ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 8 settembre 2014

L’UNICA È NON VENDERSI LE CHIESE (o la Chiesa?)

E SULL’ALTARE CI FACCIO LA LAP-DANCE – TEATRI, OFFICINE E NIGHT CLUB, ECCO IL CATALOGO DI QUELLO CHE SI FA NELLE CHIESE SCONSACRATE – PER IL CARDINAL RE BISOGNA VIGILARE SULLE TRASFORMAZIONI, MA L’UNICA È NON VENDERSI LE CHIESE

In Vaticano piangono sul latte versato, ma è difficile vincolare i beni venduti. In Ungheria, in una basilica sconsacrata vanno in scena spogliarelli. Madonna della Neve, nel comasco, è diventata un’officina per auto. Ad Asti, l’ex chiesa di San Giuseppe ospita i tavoli da biliardo. In Gran Bretagna 50 mila chiese sono diventate negozi, ristoranti o uffici…

1. “TEATRI, OFFICINE E NIGHT CLUB. QUANTI SFREGI ALLE EX CHIESE”

Giacomo Galeazzi per “la Stampa

Cardinale Giovanni Battista ReCARDINALE GIOVANNI BATTISTA RE
Trent’anni dopo, la «profezia apocalittica» di «Joan Lui» è ormai cronaca. Nel film di Adriano Celentano, per contrappasso blasfemo, una chiesa barocca diventa la balera «Il tempio», con tanto di crocifisso e tabernacolo sovrastati dalla consolle del dj e dal bancone dei barman in paramenti liturgici. La crisi di fondi e di vocazioni ha portato numerose diocesi italiane ed europee a vendere a privati o enti locali edifici di culto sconsacrati. Una dismissione tutt’altro che indolore per la sensibilità religiosa dei fedeli che da un giorno all’altro hanno assistito alla riconversione in sale ricevimenti, sedi di banche, negozi o, addirittura, locali a luci rosse di antichissimi ex monasteri, abbazie, santuari.

Come esempio di «uso improprio» il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, indica una basilica sconsacrata in Ungheria, ora trasformata in un night club, dove di sera sull’altare avviene lo spogliarello. Ma l’elenco è sterminato. A Milano, Santa Teresa, costruita nel 1694, è divenuta una biblioteca multimediale: computer, sedie e scrivanie invece di incenso e rito ambrosiano.
EX CHIESA MILANOEX CHIESA MILANO

A Cupramontana, in provincia di Ancona, è andata decisamente peggio all’Eremo delle Grotte, conosciuto come «Frati Bianchi» dal candido saio indossato dai Camaldolesi che lo abitarono per cinque secoli, come racconta in pagine memorabili lo scrittore Luigi Bartolini, autore del romanzo «Ladri di biciclette». Un insediamento religioso che ha dato i natali a intere congregazioni monastiche e che ha accolto santi e i fondatori dell’ordine dei Cappuccini, oggi, tra distributori automatici di snack e bevande, può essere prenotato per cene sociali e degustazioni di vini. Poco lontano, invece, la sala capitolare della Badia di Sant’Emiliano in Congiuntoli, edificata dai benedettini nel X secolo, è stata ridotta ad allevamento di animali da cortile. Un po’ come accaduto a Bruxelles: Santa Caterina, per «costi di gestione troppo elevati», è stata derubricata a mercato coperto di frutta e verdura. Da luogo-simbolo di fede a bazar.
IL MITICO CARDINALE GIOVANBATTISTA REIL MITICO CARDINALE GIOVANBATTISTA RE

Per chi cerca atmosfere spirituali gli ex conventi sono l’ideale come strutture ricettive. Un convento di 650 metri a Panzano in Chianti è stato restaurato e offerto per 2,3 milioni di euro. In Campania, ad Olevano sul Tusciano, con 90 mila euro si compra un ex convento. Nell’ex chiesa milanese di via Piero della Francesca (oggi dancing «Gattopardo») si balla fino al mattino. A Volterra ha cambiato destinazione d’uso una pieve dell’ottavo secolo, ad Asti la settecentesca Confraternita di San Michele che può vantare la frequentazione del giovane Vittorio Alfieri. La romanica San Nicolò, nel cuore medievale di Jesi, è «set» di sfilate di moda e mostre-mercato del cioccolato.

Madonna della Neve, a Portichetto di Luisago in provincia di Como, è divenuta officina per le auto. A Genova Santa Sabina è sede di una banca. A Bologna Santa Lucia è diventata un’aula universitaria. A Salerno San Gregorio è una galleria d’arte. All’Aquila San Filippo Neri è un teatro. Il fenomeno è «global». In Gran Bretagna 50 mila chiese sono diventate negozi, ristoranti, uffici. E l’Italia non è da meno. Ex chiese ristrutturate con angolo cottura. Immerse in contesti bucolici, panoramiche sul mare o sfarzose. O loft chic. Sconsacrate, passate di mano, materia per architetti e designer. Un trend censito dal portale immobiliare.it.
CHIESA DI SAN GIUSEPPECHIESA DI SAN GIUSEPPE
«Non è solo questione di decoro o di buon gusto, ma anche di sensibilità verso la religione - osserva il cardinale Giovanni Battista Re -. Occorre vigilare sulle trasformazioni improprie e rispettare tracce di religiosità e simboli di storia del cristianesimo». Dunque non si può fare ciò che si vuole degli edifici sacri: neppure dopo la sconsacrazione.

Di tutt’altro parere il re dei night club Peter Gatien, che per le sue discoteche «Limelight» ha scelto un’ex chiesa di New York e un presbiterio londinese del ’700. «In Inghilterra ho visto un’ex chiesa tramutata in piscina - racconta il teologo salesiano Manlio Sodi -. Per far fronte alle necessità economiche, i vescovi, soprattutto in Francia, tolgono la sacralità ad antichi luoghi di culto ma prima di venderli dovrebbero verificare quale impiego intendono farne gli acquirenti».

Si tratta, aggiunge il direttore della «Rivista liturgica», di «un’emergenza culturale», quindi servono «soluzioni concordate con le autorità civili per impedire che proseguano simili scempi a un patrimonio di tutti». All’incanto non può finire la fede né «i luoghi che l’hanno trasmessa per generazioni». Dov’era il Santissimo, niente «sacro sballo». Ad absidi e navate non si attagliano tavoli da biliardo e luci stroboscopiche. Il battistero e la collegiata non siano «location» per nottambuli.

2. “UN PATRIMONIO CHE LE DIOCESI NON RIESCONO PIÙ A MANTENERE”
Andrea Tornielli per “La Stampa
EX CHIESA DI SAN GIUSEPPE AD ASTIEX CHIESA DI SAN GIUSEPPE AD ASTI

Di fronte al fenomeno delle chiese dismesse, trasformate in alberghi e persino in night club, con tanto di lap dance e spogliarello sugli ex altari davanti ai quali, magari per secoli, un popolo di fedeli si era raccolto in preghiera, la reazione indignata delle autorità ecclesiastiche è comprensibile. Del resto, al di là dei casi limite, il numero degli edifici di culto venduti e usati per altri scopi è destinato ad aumentare. Le città dell’antica Europa, e in particolare quelle italiane, pullulano di chiese, chiesette, cappelle: mute testimoni di una civiltà cristiana nella quale la gente viveva anche nella povertà più estrema, in case sgangherate, ma riempiva d’oro e di affreschi la casa di Dio.

Il calo del numero dei praticanti, i costi di manutenzione e la mancanza di preti rendono sempre più arduo mantenere in vita questo patrimonio, rendendo talvolta necessaria la coabitazione, come avviene nel centro di Praga, la capitale europea più scristianizzata. Qui le chiese, in certe ore e in certi giorni, si trasformano in sale per concerti o per rappresentazioni con tanto di biglietto, e ritornano luoghi di preghiera e di celebrazione in altri momenti. Per non parlare del fenomeno, più diffuso anche in Italia, delle visite a pagamento a basiliche e cattedrali, veri capolavori di arte, che nel tempo sembrano destinate a trasformarsi in musei veri e propri.

EX CHIESA PROVINCIA COMO AUTORIPARAZIONIEX CHIESA PROVINCIA COMO AUTORIPARAZIONI
Certo, una cosa sono i concerti o le pinacoteche, le sale per conferenze o ancora i centri per attività sociali e caritative; un’altra cosa sono i bar e i night club alla moda. E, guarda caso, a essere ambite per queste ultime destinazioni d’uso non sono – purtroppo! – le chiese simili ad enormi scatoloni partorite nell’ultimo cinquantennio dalle bizzarre visioni di qualche architetto, ma ovviamente quelle più antiche, collocate nei centri storici.

Le diocesi, prima di dismettere questi edifici, potrebbero essere più creative nel tentare di utilizzarli per il bene di tutti e per scopi che non risultino così estranei al loro passato. Ma i casi segnalati in queste pagine attestano una realtà della quale bisogna prendere atto. La società europea è sempre meno cristiana, e non ha più molto senso insistere enfaticamente sulle sue «radici cristiane», se sopra le radici non ci sono tronchi, rami e foglie verdi. Senza fedeli e una fede viva e vissuta le chiese sono destinate a trasformarsi. Se va bene, in musei. Altrimenti in locali alla moda.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sull-altare-ci-faccio-lap-dance-teatri-officine-night-club-ecco-84099.htm

NEL NOME DI D-IOR! - DUELLO OLTRETEVERE SULLE FINANZE VATICANE: E' ITALIA CONTRO RESTO DEL MONDO - GLI "ITALIANI" PROVANO A RICNQUISTARE SPAZIO NELLA BANCA DEL PAPA ...

Il cardinale Parolin guida la riscossa dei prelati tricolore, estromessi (o relegati a ruoli inutili) con le recenti mosse di Bergoglio: fuori dalla banca del papa, dall'autorita' antiriciclaggio e dal superministero dell'economia…

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

papa francesco in corea del sud 7PAPA FRANCESCO IN COREA DEL SUD 7
Italia contro Resto del Mondo in Vaticano. Non è un’altra partita di beneficenza promossa da Papa Francesco, ma il match in corso nella Santa sede per il controllo delle finanze vaticane. I prelati «tricolore», in effetti, sono di fatto tagliati fuori dalle faccende finanziarie Oltretevere.

Dopo le ultime mosse decise a luglio da Jorge Bergoglio, banca, autorità antiriciclaggio e superministero dell’Economia sono finiti in mano agli «stranieri», con gli italiani - relegati a ruoli marginali o  estromessi del tutto dai posti chiave - pronti a riconquistare un po’ di spazio. Così l’autunno potrebbe diventare caldo (pure) nei Sacri palazzi.

monsignor parolin arriva al suo primo incontro bilaterale italia vaticanoMONSIGNOR PAROLIN ARRIVA AL SUO PRIMO INCONTRO BILATERALE ITALIA VATICANO
Una situazione non estranea a Pietro Parolin. Anzi. Il cardinale italiano, capo della Segreteria di Stato, non sembra intenzionato a stare con le mani in mano. Raccontano che nelle ultime settimane Parolin abbia parlato della nuova geografia del potere vaticano anche con ambienti diplomatici italiani. È proprio cercando di fare sponda coi piani alti delle ambasciate italiane, si dice, che il porporato potrebbe rimettere in gioco la squadra italiana.

SEDE DELLO IORSEDE DELLO IOR
Uno dei primi obiettivi potrebbe essere portare a casa tutti e due i posti «vacanti» nel consiglio dell’Istituto per le opere di religione. Con la nomina del nuovo presidente, il francese Jean Babtiste de Franssu, a luglio sono entrati nel board dello Ior Clemens Boersig (Germania), Mary Ann Glendon (Usa) e Sir Michael Hintze (Regno Unito).

Il superministro dell’Economia, l’australiano George Pell, ha assicurato che ci sarà un italiano tra le new entry, ma i prelati della Penisola sperano di fare il colpaccio e piazzarne addirittura due. Secondo fonti ben informate, si tratterebbe di «riequilibrare» la mappa del potere finanziario, ora «assai sbilanciata», come accennato, verso «l’estero». 

DE FRANSSUDE FRANSSU
È in particolare il blocco americano, con alleati forti in Australia, ad avere in mano il pallino sui «soldi» della Santa sede. Uno strapotere conquistato nel tempo, grazie a trame mai troppo chiare con le lobby internazionali e agganci trasversali, in particolar modo rimbalzando tra i Cavalieri di Colombo e gli storici Cavalieri di Malta. 

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