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venerdì 15 agosto 2014

Le tre mosse del Papa sulle persecuzioni

Vaticano
Il conflitto in Iraq. Le tre mosse del Papa sulle persecuzioni
   
Corriere della Sera

(Alberto Melloni) Se la corruzione (dal latino «cum-rumpere») è il frantumarsi del vincolo che lega le cose, come ricordava padre Occhetta di recente su Civiltà Cattolica , il Papa prima di imbarcarsi per la Corea e di sorvolare la Cina ha fatto tre mosse decisive contro la «corruzione» nella lettura del bellum perpetuum iracheno. Per prima cosa ha rifiutato di distinguere fra le vittime di atrocità che, come ha detto domenica all’Angelus, causano sofferenze indicibili a tanti «fra i quali molti cristiani». Il Papa che con il digiuno globale di un anno fa tagliò la strada ai bombardamenti sulla Siria non poteva accettare distinzioni fra le vittime, perché per la Chiesa cattolica l’uccisione dei figli di Dio è uguale alla uccisione dei suoi figli. E se ha impedito a Obama di bombardare «a nome dei cristiani», ha anche implicitamente ricordato a tutti che i tagliagole del sedicente califfo non sono l’Islam, ma bestemmiatori sanguinari, epigoni di una cultura della guerra che dal 1980 uccide esseri umani d’ogni fede, distrugge mausolei d’ogni religione, e sbrana bambini d’ogni famiglia, con la ferocia della Bestia apocalittica. 
La seconda mossa è stata la decisione di mandare in Iraq il cardinale Ferdinando Filoni, che rimase da nunzio a Bagdad durante i bombardamenti americani del 2003: una missione di vicinanza fraterna che, come disse una volta monsignor Gabriele Caccia, sa «sfidare la ragionevolezza dei grandi» e vedere con occhi diversi la scomparsa di chiese che sono sopravvissute perché il vero Islam le ha salvate dai cristiani latini e bizantini di qualche secolo fa. 
La terza mossa sta nel documento del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso del cardinale Tauran, che chiede ai sapienti musulmani di tutto il mondo di far sentire (ora, non fra sei mesi) la loro voce, di sconfessare il sedicente califfo e condannare una brutalità che bestemmia l’Islam con la guerra. Una richiesta alla quale perfino l’Unione europea — di cui l’Italia ha la presidenza — potrebbe dare un contributo che appunto rimetta insieme i «cocci» interpretativi di questa unica tragedia dalle molte facce che è la guerra. 
Lunedì papa Francesco tornerà dalla Corea: sorvolerà anche la Russia, passerà i confini di questa Europa diventata forse meno centrale per il papato e che però ha dato pace a tre generazioni; vedrà il mare che bagna identico Gaza e Tel Aviv, vedrà la polvere gialla e grigia delle terre intrise di sangue. Cioè il mondo: che dalla sua lotta contro quella «corruptio» che distingue le vittime spera di uscire appena meno schifoso di come appare oggi, fra montagne di cadaveri e sibili di missili, rombi di propaganda e cinismi soffocanti, chiacchiere su una «crociatina» messa sul conto d’altri, come fosse un caffè sospeso, e miserie immense. Che non vanno taciute in un silenzio infame, ma nemmeno «corrotte» da parole dette al vento.

3 commenti:

  1. Cristianesimo alla Melloni: malafede (tanta), vigliaccheria ( un pizzico abbondante), ignoranza (quanto basta) e cialtroneria ( a volontà ) .....ecco il piatto che chef Francesco consiglia ai cristiani adulti.
    Sarebbe bene che i cuochi ed i loro clienti andassero a consumare il piatto, per assaporarlo meglio, sulle rive dell'Eufrate, serviti dai sapienti dell'Islam moderato (entità nota solo a loro e di cui si sconosce la consistenza e gli aderenti).

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  2. l' ignoranza è la madre di tutte le eresie. i cristiani alla melloni purtroppo sono tanti. volemose bene , tanto il paradiso e l' inferno sono solo canzonette.............. Jane

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  3. Una sola mossa sarebbe utile : andarsene alla fine del mondo di donde e`giunto.
    El Canario

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