ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 aprile 2014

Cosa non si farebbe per un pizzino..?

Roma, Elisabetta II va al Quirinale e al Vaticano: un tour inutile

Prima da Napolitano ha spazzolato un menù a base di risotto, agnello e bonet. Poi dal papa ha consegnato whisky e uova. Una visita di Stato "fondamentale", seguita da cronache in stile Istituto Luce.

DI GIOVANNI FLORIO
Arrivata all’aeroporto di Ciampino, vestita con un «cappotto color glicine» e «un cappello intonato ornato di fiori», Elisabetta II «è scesa da sola», addirittura «appoggiandosi al corrimano delle scaletta dell'aereo», ci informano le cronache rapite da cotanto lignaggio, a noi che eravamo in ansia di sapere se sarebbe effettivamente scesa da sola appoggiandosi al corrimano, oppure accompagnata dal marito principe, o scortata dai militari, o invece con uno degli amati cani razza corgi al trotto.
CATAPULTATI IN UN'EPOCA REMOTA. Roma bloccata per diverse ore, c’è la regina d’Inghilterra che deve prendere il tè con Napolitano. E come per incanto veniamo catapultati in un’epoca remota: inchini, baciamani, picchetti d’onore, generali in livrea, bambine che offrono fiori alla regina, rituali da antica monarchia, l’etichetta rigidissima che trasforma una minima disattenzione in grave attentato a Sua Maestà, come la regola di non servire «carni insolite» alla regina, pena crisi diplomatica.
Non tornava a Roma da 14 anni, e tutti lì a chiedersi che cappellino avrebbe sfoggiato Elisabetta II per l’occasione. Aveva quello lilla, opera dello stilista inglese Stewart, e sul soprabito una grande spilla di zaffiri con rifiniture in oro e circondata da diamanti, che fu acquistata dalla regina Mary, la nonna di Elisabetta, nel 1934.

I preziosi risultati della visita di Stato: la regina estasiata dal Quirinale

Il plebeo che è in noi non trattiene l’interrogativo: e chissenefrega? E ancora più becero insiste: ma che c’è venuta a fare la regina a Roma?
Domanda triviale, subito annullata dalle fondamentali notizie che grondano dalla visita (Napolitano e poi Papa Francesco) di Elisabetta II, regina di Regno Unito e Irlanda del Nord, ma anche regina di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Santa Lucia e Tuvalu (che neppure sappiamo dove sia).
PER ELISABETTA RISOTTO ALLE ERBE E BONET. Intanto il menù: con Napolitano e consorte hanno mangiato «risotto alle erbe aromatiche, agnello arrosto accompagnato da contorni tricolore, millefoglie di patate, sformatini di caponata e fagiolini al vapore». Per chiudere «un bonet», budino piemontese all’amaretto e cioccolato. E già dal dessert si capisce che valeva la pena questa visita di Stato.
Un incontro, un vertice fondamentale, che ha permesso al nostro Paese di ottenere importanti risultati. Tipo far ammirare a Sua Maestà l’ineguagliabile veduta dal Torrino del Quirinale: «La sala con la più bella vista in cui abbia mai fatto colazione», ha detto estasiata Elisabetta d’Inghilterra, e sono soddisfazioni per l’Italia tutta.

L'incontro col papa con 23 minuti di ritardo 

Ma tutto qui? Macchè. Si sono scambiati un sacco di regali pregiatissimi, e anche questo riempie d’orgoglio l’italiano medio. La regina ha donato a Napolitano una stola di cachemire e un piatto d’argento, ma niente in confronto allo scambio di doni in Vaticano.
Perché poi è andata dal papa, con 23 minuti di ritardo causa «piacevole pranzo con il presidente Napolitano». Col papa argentino non ha affrontato la questione delle Falklands, le isole contese tra Argentina e Gran Bretagna, ma argomenti più leggeri. L’atmosfera è stata «cordiale», «distesa», «quasi familiare», con il papa e la regina entrambi «sorridenti», ci informano sempre le cronache da Istituto Luce.
E che dovevano fare, litigare, prendersi a schiaffi?
A FRANCESCO REGALATI GENERI ALIMENTARI. Ma veniamo alla parte fondamentale della visita papale, lo scambio di regali, che giustifica la mobilitazione di forze dell’ordine, ambasciate, Quirinale, guardie svizzere vaticane, servizi segreti italiani e britannici, blocco di strade a Roma e complicazioni varie per la visita della regina Elisabetta. «Ho portato qualcosa di tutte le nostre tenute per lei personalmente, questo è miele del mio giardino», ha fatto sapere Sua Maestà a Sua Santità porgendogli un cesto di uova, pane, miele, succo di mele, sidro, mentre il duca di Edimburgo suo consorte tirava fuori due bottiglioni di pregiato whisky della loro tenuta reale, non si sa quanto consono alle abitudini alimentari del papa.
Che al duca ha dato tre medaglie del pontificato, d’oro argento e bronzo, mentre per il nipotino George, figlio di William e Kate, Bergoglio ha offerto una sfera di lapislazzuli simboleggiante il mondo, sormontata da una croce di Sant’Edoardo. Una ventina di minuti, e poi via, di nuovo a Ciampino, per tornare a Londra, ma già innamorata di Roma e della sala da pranzo del Quirinale: «Qui è sempre una nuova scoperta». Chissà che cappellino sfoggerà la prossima volta, non stiamo già più nella pelle.
Sabato, 05 Aprile 2014
di Giovanni Florio
http://www.lettera43.it/politica/roma-elisabetta-ii-va-al-quirinale-e-al-vaticano-un-tour-inutile_43675126403.htm

Massoneria, l’ultimo discorso di Raffi: “Impariamo da Papa Francesco”

Il gran maestro verso l'addio al vertice del Grande Oriente d'Italia, saluta i 'fratelli', riuniti al palacongressi di Rimini per l'annuale Gran loggia, parlando di Bergoglio: "Accelera i tempi di un cambiamento epocale in strutture restie all'innovazione". Stefano Bisi, suo successore, è un giornalista di Siena e per anni è stato il legame tra il Goi e il Monte dei Paschi.

Massoneria, l’ultimo discorso di Raffi: “Impariamo da Papa Francesco”
Non è ben chiaro se ci si riferisca al messaggio di trasparenza o a quello di povertà. Di certo anche la massoneria esalta la figura di papa Francesco. O almeno lo fa Gustavo Raffi, il gran maestro del Grande Oriente d’Italia che domenica 6 aprile lascerà dopo 15 anni il trono della più importante loggia italiana. “Basterà volgere lo sguardo dentro quelle mura che separano l’Italia dalVaticano per ca­pire – ha spiegato Raffi ai migliaia di ‘fratelli’ giunti al palacongressi di Rimini per l’annuale Gran loggia – che qualcosa sta cambiando. Osserviamo con attenzione e rispetto come questo papa stia accelerando i tempi di un cambiamento epocale entro l’orizzonte di strutture tradizio­nalmente restie ad accogliere i fermenti di innovazione. E di riflesso il suo influsso si ri­verbera ben oltre i confini delle sagrestie”.
Non poco detto dal capo di quelli che in Italia hanno rappresentato i nemici giurati del potere secolare della Chiesa. Raffi, romagnolo di Bagnacavallo, un passato tra le fila dei del partito Repubblicano (in Romagna esiste ancora), qualche cambiamento del resto lo ha portato nel suo lungo regno. Fosse anche solo per il numero degli iscritti passato da 9 mila a 22 mila. “Se non avessimo cercato di aprire finestre e porte rimaste chiuse da anni, se non avessimo tentato di togliere ragnatele, catene e catenacci ora saremmo soltanto quattro gatti spelacchiati”, rivendica ora. E infatti i giovani bussano ancora. La luce massonica, non è chiaro se solo per le secolari istanze esoteriche e di libertà, o anche per la speranza di avere un aiuto dai fratelli nella carriera nel mondo professionale, attrae anche nel 2014.
“È stata la primavera della Massoneria? Saranno gli storici a tirare le somme – ha spiegato Raffi in quello che di fatto è il suo ultimo discorso – Sicuramente noi non siamo stati con le mani in ma­no, non abbiamo ripetuto moduli antichi, non ci siamo accontentati. Un’istituzione prima considerata come indegna di cittadinanza, della quale si diffidava e dalla quale ci si teneva a debita distanza è, senza tema di smentite, entrata tra le realtà più vive, trasparenti, attive della nostra Italia”. Di certo una apertura in questi anni a guida Raffi c’è stata: si è cercato di recuperare la memoria di illustri massoni come Giuseppe Garibaldi, Salvador Allende, Ernesto Nathan, Amadeus Mozart, Andrea Costa, in ultimo perfino quella del principe della risata, Totò; si sono pubblicizzati alcuni degli incontri, il sito internet della massoneria fa nomi e cognomi dei vertici locali del Goi. Eppure ancora le liste dei 22mila rimangono riservate: “Questo dicono le regole: ci sono Paesi in cui essere massoni non è consentito e dunque mantenere l’anonimato per molte persone è importante per la loro stessa vita”, spiega Gaetano Esposito, loggia Bovio- Caracciolo di Napoli. “E anche in Italia c’è ancora discriminazione e dire di essere massone può rovinarti la carriera, per esempio in politica”, spiegano altri.
Rimini, di fatto, in pochissimi vogliono farsi fotografare con il grembiulino: “Il termine ‘massoneria’ viene ancora  identificato con P2”. P2 a parte, recentemente hanno pesato i contatti del Grande Oriente con gli ambienti del Monte dei Paschi di Siena all’epoca di Mussari. E poi quell’aumento (denunciato proprio da alcuni fratelli) degli iscritti calabresi, sproporzionato rispetto al numero degli abitanti di quella regione, dove Raffi un anno fa è stato costretto a sospendere una loggia per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta. “In Italia c’è ancora molto razzismo. Ogni volta che si parla di Calabria esce la ’ndrangheta, ogni volta che si parla di Sicilia viene fuori la mafia. Penso che sia offensivo nei confronti di una parte del nostro Paese”, ha spiegato il successore di Raffi Stefano Bisi al giornale L’Inkiesta.
Bisi è un giornalista, di Siena, e per anni è stato il legame tra il Goi e la banca cittadina finita nella bufera tra il 2012 e il 2013. Infine c’è la politica. Ufficialmente non vuole parlarne nessuno. Raffi lo fa solo per massimi sistemi: “Non pos­siamo condannarci a essere complici di una logica di metallica superficialità, né es­sere attori in­con­sapevoli gettati in un contesto in cui l’unico valore condiviso sembra essere quello relativo allo spread fra btp e bund, mentre crescono a dismisura altre forme di spread, pur­troppo ben più problematiche. Differenziali di cultura, di benessere, di accesso alla conoscenza”. Non una parola sul governo. Del resto, assicurano nei corridoi del palacongressi diRimini, in questo momento non c’è un massone del Grande Oriente d’Italia né in parlamento né all’interno del governo Renzi.

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