a Civiltà Cattolica, papa Bergoglio ha dato l’impressione di «aprire» - come dicono - sui “divorziati risposati”; e subito dopo, ha fatto dire a mons. Müller (appartenente alla corrente che notoriamente è portabandiera anche di questa «apertura») all’incirca il contrario. L’apparente intervista a la Repubblica – probabilmente in parte inventata o mal riportata, ma come minimo gravemente imprudente e assai strana – l’ha fatta poi smentire (più o meno) da padre Lombardi, in ogni caso è stata tolta dal sito ufficiale del Vaticano: e subito dopo un Cardinale francese appartenente alla corrente progressista ha rilasciato, guarda caso a un organo di stampa che appartiene al medesimo gruppo editoriale de la Repubblica, un’intervista dal sapore di avvertimento per papa Bergoglio, di promemoria di quanto avrebbe detto prima dell’elezione (o almeno di quello che egli ha potuto capire). E interessanti sono anche alcuni elementi (alcuni segnali?) che, molto discretamente, sono venuti e stanno venendo dal Papa emerito... Il resto c’è nella nostra lettera, cfr. articolo dell’Epifania, al card. Maradiaga, mandata per conoscenza anche ad altri nove Porporati.
Pensiamo all’articolo È libero il Santo Padre? : il tema dei condizionamenti (intendendo i condizionamenti esterni alla persona; senza negare la presenza di altri fattori condizionanti come quelli personali, in particolare la formazione) è una tesi rilevante, un aspetto importante, del nostro discorso.
Sicché, come rispondiamo costantemente sia agli osannatori entusiasti del nuovo Papa (qui da noi quasi tutti, almeno a chiacchiere) sia ai Suoi denigratori viscerali (qui da noi pressoché nessuno, altrove di più, negli Stati Uniti numerosi): l’inizio di un Pontificato non è il tempo delle valutazioni complessive (altra cosa, si noti, dal giudizio sulle singole cose, che – con sobrietà e sguardo ampio – può essere fattibile da subito: e infatti qualcosa abbiamo detto, sulla stessa linea, sin dall’inizio. Circa un Papa i classici teologi probati, la buona teologia cattolica, hanno previsto – in maniera piuttosto articolata – cosa è possibile e cosa no). Concentriamoci invece sulla cosa più sicura, più urgente, e purtroppo più trascurata: fare bene noi!
Tra cui rientra – non unicamente, nel nostro ambito pensiamo sia ovvio, ma è un punto forte – il pregare molto e fare penitenza, anche secondo il messaggio di Fatima, per il Santo Padre. Perché davanti alle scelte che metteranno con le spalle al muro – e che si annunciano come dirompenti, in ogni caso: ma abbiamo capito tutti quale sarà il tipo di modalità di uscita dalla crisi? -, scelga bene.
Non è meramente un destino prefissato; non è un gioco, una partita di calcio, di cui siamo meramente spettatori o al più tifosi, ma sostanzialmente passivi: la mia fedeltà o infedeltà, la tua fedeltà o infedeltà, ha un ruolo importante nell’attirare o nel trattenere sui capi la grazia, sicché prevalga l’uno o l’altro fattore (e comunque si resterà sempre, naturalmente, all’interno della compatibilità con le divine promesse; purché siano viste non semplicisticamente o "interessatamente", ma alla luce della vera fede e della sana ragione).
Sia nell’uno che nell’altro caso, ci si possono attendere effetti dirompenti. Ma quando mai, caro Pietro e cari tutti, questo gruppo ha detto o supposto che dalla crisi nella Chiesa – denunziata anche nel Terzo Segreto di Fatima assieme ad altri mali – si sarebbe usciti per via di graduali miglioramenti, con i provvedimenti a metà e le misure “di compromesso”? Non abbiamo sempre detto – pur rallegrandoci delle cose buone e talvolta anche tentando con prudenza di contenere i danni, ma non puntando su questo - che assai plausibilmente se ne sarebbe usciti proprio con fattori dirompenti, «per via soprannaturale e di esplosioni»? Non dicevamo già dieci anni fa, e più, che forse sarà proprio il Mondo (di cui i cattoprogressisti sono a rimorchio) a sbloccare la situazione, alzando ancora di più le richieste e non accontentandosi più del compromesso?
Ci appare quantomeno semplicista sia il discorso di chi fa lodi sperticate di un Papa favoloso (spesso senza seguirlo, come evidente anche da quel che si sente quando, in risposta, incalziamo l’interlocutore), sia quello secondo cui il nuovo Papa darebbe dispiaceri ai tradizionalisti, con i quali sono identificati i suoi critici. In realtà, certi dispiaceri i “tradizionalisti” (pur di perseveranza varia nella resistenza e, più ampiamente, con svariati difetti) li hanno da decenni... Ad esser messi particolarmente in difficoltà – come abbiamo evidenziato già nel titolo sull’ Habemus Papam – sono piuttosto certi borghesi “pesci in barile”, che da lunga pezza stanno con il cuore da una parte e con quel che si vede dall’altra. In particolare quelli che si ostinano nell’illusione dell’italico (come aspetti deteriori) “armiamoci e partite”. Quelli che nelle battaglie sul territorio da decenni abbiamo visto latitanti, magari mentre in privato e in sedi virtuali dicono cose talvolta più dure delle nostre; occhieggiando a destra e a manca, come certe donne di cui più ragazzi pensano e dicono: è la mia fidanzata.
* * *
Un altro elemento: i vicoli ciechi cui hanno portato, più ampiamente, certe concezioni ideologiche aggiornate e le realizzazioni pratiche che ne sono state ispirate. Nell’antico rito tradizionale del Battesimo, il ruolo principale ce l’hanno i padrini: sicché, se i genitori non danno garanzia di educare il battezzando nella fede (esempio – peraltro pubblico – incluso), si può puntare sui padrini. Nel nuovo rito del Battesimo, il ruolo principale è stato affidato ai genitori: sicché si rischia, nei casi in oggetto, di trovarsi tra la padella e la brace…
Lo stesso per “l’acqua santa”. Un sacerdote controcorrente, venuto a visitarci, faceva un’interessante riflessione: oggi ci tengono tanto a chiamarla non benedizione delle case, per carità, ma benedizione delle famiglie! Il moderno culto dell’uomo, l’ideologia personalista… Ma se è benedizione delle famiglie, dove non sono vere famiglie allora non si può benedire! Le case di per sé si possono anche benedire, se il sacerdote prudentemente stima che nel caso non c’è un pericolo prossimo di scandalo; magari può essere un’occasione per avvicinare persone altrimenti poco raggiungibili, talvolta per dire una parola, invitarli a regolarizzare la posizione… Ma se è benedizione delle famiglie? Praticamente non è sempre fattibile, nel concreto, indagare preventivamente – peraltro lì al volo, con pochi sacerdoti e tante case – sulla situazione, e oggi di fatto benedicono ovunque fanno entrare il sacerdote; allora che facciamo: legittimiamo come famiglia gli «sposati solo civilmente», i “divorziati risposati” e persino le convivenze more uxorio? Si fa rientrare dalla finestra quel che si è fatto uscire dalla porta? Su questa strada, pastorale e dottrina sono messe in rotta di collisione: perché è una falsa strada.
* * *
Sul secondo punto. Eh… E non è un caso raro. Un singolo caso, di per sé, potrebbe voler dire poco: dolorosamente ci sono quelli che si perdono per strada, ci sono gli opportunisti voltagabbana, ci sono persino gli apostati… Ma non è affatto un caso raro. Pensiamo allo stesso Matteo Renzi, personaggio popolarissimo (a dispetto del vento compensativo dell’antipolitica è tra le star del momento) che si sta distinguendo, oltre che per il decisionismo craxiano, per il profilo socialdemocratico europeo ovvero radical-socialista, con la nuovista battaglia sociale per il “matrimonio omosessuale” (forma di relativismo nichilista, radicalmente ideologizzata e neototalitaria, che fa ritorno alle fasi più decadenti del vecchissimo mondo pagano precristiano): risulta non essere neppure di estrazione “rossa”, venendo proprio da quei Popolari, collaterali al mondo cattolico, che nelle Parrocchie hanno recentemente avuto autorevoli dirigenti e un buon bacino elettorale. Legittimati (esplicitamente o implicitamente) come, quantomeno, “sensibilità” legittima.
Se dunque nel mondo cattolico attuale (che è piccola cosa in confronto alla Chiesa purgante e alla Chiesa trionfante, parti anche queste della Chiesa cattolica che è l’unica Chiesa di Cristo: e la prima unità della Chiesa è quella nel tempo), se nel mondo cattolico attuale regna una tale confusione: cosa si deve pensare dell’ostinata attitudine di molti “benpensanti” moderato-conservatori che vogliono fare oggi, assolutamente, l’una o l’altra cosa in sé buona ma paragonabile al secondo piano, quando a quella casa mancano o sono disastrate le fondamenta? È un fenomeno assai raramente messo a fuoco. Che pensare di una tale cecità?
Circolo “Cattolici per la Tradizione”
www.cattolicitradizionalistimarche.org
Un’iniziativa sempre attuale e sempre più attuale, su cui è urgente insistere: la Supplica
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