Italia
Mose, Cl e Vaticano. Il cupo declino del cardinale Scola
Mose, Cl e Vaticano. Il cupo declino del cardinale Scola
Ha ripreso l’attività dopo la pausa estiva, il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola. Giovedì 28 agosto darà udienza, su prenotazione, ai preti della diocesi che lo vorranno incontrare. Venerdì 29 incontrerà invece le missionarie e i missionari originari di Milano. Così partirà il nuovo anno diocesano.
Anno difficile, dopo le cattive notizie arrivate nelle settimane scorse da Venezia: la creatura di Scola in laguna, la Fondazione Marcianum, sarà progressivamente smantellata dal suo successore, il patriarca Francesco Moraglia. Sono finiti i soldi, dopo gli arresti per il Mose, e Moraglia ha chiuso ogni rapporto con il Consorzio Venezia Nuova – coinvolto nello scandalo – che di Marcianum era tra i promotori e finanziatori.
SCOLA ATTRAVERSA un periodo di malessere. Ha tenuto l’omelia seduto, a giugno, quando in Duomo ha ordinato tre vescovi ausiliari, tra cui, per la prima volta a Milano, un ciellino (monsignor Paolo Martinelli). Già nei primi anni Settanta, quando era il discepolo prediletto di don Giussani e il responsabile degli universitari del movimento, ebbe un periodo di malattia, quando fu allontanato dal gruppo dirigente in seguito a un duro contrasto con il fondatore di Cl: lo racconta, con le cautele del caso, anche Massimo Camisasca nella sua storia di Comunione e liberazione. Proprio di quel periodo si racconta che Scola andò addirittura in analisi a Parigi da Jacques Lacan, grande padre della psicoanalisi reinventata attorno al tema del linguaggio e del “ritorno a Freud”. Tuttora, del resto, una parte della scuola lacaniana in Italia è contigua al movimento da cui Scola proviene, Comunione e liberazione. Certo per il cardinale arcivescovo di Milano gli ultimi due anni non sono stati facili. Ha assistito con imbarazzo al disgregarsi del sistema politico- affaristico che ruotava attorno a Roberto Formigoni, suo vecchio compagno di movimento. Ha perso, a sorpresa, la corsa per il papato: entrato in conclave come favorito, ne è uscito sconfitto, dopo l’elezio – ne di papa Francesco. Ha poi subito i contraccolpi dello scandalo Mose. Il Consorzio Venezia Nuova era tra i soci di Marcianum, la coop rossa Coveco era tra i suoi finanziatori. Nel consiglio d’amministra – zione della fondazione sedevano due degli arrestati nell’inchiesta veneziana, Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio, e Giovanni Orsoni, ormai ex sindaco di Venezia. Scola ha fatto pubblicare sul sito della diocesi ambrosiana un comunicato durissimo in cui smentisce di aver mai “fatto pressioni” e chiesto fondi agli uomini del Mose. E poi mette avanti le mani: “È intenzione del cardinale Scola tutelarsi legalmente nei confronti di chi continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la missione pastorale del cardinale Scola nella Chiesa di Milano”. Fatto sta che la Fondazione Marcianum, creata tra il 2007 e il 2008 da Scola quando era patriarca di Venezia, è un piccolo impero della cultura, della formazione, dell’editoria. Controlla una scuola per l’infanzia, due scuole elementari, una scuola media, un liceo classico, l’università San Pio X di Diritto canonico, l’Istituto superiore di scienze religiose Lorenzo Giustiniani, l’Alta scuola società economia teologia (Asset), un master in etica e gestione d’azienda, la rivista Ephemerides, la casa editrice Marcianum press, una biblioteca, una libreria, la fondazione Oasis, con l’omonima rivista internazionale, una newsletter quindicinale redatta in cinque lingue, un sito web e due collane di libri.
“MI SONO RECATO personalmente a Milano”, ha raccontato il patriarca Moraglia in un’intervista al giornale della sua diocesi, Gente veneta, “e ho chiesto al cardinale se lui, che è il ‘padre’ e il fondatore del Marcianum, di fronte al venir meno degli sponsor e alla luce dei recenti fatti veneziani intravedeva strade che io non riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della ‘sua’ antica creatura, spiegando a Sua Eminenza che la diocesi di Venezia non è assolutamente in grado di sostenere l’impegno finanziario necessario, sia per il numero dei dipendenti, sia per il fortissimo costo della struttura, dati questi a lui ben noti. Il cardinale l’ha però escluso ritenendo la strada non praticabile”. Dopo consultazioni con il Vaticano, la Congregazione per il clero, la Segreteria di Stato e lo stesso papa Francesco (“Ho informato il Santo Padre”), Moraglia ha deciso di tagliare: chiuderà progressivamente le strutture di Marcianum, cercando di garantire al massimo l’occupazione. A Scola è restata l’amarezza di veder affondare, dopo le sue aspettative di diventare papa, anche il castello delle sue opere veneziane.
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Anno difficile, dopo le cattive notizie arrivate nelle settimane scorse da Venezia: la creatura di Scola in laguna, la Fondazione Marcianum, sarà progressivamente smantellata dal suo successore, il patriarca Francesco Moraglia. Sono finiti i soldi, dopo gli arresti per il Mose, e Moraglia ha chiuso ogni rapporto con il Consorzio Venezia Nuova – coinvolto nello scandalo – che di Marcianum era tra i promotori e finanziatori.
SCOLA ATTRAVERSA un periodo di malessere. Ha tenuto l’omelia seduto, a giugno, quando in Duomo ha ordinato tre vescovi ausiliari, tra cui, per la prima volta a Milano, un ciellino (monsignor Paolo Martinelli). Già nei primi anni Settanta, quando era il discepolo prediletto di don Giussani e il responsabile degli universitari del movimento, ebbe un periodo di malattia, quando fu allontanato dal gruppo dirigente in seguito a un duro contrasto con il fondatore di Cl: lo racconta, con le cautele del caso, anche Massimo Camisasca nella sua storia di Comunione e liberazione. Proprio di quel periodo si racconta che Scola andò addirittura in analisi a Parigi da Jacques Lacan, grande padre della psicoanalisi reinventata attorno al tema del linguaggio e del “ritorno a Freud”. Tuttora, del resto, una parte della scuola lacaniana in Italia è contigua al movimento da cui Scola proviene, Comunione e liberazione. Certo per il cardinale arcivescovo di Milano gli ultimi due anni non sono stati facili. Ha assistito con imbarazzo al disgregarsi del sistema politico- affaristico che ruotava attorno a Roberto Formigoni, suo vecchio compagno di movimento. Ha perso, a sorpresa, la corsa per il papato: entrato in conclave come favorito, ne è uscito sconfitto, dopo l’elezio – ne di papa Francesco. Ha poi subito i contraccolpi dello scandalo Mose. Il Consorzio Venezia Nuova era tra i soci di Marcianum, la coop rossa Coveco era tra i suoi finanziatori. Nel consiglio d’amministra – zione della fondazione sedevano due degli arrestati nell’inchiesta veneziana, Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio, e Giovanni Orsoni, ormai ex sindaco di Venezia. Scola ha fatto pubblicare sul sito della diocesi ambrosiana un comunicato durissimo in cui smentisce di aver mai “fatto pressioni” e chiesto fondi agli uomini del Mose. E poi mette avanti le mani: “È intenzione del cardinale Scola tutelarsi legalmente nei confronti di chi continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la missione pastorale del cardinale Scola nella Chiesa di Milano”. Fatto sta che la Fondazione Marcianum, creata tra il 2007 e il 2008 da Scola quando era patriarca di Venezia, è un piccolo impero della cultura, della formazione, dell’editoria. Controlla una scuola per l’infanzia, due scuole elementari, una scuola media, un liceo classico, l’università San Pio X di Diritto canonico, l’Istituto superiore di scienze religiose Lorenzo Giustiniani, l’Alta scuola società economia teologia (Asset), un master in etica e gestione d’azienda, la rivista Ephemerides, la casa editrice Marcianum press, una biblioteca, una libreria, la fondazione Oasis, con l’omonima rivista internazionale, una newsletter quindicinale redatta in cinque lingue, un sito web e due collane di libri.
“MI SONO RECATO personalmente a Milano”, ha raccontato il patriarca Moraglia in un’intervista al giornale della sua diocesi, Gente veneta, “e ho chiesto al cardinale se lui, che è il ‘padre’ e il fondatore del Marcianum, di fronte al venir meno degli sponsor e alla luce dei recenti fatti veneziani intravedeva strade che io non riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della ‘sua’ antica creatura, spiegando a Sua Eminenza che la diocesi di Venezia non è assolutamente in grado di sostenere l’impegno finanziario necessario, sia per il numero dei dipendenti, sia per il fortissimo costo della struttura, dati questi a lui ben noti. Il cardinale l’ha però escluso ritenendo la strada non praticabile”. Dopo consultazioni con il Vaticano, la Congregazione per il clero, la Segreteria di Stato e lo stesso papa Francesco (“Ho informato il Santo Padre”), Moraglia ha deciso di tagliare: chiuderà progressivamente le strutture di Marcianum, cercando di garantire al massimo l’occupazione. A Scola è restata l’amarezza di veder affondare, dopo le sue aspettative di diventare papa, anche il castello delle sue opere veneziane.
fonte
Il Fatto Quotidiano
(Gianni Barbacetto)
O Dio o mammona, chi scelsero i bravi prelati ? ai posteri l' ardua sentenza .
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