Nuovo frontale del card. Müller contro i pentiti delle nozze in cerca di ostia
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, ha letto le ottanta pagine dell’Instrumentum laboris che fissa i punti di discussione del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Ma davanti alle richieste della maggioranza dei fedeli di un aggiornamento ai tempi correnti dell’insegnamento cattolico in fatto di morale sessuale, il porporato tedesco non cambia idea e conferma tutte le sue perplessità, più volte esplicitate anche sugli organi ufficiali della Santa Sede, Osservatore Romano in testa.
In particolare, Müller ribadisce la sua ferma e convinta opposizione a riaccostare alla comunione i divorziati risposati. In un’intervista concessa all’agenzia di stampa evangelica in lingua tedesca Epd, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha ricordato che l’eucaristia “non è un diritto” e che mai può essere permessa dopo un secondo matrimonio. “Nel caso di un fallimento matrimoniale, esiste la possibilità di una separazione ‘dal letto e dal tavolo’, il che corrisponde a una sorta di divorzio civile”. E questo, ha aggiunto, contrasta con il principio della “indissolubilità del matrimonio” sancita dalla chiesa nel corso di due millenni di storia. La questione, a giudizio del cardinale Müller, è ben più delicata rispetto alla scelta se dare il via libera ai divorziati risposati per potersi accostare ai sacramenti: “Il fatto è che anche all’interno della chiesa spesso il significato più profondo del matrimonio non è pienamente compreso e quindi è interpretato come un semplice e risolvibile contratto sociale”.Anche la strada della penitenza, più volte invocata da chi appoggia una svolta sulle linee tracciate dal cardinale Walter Kasper – “la dottrina non è una laguna stagnante, ma un fiume che scorre”, aveva detto il presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani nei giorni in cui, su incarico papale, presentava la sua relazione sulla famiglia ai porporati riuniti in concistoro –, per Müller non porta da nessuna parte: “Non può pentirsi chi si è sposato sacramentalmente e in modo valido”.
Il secondo successore di Joseph Ratzinger alla congregazione per la Dottrina della fede teme che su questo punto tutt’altro che marginale – come dimostra l’ampio spazio che l’Instrumentum laboris ha riservato all’accostamento dei divorziati risposati all’eucaristia – possano concretizzarsi spaccature sempre più ampie: “Vi è il rischio che i sacramenti siano trasformati in un pomo della discordia all’interno della chiesa, messi in mezzo a una lotta tra estremisti e più flessibili”. Una divisione già emersa nei mesi scorsi, come dimostrano il dibattito concistoriale seguìto alla relazione del cardinale Kasper e le successive prese di posizione pubbliche da parte di diversi porporati, ma che con il doppio sinodo alle porte rischia di acuirsi ulteriormente. Non di soli sacramenti ha parlato Müller con l’agenzia evangelica. Il porporato già vescovo di Ratisbona si è mostrato pessimista e poco propenso a ulteriori (e lunghi) negoziati con i lefebvriani della Fraternità San Pio X: “Il riconoscimento del Concilio Vaticano II rimane il presupposto per il superamento dello scisma”, ha spiegato, aggiungendo che questa è l’unica porta che si può attraversare per la piena riconciliazione. Una posizione dalla quale il prefetto non s’è mai discostato, neppure quando Benedetto XVI pareva orientato a proseguire i negoziati nonostante in curia gli si facesse notare che a Econe, la sede centrale della Fraternità fondata da Marcel Lefebvre, cambiavano orientamento più o meno quotidianamente e che l’accettazione del Vaticano II difficilmente sarebbe stata firmata da mons. Fellay. Più possibilista, invece, Müller s’è mostrato sul dialogo con i luterani – capitolo sul quale sta lavorando da tempo il cardinale Kurt Koch, successore di Kasper al dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani: fondamentale, a giudizio del prefetto dell’ex Sant’Uffizio, è indagare le ragioni delle incomprensioni che portarono allo scisma, anche per comprendere quanti sono ancora i punti che legano le due confessioni cristiane.
© FOGLIO QUOTIDIANO
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