ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 2 luglio 2014

CFC (church footbal club) Abituiamoci al peggio..


La tattica di Papa Francesco per vincere il mondiale del sinodo, allargando il gioco a divorziati e coppie di fatto



Finirà ai supplementari anche il sinodo sulla famiglia? Il goal della comunione ai divorziati arriverà entro il novantesimo dei due tempi “regolamentari”, fissati a ottobre del 2014 e 2015, con un intervallo di un anno per un lungo tè caldo di riflessione negli spogliatoi? Oppure le difese arcigne degli episcopati conservatori resisteranno sino all’ultimo e la rete sarà messa a segno direttamente da Francesco nei supplementari, ossia nello spazio riservato al Papa per la stesura del documento conclusivo in forma di Esortazione Apostolica?

Intanto le vedette segnalano un’onda spumeggiante e gigantesca di “irregolari”, che si ingrossa e si gonfia di aspettative man mano che si avvicina al Vaticano. Ha il volto di conviventi e divorziati risposati, coppie di fatto e dello stesso sesso. Che nel pontificato di Francesco avvertono il passaggio di boa da non perdere, uscendo allo scoperto e chiedendo un riconoscimento di status. Per non parlare della messe evangelica, e massa statistica, dei coniugi “regolari” ma disobbedienti, che rifiutano il distinguo in vigore fra contraccettivi naturali e artificiali, reputandolo artificioso a sua volta. Nonché anacronistico.
Insomma, la tempesta perfetta concentra tutte insieme le “anomalie” che i vescovi hanno finto a lungo di non vedere, sottovalutando le dimensioni del fenomeno e la profondità delle sue infiltrazioni, mentre intorno ad essi cambiavano i costumi sociali e le norme statuali, erodendo le basi del consenso alla Chiesa.
Per assorbire l’arrivo dell’onda, previsto il 5 ottobre, il sinodo si sdoppierà in due “sessioni parlamentari”. La prima “referente”, di confronto e dibattito. La seconda “deliberante”, a distanza di un anno. Soltanto allora verranno mostrate le carte della più attesa e impattante riforma di Francesco.
Davanti all’innalzarsi, e agitarsi, delle acque, il Papa si è affidato al cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario dell’assemblea, diplomatico di carriera e diplomato al conservatorio, chiamato in plancia come un pianista sull’oceano per condurre armoniosamente la nave in porto. Il congegno predisposto dal porporato ricorda le dighe mobili del MOSE, il Modulo Sperimentale Elettromeccanico che ha il compito di salvare Venezia, tornato ultimamente alla ribalta per ragioni estranee all’ingegneria. Un sistema complesso e appunto modulabile di aperture pastorali e chiusure dottrinali, sensibile al vento dello Spirito e ai venti d’opinione, alle pressioni atmosferiche interne, di un episcopato di estrazione conservatrice, come pure a quelle esterne, di un pubblico a trazione progressista. Una struttura in grado, negli auspici, di arginare la marea e aggiornare senza traumi la morale familiare, e sessuale, della Chiesa, seguendo un programma di eloquenti parole d’ordine: “proporre, non imporre; accompagnare, non spingere; invitare, non espellere; inquietare, mai disilludere”. Musica per le orecchie massmediatiche.
Anche se poi monsignor Bruno Forte, centromediano teologico e uomo “forte” del sinodo, non solo di nome, ha gelato gli entusiasmi e ribadito che l’orizzonte dottrinale resta immutato: “…la medicina della misericordia non è mai finalizzata a favorire i naufragi... Se non si comprende questa fondamentale intenzione, si equivocherà irrimediabilmente quanto il sinodo potrà dire sulla situazione dei divorziati, dei divorziati risposati, delle convivenze, delle unioni di fatto, o delle unioni fra persone dello stesso sesso”. Pretattica o scelta definitiva?
Una verifica del dispositivo e del suo funzionamento si è avuta con l’uno-due della chiusura sulle coppie omosessuali, da un lato, e l’apertura contestuale, dall’altro, al battesimo dei loro figli. Uno spiraglio suscettibile di trasformarsi a breve e irreversibilmente in varco strategico, modificando l’immaginario e il paesaggio sociologico delle parrocchie. Facendo entrare dalla finestra il cambiamento che per ora non riesce a passare dalla porta.
Lo stesso metodo è stato applicato alla famosa, e famigerata, Enciclica Humanae Vitae del 1968, storicamente nota per il no di Paolo VI alla pillola, in solitaria e lacerante controtendenza nell’anno fatidico della contestazione. L’Instrumentum Laboris invita in proposito a una lettura alta del documento, richiamando il nesso “inscindibile tra l’amore coniugale e la trasmissione della vita”, ma riconoscendo che “il concetto di paternità e maternità responsabile” ingloba per parecchi cattolici “la responsabilità condivisa di scegliere in coscienza il metodo più adeguato per la regolazione delle nascite”. Una manovra che punta gradualmente a prendere il largo, disincagliando la barca di Pietro dallo scoglio delle dispute tecniche sulla contraccezione, dov’è arenata dagli anni Sessanta. “Vogliono mettere tutto il mondo in un preservativo”, aveva commentato l’arcivescovo di Buenos Aires alla vigilia del conclave del 2005, con una franchezza elettoralmente azzardata, che ne penalizzò probabilmente la candidatura.
Il MOSE di Bergoglio, Baldisseri e Forte è quindi operativo ma in rodaggio, per giungere a regime in autunno. Prima il questionario universale e senza precedenti lanciato nel novembre 2013. Poi l’Instrumentum che oggi ne raccoglie e convoglia i risultati. Da ultimo l’assemblea sinodale vera e propria, diluita in due tempi da un ottobre all’altro, al fine di attutirne l’urto. Niente vacanze romane per i vescovi che sbarcheranno nell’Urbe in uno dei mesi climaticamente più gradevoli. Ma un contesto emergenziale dove dominano le incertezze, diversamente dalle assise del passato, prevedibili e scontate nelle conclusioni.
La composizione dei due sinodi, del 2014 e 2015, rimanda al modello bicamerale USA. Nel primo prevalgono gli stati, attraverso i presidenti delle conferenze episcopali, con uguale incidenza indipendentemente dalla popolazione, come nel Senato americano. Nel secondo i presuli aumenteranno invece in rapporto al peso demografico delle “potenze” cattoliche, come nella Camera dei Rappresentanti.
Nonostante l’allargamento dei partecipanti e l’allungamento dei tempi, il contenitore non sembra comunque adeguato al cospetto dello tsunami. Per questo sempre più spesso, benché a bassa voce, si sente parlare di una terza sessione più vasta e rappresentativa. Non più sinodale, ma conciliare. Un Concilio Vaticano Terzo, quale esito di una reazione a catena che una volta avviata non si può gestire in laboratorio, come Bergoglio dovrebbe sapere bene con i suoi trascorsi di perito chimico. Anche perché, come abbiamo scritto, un “concilio” di fatto è già cominciato e in pieno svolgimento, seppure in formato sperimentale e con formula inedita: un consesso trasversale e “trasgressivo”, dove i padri conciliari vanno da Eugenio Scalfari alla direttrice di Time Nancy Gibbs, che hanno unto Francesco di laica consacrazione ma oggi ambiscono a ispirarne la linea.
Per paradossale che possa essere, in poco più di un anno siamo passati da una Chiesa invisa, continuamente accusata d’ingerenza nella vita della società, a uno schema ribaltato, in cui è il pubblico, dei credenti e non, a ingerire massicciamente nei problemi della Chiesa.
L’atmosfera rispolvera il clima del 1891, quando i Papi con cento anni di ritardo sulla storia e cinquanta su Marx si accorsero che accanto ai contadini erano comparsi gli operai e il mondo scoppiava di novità, correndo ai ripari con l’enciclica Rerum Novarum. Ancora più grave e gravido di potenziali sviluppi sarebbe il paragone con gli Stati Generali del 1789, quando il parlamento sfuggì al controllo e divenne ingovernabile.
Al di là del contenuto specifico, le 38 domande del questionario e lo stesso Strumento di Lavoro rinviano pertanto al quesito di fondo: “Chi è Bergoglio?”. Un profeta dotato di visione ma privo di progetto, che d’impeto e d’intuito spalanca le porte al futuro, alla stregua di Papa Giovanni, mosso allora da una beata e oggi santa incoscienza? Oppure uno stratega, un professionista leniniano della rivoluzione, che ha conquistato il palazzo d’inverno, ma consapevole di restare in minoranza si appella coscientemente al popolo per travolgere le resistenze dell’apparato?
Per Francesco la morale familiare e sessuale rappresenta il test decisivo. Più della politica internazionale, dove alternando audacia e interventismo, come in Medio Oriente, o attendismo e Realpolitik, come in Ucraina, ha superato l’ostacolo e mantenuto il consenso. Più della riforma della curia, dove in una partita di giro, e giro di vite, di comitati, commissioni, consulenti, rimane l’unico a decidere, in un tourbillon di nomine che maschera un formidabile accentramento.
Molti mi chiedono: “Qual è il progetto del Papa?”, ha raccontato a Limes Padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, fornendo una risposta spiazzante. “Sembrerà un paradosso, ma penso non lo sappia nemmeno lui. Mi spiego: il Pontefice non è uno che applica alla realtà le sue idee astratte. Il suo è un pensiero che si sviluppa a confronto con la realtà stessa: osserva, medita, prega, agisce, riflette su ciò che ha fatto e sulle conseguenze, dialoga”. Una sequenza di verbi che applicati al calcio definiscono una filosofia di gioco basata sul controllo palla: una sorta di versione teologica del Tiki-Taka.
Il sinodo del resto è un po’ il mondiale della Chiesa. Con una differenza. L’evento sportivo coinvolge tutte le famiglie, quello ecclesiastico non ancora. Tuttavia le appassiona o ne attira comunque l’attenzione. Per questo da parte della stampa e degli spettatori cresce insistente, ad ogni partita, la richiesta di allargare il gioco sulle fasce, per includere coloro che ne sono esclusi. Unitamente all’incitamento a finalizzare e verticalizzare l’azione. Per mettere a segno un goal almeno nei supplementari e non finire alla lotteria dei rigori.

Unconventional Pope
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