ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 26 aprile 2014

La canonizzazione superveloce:

una deplorevole mancanza di prudenza



I critici si sono lamentati che Papa Pio XII non fece alcunché per aiutare le vittime delle atrocità naziste; i critici si sono lamentati che Papa Giovanni Paolo II non ha fatto alcunché per aiutare le vittime degli abusi del clero. Ironia vuole che il Vaticano mostri maggiore sensibilità verso gli Ebrei di quanto non faccia con le vittime del suo clero.

Conoscete qualcuno che debba sempre avere l’ultima parola? 
So di un vescovo che doveva sempre avere l’ultima parola nella sua corrispondenza scritta. Così uno dei suoi sacerdoti decise di mettere alla prova la sua resistenza: mandò al vescovo una lettera di ringraziamento, a cui il vescovo rispose con riconoscenza, a cui il sacerdote rispose con un altro grazie, a cui il vescovo rispose di nuovo con altra riconoscenza, ecc., ecc., ecc. Alla fine, dopo molto tempo e molte spese postali, il vescovo prevalse.
Così pure, Padre Celatus insiste per avere l’ultima parola sulla sua “Ultima parola” [altro articolo pubblicato su The Remnant] .
Concludevo il mio recente articolo relativo all’imminente canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II con queste parole:
Dal momento che  la Chiesa militante continua ad abbassare lo standard per le prove celesti sulle anime che si trovano nella Chiesa trionfante, ci si chiede se oggi la canonizzazione non sia solo una questione di ciò che l’uomo dichiara da sé piuttosto che un discernimento di ciò che Dio determina. Gesù ha promesso che ciò che sarà legato sulla terra verrà legato in cielo, ma in queste canonizzazioni, la Chiesa non sta forzando la mano di Dio?

A quanto pare molte persone su Facebook hanno interpretato il mio testo nel senso che io negherei la stessa validità di questa canonizzazione. Chiaramente non è così!
Piuttosto, sto suggerendo che in questo caso la canonizzazione potrebbe essere più una questione di volontà permissiva di Dio che permette, invece che della volontà attiva di Dio. La volontà attiva di Dio si riferisce a ciò che è oggettivamente auspicabile in quanto vero bene; la volontà permissiva di Dio si riferisce a quanto consentito o tollerato in quanto è inferiore o diverso dall’ideale. Su questo, gli esempii abbondano, ma uno sarà sufficiente.
Come leggiamo nel Vangelo di San Matteo sulla indissolubilità del matrimonio:
«Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi. Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”. Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.» (Mt. 19, 6-8).
Così la volontà attiva di Dio sul matrimonio è che i due rimangano uno, ma la sua volontà permissiva tollerata il divorzio, per un certo tempo. Con la moderna innovazione del veloce monitoraggio dei candidati alla santità, il  superveloce processo è stato spogliato dei elementi tradizionali come l’Avvocato del Diavolo, i molteplici miracoli e il trascorrere di un ragionevole lasso di tempo. Ciò solleva la domanda se la Chiesa discerne correttamente la volontà attiva di Dio o se invece porta avanti la propria volontà e la propria tabella di marcia.
Se Dio vuole Santi Subito, perché il Cielo è così lento nel fornire alla Chiesa i miracoli irrefutabili?

Al contrario, alcuni dei più grandi santi canonizzati (compresi coloro che sono morti per martirio) hanno aspettato secoli per essere dichiarati formalmente Santi del Cielo. Ecco un piccolo campione del lasso di tempo occorso per alcuni santi importanti:
San Tommaso Moro: 400 anni
San Giovanni Fisher: 400 anni
Santa Giovanna d’Arco: 400 anni
San Norberto: 448 anni
Sant’Agnese d’Assisi: 500 anni
Sant’Agnese di Praga: 707 anni
Sant’Ermanno Giuseppe di Colonia: 717 anni

In alcuni casi, la canonizzazione dei candidati fu rinviata per ragioni prudenziali, incluse le preoccupazioni politiche. Non v’è dubbio che nel caso di Santa Giovanna d’Arco, per esempio, la politica svolse il suo ruolo, con la preoccupazione per l’opinione inglese. Si afferma, infatti, che il Papa prese l’insolita iniziativa di consultare la Regina Vittoria, seppure protestante, per assicurarsi che il governo inglese non avesse obiezioni. Considerazioni prudenziali simili ritardarono di canonizzazione di Tommaso More e di Giovanni Fisher.
Lo stesso vale certamente per la presa in considerazione della candidatura alla canonizzazione del Venerabile Papa Pio XII.
Papa Pio XII morì nel 1958, la sua causa di canonizzazione venne aperta nel 1965 durante la sessione finale del concilio Vaticano II, fu riconosciuto Servo di Dio nel 1990, da Papa Giovanni Paolo II, e dichiarato Venerabile nel 2009, da Papa Benedetto XVI.
La reazione e la pubblica protesta da parte di molti individui e gruppi ebraici fu immediata. Come riportato da un’importante rivista: “L’inclusione di Papa Pio XII tra i Venerabili ha sollevato le grida di protesta di gruppi ebraici in Europa e nel mondo.” La causa fu tranquillamente messa da parte e tra i critici più severi il “Papa di Hitler” divenne il “Papa di Benedetto”.
Ma la causa di canonizzazione di Papa Pio XII potrebbe presto essere ripresa dallo scaffale della Congregazione per le Cause dei Santi, e riesaminata. Il Vescovo di Roma, Francesco, potrebbe essere interessato ad aprire gli archivi vaticani per far fronte alle accuse ancora in piedi sulla Santa Sede che avrebbe chiuso un occhio sulla persecuzione ebraica durante l’Olocausto.
I critici di Papa Pio XII hanno costantemente sostenuto che egli non ha mai condannato i nazisti o aiutato gli Ebrei; i suoi sostenitori insistono sul fatto che il Papa ha salvato molte vite di Ebrei e che li nascondeva all’interno di varie istituzioni religiose cristiane. [Come cardinale Pacelli, Pio XII fu un tale avversario dei nazionalsocialisti che di fatto fu lui a scrivere la grande enciclica di Pio XI contro il nazismo: Mit brennender Sorge.]
Secondo fonti attendibili, il Vescovo di Roma vuole rendere accessibili i documenti di Pio XII, perché li si possa esaminare prima di decidere se prendere in considerazione la canonizzazione del suo controverso predecessore.
Quando era ancora l’Ordinario di Buenos Aires, Mons. Jorge Bergoglio scrisse:
Aprire gli archivi della Shoah sembra ragionevole. Che siano aperti e che tutto sia chiarito. Si lasci che si veda se i capi della Chiesa avrebbero potuto fare qualcosa per aiutare, e fino a che punto avrebbero potuto aiutare. Se avessero commesso un errore su un qualche aspetto della questione, dovremmo dire: Abbiamo sbagliato. Non dobbiamo aver paura di questo – lo scopo dev’essere la verità.
Non contrastò le grida dei critici; previde che passasse un tempo sufficiente e che fosse detta la verità. Che sia o meno d’accordo con i critici, la Chiesa nella causa di Papa Pio XII sta usando prudenza. Ed è proprio questa prudenza che manca nella imminente canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II.

I critici si sono lamentati che Papa Pio XII non fece alcunché per aiutare le vittime delle atrocità naziste; i critici si sono lamentati che Papa Giovanni Paolo II non ha fatto alcunché per aiutare le vittime degli abusi del clero.
Ironia vuole che il Vaticano mostri maggiore sensibilità verso gli Ebrei di quanto non faccia con le vittime del suo clero.
Il tempo e gli archivi un giorno potrebbero scagionare Papa Giovanni Paolo II, ma intanto la corsa alla canonizzazione mostra una deplorevole mancanza di prudenza. 

di Padre Celatus


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