La Fraternità San Pio X
in stato di «riconciliazione imperfetta».
Verso il riconoscimento canonico?
Dunque, ieri, martedì 23 settembre, nel Palazzo del Sant’Uffizio (Congregazione per la Dottrina della Fede), si è svolto l’incontro annunciato senza data fra il cardinale Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e Mons. Fellay, Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX). Erano presenti: da parte della Congregazione: Mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei, Mons. Ladaria, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Mons. Di Noia, Segretario aggiunto; e da parte della FSSPX: i due assistenti di Mons. Fellay: Don Pflüger e Don Nély.
Il riconoscimento canonico della FSSPX, se giungerà nei tempi prossimi, non presenterà più l’aspetto e l’interesse di terremoto che avrebbe rivestito all’interno della Chiesa alla fine del pontificato di Benedetto XVI. Al contrario, esso è divenuto, paradossalmente, molto più facile da realizzare, dal momento che il Papa attuale – è il minimo che si possa dire – non ha la reputazione di tradizionalista che aveva il suo predecessore.
Si possono avanzare diversi commenti:
- Si nota la specie di solennità data all’incontro da parte della Santa Sede, la quale, dopo aver conservato un segreto ermetico sul giorno dello svolgimento, l’ha fatto seguire da un comunicato ufficiale della Sala Stampa, in forma di documento diplomatico dai termini debitamente soppesati.
- Il secondo è il ritorno sulla scena della piccola Commissione Ecclesia Dei e del suo Segretario, Mons. Pozzo. Delle indiscrezioni avevano fatto conoscere il breve incontro di Mons. Fellay con il Papa, nella Casa Santa Marta, più di sei mesi fa, e gli osservatori avevano concluso che si erano di nuovo stabilite delle discussioni, interrotte nel giugno 20012, in vista di dare uno statuto canonico alla FSSPX.
Il molto ratzingheriano Mons. Pozzo appare come l’artefice efficace, non avendo esitato, si dice, a dimostrare audacia in certe occasioni.
- Il contenuto del comunicato odierno, peraltro, riprende quasi alla lettera quello del 2005. Nel 2005:
«si è inteso di procedere per gradi e in tempi ragionevoli verso il superamento delle difficoltà e l’auspicato raggiungimento della piena riconciliazione».
Si noti la differenza: La qualificazione dello stato teologico della FSSPX è oggetto di un concetto elaborato per l’occasione. Non si dice più che essa deve giungere alla «piena comunione», assimilandola per questo, poco o meno, alle comunità separate alle quali è riservata l’espressione (a torto peraltro, poiché la comunione non è suscettibile di gradualità) di «comunione imperfetta». Ma il comunicato dice che la FSSPX deve ritrovare la «piena riconciliazione». La FSSPX, già in piena comunione, non è ancora in piena riconciliazione.
- A questo proposito, c’è da ricordare che il cardinale Castrillon, quand’era incaricato della questione, teneva ad affermare che la FSSPX non era affatto scismatica. Si può avanzare l’ipotesi, conoscendo il modo in cui funziona il governo di Papa Francesco, che ama sostituire ai circuiti ufficiali d’informazione della Curia i suoi, che il lungo rapporto orale fattogli dal cardinale Castrillon sull’argomento, nell’ottobre 2013, abbia avuto un peso considerevole.
- L’aspetto più importante rivelato dal comunicato di oggi è «politico». È chiaro che Mons. Pozzo, in questa nuova fase fino ad oggi molto discreta, ha potuto agire solo con l’espresso avallo del Papa. Secondo gli usi della Santa Sede, e sotto Papa Francesco più che mai, un comunicato di questa natura riceve la sua approvazione personale prima della pubblicazione. Se si aggiunge che in occasione di una recente riunione detta «segreta» della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) presieduta dal Papa, e cioè una di quelle riunioni della CEI che non danno luogo a informazioni per la stampa, il Papa, in risposta ad una domanda di un vescovo, ha affermato che la regolamentazione riguardante il Motu Proprio Summorum Pontificum (la Lettera Apostolica e l’Istruzione applicativa) restava in vigore, si può dire che ci si trova in presenza della «continuità» del presente pontificato con quello di Benedetto XVI.
Francesco il «progressista» avrebbe piacere di riuscire laddove ha fallito Benedetto l’«integralista».
- Fatto sta che il punto principale resta avvolto in un grande mistero, del tutto sconosciuto anche ai suoi più prossimi: cos’è che vuole fare Mons. Fellay o, cosa che è la stessa, cos’è che pensa di poter fare?
Dunque, ieri, martedì 23 settembre, nel Palazzo del Sant’Uffizio (Congregazione per la Dottrina della Fede), si è svolto l’incontro annunciato senza data fra il cardinale Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e Mons. Fellay, Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX). Erano presenti: da parte della Congregazione: Mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei, Mons. Ladaria, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Mons. Di Noia, Segretario aggiunto; e da parte della FSSPX: i due assistenti di Mons. Fellay: Don Pflüger e Don Nély.
Il riconoscimento canonico della FSSPX, se giungerà nei tempi prossimi, non presenterà più l’aspetto e l’interesse di terremoto che avrebbe rivestito all’interno della Chiesa alla fine del pontificato di Benedetto XVI. Al contrario, esso è divenuto, paradossalmente, molto più facile da realizzare, dal momento che il Papa attuale – è il minimo che si possa dire – non ha la reputazione di tradizionalista che aveva il suo predecessore.
Si possono avanzare diversi commenti:
- Si nota la specie di solennità data all’incontro da parte della Santa Sede, la quale, dopo aver conservato un segreto ermetico sul giorno dello svolgimento, l’ha fatto seguire da un comunicato ufficiale della Sala Stampa, in forma di documento diplomatico dai termini debitamente soppesati.
- Il secondo è il ritorno sulla scena della piccola Commissione Ecclesia Dei e del suo Segretario, Mons. Pozzo. Delle indiscrezioni avevano fatto conoscere il breve incontro di Mons. Fellay con il Papa, nella Casa Santa Marta, più di sei mesi fa, e gli osservatori avevano concluso che si erano di nuovo stabilite delle discussioni, interrotte nel giugno 20012, in vista di dare uno statuto canonico alla FSSPX.
Il molto ratzingheriano Mons. Pozzo appare come l’artefice efficace, non avendo esitato, si dice, a dimostrare audacia in certe occasioni.
- Il contenuto del comunicato odierno, peraltro, riprende quasi alla lettera quello del 2005. Nel 2005:
«L’incontro si è svolto in un clima di amore per la Chiesa e di desiderio di giungere alla perfetta comunione. Quantunque coscienti delle difficoltà, è stata espressa la volontà di procedere per gradi, per tappe, e in tempi ragionevoli».
Oggi:«si è inteso di procedere per gradi e in tempi ragionevoli verso il superamento delle difficoltà e l’auspicato raggiungimento della piena riconciliazione».
Si noti la differenza: La qualificazione dello stato teologico della FSSPX è oggetto di un concetto elaborato per l’occasione. Non si dice più che essa deve giungere alla «piena comunione», assimilandola per questo, poco o meno, alle comunità separate alle quali è riservata l’espressione (a torto peraltro, poiché la comunione non è suscettibile di gradualità) di «comunione imperfetta». Ma il comunicato dice che la FSSPX deve ritrovare la «piena riconciliazione». La FSSPX, già in piena comunione, non è ancora in piena riconciliazione.
- A questo proposito, c’è da ricordare che il cardinale Castrillon, quand’era incaricato della questione, teneva ad affermare che la FSSPX non era affatto scismatica. Si può avanzare l’ipotesi, conoscendo il modo in cui funziona il governo di Papa Francesco, che ama sostituire ai circuiti ufficiali d’informazione della Curia i suoi, che il lungo rapporto orale fattogli dal cardinale Castrillon sull’argomento, nell’ottobre 2013, abbia avuto un peso considerevole.
- L’aspetto più importante rivelato dal comunicato di oggi è «politico». È chiaro che Mons. Pozzo, in questa nuova fase fino ad oggi molto discreta, ha potuto agire solo con l’espresso avallo del Papa. Secondo gli usi della Santa Sede, e sotto Papa Francesco più che mai, un comunicato di questa natura riceve la sua approvazione personale prima della pubblicazione. Se si aggiunge che in occasione di una recente riunione detta «segreta» della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) presieduta dal Papa, e cioè una di quelle riunioni della CEI che non danno luogo a informazioni per la stampa, il Papa, in risposta ad una domanda di un vescovo, ha affermato che la regolamentazione riguardante il Motu Proprio Summorum Pontificum (la Lettera Apostolica e l’Istruzione applicativa) restava in vigore, si può dire che ci si trova in presenza della «continuità» del presente pontificato con quello di Benedetto XVI.
Francesco il «progressista» avrebbe piacere di riuscire laddove ha fallito Benedetto l’«integralista».
- Fatto sta che il punto principale resta avvolto in un grande mistero, del tutto sconosciuto anche ai suoi più prossimi: cos’è che vuole fare Mons. Fellay o, cosa che è la stessa, cos’è che pensa di poter fare?
Ma cosa vuole questo Barthe?
RispondiEliminaDa sapere che questo Barthe, fu ordinato prete da Mons. Lefebvre, poi fu accusato di sedevacantismo e allora che fa? Come tutti i sedevacantisti e o sedeprivazionisti che si rispettano, alla fine si alleano con i modernisti contro la Fraternità e non perdono occasione di calunniare, criticare e quant' altro, allo stesso modo che i modernisti, i conservatori e neocon ecc...
Questo tizio è legato all'IBP e a ICR, che alla pari della FSP, ogni volta che vedono la sigla di FSSPX digrignano i denti.... hanno stufato alla grande.
Alla fine del suo dire, sinceramente NON ho capito dove questo voglia parare...