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mercoledì 10 settembre 2014

Suonare o suonati?

Il cardinal Dolan sarà il “Grand Marshal” del primo “Gay St. Patrick’s Day”

Il cardinal Dolan sarà il “Grand Marshal” del primo “Gay St. Patrick’s Day”
(di Lupo Glori)  Il St. Patrick’s Day di New York, l’antichissima e celebre parata cattolica del 17 marzo, in onore del patrono d’Irlanda San Patrizio, risalente al 1762, apre ai gruppi omosessuali che da quest’anno saranno ammessi a partecipare alla sfilata con i loro cartelli e striscioni.

Come riporta l’agenzia di stampa “TMNews” infatti, «fino a oggi gli omosessuali erano liberi di partecipare alle celebrazioni, ma senza mostrare i cartelli che rappresentavano le loro associazioni. Ma il comitato organizzatore della parata ha annunciato che durante la prossima manifestazione, il 17 marzo, i gruppi che rappresentano diverse comunità gay, lesbiche, bisessuali e transgender potranno sfilare lungo Fifth Avenue con le proprie insegne». Con tale storica decisione gli organizzatori della manifestazione cedono, dunque, alle pressioni dei movimenti LGBT, divenute sempre più accese e violente negli ultimi decenni. Pressioni che hanno trovato un alleato formidabile e determinante nel nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, il primo sindaco in 20 anni a non partecipare alla sfilata.
L’anno scorso de Blasio, infatti, dopo aver preso parte alla cerimonia religiosa, che accompagna tradizionalmente l’evento, aveva disertato la parata in polemica contro le presunte politiche “omofobe” degli organizzatori. Ma la notizia più importante e sorprendente è un’altra. Gli organizzatori della manifestazione hanno, infatti, pensato bene di assegnare il titolo onorario di “Grand Marshal” dello storico primo “Gay St. Patrick’s Day” all’Arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan, che ha accettato l’invito di aprire la sfilata sotto le insegne omosessuali dichiarando al “New York Times”: «gli organizzatori della Parata hanno la mia fiducia e il mio supporto. I miei predecessori ed io abbiamo sempre lasciato le decisioni su chi potesse marciare agli organizzatori delle singole parate. Come ho fatto ogni anno… prego che la Parata sia una occasione di unità per tutti noi». Patrick J. Hornbeck, presidente del dipartimento di teologia alla “Fordham University”, giudica la decisone del cardinal Dolan in linea con il pensiero “rivoluzionario” di Papa Francesco: «Penso che stiamo vedendo il cattolicesimo di Papa Francesco arrivare fino all’arcidiocesi di New York, la dichiarazione del cardinale Dolan è accogliente. Non è lui che prende questa decisione, ma vede la sfilata come un’opportunità per l’unità».
Al contrario Pat Archbold, giornalista della più antica rivista cattolica degli Stati Uniti, il “National Catholic Register”, definisce la scelta dell’Arcivescovo di New York di sfilare come “Grand Marshal”, una «capitolazione totale ai gruppi gay». La giustificazione del cardinal Dolan circa la non intromissione della chiesa cattolica riguardo la partecipazione dei gruppi omosessualisti alla marcia newyorkese è smentita dai fatti.
Nel 1993, il Cardinale John O’Connor si oppose, difatti, alla aggressiva campagna della Irish Lesbian and Gay Organization di poter marciare sotto le proprie bandiere, affermando risolutamente: «I cattolici irlandesi sono stati perseguitati per il solo fatto di aver rifiutato il compromesso con l’insegnamento della Chiesa. Quello che gli altri possono chiamare bigottismo, i cattolici irlandesi lo chiamano principio». Il più autorevole rappresentante della chiesa cattolica americana, accettando il ruolo di ospite d’onore della prima sfilata omosessuale di san Patrizio, cade, dunque, nella trappola LGBT, che utilizzerà tale plateale ed emblematica partecipazione per i suoi evidenti fini ideologici.
In un momento di grave crisi e confusione morale, in una società sempre più pericolosamente minacciata dall’ideologia del gender, sarebbe stato auspicabile che il cardinal Dolan prendesse esempio dal Cardinale John O’Connor e rifiutasse fermamente tale invito, ribadendo la palese inconciliabilità tra dottrina cattolica e omosessualità. (Lupo Glori)
http://www.corrispondenzaromana.it/il-cardinal-dolan-sara-il-grand-marshal-del-primo-gay-st-patricks-day/

New York, St. Patrick’ day:

LGBT ,   Pro-Life No
di Marco Tosatti
Articolo pubblicato sulla rubrica dell'Autore San Pietro e dintorni




La “Catholic League” che ha marciato nella parata di Saint Patrick della città di New York per vent’anni non lo farà nel 2015.
Il suo leader, Bill Donohue, ha annunciato la decisione motivandola con il rifiuto da parte del Comitato organizzatore di permettere anche a un gruppo Pro-Life di partecipare alla sfilata. 

Prima dell’annuncio in base a cui un gruppo gay avrebbe marciato sotto la sua bandiera nella parata del 2015, sono stato consultato dagli organizzatori della parata per quelli che erano i loro piani. Ho detto loro che potevo appoggiare questa decisione solo se ci fosse stata una revisione formale nelle regole che governano i gruppi a cui viene permesso sfilare…Per essere precisi ho chiesto loro di garantire che un gruppo Pro-Life cattolico avesse il permesso di sfilare. Ora mi dicono che la lista è pronta e che nessun gruppo Pro-Life marcerà. Di conseguenza ho deciso di ritirare la partecipazione”.  

Donohue poi continua:
Ora cercheranno di mettermi contro il cardinale Timothy Dolan, Grand Marshal della parata 2015. Il suggerimento che sono contro l’arcivescovo di New York non è solo falso, è spregevole. Il cardinale Dolan non ha un tifoso più strenuo di Bill Donohue”.  

E conclude:
Il mio ritiro non ha nulla a che fare con il cardinale Dolan o con i gay. Ha da fare con il fatto di essere stato tradito dal comitato della parata. Non solo mi hanno detto una cosa e ne hanno fatto un’altra, hanno deciso di includere un gruppo gay che non è né Cattolico né irlandese”.  

La parata di Saint Patrick, protettore dell’Irlanda, ha le sue radici nella comunità cattolica irlandese, che prima dell’arrivo degli italiani, dei polacchi e degli ispanici era la maggiore comunità cattolica della città.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV937_Tosatti_St-Patrick-day_LGBT-SI_PRO-LIFE-NO.html


Presenze, assenze e sorprese del sinodo in arrivo


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Tra i quasi duecento membri del prossimo sinodo sulla famiglia ve ne sono 26 nominati personalmente da papa Francesco, tra cui 14 cardinali, ben 5 dei quali con più di ottant’anni.
È quest’ultima una novità senza precedenti, come ha mostrato Gianni Cardinale su “Avvenire” del 10 settembre. Nei sinodi del 2012 e del 2008 di cardinali ultraottantenni ve ne fu uno solo, e appena due nel sinodo del 2005.
Per Francesco, quindi, l’età avanzata non è un limite. E non a torto. I cinque vegliardi da lui voluti al sinodo sono tutt’altro che personaggi in quiescenza. Basti dire che tra loro c’è il cardinale Walter Kasper, cioè proprio colui che ha immesso più dinamite nella fase presinodale, con la proposta di far cadere il divieto della comunione eucaristica ai cattolici divorziati risposati civilmente.
Si sa che Francesco personalmente pende dalla parte di Kasper. E infatti tra i cinque ultraottantenni non ha mancato di convocare anche il belga Godfried Danneels, il cardinale che già nel sinodo del 1999, assieme al collega Carlo Maria Martini, si era espresso a favore della comunione ai risposati.
Ma a bilanciamento di questi due, va anche detto che il papa ha voluto al sinodo due altri cardinali ultraottantenni notoriamente schierati su posizioni contrarie: l’italiano Elio Sgreccia e lo spagnolo Fernando Sebastián Aguilar, quest’ultimo autore della prefazione a un recente saggio del cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di netta contrapposizione alle tesi di Kasper.
Tra i cardinali con meno di ottant’anni designati dal papa vi sono inoltre Carlo Caffarra e Angelo Scola, anch’essi in disaccordo con Kasper, specie il primo, uscito più volte allo scoperto con agguerrite argomentazioni in difesa del “no” alla comunione ai risposati.
Caffarra, prima di diventare arcivescovo di Bologna, era stato preside dell’Istituto internazionale per il matrimonio e la famiglia fondato da Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense.
Inaspettatamente, però, tra gli esperti chiamati a collaborare alla segreteria del sinodo, non figura nessun membro di tale istituto. Un vuoto che stupisce, trattandosi dell’organismo d’istituzione pontificia più attinente al tema che il sinodo è chiamato a discutere.
Così come sorprende la mancata convocazione del cardinale Camillo Ruini, che da presidente della conferenza episcopale italiana è stato protagonista di memorabili battaglie proprio sulle questioni della famiglia.
Altre assenze inattese sono quelle di due degli otto cardinali del “consiglio della corona” del papa: il cileno Francisco Javier Errázuriz Ossa e lo statunitense Sean P. O’Malley. Così come la mancata chiamata del cardinale arcivescovo di Toronto Thomas Collins, anche lui uscito allo scoperto contro le tesi di Kasper.
Era scontato, invece, che Francesco chiamasse al sinodo il suo pupillo argentino, l’arcivescovo Víctor Manuel Fernández, rettore della Pontificia Università Cattolica di Buenos Aires.
Ma la sorpresa è nel ruolo che il papa gli ha assegnato, quello di vicepresidente, al fianco del cardinale Gianfranco Ravasi, della commissione incaricata di scrivere il messaggio finale del sinodo.
La scorsa estate Fernández era stato il più intimo sodale di Francesco nella scrittura della “Evangelii gaudium”.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/09/10/presenze-assenze-e-sorprese-del-sinodo-in-arrivo/

2 commenti:

  1. E pensare che Dolan era il più acclamato dai tradizionalisti prima del conclave..

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  2. l'abito evidentemente non fa il monaco!purtroppo!

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