Dopo Pio XII si era coscienti della presenza di poteri mobilitati per trasformare radicalmente la Chiesa, secondo il mondo e i tempi.
Non molti riponevano speranze di una vera difesa della Chiesa nel nuovo papa.
E la grande trasformazione è avvenuta con Giovanni 23 e il suo Vaticano 2º.

Si dovrebbe, quindi, continuare a vagliare la legittimità della sua elezioni e di quelle dei suoi successori, che continuarono a imporre l’‘eredità’ conciliare nel tentativo di trasformare la Chiesa immutabile. E siamo arrivati a Bergoglio!


Il successore di Giovanni 23 – Vista la tendenza di aperture abissali nella difesa della Chiesa col Vaticano 2º, una maggioranza di prelati voleva il cardinale Siri, candidato di Pio XII, da opporre alla candidatura Montini.
Il patriarca siriano di Antiochia, Tappouni, arrivò a “proporre in modo drammatico la candidatura” a Siri: “Sa cosa mi disse il cardinale – era veramente un big – o lei accetta o è un disastro. La seconda parola oso appena pronunciarla perché c’è di mezzo un pontificato” (Benny Lai, “Il papa non eletto”, Laterza, 1993, p. 201).
Nella villa del banchiere Ortolani, proprio quello dello scandalo della banca Ambrosiana, che vive “rifugiato” in Brasile, vi furono riunioni della loggia massonica P2 per preparare l’elezione di Montini, favorito anche da democristiani come Andreotti e Fanfani (op. cit. pp. 202/3).
Si voleva un nuovo profeta del progresso per i tempi moderni, che fosse d’accordo con un nuovo ordine del mondo.
Si può pensare all’elezione del cardinale Giuseppe Siri al Soglio pontificio, ma che, avendone il Cardinale richiesto la conferma, nel frattempo giunsero delle minacce venute da fuori, probabilmente da esponenti della B’nai B’rith?
Sì, perche vi è una testimonianza che Siri poi rinunciò, dichiarandone la ragione: propter metum (per paura). Ciò fu svelato dal segretario del card. Bea, il Rev. Malachi Martin S.J. (L’Eglise éclipsée, Ed. Delacroix, 35800 Dinard, 1997), che trattò la questione anche nel suo libro “The Keys of This Blood” (Simon and Schuster, NY, pp. 607-9).
La Massoneria avrebbe vinto intronizando “un papa secondo i loro bisogni”.
A proposito di quel conclave sospetto il cardinal Siri dichiarò, anni dopo, al marchese de la Franquerie e a Hubert Remy: “Sono tenuto al segreto. Questo segreto è orribile. Sono accadute delle cose molto gravi. Ma non posso dire nulla!” (Chiesa Viva, n. 198, 8/89).

Il segreto del Cardinale Siri – Da quanto si ha notizia, nemmeno lo stesso Siri trasse le dovute conseguenze da quei fatti segreti. Anzi, dicendo che è tenuto al segreto su una questione che riguarda così da vicino la difesa della fede nella Chiesa, cioè della violazione di un conclave, proprio la denuncia pubblica del fatto sarebbe doverosa.
L’elezione del Papa cattolico è assistita dallo Spirito Santo poiché l’eletto in modo valido riceve immediatamente da Dio, non dalla Chiesa, il suo potere. Se i fatti si sono svolti come risulta dalla testimonianza di padre Malachi Martin, e perciò vi è stata un’interferenza umana sulla scelta leggittima, e proprio nel senso di continuare l’opera del Vaticano 2º per modernizzare la Chiesa, l’elezione fu invalida.
In verità il segreto del Conclave esiste per la difesa della Fede nella Chiesa, mai per coprire le azioni dei suoi nemici, come una violazione dell’elezione papale.
La testimonianza di P. Malachi Martin, allora professore al Biblico e assistente del cardinale Bea, getta luce su quel evento sinistro perché proprio a lui, presente al Conclave come interprete, fu richiesto di tradurre il messaggio al Cardinale eletto. Erano le “orribili” minacce a Siri, che scosso rinunciò all’incarico (L’Eclisse del Pensiero Cattolico, ed. Europa, Roma, 1997).
Papa Pio II con la BollaExecrabilis’ (1460) definisce: “qualsiasi concilio convocato per effettuare cambiamenti drastici nella Chiesa è decretato in anticipo invalido e annullato”. E ciò si estende alla nullità dell’autorità di quelli eletti con l’idea d’imporre tali mutazioni, come ribadito dalla Bolla ‘Cum ex apostolatus’: la cui elezione è invalida anche se avvenuta con l’assenso di tutti i cardinali, incluso Siri.
La scelta dell’uomo con le condizioni per essere Papa spetta alla Chiesa, rappresentata dai cardinali. Ma la validità del suo potere dipende dalla sua fede cattolica, che esclude ogni patteggiamento con i nemici della Chiesa.
Ora, Paolo 6º dimostrò sempre tale mentalità di compromesso, perfino usando in pubblico l’ephod dei grandi sacerdoti del Sinedrio, il simbolo di Caifa che condannò Gesù. “Egli ha usato anche un simbolo sinistro, impiegato dai satanisti nel 500 e ripreso all’epoca del Vaticano II. Si tratta di una croce rotta o storta sulla quale appariva una deforme figura di Cristo, che i maghi neri e gli stregoni del Medio Evo avevano usato per rappresentare il termine biblico, Marchio della Bestia” (Piers Compton, The Broken Cross, Neville Spearman, Jersey, 83). Tale simbolo fu usato poi dai successori, da Giovanni Paolo a Bergoglio.

La dissonanza con il magistero infallibile? Se quanto dice il Vaticano 2º non è proposto come divinamente rivelato, come può rientrare nel Magistero la cui autorità viene da Dio? Il Signore insegnando – Chi ascolta voi, ascolta Me – stabilì un vincolo di fede tra i fedeli e il magistero dei Suoi rappresentanti, ma anzitutto tra i fedeli e Lui stesso. Perciò, è di fede che il Magistero della Chiesa non può mai insegnare l’errore. Invece, è quanto viene dallo spirito del Vaticano 2º, che ha escogitato il sistema per essere accolto anche se non “dotato della nota d’infallibilità“. Quindi, insegna verità vincolate a chi? Chi può pretende di essere ascoltato come Vicario di Cristo, rinunciando alla Sua infallibilità? Evitando la nota dell’infallibilità nei suoi documenti, il V2 non celò quella “incredibile audacia col velo di un’apparente umiltà“, di cui parla S. Pio X? L’autorità modernista rifiuta, per la sua natura, i giudizi e le condanne degli errori del mondo. Questa rinuncia non è forse sintomatica di una vera rinuncia della fede e perciò delle stesse cariche d’autorità della Chiesa? Il fatto è che il preteso magistero conciliare racchiude un intero programma di aggiornamento modernista; non è cattolico.

La perplessità dell’ex gesuita e teologo Malachi Martin
Il padre gesuita e teologo Malachi Martin era stato indicato per collaborare col cardinale Agostino Bea, scelto da Giovanni 23 per operare grandi cambiamenti nella Chiesa. Era destinato a una brillante carriera, che non escludeva il cappello cardinalizio. Come si è visto però, egli fu testimone di un fatto di estrema gravità, che ha cambiato la sua vita e maniera di affrontare le questioni della Chiesa e quindi anche la sua vocazione e vita ecclesiastica.
Dopo aver lasciato la Compagnia di Gesù, dove dominava un generale modernista, P. Janssens, che lui vedeva come “un nemico della Fede” per le ragioni che espose nel suo libro “I Gesuiti” (Sugarco Ed. Milano, 1988) e in altri importanti lavori. Uno dei più recenti è “The Keys of This Blood” (Simon and Schuster, NY, 1990), dove P. Martin tratta anche della questione del Papato (pp. 607-9). Al capitolo 34 (pp. 661-676), intitolato “Il Complesso di Giuda”, troviamo una sua acuta diagnosi dell’atteggiamento mentale che ha trasformato Giuda da apostolo in traditore. È un’approfondita analisi della situazione che si applica in pieno al clero attuale in cui l’autore riscontra lo stesso sintomo. Ecco una delle tante testimonianze smarrite sul dopo Pio XII, che dovrebbe rinforzare la resistenza verso le colluvie di errori e eresie portate dalla nuova chiesa conciliare per cambiare la Chiesa di Gesù Cristo.
Nel 1996 Martin (MM), rinomato per i suoi libri di denuncia del nuovo corso conciliare, pubblica il suo lavoro “The windswept house”, tradotto e pubblicato in Spagna col titolo “El Ultimo Papa” (729 pp.). Si tratta di una nuova testimonianza, segnata da molti dubbi, di quanto avviene negli ambienti vaticani dal 1957 fino ai nostri tempi. L’autore è morto nel 2000. All’inizio del libro c’è una previsione di Pio XII sul prossimo futuro: “Il giorno che la S.Sede si soggetterà ad una nuova Europa di politici e diplomatici, una Europa centrata su Brusselles e Parigi, allora veramente comincerano i grandi guai per la Chiesa.” (p.7)
Martin pone l’inizio di questo disastro nel 29.6.1963, quando fu eletto Paolo 6º, nel modo indicato sopra e quando “l’angelo decaduto Lucifero si è insediato nel trono della Cittadella cattolica… il momento che un papa prendeva il nome dell’apostolo Paolo… da allora il sagrato dovrebbe divenire profano e il profano adorato”.
Cos’altro fa e vuole Bergoglio con la sua apertura ecumenista ad ogni culto umano, se non avanzare ancora sul «culto dell’uomo» lanciato da Paolo 6º?
L’EDITORIALE DEL VENERDI
 di Arai Daniele