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mercoledì 9 luglio 2014

Turbo che?

George Pell, il turbocapitalista che guida l'economia vaticana


Il cardinale australiano non crede al riscaldamento globale ed è parte della ampia coalizione anti-Curia di Roma che ha portato all'elezione di Bergoglio. Dovrà cercare di far affluire risorse alle casse vaticane e sarà costretto a mediare con l'ala più sociale dei cardinali vicini al papa
La svolta nella governance finanziaria del Vaticano ha preso una direzione precisa: alla guida della Segreteria per l'economia è infatti arrivato da qualche tempo il cardinale australiano George Pell, un fiero turbocapitalista avversario della teoria del riscaldamento globale e degli ambientalisti. Quando si parla di soldi non si scherza, tanto più che dopo l'adeguamento dello Ior ai parametri antiriciclaggio internazionali e l'applicazione delle norme sulla trasparenza i bilanci dell'Istituto destano grandi preoccupazioni.
La reale presa di possesso dell'incarico da parte di Pell – dopo alcuni mesi di studio - avviene in contemporanea con la nomina del nuovo presidente dello Ior, il francese Jean Baptiste de Franssu, esperto di finanza e investimenti con un curriculum molto europeo. Il nuovo capo dello Ior fa parte del Consiglio per l'economia, cioè l'organismo composto da 8 cardinali e 7 laici che lavora in sintonia con la Segreteria economica per dare un nuovo profilo alle finanze vaticane. 
La strada è quella della centralizzazione sotto una direzione forte. Quanto forte? “Il Consiglio per l’economia – ha detto Bergoglio lo scorso 5 maggio ricevendo in udienza i membri del nuovo organismo - svolge un ruolo significativo in questo processo di riforma; ha il compito di sorvegliare la gestione economica e di vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie di queste amministrazioni; svolge la sua attività in rapporto stretto con la Segreteria per l’economia. Approfitto per ringraziare anche il cardinale Pell per il suo sforzo, il suo lavoro; anche per la sua tenacia di 'rugbyer' australiano. Grazie, eminenza!”. 
Ci voleva forse un rugbyer per gestire una matassa tanto intricata come quella delle casse vaticane. Pell, 73 anni, ex arcivescovo di Sydney, fa parte fin dall'inizio del C9, ovvero del Consiglio ristretto di 9 cardinali che coadiuvano il Papa nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa, non è insomma uno qualunque. Espressione di una corrente conservatrice ma ideologicamente moderna e aggressiva, Pell criticò in passato l'eccesso di centralismo e autoreferenzialità della Curia vaticana, è dunque un avversario del 'partito curiale' e fa parte a pieno titolo di quell'alleanza larga sulla quale ha fatto affidamento Bergoglio per arrivare al Soglio di Pietro. Così se il coordinatore del gruppo dei 9, il cardinale dell'Honduras Oscar Rodriguez Maradiaga (presidente di Caritas Internationalis) rappresenta il volto sociale del governo bergogliana – è lui che rilancia la linea critica della globalizzazione finanziaria espressa dal pontefice – Pell è il pur necessario mister Hyde, l'uomo che deve far quadrare i conti e che storce il naso di fronte alle visioni pauperistiche o anticapitaliste di certi ambienti ecclesiali (oggi però sostenuti dal papa).
D'altro canto se è vero che più di 3500 conti sono stati chiusi allo Ior come lo stesso istituto ha rivendicato orgogliosamente, l'operazione non è stata indolore: gli utili sono scesi da oltre 86 milioni di euro a 2,9 milioni. Il tedesco Ernst Von Freyberg, nominato presidente dello Ior dal già dimissionario Benedetto XVI un anno e mezzo fa, ha portato a termine un lavoro duro e solitario e adesso, compiuta la transizione, passa la mano. 
D'ora in avanti il rugbyer, accompagnato dai laici esperti di finanza maltesi, europei e americani, dalle mega società di consulenza finanziaria come la Promontory financial group, dovranno far affluire risorse nei bilanci vaticani. Il gruppo di 'marines' convocato da Bergoglio non potrà quindi perdere tempo e anzi ha il compito di agire sui mercati con precisione chirurgica garantendo investimenti fruttuosi senza danneggiare l'immagine della Santa Sede; serve quasi un miracolo, tuttavia è necessario perché la fuoriuscita di capitale anche opaco dallo Ior, pesa eccome. Se questa è la sfida non mancano però le contraddizioni. 
Si pensi, ad esempio, che il cardinale australiano è uno degli esponenti di punta a livello internazionale dell'opposizione alla teoria del riscaldamento globale, giudica allarmiste e catastrofiste le posizioni degli ecologisti, è uno studioso pignolo dei dati scientifici in questa materia. Tanto che una delle più forti lobby anti-ambientaliste, l'inglese Gwpf (The Global warming policy foundation) lo annovera fra i suoi amici. Al punto che nel 2011 il cardinale fu ospite d'onore dell'organizzazione e tenne una “lecture” dal titolo: “Una prospettiva cristiana sul cambiamento climatico”. Nel testo Pell attaccava duramente l'ex vicepresidente americano Al Gore e i suoi catastrofismi climatici passando agilmente dai dati scientifici alla Genesi per dire infine che le politiche di contrasto al cambiamento climatico avrebbero avuto un costo eccessivo per gli Stati e i cittadini senza alcuna certezza sui risultati finali. Vale la pena notare che il presidente del Gwpf, Nigel Lawson, ex esponente di spicco conservatore britannico, figurava anche negli organismi dirigenti del 'Central Europe Trust Ltd', società di consulenza finanziaria che vanta fra i propri clienti alcune delle più grandi compagnie petrolifere, (Bp, Texaco, Shell group. Total fra gli altri). E ancora nel board della fondazione si trovano ex dirigenti della Barclays Bank fortemente impegnata a sviluppare investimenti sulle società che controllano le reti idriche in tutto il mondo senza contare i fondi d'investimento legasti all'acqua e all'ambiente. Insomma siamo nel cuore del capitalismo dove si fanno i conti con l'oro nero di oggi e con l'oro blu di domani.
In tutto questo il papa sta preparando la sua prima enciclica dedicata nientemeno che all'ambiente e alla necessità di difenderlo dall'azione predatrice dell'uomo. Tanto che per la stesura ha deciso di farsi aiutare pure da un vescovo, Erwin Krautler, della diocesi di Xingu in Brasile, in piena Amazzonia. Monsignor Krautler difensore delle popolazioni indigene e della foresta pluviale, è stato più volte minacciato di morte per le sue battaglie. Fino a che punto potranno convivere Krautler e Pell? Francesco per ora tiene tutto insieme con il suo carisma, ma di certo le contraddizioni sono destinate a esplodere. 

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