ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 5 agosto 2014

Più che monaco,.. Monica!

Da oggi parlerò di Enzo Bianchi usando l’immagine della bellissima Monica Bellucci  di padre Ariel S. Levi di Gualdo

zzbllccSono le due della notte ed a quest’ora un prete dorme, anche perché la mattina lo attendono le lodi, l’ufficio delle letture, la celebrazione della Santa Messa …
… insomma, uffici divini cattolici, non i riti ecumenici-sincretistici della comunità multi-confessionale di Bose. E mentre dormivo circondato da un esercito di angeli custodi – posto che un soggetto come me, se tutt’oggi è indenne, s’è fatto sicuramente amici l’Arcangelo Gabriele e il Metatron in persona – ecco giungere il molesto squillo del telefono.
Con un occhio aperto e uno chiuso salto dal letto pensando che qualcuno aveva bisogno dei Sacramenti, come accadde quando alcune volte fui chiamato nel cuore della notte presso un morente. Era invece un amico nottambulo che mi comunicava esagitato:
«Vi hanno querelati tutti, siete proprio nei guai!»
Replico:
«Mi avevi promesso che l’avresti smessa con l’alcol, ci sei nuovamente cascato?»

Ribatte l’amico:
«Non sono ubriaco, non bevo più. Gli è che quel certo priore di Bose vi vuol querelare tutti. Tu che scrivi su Riscossa Cristiana, non leggi neppure gli articoli?
Rispondo:
«Certo che li leggo, però sai com’è, faccio il prete; e non lo faccio per caso od a tempo perso, ed oggi ero impegnato nella predicazione e nelle confessioni».
E dato che mi aveva svegliato, vado a leggere Riscossa Cristiana, prendendomela anzitutto con qualcuno, per l’esattezza col direttore di Riscossa Cristiana, eletto seduta stante capro espiatorio per quella telefonata giunta repentina nel cuore della notte; e borbottando — in suo danno s’intende — l’intero Libro delle Lamentazioni, come novello Isaia apro il computer e mi collego a internet.
Bisogna anche chiarire che a un uomo sano — incluso soprattutto un prete — sono ben altre le cose o le tentazioni che dovrebbero togliere il sonno, per tenerlo sempre sano e vigile nella lotta e nella fedeltà, ma non certo Enzo Bianchi, che con tutto il dovuto rispetto alla sua sacra e inviolabile persona è entrato ormai in età da geriatria. Oltre al fatto che bello non era neppure da giovane [qui] e che, in ogni caso, avesse posseduto pure il fascino di Sean Connery [qui], resta un uomo, quindi impossibile oggetto di turbamenti notturni e diurni, almeno per me.
Sempre lamentando ogni peggior cosa sul povero Paolo Deotto — ormai in fila verso l’ara del tempio come vitello sacrificale sul quale riversare e poi lavare col sangue il peccato di quella sveglia notturna  — ho letto l’articolo in questione dove era riportata la lettera di un avvocato che si esprimeva in termini giuridici che, non lo nascondo, mi hanno lasciato alquanto stupito
A una a una ho letto tutte le contestazioni giuridiche mosse dal sunnominato avvocato circa la sua idea sulla disciplina del reato di diffamazione a mezzo stampa [cf. art. 595 C.P.], probabilmente incurante del dettato costituzionale riguardante le libertà di pensiero, parola ed espressione [cf. Costituzione Repubblicana, art. 21], ed ho preso infine atto che una persona pubblica — Enzo Bianchi  — non gradisce l’uso di sue immagini, che sono a disposizione di chiunque sulla rete telematica e sui giornali [qui]. Il tutto basato su cosa? Non sono riuscito a capirlo. Per questo ho preso una decisione molto seria: ho confermato a me stesso che falsi profeti e cattivi maestri non vanno presi sul serio, ma solo presi in giro. E se per le mie satire, mai lesive alle persone e alle altrui onorabilità, dovessi essere oggetto di procedimenti giudiziari, agli arresti ci dovrò finire in compagnia di Roberto Benigni e di Maurizio Crozza. Ovviamente chiederei di essere messo in cella con loro, perché tutti e tre assieme faremmo furore: già mi vedo recitare Dante col Benigni per i carcerati, od a chiedere al Crozza durante il tempo d’aria nel cortile del carcere da dove tirò fuori quello sketch televisivo nel quale faceva portare sulle spalle al Santo Padre un frigorifero in dono ad una povera vedova romana … [qui]. Peraltro senza mai essere querelato da nessuno per reato di vilipendio alla persone del Sommo Pontefice, anzi facendo sorridere con le sue scenette l’intera curia romana [sui reati contro la persona del Sommo Pontefice vedere: art. 277 C.P, art. 8 Tratt. Santa Sede e Italia 11.02.1929, art.  297 C.P].
È presto detto: il prestigio e l’onore di Sua Beatitudine il Patriarca di Bose, è forse superiore a quello del Romano Pontefice? Credo che la verità sia altra: la Santa Sede, navigata attraverso i secoli come nessun’altra istituzione al mondo, è molto meno seriosa della cupa congrega catto-protestante di Bose e di alcuni suoi affiliati, perché pochi come gli eterodossi sono permalosi, poiché di fondo sempre arrabbiati per il fatto che il Padre e il Figlio non hanno chiesto il loro consulto prima di far procedere a Pentecoste lo Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Chiesa nascente [cf. At 2, 1-13]. Se però esiste davvero questa nuova giurisprudenza da applicare con rigore alle immagini pubbliche del leader bosiano, in tal caso cambierò registro: ogni volta che mi verrà voglia di dire l’ovvio, vale a dire che quello di Enzo Bianchi non è un pensiero, una ecclesiologia e una teologia cattolica bensì un  vero e proprio contro-catechismo [qui], accompagnerò i miei articolo con una foto della splendida Monica Bellucci.
Nella prefazione al libro di una mia pungente autrice, Ester Maria Ledda — che vi invito a leggere [quiqui] — pubblicato sulla collana teologia da me diretta presso le Edizioni Bonanno, scrissi testuali parole:
«… Per questo credo che la strada da percorrere sia quella dall’Autrice di questo libro: l’elegante sberleffo, quello che poc’anzi ho definito come ironia alla San Filippo Neri. Dobbiamo cessare di prendere sul serio certi piccoli o grandi eresiarchi e trattarli invece col metodo a essi più consono: togliere loro serietà e affidarli al meritato dileggio, con tutte le loro vanità e le loro grandi aspirazioni di carriera ecclesiastica; perché giunti al punto in cui siamo l’eterodossia, che di per se stessa si prende sempre e arrogantemente molto sul serio, va ormai smontata con la presa in giro».
Quando scrivevo queste parole pensavo anche al falso profeta di Bose. Detto questo: se il suo avvocato intende querelarmi, sarà mio piacere replicare in tutte le appropriate sedi che gli eterodossi hanno tutto il diritto a essere tali, ma se i devoti fedeli all’autentico deposito della fede cattolica e al magistero della Chiesa giudicano a ragion veduta il loro agire, scrivere e predicare come eterodosso, non sono passibili di alcunché se, come nel mio caso o come nel caso del mio illustre confratello teologo Antonio Livi [quiquiqui], non offendono la persona e non mettono in discussione le intenzioni della sua coscienza, che nessuno di noi può leggere né giudicare nel profondo, a volte neppure in superficie, come peraltro ho sempre ribadito nei miei pubblici scritti e nei miei libri [qui].
Al contrario dei seriosi signori laici elettisi priori di surreali comunità multi-religiose, che si presentano in udienza dai Sommi Pontefici in abito monastico e croce pettorale al collo [quiquiquiqui] senza mai avere ricevuto alcun ordine sacro e senza mai avere professato alcun voto religioso, specie quello di obbedienza alla Autorità Ecclesiastica, in quanto obbedienti solo alla propria auto-referenzialità, la Signora Monica Bellucci se ne guarderà bene dal minacciare di querela un prete per l’uso della sua pubblica, ma soprattutto bellissima immagine di donna [qui].
Possa Dio aver pietà del falso profeta di Bose e di certi suoi tristi e aggressivi seguaci che pure parlano di più apertura, più collegialità, più dialogo e più democrazia nella Chiesa, salvo minacciare querele a chi non la pensa come loro, sprezzanti fino in fondo l’elemento teologico ed escatologico della libertà dei figli di Dio; e possa ricolmare d’ogni grazia la Signora Monica Bellucci, emblema della femminilità e della bellezza made in Italy, dinanzi alla quale persino gli atei più incalliti finiscono col dire: Dio esiste! Perché solo Lui poteva dare vita ad una simile creatura nel mistero della creazione. Il tutto con buona pace di Enzo Bianchi, che per la sua discutibile dottrina potrebbe prendere vita dall’antico anti-dio, lo lascia sospettare la sua brutta faccia pubblica, coperta oggi da copyright. E se quest’ultima affermazione sulla sua brutta faccia — che è un dato oggettivo per nulla insultante — fosse invece considerata diffamante, spetterà al suo avvocato dimostrare in sede di giudizio che dinanzi alla bellezza del suo assistito [qui] impallidisce persino Rodolfo Valentino [qui]. Insomma: come se Tina Pica avesse intentata causa per diffamazione contro un opinionista che col dovuto rispetto l’avesse indicata come una delle più brutte attrici nella storia del cinema! [qui].
Il Venerabile Pontefice Paolo VI lamentò:
«Ciò che mi colpisce quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del Cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del Cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa» [Jean Guitton: Paolo VI segreto, qui].
Parole drammatiche che contengono tutta la logica della nostra tragica modernità ecclesiale e soprattutto la risposta al perché un maestro del contro-catechismo di tal fatta sia stato nominato consultore del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, attraverso un ennesimo schiaffo inferto alla sana dottrina che produrrà come tale tutti i suoi frutti peggiori. Sarebbe pertanto meglio seguire e mettere in pratica certi insegnamenti del Sommo Pontefice Paolo VI, anziché farlo beato e ignorare del tutto i saggi ammonimenti da lui dati e che prendevano vita dal suo spirito di profezia dinanzi alle metastasi tumorali che si stavano diffondendo nel corpo della Chiesa, grazie anche ai vari Bianchi che hanno splendidamente concorso a ridurlo giacente in fase terminale dentro un reparto di oncologia.
Querele o non querele, dinanzi a questo processo satanico di inversione nel quale il bene diventa male ed il male bene, il vizio virtù e la virtù vizio, l’eresia sana dottrina e la sana dottrina eresia; anche se i nostri vescovoni e cardinaloni, dinanzi a questo evidente sfacelo si rifugiano nel pavido peccato di omissione fatto passare addirittura per auriga virtù di prudenza, come ultimo prete dell’orbe cattolica io non intendo desistere usque ad effusionem sanguinis. E non desisterò perché l’espressione: «et portae inferi non praevalebunt», non è solo un motto, ma una verità dogmatica di fede legata al principio fondante della Chiesa [cf. Mt, 16, 18]. Infatti, come diceva Paolo VI: «Poco importa che qui siamo pochi, e anche che siamo soli. La nostra forza è essere nella verità» [Jean Guitton: Paolo VI segreto].
[per chi volesse approfondire il tema sul processo dell’inversione satanica rimando alle mie opere: E Satana si fece Trino,2011 (quiqui), Prete disoccupato, 2014 (quiqui)].
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Si veda il mio precedente articolo sul cattivo maestro e sul falso profeta di Bose, che confermo parola per parola:
«QUANDO SI SCHERZA BISOGNA ESSERE SERI»  [qui]

-  di padre Ariel S. Levi di Gualdo

Redazione

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