Un’authority mondiale sugli ogm il “frutto” di Expo 2015?
È uno degli auspici della Santa Sede per la kermesse del prossimo anno. Lo ha detto Bressan a un Convegno teologico al Seminario internazionale del Pime di Monza
La Santa Sede parteciperà a Expo 2015 «perché è un laboratorio di idee»; punterà a sollevare con forza la questione della fame del mondo, tanto che «la Caritas ha ottenuto che il 19 maggio sia un “National day” su questo»; rilancerà un tema spinoso quale la speculazione finanziaria sui generi alimentari e, infine, solleciterà l’istituzione di un’Autorità mondiale sulla controversa questione degli organismi geneticamente modificati.Sono i punti più interessanti della relazione con cui, presso il Seminario internazionale del Pime di Monza, ha chiuso l’altro ieri il convegno teologico di tre giorni sull’Expo monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale dell’arcidiocesi di Milano.
Fresco di incontro con il cardinale Gianfranco Ravasi per l’organizzazione del padiglione della Santa Sede, Bressan - braccio destro del cardinale Angelo Scola per Expo 2015 - ha tenuto una dettagliata relazione, muovendo dalla domanda fondamentale «che ci ha rivolto anche il Papa quando la delegazione ambrosiana l’ha incontrato per invitarlo a Milano per il 2015»: perché la Chiesa cattolica deve prendere parte a Expo?
«Expo – ha esordito Bressan - rischia di essere il tempo dei consumi in cui si esaltano il cibo e i piaceri della vita… Ma proprio per questo è giusto esserci: per porre domande e presentare un punto di vista che può arricchire tutti». E rispondendo all’obiezione di chi accusa la Chiesa di avventurarsi in un territorio a essa «estraneo», Bressan ha ricordato che «nelle Esposizioni universali la Chiesa cattolica si è resa presente quasi dalle origini (il primo fu Pio IX)».
Ragione in più per esserci, ha aggiunto, è il contributo sul tema specifico – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” - scelto dalla grande kermesse, in programma alle porte di Milano dall’1 maggio al 31 ottobre del prossimo anno: «Come cristiani dobbiamo avere un compito critico, specie nei confronti del Primo mondo e non possiamo delegare. Il Papa ce l’ha dato come consegna, perché, ha detto, il rapporto col cibo è il luogo in cui si manifesta in modo più chiaro la disarmonia con la quale l’uomo vive il suo rapporto col creato; qui più che altrove la “cultura dello scarto” si evidenzia in maniera lampante».
La Chiesa, inoltre, sarà in Expo per ricordare che «non di solo pane vive l’uomo» (tema al quale il cardinale Angelo Scola ha già dedicato un denso intervento), aggiungendo che «il Papa ci chiede di portare in Expo la dimensione mistica, ossia l’apertura a Dio».
«Il metodo che useremo – ha precisato il teologo - è quello della denuncia e della proposta, che usa spesso anche papa Francesco, per far vedere che la Chiesa non è una maestra acida, ma è capace di mostrare, in positivo, nuove pratiche».
Quattro le direzioni su cui si articolerà il messaggio della Chiesa al mondo in occasione di Expo: ecologica, economica, educativa e religiosa. Quanto all’aspetto ecologico – ha sottolineato don Bressan – dobbiamo ricordare che «quando Dio ci nutre, crea il mondo e ce lo consegna». «Dio all’inizio ci fa vegetariani», ha spiegato, citando l’inizio di Genesi, commentando: «Tanti gruppi vegetariani me l’hanno fatto presente per sostenere la loro battaglia», aggiungendo però che in un altro punto della Scrittura Dio ammette il consumo di carne («ogni volta che ne sentirai desiderio, potrai uccidere animali e mangiarne la carne in tutte le tue città, secondo la benedizione che il Signore ti avrà elargito», Deut 12,15).
Da qui alla “vexata quaestio” degli ogm il passo è breve: «Vorremmo usare l’occasione di Expo per creare una sensibilità diversa – ha dichiarato - se si riesce arrivando anche all’istituzione di un’Autorità mondiale sul tema degli Ogm. Attualmente infatti viviamo posizioni ideologiche e apocalittiche che si scontrano e tutti ne siamo vittime». Va ricordato, per inciso, che la santa Sede non ha ancora esplicitato una posizione univoca su questo tema, pur essendo stati promossi in Vaticano due simposi sul delicato argomento.
Altri aspetti non meno problematici, circa l’ecologia, sono quelli legati alle distorsioni della proprietà (latifondismo) e dello sfruttamento selvaggio delle risorse, del consumo di beni che non ci appartengono: «Il Papa ce lo ha ricordato esplicitamente». Anche la questione delle migrazioni (spesso causate dall’introduzione forzata di monoculture) sarà, giocoforza, sul tappeto. Così come quella, non meno “calda”, dei cambiamenti climatici: «Il Papa è convinto che abbiamo globalizzato gli effetti nefasti “il Nord consuma e il Sud ha le inondazioni”, ci ha detto con una battuta».
Non meno incisive le proposte sul versante economico: «Vorremmo sviluppare il compito che Gesù stesso affida ai discepoli dicendo: “Date voi stessi loro da mangiare”», in un’ottica di solidarietà e giustizia. A tale proposito Bressan, che è anche presidente di Caritas ambrosiana, ha sottolineato come «grande spazio avrà la Caritas, che sarà presente sia nel padiglione della Santa Sede sia come ong (una novità di questa edizione è proprio la presenza degli organismi non governativi accanto agli Stati). «La Caritas è partita da tempo con la campagna “Una sola razza umana, cibo per tutti”, che ci concluderà in Expo, con un “National day” il 19 maggio: significa che tutti i soggetti presenti alla manifestazione quel giorno dovranno lasciarsi interrogare dal tema. In questo modo porteremo dentro Expo la questione della distribuzione delle risorse e della fame nel mondo, nonché quello della speculazione finanziaria sui beni alimentari».
L’intenzione è pure quella di non dimenticare «le molte forme di povertà presenti anche nel nostro mondo ricco» (solo a Milano gli sportelli Caritas offrono ogni anno assistenza a 37mila persone, che hanno come primo problema quello di alimentarsi). Bressan ha così spiegato che la diocesi di Milano «ha accolto volentieri l’idea del Refettorio ambrosiano», un’iniziativa proposta da un pool di chef «intenzionati a mostrare come l’alta cucina non sia necessariamente sinonimo di snobismo». Nel periodo di Expo ogni giorno un cuoco famoso cucinerà con gli avanzi raccolti, giorno per giorno, dalla Caritas: «A oggi i cuochi disponibili sono oltre 40».
Quanto alla dimensione educativa, don Bressan ha osservato come intento della Chiesa è anche quello di «recuperare il rapporto fede-corpo e fede-cibo», sul quale – ha aggiunto - abbiamo molto da imparare dalle Chiese ortodosse (non dimentichiamo che il digiuno quaresimale cristiano ha ispirato il Ramadan musulmano)». Su questo aspetto Bressan non ha risparmiato un affondo polemico: «Viviamo in un Occidente che è attentissimo, nelle mense delle scuole, ai calendari e ai ritmi alimentari delle altre religioni, ma poi si scorda le peculiarità di quella cristiana. Ora, se vogliamo incarnare la nostra fede, dobbiamo “scriverla nel corpo”». E ha denunciato il paradosso per cui «proprio mentre perdevamo questo nesso tra corpo e cibo sotto il profilo religioso, sono nate le diete».
Nel periodo di Expo, ha detto ancora Bressan, si celebrerà la festa del Corpus Domini e questo, ha detto, «ci conduce all’ultima dimensione del messaggio che la Chiesa porterà a Expo», quella propriamente religiosa: «Noi crediamo in un Dio che si è fatto pane; a sua volta il cristiano “si fa pane” con le opere di misericordia». La sfida sarà, quindi, quella di verificare la capacità della Chiesa di «tradurre tutto questo nella cultura di oggi». In altre parole «“Nutrire il pianeta, energia per la vita” significa imparare a farsi carico di ogni fratello e sorella del mondo: questo è il primo modo per vivere la responsabilità nei confronti del Creato ed è il messaggio fondamentale che la Santa Sede intende veicolare a Expo».
In chiusura il “ministro per l’Expo” della diocesi di Milano ha sottolineato come preoccupazione forte della Chiesa sarà quella di proporre ai visitatori della mega-manifestazione non una generica “vetrina”, bensì un’esperienza. «Anche il padiglione della Santa Sede, seppur non grandissimo, è stato pensato in questa logica. Inoltre Caritas proporrà occasioni ed eventi di sensibilizzazione sul decumano (l’arteria principale della sede Expo), oltre ad animazioni in giro per la città di Milano. Non mancherà uno sguardo “plurale”, da sempre nel dna di una città cosmopolita come Milano: verrà valorizzata in chiave ecumenica la Giornata di preghiera per la salvaguardia del Creato dell’1 settembre, mentre nel mese di ottobre è previsto – sulla scia del grande appuntamento interreligioso di Assisi ’86 – un momento di dialogo e riflessione con i rappresentanti delle diverse religioni.
«Accettiamo di entrare in un territorio che non è nostro, nell’ottica – cara a Scola – del “meticciato”, ha concluso Bressan. «A Expo il padiglione della Santa Sede sarà tra la Francia e Israele. Non lontano si ergerà quello degli Emirati Arabi: avrà al centro un grande cubo e su un lato verrà spiegato il senso del ramadan». Ebbene, ha chiosato Bressan «vogliamo mostrare che le religioni sono capaci di parlarsi. Anche la Cina, che sta costruendo un mega-padiglione, si sta informando sulla nostra presenza: sarà interessante verificare se saremo capaci di dialogare anche tra culture».
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