Il Papa alla Cina: «I cristiani
non vengono per conquistare»
Sprona anche i giovani: «Wake up, svegliatevi!». Francesco tornerà in Asia a gennaio per un viaggio mello Sri Lanka e nelle Filippine.
AL NOSTRO INVIATO SEUL - «In tale spirito di apertura agli altri spero fermamente che i paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Non mi riferisco solo al dialogo politico ma anche al dialogo fraterno». Papa Francesco guarda all’Asia e manda in particolare un messaggio alla Cina, tanto più importante perché le parole del pontefice sono state pronunciate a braccio, alzando lo sguardo dal testo scritto mentre nel Santuario di Haemi, nel quarto giorno di viaggio in Corea del Sud incontrava i vescovi del continente.
Le parole spontanee di Francesco sono rivolte anche ad altri Paesi che non hanno relazioni ufficiali col Vaticano, a cominciare dalla Corea del Nord, ma appaiono soprattutto voler rassicurare Pechino: «Ma questi cristiani non vengono come conquistatori, non vengono a toglierci la nostra identità. Ci portano la loro, ma vogliono camminare con noi».
Le parole spontanee di Francesco sono rivolte anche ad altri Paesi che non hanno relazioni ufficiali col Vaticano, a cominciare dalla Corea del Nord, ma appaiono soprattutto voler rassicurare Pechino: «Ma questi cristiani non vengono come conquistatori, non vengono a toglierci la nostra identità. Ci portano la loro, ma vogliono camminare con noi».
Il dialogo con la Cina è forse la chiave decisiva del viaggio. Francesco tornerà in Asia a gennaio, in Sri Lanka e nelle Filippine. Nel volo che lo ha portato in Corea è stato il primo Papa ad attraversare lo spazio aereo cinese, un permesso che nell’89 non fu accordato a Wojtyla. Dall’aereo ha inviato al presidente Xi Jinping un telegramma con le «benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione». Le parole pronunciate nel mattino coreano dicono tutto lo stile di Bergoglio. «Il dialogo richiede da noi un autentico spirito contemplativo, di apertura e di accoglienza dell’altro. Non posso dialogare se non busso alla porta dell’altro. Apertura. Di più: accoglienza. Vieni a casa mia, tu», ha spiegato a braccio. «Questa capacità di empatia ci rende capaci di un vero dialogo umano, nel quale parole, idee e domande scaturiscono da una esperienza di fraternità e di umanità condivisa. Se vogliamo andare al fondamento teologico di questo, andiamo al Padre: ci ha creato lui, siamo figli dello stesso Padre».
Il papa ai giovani: "Wake up!"
http://video.corriere.it/papa-giovani-wake-up/fb784a96-25f4-11e4-9b50-a2d822bcfb19
È l’empatia che «conduce a un genuino incontro con l’altro, la cultura genuina dell’incontro, in cui il cuore parla al cuore. Siamo arricchiti dalla sapienza dell’altro e diventiamo aperti a percorrere insieme il cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà». A questo punto Francesco ha formulato una possibile obiezione: «Ma, fratello Papa, noi facciamo questo, però forse non convertiamo nessuno, o pochi!». La risposta che si dà Francesco è chiara: «Tu fai questo. Dalla tua identità, ascolta l’altro. Quale è stato il primo comandamento del nostro Padre ad Abramo? Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. E così dalla mia identità, con empatia e apertura, cammino con l’altro». Qui sta il punto decisivo: «Non faccio proselitismo. Papa Benedetto ce lo ha detto chiaramente: la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Nel frattempo camminiamo alla presenza del Padre, e siamo irreprensibili. Così si farà l’incontro, il dialogo: dalla identità e dalla apertura. È un cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà».
È l’empatia che «conduce a un genuino incontro con l’altro, la cultura genuina dell’incontro, in cui il cuore parla al cuore. Siamo arricchiti dalla sapienza dell’altro e diventiamo aperti a percorrere insieme il cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà». A questo punto Francesco ha formulato una possibile obiezione: «Ma, fratello Papa, noi facciamo questo, però forse non convertiamo nessuno, o pochi!». La risposta che si dà Francesco è chiara: «Tu fai questo. Dalla tua identità, ascolta l’altro. Quale è stato il primo comandamento del nostro Padre ad Abramo? Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. E così dalla mia identità, con empatia e apertura, cammino con l’altro». Qui sta il punto decisivo: «Non faccio proselitismo. Papa Benedetto ce lo ha detto chiaramente: la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Nel frattempo camminiamo alla presenza del Padre, e siamo irreprensibili. Così si farà l’incontro, il dialogo: dalla identità e dalla apertura. È un cammino di una più profonda conoscenza, amicizia e solidarietà».
Nessun proselitismo né spirito di conquista. «Se il Signore farà la grazia, muoverà i cuori al punto che qualcuno chiederà il battesimo, qualcun altro no, ma sempre camminiamo insieme», ha aggiunto. Prima di riprendere i testo scritto e spiegare: «Quando guardiamo al grande Continente asiatico, con la sua vasta estensione di terre, le sue antiche culture e tradizioni, siamo consapevoli che, nel piano di Dio, le vostre comunità cristiane sono davvero un pusillus grex, un piccolo gregge, al quale tuttavia è stata affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra. Il Buon Pastore, che conosce e ama ciascuna delle sue pecore, guidi e irrobustisca i vostri sforzi nel radunarle in unità con Lui e con tutti gli altri membri del suo gregge sparso per il mondo». Alla fine, ancora a braccio, ha concluso: «Affidiamo alla Madonna le vostre chiese e il continente asiatico e preghiamo perché come Madre ci insegni quello che solo una mamma sa insegnare: chi sei, come ti chiami e come si cammina con gli altri».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.