Dalla prefazione di don M. Tranquillo a "Sed Gladium"
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Dalla Prefazione di Don Mauro Tranquillo, FSSPX
a SED GLADIUM
[…]
Il
testo del Nostro vuole mostrare l’atteggiamento della Santa Scrittura
verso le false religioni, che di certo non è tenero, nel Vecchio come
nel Nuovo Testamento. A me, in questa breve introduzione, spetta di
ricordare come la Chiesa, nella sua liturgia e nei suoi atti, prima
ancora che in specifici documenti sull’argomento (peraltro citati nel
seguito dell’opera), abbia tenuto verso le false religioni un
atteggiamento tutt’altro che accomodante.
[…]
La
Chiesa non ha mai avuto cognizione di un dialogo con i non cristiani.
Eventuali discussioni erano esplicitamente finalizzate alla conversione;
l’ascolto dell’altro era volto a una più efficace confutazione dei suoi
errori; l’atteggiamento normale era combattivo, a livello dialettico o
anche militare, se necessario e possibile. Nel caso in cui non si
potesse convertire o prevalere, l’opzione normale non era l’adattarsi
all’interlocutore, ma il martirio, esso stesso considerato il più
completo trionfo della fede sull’errore.
Il Pontificale romano definisce, nel rito dell’ordinazione dei diaconi, la Chiesa di Dio come quae semper in procinctu posita, incessabili pugna contra inimicos dimicat:
Una schiera ordinata nella sua gerarchia spirituale, capace di dotarsi
di tutte le armi visibili e invisibili per una lotta contro le potenze
spirituali e contro i nemici terreni. Seguace di Colui che approvò l’uso
della spada, anzi ordinò agli Apostoli di comprarne una vendendo il
mantello, la Chiesa, società perfetta, non ha esitato a mettere a
esecuzione il Satis est uscito dalla bocca del Cristo a
proposito delle due spade, ogni volta che lo ha potuto e dovuto,
votandosi al martirio in tutti gli altri casi.
[…]
La
liturgia abbonda di espressioni guerresche contro i nemici della fede.
Il Papa benediva i vessilli bellici perché fossero temibili ai nemici
del popolo cristiano, perché i condottieri cristiani penetrassero come
un cuneo le schiere ostili, a lode e gloria del Nome di Dio; il Messale
Romano pregava che Dio sottomettesse agli Imperatori cristiani le
barbare nazioni che non conoscevano la verità (nel Venerdì santo); e
contiene una Messa contra paganos, perché questi siano
schiacciati dalla destra di Dio, che fa il paio con quella per la
propagazione della Fede, che invoca il progresso constante della vera
religione dall’oriente all’occidente e la conversione di tutte le genti.
[…]
L’atteggiamento
dei Papi verso i non cristiani è stato costantemente quello della
missione o della guerra, o nel caso si trovassero all’interno di stati
cattolici, quello della repressione o della ri-conversione. Possono
sembrare parole scritte dalla propaganda anticattolica, ma al di là
degli eccessi leggendari della pubblicistica ottocentesca anticlericale,
dobbiamo assumere come fatto normale che la Chiesa sia una società che
deve diffondere la verità, e tutelare la trasmissione di questa verità
con i mezzi che una società perfetta ha a sua disposizione, ogni volta
che lo può. Che la Chiesa avesse nei suoi canoni leggi penali contro gli
eretici è la normalità, che scendesse in guerra con i propri mezzi a
difendere i cristiani in pericolo o a eliminare gli ostacoli alla
diffusione del Vangelo, è la normalità in qualsiasi epoca in cui non c’è
persecuzione ma Cristianità. Sant’Ambrogio non esitava a spingere
l’Imperatore a negare a Milano qualsiasi luogo di culto agli ariani,
occupando con i fedeli l’unica chiesa rimasta nelle loro mani; quando
una sinagoga fu incendiata dai cristiani in Asia, il santo condannò
l’atto, ma obbligò Teodosio a non imporre la ricostruzione, per di più a
spese dei cristiani. Non ci deve stupire che Lucio III ordinasse di
consegnare gli eretici al braccio secolare, o che Innocenzo III
chiedesse ai signori laici di intervenire eliminando dalle loro terre
tutti gli eretici segnalati dalla Chiesa; e che nella bolla dogmatica
che condanna gli errori di Lutero, Leone X ricordi che bruciare gli
eretici non è contro la volontà dello Spirito Santo. Anche la tolleranza
verso l’errore, quando avviene, è sempre temporanea e dovuta a
circostanze particolari, qualora l’applicazione rigorosa del diritto
fosse controproducente rispetto al fine.
[…]
Un
discorso tutto a sé meriterebbe la vita di quei santi che hanno fatto
dell’atteggiamento anti-ecumenico il senso della loro stessa santità,
riconosciuta dalla Chiesa. Se abbiamo citato sant’Ambrogio, flagello
degli eretici, avremmo dagli Apostoli in poi tantissimi esempi di quella
che oggi chiameremmo, secondo un linguaggio sgradevole, intolleranza; e che in realtà si deve dire vera carità.
Non faremo esempi, perché solo persone in mala fede potrebbero trovare
in un qualsiasi santo “preconciliare” la minima traccia di spirito
ecumenico. Non si contano i santi che hanno scritto contro gli eretici,
che li hanno avversati, che hanno distrutto templi pagani, che hanno
sostenuto o personalmente guidato spedizioni militari contro gli
infedeli. E non si contano i santi morti martiri per mancanza di spirito
ecumenico. Mi limiterò a citare il Beato John Ogilvie, gesuita
scozzese, catturato a Glasgow dai calvinisti per aver detto la Messa “in
una città riformata”, e messo a morte da Giacomo VI per aver sostenuto
il potere del Papa sui Re durante il processo. Questi, condotto
all’impiccagione, dichiarò quanto dovrebbe far impallidire un Giovanni
Paolo II, un Benedetto XVI o un Francesco: «If there be here any hidden Catholics, let them pray for me; but the prayers of heretics I will not have»
(«Se ci sono qui dei cattolici nascosti, che preghino per me; ma le
preghiere degli eretici io non le avrò»). Atteggiamento veramente
cattolico agli antipodi degli incontri di Assisi o delle preghiere a per
la pace nei giardini del Vaticano: le preghiere degli eretici non solo
sono inefficaci, ma blasfeme e pericolose.
[…]
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