Sinodo, la missione di Papa Francesco è di evitare la spaccatura
di Franca Giansoldati
Il metodo Bergoglio (“parlare liberamente, non avere mai paura di dire quello che si pensa”) già applicato con successo nel 2007 alla conferenza di Aparecida, quando allora era cardinale e in Brasile, nel santuario mariano, si riunirono tutte le conferenze episcopali dell’America Latina per approvare un documento comune sulla povertà e le sfide della Chiesa nel continente, è tornato utile. Più che utile.
Anche allora sembrava impossibile riuscire a mettere d’accordo tante persone con idee diverse in testa. Fu così che il cardinale Bergoglio introdusse il metodo gesuita del confronto, senza steccati, senza paletti, leale e onesto. Morale: alla fine ad Aparecida tutti firmarono soddisfatti un documento comune.
Bergoglio ha fatto tesoro di quella esperienza. La stessa cosa sta, infatti, accadendo al Sinodo. Le battaglie annunciate alla vigilia, le minacce velate di scisma, le tensioni sotterranee, il clima di sospetto, stanno piano piano lasciando spazio ad un percorso (sempre accidentato) ma gestibile.
In questa prima fase i cardinali si sono misurati, scontrati, affrontati a viso aperto, a colpi di fioretto sottolineando la necessità di trovare una medizione. Già, perché il Sinodo è e resta spaccato in due come un melone.
Da una parte i cardinali rigoristi, quelli che non vogliono toccare nemmeno una virgola alla dottrina sulla famiglia, e dall’altra gli aperturisti che, al contrario, sognano una Chiesa capace di fare il passo essenziale per arrivare alla comunione dei divorziati.
Oltre 200 di interventi, un’elenco lungo così di argomenti trattati, non solo la comunione, sebbene il nodo centrale resti sempre quello: è possibile ritoccare la dottrina sulla famiglia e sulla sessualità? Il segretario generale del Sinodo, Baldisseri, ha fatto un bilancio delle otto Congregazioni generali. La settimana prossima proseguiranno le discussioni in gruppi di lavoro tematici ("Circuli minores"). Lì si capirà quale fazione avrà la meglio.
I cardinali sono stati suddivisi per gruppi linguistici. Lavoreranno per arrivare a votare in aula un documento. Non sarà vincolante, ovvio, sarà però una piattaforma fondamentale dalla quale i padri sinodali ripartiranno l’anno prossimo per la seconda parte del Sinodo. Al Papa spetterà la decisione finale nel 2015 ma intanto, grazie al metodo Bergoglio, gran parte del lavoro di ricucitura tra le varie fazioni sarà fatto. Funzionerà? Il tempo e le procedure giocano a favore.
In campo l’ala rigorista estrema del cardinale Burke e quella rigorista moderata del presidente dei vescovi americani Kurtz, poi il cardinale Müller contro i cardinali Kasper, il belga Danneels e le aperture moderate del cardinale di Vienna Schönborn. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del pontificio consiglio per i Testi legislativi, ha commentato: Solo dal voto della relazione conclusiva si potrà capire come le due anime si rapportano.
Poi però ha rassicurato che comunque "non c'è antagonismo o contrapposizione" tra i cardinali "come fossimo nemici", bensì "ascolto cordiale". Eppure le due linee sono opposte: quella che "parla con molta decisione che l'annuncio del Vangelo sul matrimonio esige che, se il legame è valido, non è ammissibile l'ammissione ai sacramenti, per coerenza della dottrina con la fedeltà alle parole del Signore", e quella che, "non negando in alcun modo l'indissolubilità del matrimonio", ricorda che "Gesù vedeva le situazioni vissute nella chiave della misericordia" e "andando incontro" all'accesso all'eucaristia per i divorziati risposati.
Anche allora sembrava impossibile riuscire a mettere d’accordo tante persone con idee diverse in testa. Fu così che il cardinale Bergoglio introdusse il metodo gesuita del confronto, senza steccati, senza paletti, leale e onesto. Morale: alla fine ad Aparecida tutti firmarono soddisfatti un documento comune.
Bergoglio ha fatto tesoro di quella esperienza. La stessa cosa sta, infatti, accadendo al Sinodo. Le battaglie annunciate alla vigilia, le minacce velate di scisma, le tensioni sotterranee, il clima di sospetto, stanno piano piano lasciando spazio ad un percorso (sempre accidentato) ma gestibile.
In questa prima fase i cardinali si sono misurati, scontrati, affrontati a viso aperto, a colpi di fioretto sottolineando la necessità di trovare una medizione. Già, perché il Sinodo è e resta spaccato in due come un melone.
Da una parte i cardinali rigoristi, quelli che non vogliono toccare nemmeno una virgola alla dottrina sulla famiglia, e dall’altra gli aperturisti che, al contrario, sognano una Chiesa capace di fare il passo essenziale per arrivare alla comunione dei divorziati.
Oltre 200 di interventi, un’elenco lungo così di argomenti trattati, non solo la comunione, sebbene il nodo centrale resti sempre quello: è possibile ritoccare la dottrina sulla famiglia e sulla sessualità? Il segretario generale del Sinodo, Baldisseri, ha fatto un bilancio delle otto Congregazioni generali. La settimana prossima proseguiranno le discussioni in gruppi di lavoro tematici ("Circuli minores"). Lì si capirà quale fazione avrà la meglio.
I cardinali sono stati suddivisi per gruppi linguistici. Lavoreranno per arrivare a votare in aula un documento. Non sarà vincolante, ovvio, sarà però una piattaforma fondamentale dalla quale i padri sinodali ripartiranno l’anno prossimo per la seconda parte del Sinodo. Al Papa spetterà la decisione finale nel 2015 ma intanto, grazie al metodo Bergoglio, gran parte del lavoro di ricucitura tra le varie fazioni sarà fatto. Funzionerà? Il tempo e le procedure giocano a favore.
In campo l’ala rigorista estrema del cardinale Burke e quella rigorista moderata del presidente dei vescovi americani Kurtz, poi il cardinale Müller contro i cardinali Kasper, il belga Danneels e le aperture moderate del cardinale di Vienna Schönborn. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del pontificio consiglio per i Testi legislativi, ha commentato: Solo dal voto della relazione conclusiva si potrà capire come le due anime si rapportano.
Poi però ha rassicurato che comunque "non c'è antagonismo o contrapposizione" tra i cardinali "come fossimo nemici", bensì "ascolto cordiale". Eppure le due linee sono opposte: quella che "parla con molta decisione che l'annuncio del Vangelo sul matrimonio esige che, se il legame è valido, non è ammissibile l'ammissione ai sacramenti, per coerenza della dottrina con la fedeltà alle parole del Signore", e quella che, "non negando in alcun modo l'indissolubilità del matrimonio", ricorda che "Gesù vedeva le situazioni vissute nella chiave della misericordia" e "andando incontro" all'accesso all'eucaristia per i divorziati risposati.
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=950701&sez=PRIMOPIANO&ssez=VATICANO
Oggi abbiamo conosciuto il nome del premio Nobel per la pace.
Maurizio Crozza-Papa Francesco alla coppia cattolica: “Ma siete normali?”. Video
di redazione Blitz
ROMA – Maurizio Crozza versione papa Francesco: su La7, nel programma Crozza delle Meraviglie, il comico ha indossato i panni del pontefice immaginandolo alle prese con il Sinodo.
Nello sketch Francesco è circondato dai cardinali, ai quali chiede apertura sui temi della sessualità, dell’omosessualità, dell’uso del preservativo. Ma ogni volta che dice una di queste parole si sente un “bip” di censura.
Infine, al papa viene presentata una giovane coppia sposata molto fedele. Pellegrinaggi e vita casta e alla fine Francesco chiede: “Ma voi siete normali?”.
NOBEL PER LA PACE: HANNO EVITATO PAPA FRANCESCO . MENO MALE. di Antonio de Martini
Interessante sapere come e perché nacque questa consuetudine.
Durante un soggiorno in Costa Azzurra, morì il fratello di Alfred Nobel .
I giornalisti, già allora campioni del pressapoco, lo scambiarono per il più famoso germano e titolarono vivacemente la notizia sul tipo di ” muore il mercante di morte”.
Durante un soggiorno in Costa Azzurra, morì il fratello di Alfred Nobel .
I giornalisti, già allora campioni del pressapoco, lo scambiarono per il più famoso germano e titolarono vivacemente la notizia sul tipo di ” muore il mercante di morte”.
Il potente ed egoista industriale svedese rimase turbato dalla sequela di insulti post mortem ricevuti e decise di legare – lui morto- il suo residuo patrimonio a far dimenticare come questo era stato accumulato ( brevettando la dinamite e la gelignite).
Alfred auto cooptandosi nell’empireo della scienza si auto assolse dalle premature accuse dei giornali e previde premi per tutte le scienze senza prevenzione di appartenenza nazionale, ma escluse la matematica per evitare che il premio fosse assegnato al più brillante matematico svedese del suo tempo ( Mittag-Leffler) che lo aveva cornificato.
Essendo gli USA il paradiso della tecnologia e gli svedesi l’anello di congiunzione tra i tedeschi e gli anglosassoni, era giocoforza che la migliore cultura luterana li avvicinasse e l’anticomunismo di principio collaudasse una collaborazione che ancor oggi dura con un apporto di premi più che proporzionalmente assegnati agli USA o influenzati da questi, suscitando spesso polemiche particolarmente vivaci nel caso del Nobel per la pace, data la soggettività del pensiero politico su questi argomenti. Ultimo caso,” l’anticipo” a fondo perduto alle intenzioni di Barak Obama.
Da allora l’erogazione di questo premio finanziato con le royalties provenienti dai brevetti degli esplosivi più usati al mondo, non ha cessato di scivolare verso il basso, con sporadici soprassalti.
Se leggiamo i nomi dei laureati ” Nobel per la pace” degli ultimi quaranta anni, sembra più una lista dei maggiori consumatori di esplosivi che di apostoli della pace.
Quest’anno i particolarmente numerosi candidati ( 278) lasciavano presagire battaglia politica intensa.
Se leggiamo i nomi dei laureati ” Nobel per la pace” degli ultimi quaranta anni, sembra più una lista dei maggiori consumatori di esplosivi che di apostoli della pace.
Quest’anno i particolarmente numerosi candidati ( 278) lasciavano presagire battaglia politica intensa.
Lasciando da parte candidati come Angiolina Jolie e Vladimir Putin ( della serie CIA contro KGB) anche numerosi altri sono stati presentati in funzione principalmente antipapista.
Il mondo protestante ha capito che il Nobel al Papa oggi,avrebbe contribuito allo sgretolamento anglicano in corso nel mondo ( Inghilterra, Nigeria) e non ha ritenuto di assecondare l’iniziativa. Non in questo momento in cui tutte le potenze protestanti si troverebbero ad essere accusate nel processo e in compagnia di regni islamici medioevali.
I cattolici che hanno lanciato la candidatura papale – non so se con l’assenso o meno dell’interessato – si sono trovati così spiazzati ” a meta del guado”. Hanno rinunziato alla sacralità del ruolo senza ottenere riconoscimenti.
Può succedere a chi è molto colomba e poco serpente.
Charles De Gaulle, invitato da suoi influenti amici che lo avevano visto privo dell’oeilletdella Legion d’Onore a fregiarsene, rispose ” La Francia non si decora”.
Aveva capito che impersonare la Francia significava rinunziare a pietire decorazioni e riconoscimenti per se. Era lui a decorare chi la Francia giudicasse – suo tramite- meritevole della riconoscenza nazionale.
Charles De Gaulle, invitato da suoi influenti amici che lo avevano visto privo dell’oeilletdella Legion d’Onore a fregiarsene, rispose ” La Francia non si decora”.
Aveva capito che impersonare la Francia significava rinunziare a pietire decorazioni e riconoscimenti per se. Era lui a decorare chi la Francia giudicasse – suo tramite- meritevole della riconoscenza nazionale.
Molte persone si sono prodigate per l’attribuzione del Nobel per la pace a questo Pontefice Romano.
Giudicando con criteri materiali ( o come dicono loro, mondani) nessuno lo meriterebbe di più per la composta fermezza con cui ha affrontato i grandi della terra su questi temi.
Ma dare questo ( o un altro) premio al capo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, avrebbe seminato – in questo caso- qualche confusione tra i protestanti, ma a un prezzo che non si poteva pagare: togliere al Papa la rappresentanza di Dio su questa terrari equipararlo a un Obama qualsiasi.
Con l’aggravante che si sarebbe trattato di un premio grondante di sangue.
Giudicando con criteri materiali ( o come dicono loro, mondani) nessuno lo meriterebbe di più per la composta fermezza con cui ha affrontato i grandi della terra su questi temi.
Ma dare questo ( o un altro) premio al capo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, avrebbe seminato – in questo caso- qualche confusione tra i protestanti, ma a un prezzo che non si poteva pagare: togliere al Papa la rappresentanza di Dio su questa terrari equipararlo a un Obama qualsiasi.
Con l’aggravante che si sarebbe trattato di un premio grondante di sangue.
Può il rappresentante dell’Eterno concorrere assieme ad altri a un qualsiasi premio che non sia il Paradiso? No.
Può farlo per un premo i cui fondi provengono dal riciclaggio dei profitti di vendita di ordigni di morte.?
No.
Può farlo per un premo i cui fondi provengono dal riciclaggio dei profitti di vendita di ordigni di morte.?
No.
Può farlo per un premio che fu usato come assoluzione a Kissinger per il golpe in Cile ( a settembre il golpe, a ottobre il premio)?
No.
Questa candidatura infelice per numerosi aspetti, lo è anche per aver seminato confusione teologica tra i giovani cattolici e laici che tifavano Francesco. E’ utile perché consente di giudicare l’albero ( dei consiglieri) dai suoi frutti.
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