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mercoledì 7 maggio 2014

In nomine patris?

Francescani dell’Immacolata. Che fare dopo il crudele divieto imposto a p. Stefano M. Manelli? 

Due giorni fa abbiamo pubblicato l’articolo di Michele Majno sul divieto a p. Manelli di visitare la tomba dei genitori. Questa cattiveria ha turbato molti lettori e aperto un dibattito su ciò che si può e si deve fare in circostanze così eccezionali. Vi proponiamo ora la lettura che p. Ariel S. Levi di Gualdo fa di queste pagine dolorose di Storia della Chiesa e saremo ben lieti di ospitare ulteriori contributi su un argomento che non cessa di addolorare e turbare i tantissimi fedeli che hanno sempre visto nei Francescani dell’Immacolata e nel loro Fondatore una guida sicura e una vera testimonianza di Fede cattolica.
PD
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zPadre ManelliFrancescani dell’Immacolata. Che fare dopo il crudele divieto imposto a p. Stefano M. Manelli?
di p. Ariel S. Levi di Gualdo
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Due giorni fa questa rivista ha pubblicato un articolo sulla «cattiveria allo stato puro» con la quale è stato ulteriormente colpito l’anziano fondatore dei Francescani dell’Immacolata [qui].
Dalla cronistoria del fatto riportata con precisa fedeltà nell’articolo di Michele Majno sortiscono fuori in modo implicito certi preti — ed è d’obbligo ribadire ancora “certi” — appartenenti come tali a una specie degenere. Forse l’autore di questo articolo, narrando certi fatti dolorosi, di questo non si è neppure accorto, io invece sì: subito. Cercherò allora di venire in soccorso all’autore di questo articolo ed ai lettori per spiegare: «Quello che i preti non dicono».
Nel malaugurato caso in cui mi accadesse qualche cosa di simile a quanto accaduto al Venerabile Padre Stefano Maria Mannelli, mi comporterei come lui. In caso contrario cadrei in contraddizione con il mio indelebile carattere sacerdotale, quindi con me stesso e con i miei scritti stampati e pubblicati.

Per rendere chiara l’idea vi fornisco uno stralcio tratto da un mio libro:
«[...] Se infatti nel corso dei secoli si fosse prestata obbedienza solo a pontefici, vescovi e superiori maggiori veramente autorevoli e santi, che ne sarebbe stato della Chiesa e del sacerdozio in sé, posto che attraverso la libera obbedienza altrettanto liberamente accettata e solennemente promessa, il presbìtero ha deciso di acquisire la propria piena libertà vera? Tutti sono capaci a ubbidire a una figura autorevole di grande personalità, spiritualità e santità di vita, ma non è questa la sfida rivolta al presbìtero e al religioso; la sfida è quella di ubbidire a un vescovo o a un superiore maggiore fragile, limitato e mediocre, purché costui non chieda cose contrarie alla dottrina e al Magistero della Chiesa e non usi la propria autorità per commettere ingiustizie, perché in tal caso è doveroso disubbidire e informare la suprema autorità ecclesiastica dei suoi abusi, affinché sia ripristinata la giustizia violata” [E Satana si fece trino. Ed. Bonanno, 2011. cit. pag. 143. qui]».
Andando al di là dei comprensibili umori e delle comprensibili amarezze, andrebbe quindi colto e capito che la delicatezza di tutta la vicenda è davvero straordinaria, visto che qualcuno preso da impeto di passione pare non averla colta, al punto da ipotizzare una eventuale citazione in giudizio del responsabile dell’ennesima disumanità verso il Padre Stefano Maria Mannelli presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo [qui].
Va bene che il Santo Padre ha da poco rinnovato il passaporto della Repubblica Argentina [quiqui], però, cari amici e cari lettori: cerchiamo perlomeno noi di dimostrare di essere cattolicamente seri e di non esagerare con colpi di scena ad effetto, perché casomai non fosse a lui chiara la dignità del mandato che gli è stato conferito e la paternità universale che dovrebbe esercitare, a noi è invece tutta chiara: una dignità intimamente legata al mistero della Rivelazione e della Redenzione [Mt 16, 13-20].
È pertanto necessario chiarire — Corte Europea a parte — che il responsabile di quanto è stato disposto nei riguardi di questa Congregazione non è il Padre Fidenzio Volpi o.f.m. capp. ma chi lo ha nominato e approvato: il Sommo Pontefice, che di questo gioco al massacro non può certo essere all’oscuro [C.I.C. can. 334, testo: qui]. Non a caso, in modo coerente e ineccepibile, il commissario replica verso certe critiche a lui rivolte affermando: «Noi tutti ci siamo sempre rimessi alle decisioni della Santa Sede, chiedendo previamente, nel mio caso, che fosse autorizzato ogni atto di governo da compiere […] Pertanto ciascuna critica si estende alla Congregazione dei religiosi che mi ha nominato, e al di là di essa, al Romano Pontefice. Non basta pregare per il Papa: bisogna anche prestargli obbedienza» [vedere lettera: qui].
La vicenda del Padre Fondatore dei Francescani dell’Immacolata è resa dunque molto particolare dalla sua straordinaria delicatezza, perché nel cosiddetto caso di specie l’Autorità Suprema alla quale appellarsi è oramai solo quella di Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili … perché non stiamo dissertando su un provvedimento preso da un vescovo diocesano, o di un provvedimento preso dal capo di un dicastero romano, che può essere impugnato presso il supremo tribunale ecclesiastico o attraverso una supplica rivolta direttamente al Sommo Pontefice. Stiamo parlando di un provvedimento approvato personalmente dal Santo Padre, che è supremo Pastore della Chiesa universale, ed in quanto tale non è previsto verso di lui appello alcuno [C.I.C. can. 333 §3, testo: qui], perché non esiste sulla terra chi possa giudicarlo, essendo egli — cosa che noi crediamo per fede — il Vicario di Cristo in terra.
Siamo di fronte a un caso di straordinaria delicatezza e di gravità a tratti inaudita dinanzi al quale bisogna sospendere il giudizio per evitare danni molto maggiori, perché la palese ingiustizia — sicuramente affatto voluta — è stata comunque direttamente approvata dal legittimo Successore di Pietro, di cui nessuno di noi può porre in discussione l’autorità, perché facendolo non si andrebbe a disquisire sul piano della legittima speculazione teologica, su quando e in quali precise circostanze il Romano Pontefice è o no infallibile o quando i criteri di infallibilità sono applicabili e applicati ex cathedra Petri; si andrebbe a intaccare il dogma di quella legittima autorità che Pietro ha ricevuto dalla volontà e dalle mani del Verbo di Dio fatto uomo. Cosa questa chiara a un sant’uomo come il Padre Stefano Maria Mannelli, addolorato ma sereno, che mai si sognerebbe di porre in discussione la pietra sulla quale il Cristo ha fondato la sua Chiesa, per chiedere, al di là di essa, una non meglio precisata giustizia terrena alla Corte Europea dei Diritto dell’Uomo.
Il giudizio spetta ormai all’Onnipotente e nessun credente che nutra autentico e sacro timor di Dio, vorrebbe essere a tempo e luogo al posto di chi questo giudizio lo dovrà ricevere.
Sono da sempre convinto che i Francescani dell’Immacolata non abbiano fatto nulla per meritare questo provvedimento così sproporzionato e che tutto sia legato ad una tremenda vendetta diabolica di alcune agguerrite frange della Compagnia delle Indie che non hanno mai digerito che questi “piccoli fratonzoli plebei” nati appena agli inizi degli anni Settanta del Novecento, abbiano osato organizzare eccellenti convegni internazionali per smontare la teologia di discutibile cattolicità del “Tommaso d’Aquino” dei gesuiti, vale a dire Karl Rahner [quiquiqui], per seguire con Pierre Teilhard de Chardin e via dicendo …
Opinioni, queste mie, che espressi subito in privato a diversi laici cattolici e confratelli sacerdoti appena fu decretato il commissariamento di questa Congregazione religiosa.
Senza fare torto al diretto interessato potrei chiamare a mia testimonianza il confratello anziano Antonio Livi, insigne filosofo e teologo metafisico, che al convegno su Karl Rahner partecipò attivamente assieme al teologo domenicano Giovanni Cavalcoli [qui] ed all’eminente capo anziano della nostra “Riserva Indiana”: Brunero Gherardini [qui].
Queste le parole che espressi ad Antonio Livi due anni or sono: «Ti confesso una mia paura: temo che il convegno promosso dai Francescani dell’Immacolata con le relative pubblicazioni che ne sono seguite, a quei frati, se non peggio alla loro intera congregazione, sarà fatto pagare molto caro, perché tutti noi che abbiamo toccato Karl Rahner, siamo stati rigorosamente bruciati [quiqui]».
O forse è solo un caso che tutti i frati teologi e filosofi che di quel convegno furono promotori e presso il quale furono competenti e illuminati relatori [quiqui], a commissariamento appena decretato furono presi e spediti ai quattro angoli estremi del mondo?
A maggior ragione vi invito a pregare assieme al Padre Stefano Maria Mannelli per quelle che saranno le sorti future di questi personaggi che nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno infettato la Chiesa con le peggiori derive teologiche: il rahnerismo spinto ai massimi estremi, l’ecumenismo selvaggio, il sincretismo in Oriente che consegue logico al fatto che si era partiti furbescamente per inculturare e si è poi finiti stupidamente inculturati [qui], la Teologia della Liberazione in America Latina, i personaggi a dir poco ambigui inseriti come docenti e amministratori nelle scuole e nelle università gestite dalla Compagnia [qui], senza che alcuno paventi commissariamenti di sorta …
… pregate per loro, ridotti ormai alla sincretistica Compagnia delle Indie. Perché dopo questo pontificato arriverà inesorabile il giorno in cui, ciò che resta della Compagnia — che dalla metà degli anni Settanta a oggi è calata del 45% e dove l’età media dei padri è ormai al di sopra dei settant’anni, se si togliesse dal conto l’incorporato esercito di sincretisti orientali mezzi buddisti e mezzi cattolici — finirà col rimpiangere Clemente XIV, pontefice putacaso proveniente come il Padre Stefano Maria Mannelli dall’Ordine dei Frati Minori Conventuali. E ricordando Clemente XIV, che nel 1773 soppresse la Compagnia, è probabile che diranno: “Ah, quel sant’uomo del Ganganelli [qui], come fu con noi clemente e misericordioso!”.
Per adesso si commissariano però i Francescani dell’Immacolata con la risibile scusa del Vetus Ordo Missae, per presunti sospetti di “derive lefebvriane” e per — udite, udite! — spirito di obbedienza non particolarmente perfetta [vedere lettera del commissario apostolico qui]. Non si commissaria però — e per motivi ben più gravi e soprattutto reali — la decadente ma pur sempre potente Compagnia delle Indie, dove molti de li boni gesuiti celebrano invece con messali personalizzati, fanno prendere la Santissima Eucaristia self-service direttamente ai fedeli che se la intingono di propria mano come un biscottino dentro il calice del Prezioso Sangue [Redemptionis Sacramentum, n. 104, testo: qui], che concelebrano l’Eucaristia con pastori protestanti in Germania, Belgio, Olanda, Stati Uniti [vedere graviora delicta 172 c. Testo: qui], che in molte delle loro chiese spesso non si attengono alle norme liturgiche stabilite dalla Chiesa e si lanciano in esotiche bizzarrie [qui], che ripetutamente e per lunghi anni certe loro frange di teologi si sono fatti pubblica beffa del magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI nei centri di formazione teologica, Pontificia Università Gregoriana inclusa, ed ai quali dobbiamo la gran parte del meglio del peggio degli ultimi cinquant’anni di storia della Chiesa.
Domani, Dio che misericordioso lo è sul serio, non per vezzo popolare né per audience, forse provvederà diversamente, forse provvederà anche severamente …
Più volte mi sono domandato come questa vicenda, che potrebbe rischiare di passare alla storia come una macchia indelebile di un pontificato, possa o meno essere racchiusa in uno scambio di battute riferito dal Santo Padre stesso: «Alcuni cardinali mi hanno fatto diverse battute: “tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato il riformatore, bisogna riformare”. Un altro mi ha detto: “Il tuo nome dovrebbe essere Clemente, così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù [qui]».
E se domani fosse eletto al Sacro Soglio un pontefice proveniente dalle fila dei francescani che prendesse il nome di Ignazio e non trovasse di meglio da fare che commissariare ciò che resta della Compagnia delle Indie? Perché spesso, per castigare, bisogna sapersi anzitutto mascherare a dovere per gettare fumo negli occhi con buona arte. Satana è mica scemo: nell’ovile giunge camuffato da timido agnello, non certo nella sua veste di lupo, quella la tira fuori dopo, quand’è entrato dentro.
Ubbidendo, il Padre Stefano Maria Mannelli non protegge in modo acritico questo papato, perché in una prospettiva cattolica ben più profonda e tutta quanta escatologica egli protegge — come tutti noi uomini e sacerdoti di fede — l’istituzione del papato e il mistero del dogma petrino. E così deve essere, perché non può essere diversamente per un sacerdote che abbia veramente fede, pronto a proteggere col proprio doloroso martirio bianco la pietra sulla quale Cristo in persona ha edificato la sua Chiesa, pur non avendo noi mai pronunciato un voto solenne di speciale obbedienza al Papa, ed è forse per questo che, grazie a Dio, ubbidiamo a lui e alla Santa Chiesa di Cristo, anziché ubbidire a quella superbia ed a quella arroganza intellettuale che spinge da sempre gli accoliti del demonio al di là del bene e del male, sino al punto di commissariare chi difetta nella … santa obbedienza.

– di p. Ariel S. Levi di Gualdo

http://www.riscossacristiana.it/francescani-dellimmacolata-che-fare-dopo-il-crudele-divieto-imposto-p-stefano-m-manelli-di-p-ariel-s-levi-di-gualdo/

4 commenti:

  1. ...la palese ingiustizia — sicuramente affatto voluta — è stata comunque direttamente approvata dal legittimo Successore di Pietro...

    AH PERO'!!!

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  2. Ma come fate a credere a panzane ciclopiche come quelle inventate dai manelliani? Ma davvero pensate che a Roma ci sono solo imbecilli? Davvero pensate che se uno li vuole normalizzare lo faccia con presunti provvedimenti infantili e facilmente smascherabili, in modo da gettarsi in bocca ai lupi? Il primo maggio hanno sempre organizzato, a Frigento, questa infantile adunata oceanica di mussoliniana memoria, solo per esaltare e ancora incensare, il loro santone Manelli, senza il quale essi, poverini, vedono crollare la loro pseudo fede superstiziosa. La scusa è sempre e solo stata il compleanno! Se Manelli vuole andare a pregare sulla tomba dei genitori può andare tranquillamente, ma senza codazzi fanatici, senza gruppi settari ostili alla vera obbedienza alla Chiesa, senza cercare di organizzare pubblicamente la ribellione contro la Chiesa. Questo personaggio, per anni, ha rovinato giovani e meno giovani, imponendo un obbedienza di tipo nazista e un culto fanatico della sua personalità, un’obbedienza vergognosa finalizzata solo alla sua idolatria. Adesso dimostrasse di obbedire realmente al legittimo superiore gerarchico, che è solo il Commissario Volpi. Il loro modo di agire simile a certi brigatisti che tendono agguati e complotti contro il Commissario Volpi, attesta che Manelli ha lavorato sporco, solo per se, e che all’ombra di un istituto addirittura di diritto pontificio, ha creato un manipolo di giovani con mentalità settaria. Basterebbe solo questo per non mandare più nessun giovane nel ghetto-Manelli. Un vero religioso festeggerebbe la data dei suoi voti solenni, del suo sacerdozio, del riconoscimento dell’Istituto da parte della Chiesa, ma il suo compleanno, per significativo, dovrebbe essere una cosa molto secondaria. Ma tutto contribuisce, per Manelli, a mettersi sul piedistallo.

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  3. Continuate nel vostro ottimo lavoro di difesa della Tradizione e della giusta Liturgia ma lasciate stare Manelli e i suoi adepti: essi non sono quello che voi pensate. In quell’Istituto, da molto tempo, ci sono dei gravi panni sporchi che stanno per esplodere. Noi siamo con voi per la Tradizione ma non possiamo seguirvi nella difesa acritica di Manelli. Voi lo difendete solo perché ha adottato la Messa tridentina, cosa buona in sé. Ma la celebrazione della S. Messa tridentina non può essere l’unico criterio di giudizio oppure l’unica soluzione. Marcial Maciel Degollado, il depravato fondatore dei Legionari di Cristo, dal 1947 al 1969 ha sempre celebrato la S. Messa tridentina mentre, contemporaneamente, viveva da disgustoso dissoluto. Al Vaticano II si celebrava solo la S. Messa tridentina e avete visto, nonostante tutto, quali sono stati i danni arrecati alla chiesa. Lutero celebrava la S. Messa tridentina e ha rovinato una parte della Chiesa. Grazie per il lavoro di controinformazione che svolgete contro gli abusi di ogni tipo che flagellano la Chiesa moderna.

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    Risposte
    1. Non si difende "ad personam", in quanto il Manelli nemmeno l'ho mai conosciuto, né frequentato i Francescani dell'Immacolata, se non occasionalmente e non certo in quanto difensori della Tradizione..
      Il problema è il metodo che il Vaticano e i 5 "traditori" hanno adottato in puro stile vatican-modernista, che
      (non si potrà negare) assomiglia molto a quello contro P.Pio!
      Il paragone con Maciel e Lutero mi sembrano poi molto fuori luogo.
      Se qualcuno ha fatti documentati, li esponga pubblicamente. Finora Il Volpi e Bruno &c. non li hanno esposti. Lo facciano, se li hanno, perché le loro non sono affatto spiegazioni e giustificazioni credibili!

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