ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 settembre 2014

La corte dei miracoli del Santamarta village

Chiesa Clericale, Chiesa Cattolica. La comunione ai divorziati risposati è un pretesto

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Qualcosa si muove. Qualcuno si accorge che l'argomento del prossimo Sinodo dei Vescovi sarà la famiglia e non la comunione ai divorziati risposatiEugenio Scalfari l'ha scritto ieri su Repubblica dicendo che quest'ultima è "Non dico un pretesto ma un aspetto assai particolare e poco rilevante". E la questione che ruota attorno al tema famiglia è se la chiesa deve continuare ad essere clericale o, come vuole Francesco, "cattolica" cioè universale (katholicós in greco antico significa "universale").

Quanto può interessare il problema della comunione ai divorziati risposati a un miliardo e quattrocento milioni di cinesi o a un miliardo e duecento milioni di indiani? Più ancora quanto interessa ai quattro italiani su cinque che ieri non sono andati a Messa, e che hanno trascorso la giornata in pigiama, bagnandosi al mare e facendo acquisti? O, ancor più numerosi, che hanno passato le ore spazzando casa perché gli altri giorni non c'è tempo, o hanno preparato le cene della settimana da tenere infreezer perché anche se si guadagna sempre di meno si lavora sempre di più? La grandissima parte di loro, quando si parla di comunione ai divorziati risposati, non sa neppure di cosa si parla.
Sanno invece che la disoccupazione sta logorando la dignità di loro stessi in quanto persone, genitori, coniugi, come ha detto il Papa in Molise. E vorrebbero capire perché la famiglia da sacrario dell'educazione è troppo spesso luogo di corruzione, di pratiche turpi imposte ai bambini, di vizio, come il fondatore di Repubblica si è sentito ripetere dal vescovo di Roma.
Cose ben note a Papa Francesco e alla gente perché è vita vissuta, ma sono conosciute dai clericali? Forse no. Viene il dubbio che si facciano abbagliare dalla signora del terzo banco e, a dir la verità, anche da quella del quinto, che non possono fare la comunione perché sono divorziate risposate. Per carità, problema vero. Ma che diventa fuori scala se osservato attraverso la lente d'ingrandimento della corte di cattolici - spesso ricchi, frequentemente pensierosi - che hanno facile accesso a preti e monsignori. 
Sì, come si è detto una mattina a santa Marta, è venuto il momento dei cristiani liberi da vanità, sete di potere e soldi. Questa credo sia la vera questione che gira attorno al pretesto della comunione ai divorziati risposati.

Don Aldo Antonelli Headshot

Lettera aperta al Cardinal Velasio de Paolis

NO, signor Cardinal De Paolis! Leggendo l'intervista che lei ha rilasciato a Paolo Rodari e pubblicata sul giornale La Repubblica sabato 20 Settembre, mi sono subito venute in mente le parole di Gesù, riportate dall'evangelista Matteo al capito 23, versetti 1-4: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate ed osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito".
Volendo contestualizzare queste parole nel 2014, in riferimento alla sua intervista, la condanna, molto probabilmente, sarebbe più dura e radicale: "Non fate nemmeno come dicono, perché non dicono bene!". Mi permetta una domanda, insidiosa se vuole, ma pertinente e necessaria: "Dunque secondo lei ammettere, a certe condizioni, i divorziati all'eucarestia sarebbe un andare contro la "legge divina"? E da quando in qua una disposizione ecclesiastica è diventata "legge divina"?".
Secondo la "sua" dottrina, i divorziati che hanno formato una nuova famiglia dovrebbero uccidere la nuova, magari felice, famiglia per risuscitare la vecchia, morta famiglia. In confessione non potrebbero essere assolti se non ritornano al primo matrimonio. Sarebbe come chiedere ad un assassino, mi si permetta l'esempio, di risuscitare il morto prima di poter essere assolto.
Se poi, sempre secondo la "sua" dottrina, la persona è vittima della separazione, dovrà continuare a vivere, vita natural durante, da cenobita, un celibato/nubilato forzato! Mi scusi, ma lei in che mondo vive?
Lei è l'esempio classico di come si possa essere accecati e schiavi di una "verità" che non salva e presuntuosamente garantiti da un "dio" sadico e di pietra!
Lei è la versione "cristiana" dell'intolleranza talebana e del sadismo sanfedista! La sua (de)formazione canonica l'ha portata a interpretare il Vangelo con le lenti del diritto canonico, mentre dovrebbe rileggere tutto il diritto canonico alla luce del vangelo. Lei, uomo del sabato invece che samaritano! Mi domando se lei ha mai avuto occhi per vedere alcune, gravi, situazioni di abbandono, aggravate e consacrate anche dall'emarginazione ecclesiale.
Mi domando se ha ancora orecchi per ascoltare le grida di disperazione e di tormento in cui versano tante coscienze mortificate da delle leggi assurde, passare per "divine". Le cronache attuali di esecuzioni e sgozzamenti perpetrati nel nome di allàh suscitano riprovazione unanime e sdegno senza eccezioni. Non altrettanto avviene nei confronti di chi, come lei, usa la verità come coltello per violentare le coscienze ed uccidere ogni speranza.

3 commenti:

  1. e l'uomo non divida ciò che Dio ha unito?nel bene e nel male finché morte non ci separi?pregare Dio perché mantenga unita la famiglia x dare ai figli un esempio ?sono tutte cose superate?ma di quale coscienza parla?come si possono abbandonare i figli x seguire le voglie carnali?

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  2. Quale sarebbe la disposizione ecclesiastica?

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  3. Da Antrosano all'Huffington Post .. adesso che non può prendersela con Berlusconi punta direttamente sui cardinali..

    http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2011/01/23/news/ruby-messa-anti-berlusconi-nella-chiesa-di-antrosano-1.4754860

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