ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 luglio 2014

Come si dice Loggia in inglese..?

Ior: si accentra il potere, cresce influenza dei "britannici"

La riforma delle finanze vaticane, voluta dal Papa sin dal suo insediamento, disegna una nuova mappa delle "funzioni" ma anche del potere dentro le mura leonine. La Segreteria per l'Economia, guidata dal prefetto-cardinale George Pell, assume anche di fatto la quasi totalità dei poteri, di fatto incamerando funzioni che storicamente erano dell'Apsa, e anche in parte dello Ior, che vede arrivare un nuovo vertice, di fatto una nuova missione. 
Il "super-ministero" delle finanze, quindi, è il nuovo cuore del potere economico: dalla Torre San Giovanni sarà decisa la politica di budget della Santa Sede (quanto assegnare a ogni singolo dicastero), la gestione dei portafogli della banca vaticana - con la nascita del Vatican Asset managament - e soprattutto la presa di possesso dei beni immobili della Santa Sede, storicamente sotto la gestione della sezione ordinaria dell'Apsa, cui resta in pratica la parte "finanziaria" e alla quale saranno assegnati compiti di Tesoreria dello Stato, funzione fino ad oggi definita genericamente da "banca centrale".

Non solo: sotto la Segreteria finisce anche il controllo del Fondo pensioni vaticano, che ha nominato una commissione di esperti per la sua valutazione. Insomma, una rivoluzione che mette sotto il cappello del cardinale Pell - che è anche membro del C-9, la commissione cardinalizia che consiglia il Papa sulla riforma della Curia - sia un poter reale decisionale sia di "influenza", come per lo Ior, che fino ad oggi nei fatti era un'isola quasi indipendente. Alla base di questo nuovo disegno l'evidente volontà del Papa di voler ricondurre ad unità l'attività di tutti i dicasteri economici, che pure in alcuni casi mantengono la loro specificità, come il Governatorato e Propaganda Fide: resta da vedere se i beni immobili andranno insieme a quelli dell'Apsa e se i lori portafogli di investimenti finanziari rientreranno in futuro sotto la direzione del Vatican Asset management, o se addirittura ne perderanno il controllo, come avvenuto per lo Ior, che infatti manterrà la gestione dei depositi di liquidità e sui titoli in custodia, ma gli saranno tolte le gestioni patrimoniali.

Un disegno avviato, quindi, che ci metterà almeno due anni ad arrivare a compimento, o forse tre come detto nell'affollatissima conferenza stampa. Dal punto di vista del potere interno è chiaro come si stia rafforzando sempre più la componente "britannica" della Curia: oltre al cardinale Pell e al vice presidente del Consiglio per l'Economia, il maltese Jospeh Zahra, arriva l'anglo-australiano Hintze nel cda dello Ior, direttamente da Sidney Danny Casey come Projet Management Officer della Segreteria, e l'inglese Brian Ferme come Prelato-Segretario del Consiglio per l'Economia. A tutti questi si aggiunge Lord Christopher Patten - già commissario europeo per contro di Londra, che nel 2010 fu organizzatore del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito - a capo del neo costituito comitato per la riforma dei media vaticani. Un gruppo molto influente, quindi, che in qualche modo si somma, o si sovrappone, a quello degli americani, che fino ad oggi aveva avuto la maggiore influenza sulle finanze pontificie, Cavalieri di Colombo in testa. Di certo ci sono sempre meno italiani tra le nomine (escluse quindi le commissioni di studio): uno entrerà in futuro nel consiglio Ior, "a senior italian..." ha assicurato Pell.


Lo Ior diventa il fondo sovrano della Santa Sede

IOR


Sarà l’imprinting del costruttore di navi, che a dispetto del pedigree finanziario ha prevalso sin dall’inizio nel suo profilo, in virtù, o vizio, del legame con i cantieri del Blohm & Voss Group di Amburgo, da lui presieduti. Però a vederlo armato di cannocchiale sul terrazzo della Prefettura per gli Affari Economici, domenica 27 aprile, durante la canonizzazione di Roncalli - Wojtyla, il barone e banchiere Ernst Von Freyberg, presidente “emerito” dello IOR, sembrava davvero un ammiraglio, che scruta compiaciuto l’orizzonte dal ponte di comando.
Sicuro di sé, convinto di avere superato la tempesta. Mentre in quel momento, probabilmente, partiva il siluro che oggi è giunto a destinazione. “Sfiducia costruttiva” la definirebbe un costituzionalista, inventata del resto in Germania e perfetta per garantire un trapasso morbido e immediato, dopo la bruta e brutta figura del maggio 2012, con la estromissione di Ettore Gotti Tedeschi e la conseguente, travagliata gestazione di nove mesi per partorire un successore. A pontificato dimissionario e quasi scaduto.
Ma il ripristino del rito antico e delle buone maniere nulla toglie alla rottura e all’efficacia “sacramentale” del gesto. Francesco ha cancellato il peccato originale del 15 febbraio 2013, quando con procedura inedita e inaudita fu insediato Von Freyberg. Una decisione che ipotecava pesantemente e in maniera politicamente scorretta l’autonomia del nuovo Papa, scrivemmo a caldo.
Così, la nemesi storica ancora una volta si è rivelata fatale ai comandanti della marina teutonica, che affondarono in acque argentine come il grande Von Spee al largo delle Malvinas, nel dicembre 1914, o il suo emulo Hans Langsdorff un quarto di secolo dopo, nella battaglia del Rio de La Plata.
Non è stata infatti la Francia a eliminare la Germania dalla “fase 2” della riforma dello IOR, prendendosi una improbabile, impossibile rivincita sulle gerarchie del mondiale brasiliano. Tra coloro che sedevano accanto a Von Freyberg, in conferenza stampa, il neopresidente Jean-Baptiste de Franssu è in fondo il meno indiziato e imputabile. Al pari del portavoce vaticano Padre Lombardi, che pure a suo tempo non ha gradito di perdere la comunicazione dell’istituto a beneficio di uno spin doctor e rampollo della nobiltà asburgica, chiamato e calato dalla Baviera.
La ricerca del movente conduce giallisti e giornalisti a un’equa e solidale ripartizione dei compiti tra il cardinale George Pell, “ministro del tesoro”, e il maltese Joseph Zahra, presidente della COSEA, il think tank che ha riferito a Francesco sulla riorganizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede.

Se è stato Pell, figlio di un pugile campione dei pesi massimi, ad assestare il knockout decisivo, il laico Zahra, con approccio decisamente più cardinalizio, ha provveduto invece a un abile arbitraggio, dando a ciascuno l’impressione di sollevare le braccia e apparire alla fine vincitore.
Von Freyberg, cavaliere di Malta e potente tesoriere del ramo tedesco dell’Ordine, viene dunque congedato da un maltese autentico, che cavaliere non è ma in compenso pratica l’arte mediterranea della navigazione sotto costa, indispensabile tra gli scogli della curia, dove il barone svevo si è incagliato. Senza trovare alleati e soccorritori.
Nonostante le prolusioni e profusioni di dati contabili, le ragioni dell’avvicendamento non risultano, in ultima analisi, economico-finanziarie. Ma politiche e geografiche. Non troppo dissimili dai criteri che, in queste ore, guidano partiti e governi nelle trattative per riempire le caselle che contano in Europa. In questa logica Ernst Von Freyberg, nominato da Ratzinger e Bertone, cede il passo e soccombe sul duplice fronte, interno e internazionale, degli equilibri tra paesi e dello spoil system post-conclave.
La Germania, che con il cardinale Reinhardt Marx assume infatti la guida del Consiglio per l’Economia, cioè il “comitato per la programmazione” o “CIPE” della Santa Sede, dotato di autonomia e autorità d’indirizzo, difficilmente avrebbe potuto conservare la presidenza dello IOR, che da domani parlerà francese. Con motivazioni analoghe a quelle per cui l’Italia, che con Draghi occupa la poltrona più alta dell’Eurotower, non potrebbe aspirare a quella dell’Eurogruppo.
“La Chiesa universale non è il Vicariato di Roma”: così George Pell ha risposto francamente alla nostra domanda, divertito dal paragone con la terra dei canguri: “Eminenza, osservando la composizione del tavolo, dove siete tutti stranieri, non le sembra che l’Italia, rispetto al recente passato, dai vertici sia improvvisamente precipitata down under nella gestione delle finanze vaticane?”
Dei due nomi che ancora mancano per completare il nuovo “CDA” dello IOR, uno sarà infatti certamente italiano, accanto a De Franssu, al tedesco Clemens Boersig, di provenienza Deutsche Bank, all’americana, e repubblicana, Mary Ann Glandon, notoriamente ostile a Obama, e al britannico, e mecenate, Sir Michal Hintze. In assenza di ruoli apicali, tutavia, l’innesto di un consigliere non rimedia al declassamento. Proprio mentre lo IOR, lungi dall’essere ridimensionato, aumenta e “rafforza il suo business”. Al contrario dell’APSA, banca centrale del Vaticano, ma priva della sezione immobiliare e di conseguenza ricondotta, o ridotta, a un ruolo di “tesoreria comunale”.
Si avvera la profezia dell’Huffington Post che il 15 aprile, all’indomani della memoria liturgica della risurrezione di Lazzaro, aveva prospettato e pronosticato all’ l’Istituto un futuro da fondo sovrano, “moderno e disinvolto strumento di manovra, in uso e a misura dei monarchi del XXI secolo: dai mandarini del celeste impero agli emiri dei giacimenti del Golfo, cioè la fabbrica e i serbatoi del pianeta”.
Un ruolo che si attaglia perfettamente al profilo professionale di De Franssu e a quello strutturale del VAM, il “Vatican Asset Management”, organismo di nuova istituzione e nevralgica collocazione, “in cui spostare gradualmente la gestione del patrimonio, al fine di superare la duplicazione degli sforzi in questo campo tra le istituzioni vaticane”.
Centralizzazione delle decisioni quindi, razionalizzazione degli interventi, massimizzazione degli effetti strutturali e non più dei profitti congiunturali, sulla base delle priorità indicate dal Consiglio e attuate dalla Segreteria per l’Economia. Quest’ultima, in attesa di definire i suoi statuti, si presenta sin d’ora come “un ministero con portafoglio”, che incorpora il patrimonio immobiliare dell’APSA e opera sui mercati mondiali attraverso il VAM. Insomma retroterra e al tempo stesso avanguardia strategica della Santa Sede, che per la prima volta ci appare in grado di svolgere una “politica economica” modernamente intesa.
Davanti alle aspettative delle periferie povere, la Chiesa di Francesco non poteva restare disarmata sul fronte operativo, né affidarsi al braccio secolare della finanza globale, rispetto a cui vuole prefigurare piuttosto un’alternativa, impiegando la massa d’urto dei propri capitali.
VAM: a sentirlo pronunciare, in sala stampa, sembrava il nome di una nuova vettura, mentre il prototipo rivela progressivamente le sue caratteristiche. Un “fuori strada” di cilindrata importante, progettato per carreggiate di scarsa percorrenza, che il mercato non raggiunge. Obbligando i conducenti, da oggi alla guida, a integrare il curriculum distribuito ai giornalisti con un supplemento d’anima. Che i master non contemplano e le agenzie di rating non quotano. Ma senza il quale ci potremmo ritrovare, tra un manciata di mesi, a scrivere le cronache di nuovi avvicendamenti.
http://www.huffingtonpost.it/2014/07/09/ior-diventa-fondo-sovrano-santa-sede_n_5571641.html?utm_hp_ref=italy
Lord Patten, dalla Bbc al Vaticano
La scelta dell’esperto e la controversa gestione del “caso Savile”

Lord Patten (Foto Ap)
Sarà Lord Christopher Patten, fino a due mesi fa presidente della Bbc, a presiedere il comitato per la riforma dei media vaticani, incaricato di produrre nel giro di un anno un rapporto che servirà da base per il rinnovamento. La scelta non è priva di qualche risvolto singolare. Il cattolico Patten – ultimo governatore di Hong Kong, commissario europeo per le Relazioni esterne dal 1999 al 2004 e rettore dell’Università di Oxford – ha legato il proprio nome anche alla gestione, non propriamente brillante, dello scandalo postumo che ha coinvolto nel 2012 la Bbc e la sua star pedofila Jimmy Savile. In questi giorni la Gran Bretagna è alle prese con un nuovo psicodramma nazionale sullo stesso tema, che riguarda l’insabbiamento sistematico, dagli anni Ottanta, delle attività pedofile di decine di parlamentari appartenenti a tutti i partiti. Torna così in mente che, chiamato nel 2012 dalla commissione d’inchiesta a chiarire come mai la Bbc avesse ignorato decenni di denunce contro Savile e avesse inoltre annullato la programmazione di un documentario che per la prima volta dava voce alle vittime degli abusi, Patten – ancor prima di chiedere scusa per le evidenti omissioni della Bbc – se ne uscì con battute di disprezzo nei confronti di altre televisioni europee, in particolare di quella italiana. Al direttore generale della Bbc, George Entwistle, costretto alle dimissioni proprio per l’opaca gestione del “caso Savile”, Patten avrebbe poi assegnato una buonuscita di 500.000 sterline. La trasparenza informativa, soprattutto su certi temi, appare una delle priorità del pontificato di Francesco. Il Vaticano scommette, evidentemente, che lo sia anche per Lord Patten.
© FOGLIO QUOTIDIANO


http://www.ilfoglio.it/articoli/v/118999/rubriche/vaticano/lord-patten-dalla-bbc-al-vaticano.htm

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