ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 28 aprile 2014

La pezza è peggiore del buco.

La telefonata da quattro soldi di papa Bergoglio


DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE
DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Città del Vaticano, 24 aprile 2014 (VIS). Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato questa mattina la seguente dichiarazione:

Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco.
Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa.
Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente, non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione.
È perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa”.

Vatican Information Service


Questa la dichiarazione.
Povero Padre Lombardi, che brutto mestiere deve fare!
Se continua così, sarà costretto, lui, a sorbirsi qualche dichiarazione di pratica delle virtù eroiche di … giornalaio. Ogni volta che papa Bergoglio prende una cantonata… eccolo pronto a dire niente per mettere una pezza. E, com'è inevitabile, la pezza è peggiore del buco.
Queste dichiarazioni servono a correggere le notizie ormai diffuse sui mezzi di comunicazione del mondo intero, perché si eviti di trarre “conseguenze per quanto riguarda l'insegnamento della Chiesa”.
Che significa? Semplice. Significa che il mondo intero ha già fatto suo l'insegnamento che sgorga rigoglioso dalle “Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco.”, ma tale insegnamento, dice Padre Lombardi, non dev’essere inteso come “l’insegnamento della Chiesa”.
Il che è palesemente inesatto, sia perché le parole di papa Bergoglio vengono pubblicizzate ad arte, sia, e soprattutto, perché il Papa non è un sagrestano e ciò che dice e fa acquista inevitabilmente la valenza di insegnamento, sia pure non ufficiale… e il Papa stesso lo sa, e dice quello che dice e fa quello che fa, perché sa che i fedeli lo prenderanno come un insegnamento della Chiesa. Quindi, le precisazioni del portavoce vaticano, volente o no, possono servire solo a confermare che proprio di questo si tratta: di parole ed azioni che “riguardano l’insegnamento della Chiesa”.


Ma qual è la notizia?

Due importanti siti “vaticanisti” la riportano così:

“Ci sono dei preti più papisti del Papa”. Una frase fatta, un detto come tanti altri. Soltanto che questa volta a pronunciarla sarebbe stato lo stesso Francesco, durante una conversazione con la sua connazionale Jakelin Lisbona. Una donna che si è sposata con un uomo divorziato. A lei Bergoglio avrebbe consigliato di prendere la comunione, nonostante la sua situazione personale.  Questo particolare poi è diventato una notizia che ha fatto il giro  del mondo. 
“Il Papa assicura che un divorziato non fa del male se fa la comunione”. Questo titolo ha inondato durante le ultime ore i media dei cinque continenti. 

Ma che cosa aveva detto Jakelin Lisbona, in un’intervista all’emittente argentina Red Am910 di Buenos Aires?
Sposata civilmente con un divorziato, aveva detto di aver scritto lo scorso settembre al papa una lettera in cui lamentava di aver trovato in parrocchia un prete che le negava la comunione.
Papa Francesco le aveva telefonato nei giorni scorsi. E – stando al racconto della donna – l’avrebbe incoraggiata ad avvicinarsi alla comunione “senza problemi”. “Mi ha detto di andare a prendere la comunione in un’altra parrocchia”.
“Ci sono dei preti più papisti del papa”, avrebbe commentato Francesco. Il quale avrebbe assicurato alla donna che “si sta occupando dell’argomento”, con riferimento al prossimo sinodo sulla famiglia, e avrebbe utilizzato allo scopo anche la sua lettera.

Insomma, una prassi affermata. Una scrive a papa Bergoglio, lui prende il telefono e la chiama, e si abbandona alla sua spontaneità, ed esprime liberamente il suo pensiero, e dice ad una fedele qual è il miglior comportamento da tenere da buona cattolica… perché lui è il Papa e saprà bene come si debba comportare un buon cattolico.
E lo sa tanto bene che ci tiene a precisare, al telefono, che “ci sono dei preti più papisti del Papa”, dei preti cioè che pensano di saperne più del Papa. Sbagliato! Si deve fare come dice il Papa, è lui il Capo della Chiesa, è lui il supremo dottore, il supremo pastore, quello che predicano e praticano certi preti non conta, ciò che conta è quello che predica e pratica il Papa.

Il ragionamento non fa una grinza. Quindi, per essere un buon cattolico, uno non deve ascoltare il prete di turno che, più papista del Papa, vieta la Comunione a chi è in peccato grave, ma deve ascoltare papa Bergoglio che gli consiglia di andare da un altro prete e, facendo il furbo, andarsi a prendere la Comunione.
L’ha detto papa Bergoglio, e allora sarà sicuramente così, quindi non c’entra niente il discorso di chi ammonisce che la Chiesa nega la Comunione a chi è in peccato grave. Questo sarà pure il convincimento di qualche prete più papista del Papa, ma non è esatto… il Papa dice che se uno ha voglia di fare la Comunione, e se c’è qualche prete che non gliela vuol dare, vada da un altro prete, perché ciò che conta è quello che vuole lui non quello che pensa il prete, né ovviamente, quello che comanda Nostro Signore.
D’altronde, sia chiaro, se uno in buona fede vuole vivere nel peccato e insieme vuole fare il buon cattolico, chi è il prete per giudicarlo? Senza contare che sarebbe assurdo pensare che un cattolico che sa di vivere nel peccato, ma che ciò nonostante pretende di vivere da buon cattolico, chissà per quale distorsione mentale, possa essere escluso dalla Comunione con Cristo.
Cristo non giudica, ma ama, e non tiene conto delle blasfemie e delle assurdità degli uomini, né tampoco delle piccole ripicche dei preti e della Chiesa.
Sei nel peccato, vuoi fare la Comunione? Falla, il Signore perdona tutto!
Parola di papa Bergoglio.

Non solo, ma perché la povera fedele argentina si senta tranquilla con la sua coscienza, papa Bergoglio la rassicura che “si sta occupando dell’argomento”, spiegando così che nel prossimo futuro metterà fine a queste scompostezze ancora in uso nella Chiesa, e troverà la gabola per contraddire il comando di Nostro Signore e ingannare mortalmente i fedeli.
Santità, crede davvero che basti un sinodo per mutare l’indissolubilità del matrimonio nella piacevolezza dei fedeli? Crede davvero che basti un sinodo per costringere lo Spirito Santo ad “aggiornare” i Comandamenti di Dio secondo le mode disordinate del mondo moderno?

Ma c’è un altro aspetto di questa miserevole questione che va sottolineato, ed è quello relativo alle giustificazioni addotte da certi cattolici adulti per cercare in qualche modo di indorare le amare pillole che da più di un anno papa Bergoglio propina ai fedeli cattolici.
Evitiamo appositamente di fare nomi e riferimenti, per carità cristiana, ma il succo del ragionamento è questo: non si sa bene cosa abbia detto esattamente il Papa, ma sono bastate le notizie sui giornali per speculare sulle sue presunte parole e forzare la mano al Papa e alla Chiesa, per far passare l’idea che la Chiesa si debba adeguare ai desiderata del mondo e che lo stia facendo con papa Bergoglio.
Insomma, la solita manfrina della stampa che travisa, della stampa che si inventa una Chiesa ad immagine del mondo.

Viene in mente la profonda lezione di storia della Chiesa offerta bellamente dall’attuale papa emerito, un tempo Benedetto XVI, che cercò di far passare l’idea che di Vaticani II ce n’erano due, uno vero, quello buono, e uno falso, quello inventato dai giornali, e che, dalla profondità della sua scienza teologica, insegnava che, purtroppo, quello che avrebbe prevalso anche nella Chiesa sarebbe stato il falso. Ragionamento così fine e talmente sottile che ancora oggi riesce difficile far proprio e trovargli un posto nella elementare stanza del buon senso del fedele cattolico.
Lo stesso accade con i cattolici adulti: non è importante quello che dice e fa papa Bergoglio, che stravolge, un giorno sì e l’altro pure, la dottrina e la pratica cattolica, ma è importante gridare allo scandalo per la strumentalizzazione orchestrata continuamente dai media sulle parole e sui gesti di papa Bergoglio, puro e immacolato come un giglio di campo.
Quando impareranno i cattolici che il primo dovere del seguace di Cristo è praticare e difendere i Suoi Comandamenti, e non arrampicarsi sugli specchi per difendere ad ogni costo le parole e i gesti di questo o di quel Papa?
Quando impareranno i cattolici adulti che, al momento previsto, potrà esser chiesto loro conto del fatto che abbiano taciuto di fronte allo sfacelo operato dagli uomini di Chiesa, papi compresi?
Quando impareranno che la via che porta in Cielo è irta di innumerevoli problemi e scomodità e che questi non si superano facendo finta che non ci siano?

Un’ultima cosa ci sentiamo di raccomandare, questa volta al Vescovo di Roma Jorge Mario Bergoglio.
Visto che i media non fanno altro che storpiare, strumentalizzandole, le sue parole, perché non si dimette? Ratzinger lo fece per molto meno. Se non altro per far tornare i conti alla prossima canonizzazione … di Paolo VI (!?)… così che anche allora si potrà parlare della canonizzazione dei quattro papi, questa volta del canonizzato e dei tre papi canonizzanti: uno in carica e due emeriti.

Parafrasiamo:
Ahi serva Chiesa, di dolore ostello, 
nave sanza nocchiere in gran tempesta, 
non donna di province, ma bordello!

(Purgatorio, canto sesto, vv 80-82)
di Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV800_Belvecchio_Telefonata_da_quattro_soldi.html
Papa Francesco ha questo “vizio”: il telefono. Non lo ha da papa, ma lo ha sempre avuto. Quando era cardinale telefonava molto spesso ai suoi sacerdoti e seminaristi, ma anche alle persone comuni. Si tratta, senza dubbio, di un rischio: soprattutto all’inzio del pontificato, telefonate e interviste hanno alimentato molto il rumore dei media, e le loro strumentalizzazioni. Il rischio c’è, e non si può negare. Sembra che il papa creda questo: il gioco vale la candela. Sa molto bene che anche le telefonate che vorrebbe rimanessero segrete, in qualche modo escono e vengono storpiate, ma crede che sia giusto proseguire su questa strada, che ha intrapreso molti anni fa.
Con le interviste, invece, ha imparato ad essere più prudente: dopo quella a Scalfari, rivelatasi una bufala per l’ampia gamma di manipolazioni presenti, nè è seguita una molto più attenta e sorvegliata a Tornielli ed una a De Bortoli.
In questi giorni la II puntata di quella promessa, a suo tempo, a Scalfari, è saltata. O meglio: il papa ha accolto Scalfari, ha chiacchierato con lui, dimostrando di essere aperto a parlare con tutti, ma non ha voluto che il dialogo divenisse pubblico. A Scalfari interessa parlare con il papa? Il papa ci sta, ma che sia un interesse vero, non giornalistico. L’egocentrismo di Scalafri deve aver sentito il colpo.
Da Dagospia:
Nel giorno dei quattro papi, al quinto, Eugenio Scalfari, non riesce il miracolo. L’altro giorno era riuscito a farsi ricevere per la seconda volta dal grande Bergoglio: cospicue chiacchiere sui massimi sistemi, io, tu, l’eternità, l’amore, anzi l’amore doppio della bigamia che poi sarebbe il doppio specchio di sé, c’è vita oltre la vita, eccetera.
Contento alla fine del colloquio di correre in redazione, infilare i fogli in macchina e replicare lo scoop planetario dell’altra volta, magari ci scappava anche una nuova festicciola dei novant’anni a teatro con tanti altri applausi e le poesie finali e il baciamano.
Purtroppo quando Eugenio già assaporava la nuova infornata di gloria, gli è squillato il telefono.

Chi è? E’ il gentilissimo segretario del Papa che lo prega, mi raccomando, di non scrivere nulla di questo secondo incontro, magari ce ne sarà un terzo, ma proprio non è il caso di rendicontare il mondo ogni volta che si fanno due chiacchiere tra amici, che poi magari saltano fuori scempiaggini teologiche e chi lo sente poi il titolare della Ditta, l’Altissimo?
Non è il caso? Ha chiesto sgomento il Fondatore.
No. Sua Santità si raccomanda. Ah. E quindi? E quindi alla prossima volta, buona giornata. Addio scoop. Per questa domenica due santi bastano e avanzano.
E Scalfari, offesissimo, se n’è tornato a casa.

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