ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 1 marzo 2014

La lingua batte dove il dente duole.

 Non siamo soli a dolerci.

I progressisti hanno un angolo cieco, o il loro strumento manca di alcune corde e di alcuni toni.

Non possiamo non tornarci sopra. Lo schiaffo fa male e fanno molto male soprattutto le conseguenze che sembrano prospettarsi. Ricordo, come abbiamo già appreso che a seguito della visita ad limina dei Vescovi della Repubblica Ceca, Mons. Jan Graubner, di Olomouc, ha riferito alla sezione ceca della Radio Vaticana che il Papa gli ha detto:
[Jan Graubner:] Quando stavamo discutendo di coloro che amano l'antica liturgia e desiderano tornare ad essa, era evidente che il Papa parlava con grande affetto, l'attenzione e sensibilità per tutti per non fare del male a nessuno. Tuttavia, ha fatto una dichiarazione molto forte quando ha detto che capisce quando la vecchia generazione torna a ciò che ha vissuto, ma che non riesce a capire le generazioni più giovani che desiderano tornarvi.
« Quando cerco di andare più a fondo - ha detto il Papa - trovo che è piuttosto una sorta di moda [in lingua ceca: móda, italiano moda]. E, per il fatto che è una moda, è una questione cui non dare molto peso. È solo necessario mostrare un po' di pazienza e gentilezza alle persone che sono dipendenti da una certa moda. Ma ritengo molto importante andare in profondità nelle cose, perché se non andiamo in profondità, nessuna forma liturgica, questa o quella che sia, ci può salvare ».
  1. È una questione a cui non dare molto peso, cioè di cui non curarsi?
  2. È per questo che le nostre richieste e suppliche cadono nel vuoto e sono accompagnate da assordanti silenzi?
  3. È pazienza e gentilezza chiudere i cancelli in faccia della Cappella Cesi a chi voleva pregare e chiedere il ripristino di una Messa devozionale per la Santa Vergine nella Basilica Papale a Lei dedicata?
  4. È pazienza e gentilezza, sordi a qualunque perorazione, privare i Francescani dell'Immacolata e migliaia di fedeli della Messa Antiquior, che non è una moda e nemmeno commemora l'Ultima Cena, ma è il Sacrificio di Cristo consegnatoci nell'Ultima Cena - certamente segno, come ricordato oggi più di frequente, di infinita solidarietà e misericordia ma anche e soprattutto di espiazione redentiva - passaggio ineludibile per la Risurrezione?
  5. È sacrosantamente vero che se non andiamo in profondità - cioè se non partecipiamo con fede: "la veste nuziale" - nessuna forma liturgica può salvare. Ma chi può dire con tanta sicurezza che il Rito Antiquior è vissuto come una moda e non partecipato per quello che esso è e compie?
Mi imbatto ora in un articolo di Maurizio Blondet, che parla proprio di questo tema. Ne trascrivo di seguito una parte significativa che segue proprio l'incipit di cui sopra (senza i 5 punti che ho espresso qui e ora) tratto dal nostro blog qui (vi vedrete riportato però il link a Rorate Caeli, da cui l'avevamo tradotto).
[...] Che dire? Il Papa attualmente regnante ha confermato qui la sua avversione personale verso i cultori della Messa antica, del resto già nota e comprovata. Quello che ha rivelato chiacchierando (come gli capita) senza misurare le parole, non è solo un giudizio negativo; è, letteralmente, pregiudizio.

«Pre-giudizio» significa un giudizio espresso previamente, ossia prima aver valutato e soppesato la questione. «Pregiudizio» sta anche per «per partito preso», rivela prevenzione mentale contro qualcuno e qualcosa; denota ristrettezza di vedute; fa trasparire superficialità, e, temo, mancanza di carità.

Papa Bergoglio ha scelto di «non capire». Di ignorare i seri e gravi argomenti contro la «creatività» liturgica dei novatori, e le ragioni profonde dell’amore dei pochi per la Messa di san Pio V, che vogliono rendere con ciò il culto e l’adorazione dovuta al Dio realmente presente, secondo rigore e bellezza regale, che Egli merita e comanda. Papa Bergoglio ignora l’ampia letteratura che questi cultori dell’antiquior hanno prodotto per spiegare la loro posizione, dall’opera di Romano Amerio fino (se questa è troppo colta) ai libretti di agile e umoristica lettura di Palmaro e Gnocchi, passando per gli atti del convegno organizzato da «Giovani e Tradizione» nel maggio 2011, e raccolti in volumetto a cura di padre Vincenzo Nuara O.P. Da ultimo suggeriamo la pubblicazione EFFEDIEFFE uscita in questi giorni di un testo di von Hildebrand – Il cavallo di Troia nella città di Dio – che dedica proprio un capitolo sulla “Funzione della bellezza nella religione”. [ne avevamo riferito qui. E ora esce in italiano a cura di EFFEDIEFFE]

Anzi, basterebbe aver preso atto di qualche passo del suo augusto predecessore:

«Immediatamente dopo il Concilio Vaticano II – ha scritto Benedetto – , si presumeva che l’uso del Messale del 1962 sarebbe stato limitato alla vecchia generazione che era cresciuta con quello, ma nel frattempo s’è dimostrato chiaramente che anche i giovani hanno scoperto questa formula liturgica, sentito la sua attrazione, e trovato in essa una forma di incontro con il Mistero della Santissima Eucarestia (...) Ciò che le passate generazioni hanno tenuto per sacro rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere di colpo interamente vietato o anche considerato dannoso. Spetta a tutti noi preservare le ricchezze che si sono sviluppate nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dare ad esse il posto loro proprio» (Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi, 7 luglio 2007).

Benedetto è lì vicino, circola in Vaticano ancor addobbato da Papa pur negando di esserlo più, partecipa a concistori senza motivo, giusto aumentando il disorientamento dei fedeli che già ha provocato con le sue dimissioni. Ma in tempi migliori ha lasciato scritto con buon fondamento teologico del pericolo che fanno correre le novità liturgiche: la liturgia «talvolta viene concepita etsi Deus non daretur, come se in essa non importasse più se Dio c’è, ci parla e ci ascolta. Ma se nella Liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e ...il mistero del Cristo vivente (...) allora la comunità celebra solo se stessa, senza che ne valga la pena. E dato che la comunità in se stessa non ha sussistenza, ma in quanto unità ha origine per la fede dal Signore stesso, diventa inevitabile (...) che si arrivi alla dissoluzione partitica, (...) a una Chiesa che lacera se stessa». (J. Ratzinger, La mia vita, Cinisello Balsamo 1997, pagine 110-113).

Altrove Ratzinger ha avvertito con allarme che «l’unità del rito romano è minacciata dalla creatività selvaggia spesso incoraggiata dai liturgisti...in questa situazione il Messale precedente può divenire una diga contro le alterazioni della Liturgia purtroppo frequenti»; ed è giunto a prendere le difese delle «piccole comunità che fanno uso dell’Indulto (ossia la Messa in latino) e si trovano spesso trattati come lebbrosi, come persone che fanno qualcosa di indecoroso, anzi di immorale» (in uno scritto a Mattia Augé).

Questioni e problemi notevoli. Ma per Bergoglio non c’è alcun bisogno di approfondirli né rifletterci, perché per questi ha una risposta preconcetta e facile: è solo una moda. E una moda è un fatto frivolo, irrazionale, fatuo, che non ha bisogno d’esser valutato sul serio. Basta aspettare che passi, nel frattempo «mostrando un po’ di pazienza e gentilezza alle persone che sono dipendenti da questa moda», come si dimostra a quelli che sono dipendenti dal fumo.

Ora, io come fedele qualunque, non solo sento questo giudizio contro i cosiddetti tradizionalisti come disinformato, superficiale e logicamente assurdo (Bergoglio «comprende» i vecchi che per nostalgia vogliono tornare alla Messa antica; «non comprende» invece i giovani che hanno la stessa nostalgia dei vecchi – cosa che dovrebbe farlo un po’ pensare; e chiamare «moda» la volontà di continuare una Messa che è in vigore da 500 anni e non è mai stata abrogata, è semplicemente illogico). Fosse solo assurdo, disinformato e superficiale, come fedele mi adeguerei: Dio ci ha dato un Pontefice di poca istruzione e profondità, e tendente ai pregiudizi, come sicuramente è successo molte volte nei duemila anni di vita della Chiesa – occorre rassegnarsi e pregare per lui.

Ma qui c’è qualcosa di più: questo pregiudizio è offensivo e malevolo, e io come fedele devoto al Papa, sento di dover protestare: per il rispetto che devo a lui, il Pontefice. Persino io, che non sono (i miei lettori lo sanno) un militante per la Messa tradizionale, mi sento offeso: non li si può accusare di essere dipendenti da una moda, proprio loro che alle mode sono contrari e appunto perché rigettano le mode liturgiche nelle chiese vengono «trattati come lebbrosi» ; a seguire mode cangianti fantasiose e frivole secondo il mutevole spirito del mondo, sono proprio i novatori delle liturgie, delle Messe alla chitarra, gangnam, delle Messe-tango, le Messe con la menorah al posto del crocifisso, e via inventando.

[...] The Righteous Mind, oggi sul sacro soglio, non riesce a spiegarsi l’attaccamento di giovani al Vetus Ordo che come «una moda», un liturgismo vuoto, una debolezza – verso cui ogni tanto perde la pazienza. Denuncia di aver un angolo cieco, e del resto lui stesso ha ammesso, in una delle sue interviste, di non essere mai stato sensibile alla mistica e alla contemplazione.
Il guaio nasce se mette l’autorità e l’infallibilità ricevuti dalla sua sacra funzione, al servizio dei suoi pregiudizi, preferenze ed autoritarismi. È qualcosa che abbiamo constatato anche per i Francescani dell’Immacolata: non ci si degna di farne sapere il motivo. Un Papa così attento all’opinione pubblica dei giornali e delle tv, non ritiene di dover qualche spiegazione alla più ristretta opinione pubblica dei fedeli. Si dirà che l’Autorità ecclesiastica – in questo, sì, rimane tradizionale – non riconosce una «opinione pubblica» a cui debba render conto, mica è una democrazia. D’accordo, ma il silenzio sui Francescani azzurri, coi tempi che corrono, rasenta di per sé il calunnioso: saranno stati fulminati per qualche orribile peccato di quelli che fanno il deliziato scandalo dei giornali laici? Smantellati per pedofilia, o altre nefandezze del genere inconfessabile? Non conosciamo i termini dell’accusa. Non ne abbiamo diritto, nemmeno ad esser tranquillizzati...
Perché, ben lungi dalla «pazienza e gentilezza» che ha detto di praticare verso i giovani con la debolezza per il Rito Antico, gli sembra urgente anzitutto disciplinare, reprimere, smantellare i gruppi più fedeli alla tradizione e al rigore, come se il pericolo per la fede venisse da loro? E poi, invece, dialoga con infinita compiacenza con gli Scalfari, a cui concede la massima libertà di coscienza? [...] (M.B.)
[L'articolo completo è disponibile su Effedieffe ai soli utenti abbonati]
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2014/03/la-lingua-batte-dove-il-dente-duole-non.html

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.