USA – Le chiese di New York vicine alla Tradizione nel mirino dell’Arcidiocesi?
Che cosa sta accadendo nell’arcidiocesi di New York, dove dal febbraio
2009 è arcivescovo metropolita il cardinale Timothy Dolan?
La parrocchia dei Santi Innocenti, nel cuore di Manhattan, è la sola a
New York dove ogni giorno si celebra la Santa Messa secondo il Rito
Romano antico. In altre due chiese a Manhattan, in una nel Bronx, a
Brooklyn e a Queens la Messa tridentina viene celebrata ogni domenica.
Ma, con cadenza quotidiana, avviene solo presso la chiesa dei Santi
Innocenti. Il che, oltre a rappresentare un servizio liturgico
estremamente importante, ha reso la parrocchia nel tempo un preciso
punto di riferimento per tutti i cattolici legati alla Tradizione della
Chiesa.
Già in aprile la stampa – New York Times ed il giornale on line Capital New York – avevano preannunciato la sospensione della Messa tradizionale, assieme ad altre progettate dalla Curia su larga scala. Tra queste, ad esempio, le funzioni a San Giovanni Battista, nella West 31st Street, proprio di fronte alla stazione Pennsylvania; la chiesa viene gestita dai Padri Cappuccini ed è molto nota, anche in quanto Santuario dedicato a san Padre Pio. Anche qui vengono regolarmente celebrate alcune S. Messe tridentine. La stessa sorte è già capitata invece alla chiesa intitolata a Cristo Salvatore, dove le funzioni nella forma cosiddetta “straordinaria” sono state soppresse, poiché il parroco, don George Rutler, è stato trasferito ad altri incarichi. Così, a fronte della minaccia di nuove chiusure, sono state subito promosse da parte dei cattolici fedel alla Tradiaione petizioni, recite del Santo Rosario e novene.
A giugno, ecco spuntare un altro caso, riportato dal siito web, sempre bene informato, Rorate Coeli: quello di don Justin Wylie, sollevato dal suo servizio presso l’arcidiocesi di New York. Pare che la decisione sia stata presa in alto, molto in alto. E comunicata per iscritto, con tanto di lettera. Di origini sudafricane, don Wylie si trovava a New York in missione ufficiale per conto della Santa Sede nel suo ufficio di Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite. Ma non sarebbe stata gradita una sua omelia, in cui si sarebbe permesso di sollecitare l’invio urgente di pastori degni e capaci alla guida delle comunità, ove si celebri la S. Messa tridentina.
Un aggiornamento circa la missiva contenente le dimissioni è stato fornito lo scorso 12 agosto da Adam Shaw sul sito Fox News: «La lettera – scrive Shaw – è stata immediatamente trasmessa al Nunzio Apostolico presso le Nazioni Unite ed, incredibilmente, anche all’Arcidiocesi originaria di don Wylie, Johannesburg. Nella missiva si rimprovera espressamente il sacerdote per i suoi commenti e si minaccia di sollevarlo dalle sue facoltà ministeriali – provvedimento estremamente grave, che impedisce essenzialmente ad un prete di esercitare e viene riservato in genere per accuse veramente pesanti quale quella di abusi sessuali». E non è certamente questo il caso…
Prosegue Adam Shaw: «Dal ricevimento della lettera, don Wylie è stato ridotto al silenzio, gli è stato impedito di celebrare la S. Messa in pubblico, gli è stato detto di fare le valigie e di partire per il Sudafrica al più presto possibile. Mons. Edward Weber, responsabile dell’ufficio del clero per l’Arcidiocesi e che ordinariamente dovrebbe essere responsabile di una simile missiva, ne ha negato l’esistenza quando gli ho parlato al telefono, nonostante fosse stata precedentemente segnalata su di un blog legato alla Tradizione. Come a dire che l’ordine sarebbe venuto dalla Segreteria del Cardinale. Più tardi, l’arcidiocesi, con un proprio comunicato, ha ammesso che la lettera c’era davvero, ma ha negato che giungesse dalla scrivania del Cardinale ed ha precisato di non aver rimosso don Wylie dalle sue prerogative sacerdotali». Ma Adam Shaw ha incalzato: «Quando ho chiesto se loro avessero minacciato di proporre che venisse rimosso dalle sue funzioni ministeriali, l’Arcidiocesi non ha risposto».
Su Fox News Shaw ha quindi abbozzato una valutazione sull’accaduto: «Il silenziamento e l’esilio di don Wylie è devastante per i Cattolici legati alla Tradizione. Non solo egli è un predicatore rinomato, noto per le sue celebrazioni solenni e per le sue omelie eccezionalmente belle, al punto da esser frequentemente caricate su YouTube; ma egli era anche un sacerdote importante per la parrocchia dei Santi Innocenti e per la chiesa di S. Agnese, dove ha celebrato tre delle quattro S. Messe tridentine al mese. Ciò minaccia di conseguenza la regolarità delle celebrazioni in rito antico, mentre la censura inflitta a don Wylie ha l’effetto di raggelare qualunque altro sacerdote intendesse subentrargli. Effetto, diffusosi anche oltre il clero. Molti di coloro, preti e laici, con cui ho parlato, mi hanno fornito informazioni e documenti sulla situazione, chiedendomi però prima l’anonimato nel timore ch’essi o chi collabora con loro potessero subire le rappresaglie dell’amministrazione del Card. Dolan».
Secondo Rorate Coeli, la situazione nell’arcidiocesi sarebbe «in evoluzione. Ma pare evidente come un sacerdote in missione ufficiale per conto della Santa Sede non possa essere toccato, se non per ordine di qualcuno in una posizione molto, molto elevata in territorio diocesano. Nel frattempo, non risulta ancora che l’arcivescovo di New York, Card. Timothy Dolan, abbia valutato l’idea d’invitare la Fraternità sacerdotale di San Pietro o l’Istituto di Cristo Re a svolgere il proprio servizio ministeriale nella chiesa dei Santi Innocenti, ciò che risolverebbe tutti i suoi problemi relativamente a questa bella, attiva e vibrante parrocchia».
Certamente, se tutto questo fosse confermato, la situazione sarebbe davvero preoccupante e getterebbe un’inquietanteombra sull’arcidiocesi e sul cardinale che ne è responsabile. (di Mauro Faverzani)
http://www.corrispondenzaromana.it/usa-le-chiese-di-new-york-vicine-alla-tradizione-nel-mirino-dellarcidiocesi/
Già in aprile la stampa – New York Times ed il giornale on line Capital New York – avevano preannunciato la sospensione della Messa tradizionale, assieme ad altre progettate dalla Curia su larga scala. Tra queste, ad esempio, le funzioni a San Giovanni Battista, nella West 31st Street, proprio di fronte alla stazione Pennsylvania; la chiesa viene gestita dai Padri Cappuccini ed è molto nota, anche in quanto Santuario dedicato a san Padre Pio. Anche qui vengono regolarmente celebrate alcune S. Messe tridentine. La stessa sorte è già capitata invece alla chiesa intitolata a Cristo Salvatore, dove le funzioni nella forma cosiddetta “straordinaria” sono state soppresse, poiché il parroco, don George Rutler, è stato trasferito ad altri incarichi. Così, a fronte della minaccia di nuove chiusure, sono state subito promosse da parte dei cattolici fedel alla Tradiaione petizioni, recite del Santo Rosario e novene.
A giugno, ecco spuntare un altro caso, riportato dal siito web, sempre bene informato, Rorate Coeli: quello di don Justin Wylie, sollevato dal suo servizio presso l’arcidiocesi di New York. Pare che la decisione sia stata presa in alto, molto in alto. E comunicata per iscritto, con tanto di lettera. Di origini sudafricane, don Wylie si trovava a New York in missione ufficiale per conto della Santa Sede nel suo ufficio di Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite. Ma non sarebbe stata gradita una sua omelia, in cui si sarebbe permesso di sollecitare l’invio urgente di pastori degni e capaci alla guida delle comunità, ove si celebri la S. Messa tridentina.
Un aggiornamento circa la missiva contenente le dimissioni è stato fornito lo scorso 12 agosto da Adam Shaw sul sito Fox News: «La lettera – scrive Shaw – è stata immediatamente trasmessa al Nunzio Apostolico presso le Nazioni Unite ed, incredibilmente, anche all’Arcidiocesi originaria di don Wylie, Johannesburg. Nella missiva si rimprovera espressamente il sacerdote per i suoi commenti e si minaccia di sollevarlo dalle sue facoltà ministeriali – provvedimento estremamente grave, che impedisce essenzialmente ad un prete di esercitare e viene riservato in genere per accuse veramente pesanti quale quella di abusi sessuali». E non è certamente questo il caso…
Prosegue Adam Shaw: «Dal ricevimento della lettera, don Wylie è stato ridotto al silenzio, gli è stato impedito di celebrare la S. Messa in pubblico, gli è stato detto di fare le valigie e di partire per il Sudafrica al più presto possibile. Mons. Edward Weber, responsabile dell’ufficio del clero per l’Arcidiocesi e che ordinariamente dovrebbe essere responsabile di una simile missiva, ne ha negato l’esistenza quando gli ho parlato al telefono, nonostante fosse stata precedentemente segnalata su di un blog legato alla Tradizione. Come a dire che l’ordine sarebbe venuto dalla Segreteria del Cardinale. Più tardi, l’arcidiocesi, con un proprio comunicato, ha ammesso che la lettera c’era davvero, ma ha negato che giungesse dalla scrivania del Cardinale ed ha precisato di non aver rimosso don Wylie dalle sue prerogative sacerdotali». Ma Adam Shaw ha incalzato: «Quando ho chiesto se loro avessero minacciato di proporre che venisse rimosso dalle sue funzioni ministeriali, l’Arcidiocesi non ha risposto».
Su Fox News Shaw ha quindi abbozzato una valutazione sull’accaduto: «Il silenziamento e l’esilio di don Wylie è devastante per i Cattolici legati alla Tradizione. Non solo egli è un predicatore rinomato, noto per le sue celebrazioni solenni e per le sue omelie eccezionalmente belle, al punto da esser frequentemente caricate su YouTube; ma egli era anche un sacerdote importante per la parrocchia dei Santi Innocenti e per la chiesa di S. Agnese, dove ha celebrato tre delle quattro S. Messe tridentine al mese. Ciò minaccia di conseguenza la regolarità delle celebrazioni in rito antico, mentre la censura inflitta a don Wylie ha l’effetto di raggelare qualunque altro sacerdote intendesse subentrargli. Effetto, diffusosi anche oltre il clero. Molti di coloro, preti e laici, con cui ho parlato, mi hanno fornito informazioni e documenti sulla situazione, chiedendomi però prima l’anonimato nel timore ch’essi o chi collabora con loro potessero subire le rappresaglie dell’amministrazione del Card. Dolan».
Secondo Rorate Coeli, la situazione nell’arcidiocesi sarebbe «in evoluzione. Ma pare evidente come un sacerdote in missione ufficiale per conto della Santa Sede non possa essere toccato, se non per ordine di qualcuno in una posizione molto, molto elevata in territorio diocesano. Nel frattempo, non risulta ancora che l’arcivescovo di New York, Card. Timothy Dolan, abbia valutato l’idea d’invitare la Fraternità sacerdotale di San Pietro o l’Istituto di Cristo Re a svolgere il proprio servizio ministeriale nella chiesa dei Santi Innocenti, ciò che risolverebbe tutti i suoi problemi relativamente a questa bella, attiva e vibrante parrocchia».
Certamente, se tutto questo fosse confermato, la situazione sarebbe davvero preoccupante e getterebbe un’inquietanteombra sull’arcidiocesi e sul cardinale che ne è responsabile. (di Mauro Faverzani)
http://www.corrispondenzaromana.it/usa-le-chiese-di-new-york-vicine-alla-tradizione-nel-mirino-dellarcidiocesi/
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