Il cappuccino di Boston e il custode della fede molto esposti sulla linea Caffarra (e critici con Kasper)
Conversando con il quotidiano tedesco Rhein Zeitung, il cardinale Walter Kasper sottolineava – a proposito della questione della riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati – l’importanza di vedere avviata “una seria discussione”.L’ultima e decisiva parola sarà quella del Papa, al termine dei due sinodi sulla famiglia in
programma il prossimo ottobre e l’anno prossimo.
La speranza del prefetto emerito del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, però, è che alla fine arrivino “delle aperture”. Precisa, il grande teologo cresciuto alla scuola di Tubinga scelto da Francesco per tenere l’ouverture della discussione presinodale davanti ai cardinali riuniti in concistoro, che “non si intende approvare un adattamento alla situazione attuale, bensì affermare che Dio è misericordioso con l’uomo e rende possibile una nuova occasione”. E al dibattito hanno subito preso parte altri porporati di rango. Dopo il cardinale Carlo Caffarra, che su questo giornale invitava a non cedere ad “accomodamenti indegni del Signore”, al National Catholic Register ha parlato il cardinale cappuccino arcivescovo di Boston, Sean O’Malley. Unico esponente nordamericano della consulta degli otto che consiglia il Papa circa il governo della chiesa universale, O’Malley ha assicurato che “la chiesa non muterà il suo insegnamento sull’ indissolubilità del matrimonio”. Semmai, ha aggiunto, “ci sarà uno sforzo per aiutare chi ha sperimentato il fallimento del matrimonio” e durante gli incontri sinodali si “cercherà di valutare attraverso quali strade”. Non è la prima volta che l’arcivescovo di Boston – pur prudente e lontano dalla linea dei “conservatori aperti al mondo” dominante nell’ episcopato americano – entra nella discussione sulla famiglia e il matrimonio.
Poco più di un mese fa, in un’intervista concessa al Boston Globe, aveva detto che “la chiesa non può cambiare le sue posizioni a seconda dei tempi”, aggiungendo di “non vedere alcuna
giustificazione teologica per cambiare l’atteggiamento della chiesa sulla riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti”. Concetto ribadito anche dal cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica, nel corso di una lezione alla Catholic University of America di Washington: “Il matrimonio non può essere sciolto da alcun potere umano. L’unica ragione è la morte” di uno dei due coniugi. Non solo, ma il porporato conservatore chiamato a Roma da Benedetto XVI nel 2008, ha anche criticato la pratica degli “annullamenti facili”, che porta solo “grave danno”. Il problema, secondo Burke, sta tutto nel “falso concetto di misericordia”,slegato dalla “verità”.
“Non si può relativizzare la misericordia” Che la questione divida i porporati e confermi la divergenza di vedute già emersa nel corso del concistoro di febbraio – fatto sottolineato dal cardinale Reinhard Marx e confermato nell’intervista al Corriere della Sera dal Papa in persona – lo prova anche quanto detto giovedì sera dal cardinale Gerhard Ludwig Müller. Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, intervenuto all’Istituto superiore di scienze religiose di Capua per presentare il sesto volume dell’opera omnia di Joseph Ratzinger e per ritirare il premio dell’associazione cattolica “Tu es Petrus”, ha duramente
criticato la relazione sulla famiglia presentata dal connazionale Walter Kasper. Senza mai
nominarlo, Müller ha detto di non essere affatto contento “quando sento cardinali che vanno in giro parlando di tante cose”, magari mostrandosi favorevoli a “dare la comunione ai divorziati risposati”.
Anche perché “la misericordia, che è iustitiae plenitudo, non può essere relativizzata con l’assenza della giustizia”.
Il custode dell’ortodossia cattolica l’aveva già scritto nell’articolo pubblicato dall’Osservatore
Romano lo scorso 22 ottobre e l’aveva ribadito in numerose circostanze nei mesi seguenti. Il
problema più discusso, quello della comunione ai divorziati risposati, per Müller neppure dovrebbe porsi: “Significherebbe tradire la volontà e la parola del Signore”. Analogo giudizio circa le seconde
unioni, la “seconda possibilità” sul modello ortodosso ipotizzata dal cardinale Kasper e giustificata dal fatto che “la misericordia di Dio non ha mai fine per chi la chiede” e si pente: per il prefetto dell’ex Sant’Uffizio nominato da Benedetto XVI nel 2012 e confermato da Francesco, quelle unioni “non possono essere riconosciute”. E per chiarire ancora meglio il suo punto di vista, l’ex vescovo di Ratisbona ha chiarito che “ogni volta che si mette in dubbio la dottrina della chiesa si tradisce Cristo”.
di Matteo Matzuzzi
in “Il Foglio” del 22 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140322matzuzzi.pdf
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