ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 16 giugno 2014

Taci: il nemico ti ascolta!

Un’amica delle Francescane dell’Immacolata ci scrive…

zzsrffi
Caro direttore,
sono M. C., un’amica delle Suore Francescane dell’Immacolata.
Conosco da tanti anni la loro comunità e mi sento parte della loro famiglia spirituale. Mi sento, se posso dirlo così, sorella delle suore e, quindi, non posso tacere quando vedo come stanno ora soffrendo.
Le Suore Francescane non parlano della visita apostolica in corso presso il loro Istituto, perché credono, erroneamente, di provocare misure ancora più drastiche. D’altra parte la visitatrice nominata dal cardinale Braz de Aviz, Sr. Fernanda Barbiero, intima loro l’assoluto silenzio, in nome di una malintesa santa obbedienza alla Santa Sede. Scrivo queste righe senza rivelare il mio nome, proprio perché so benissimo che le buone suore, che si confidano con me, non vogliono che appaiano notizie su di loro nei media. Io sono però convinta che di fronte all’ingiustizia non si può tacere, soprattutto quando quest’ingiustizia è consumata non contro una singola persona, ma contro un intero istituto religioso.
Mi sento direttamente interpellata e credo fermamente che  noi laici dobbiamo ripetere senza stancarci, e gridandola ad alta voce, la domanda che finora è rimasta senza risposta: “Che cosa hanno fatto queste povere suore per meritare un tale trattamento? Quali delitti, quali crimini, quali imprudenze sono all’origine di questa inspiegabile visita canonica? Perché accade a loro e non alle ormai famose suore americane che promuovono il movimento abortista ‘pro choice’?”
Dopo aver appreso che Sr. Fernanda canta le lodi della Conferenza di Pechino, la stessa da cui ha cominciato l’espansione rapida delle ideologie del “gender” e dell’”orientamento sessuale”, ho deciso di alzare anch’io la voce. Ho capito perché la stessa Sr. Fernanda, durante le sue visite ai conventi delle Francescane dell’Immacolata, ha ripetutamente annunciato che bisogna cambiare tutto, secondo nuovi modelli. Chi, infatti, stima la teologia femminista ed apprezza i programmi dell’ONU in favore della “liberazione della donna”, non può che volere la distruzione di un istituto religioso che si oppone radicalmente alla mondanità e alle sue dinamiche di carrierismo.
So che le suore soffrono perché, al contrario di quanto ripete la visitatrice, non si sentono discriminate o marginalizzate da nessuno e non vogliono nemmeno apparire sul palco dei media, come Sr. Cristina, vincitrice della “Voice of Italy” e grande eroina di Sr. Fernanda Barbiero.
 Ripeto: quali sono i crimini e i delitti delle suore che hanno scelto liberamente una vita di povertà, di penitenza e di preghiera? È  possibile che la visitatrice, come ho sentito dalle suore stesse, osi insinuare che esse sono vittime della manipolazione e della disinformazione, nonostante abbia dovuto constatare che da parte loro non ci sono mai stata lamentele, ma solo un unanime sentimento di riconoscenza alla Provvidenza  per la vita di fedeltà alla vocazione francescana-mariana che hanno fino ad adesso condotto? Perché bisogna provocare sentimenti di frustrazione e depressione in ambienti dove regnano la gioia evangelica e l’affetto fraterno? E  necessario  tutto questo per il “successo” della visita apostolica?
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione, nelle parole e nei concetti,  che capovolge valori, principi ed ideali – come dimostra Pechino a livello altissimo – per auto-rivelarsi in un nuovo ordine, nel doppio senso della parola: un nuovo ordine sociale in cui la donna non è più donna, ma oggetto di piacere, e un nuovo ordine religioso in cui la suora non è più suora, cioè con i suoi voti, la consacrata non cerca più l’abbandono di sè stessa, ma l’autorealizzazione di sé come donna.
Sr. Fernanda Barbiero avrebbe dovuto imparare dalla recente storia del suo istituto che la mondanizzazione della vita religiosa non attrae vocazioni. Sembra, però, che sia proprio l’invidia “barbiera” (che tra i preti si chiama clericale) a spingere la visitatrice verso una strada che porti le Francescane dell’Immacolata a diventare un nuovo ordine come il suo – con pochissime vocazioni.
Scrivo queste righe non senza preoccupazione e, l’ammetto, non senza rabbia. Non voglio nient’altro che giustizia per le mie amiche, le mie sorelle, le mie madri che soffrono la dura mano di Sr. Fernanda, che la nasconde – come fanno volentieri i teologi liberali – nel guanto morbido del dialogo, della misericordia e della comunione. Non sono una suora, sono una donna che vorrebbe alzarsi –usando il linguaggio di Sr. Fernanda – per accusare “da profeta” l’abuso di potere, l’ingiustizia compiuta in nome di Dio, la persecuzione delle innocenti. Se la visitatrice credesse veramente nei principi della sua “teologia di liberazione” lascerebbe libere le suore, lascerebbe in pace un istituto fiorente. Ma probabilmente, parlo di nuovo “da profeta”, questa povera Sr. Fernanda non è la donna autonoma che prende in mano la situazione, ma solo la marionetta di uomini che guidano in realtà tale gioco inumano.
Che fare allora? Pregare ed agire. E la prima azione che siamo chiamati a fare è quella di rompere il silenzio!
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M. C.

Redazione

3 commenti:

  1. In questa storia conviene si parlare ma per far conoscere la verità' ( intesa come verità' ma quella vera ) Chi non conosce ciò che davvero stanno subendo le povere suorine e di riflesso i genitori a causa del plagio e per colpa di gente come voi che intralcia il lavoro dei commissari prolungando la sofferenza di chi e' prigioniero in detto istituto.

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  2. Sei percaso la Fernanda Nikka Costa?
    Non ci casca nessuno al tuo giochetto di insinuazioni, quanto ti pagano per trollare?

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  3. Il continuo lavoro di denigrazione del lavoro del Commissario e della Santa Sede, il continuo cercare di farli apparire, di volta in volta, imbecilli, incompetenti, disonesti e intenti a demolire il falso paradiso terrestre Manelli, a rigore solo di buon senso, dovrebbe far capire che i manelliani hanno paura che si scoprano le malefatte interne all'Istituto e fomentano l'infangamento dei commissari solo come ultimo tentativo disperato di depistare le indagini. Se fossero così immacolati come si dipingono, nessun commissariamento dovrebbe far loro paura perché sarebbero certi di uscire puliti da qualsiasi indagine. Il fatto che cerchino invece di impedirle, puzza e non poco.

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