di Domenico Del Nero
Insomma, per duemila e passa anni si sono
sbagliati. Evidentemente anche i Vangeli, in barba alla differenza più
volte ribadita tra Antico e Nuovo Testamento (che doveva, in teoria,
essere infallibile, immutabile, inderogabile etc.) vanno aggiornati ai
tempi. Un po’ come certi software, i cui aggiornamenti automatici si
divertono a volte a mettere in crisi il computer. Qui però,
evidentemente, gli aggiornamenti sono rimasti in stand-by per un paio di
millenni sino all’arrivo di Bergoglio, che chissà come è riuscito a
mettersi di nuovo in comunicazione con il server del Padreterno.
E
i risultati si vedono e come! Mai la Chiesa è stata così di desiderosa
di aggiornarsi, di correre incontro al mondo e di abbracciarlo: era
dagli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II, che nella
logica di Bergoglio e dei suoi zelatori sembra ormai essere il nuovo
vangelo (tra l’altro, in teoria dovrebbe essere un concilio pastorale e
non dogmatico) che non si vedeva un simile sbracamento, anzi …
stonacamento, con austeri porporati pronti a rottamare il retaggio di
venti secoli in nome della pastorale. Insomma, lo spirito di Renzi è
sbarcato anche Oltretevere e chissà che l’ilare pontefice argentino e il
baldo ragazzotto di Rignano non decidano di scambiarsi, così per gioco,
per qualche giorno i ruoli. Con Bergoglio premier avremmo sicuramente
un bell’esecutivo di clandestini e con Renzi papa tutta uno schiera di
allegre cardinalesse …..
In realtà, c’è poco da scherzare. Proprio
negli stessi giorni in cui le “sentinelle in piedi “, fautrici di una
civilissima e ordinata protesta contro lo sfascio della famiglia
tradizionale, vengono allegramente sputacchiate, aggredite, picchiate e
insultate dai soliti noti “democratici”, a cui si aggiungono più
agguerrite che mai le associazioni LGBT (le stesse che, se solo veniva
torto un capello a uno dei loro, strillavano al crimine contro
l’umanità) il sinodo convocato da Francesco si accinge ad affrontare il
tema della famiglia in toni quantomeno sconcertanti. Non solo: ma senza
che da parte del Santo Padre o dagli alti papaveri a lui più proni si
levi una sola parola di riprovazione e condanna per le ignobili violenze
subite dalla sentinelle e osannate dai Saviano di turno. Pretendere
anche una parola di solidarietà sarebbe evidentemente eccessivo, ma
almeno una condanna della violenza? Va bene che Bergoglio disse che la
Chiesa doveva essere un ospedale da campo, ma se si continua di questo
passo la metafora rischia di trasformarsi in tragica realtà, soprattutto
ora che sta spuntando l’equazione cattolico = fascista. La solita
paroletta magica buona per tutti i tempi e tutte le stagioni, quando si
vuol mettere a tacere qualcuno che rifiuta, nonostante tutto e tutti, di
gettare coscienza e cervello all’ammasso.
Eppure almeno in una cosa questo papa è
stato chiarissimo e coerente, sin troppo:” Non possiamo insistere solo
sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei
metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto
di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla,
bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo
si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne
in continuazione.” [1]
Parole che seguono quelle sulla Chiesa
come “ospedale da campo”; e come spesso accade con Bergoglio, un misto
di cose condivisibili ed altre quantomeno ambigue e sconcertanti.
Ovvio che la Chiesa non è e non deve
essere solo etica e morale, che sono conseguenze del messaggio e della
dottrina cristiana; ma siamo propri sicuri che il suo ruolo oggi come
oggi sia soltanto quello di un qualsiasi ente assistenziale, una via di
mezzo tra telefono amico e la pubblica assistenza? E’ proprio sicuro
papa Francesco che oggi “non ci sia bisogno” di toccare certi tasti?
L’esperienza quotidiana sembra indicare esattamente il contrario. Non
serve essere dei Giovenale o dei bolsi parrucconi per constatare che
oggi è in atto una vera e propria “mercificazione del corpo” che tende a
farne esclusivamente un giocattolo. C’è chi parla di legalizzare la
pedofilia e al Santo Padre sembra che si “ecceda” nel parlare di temi
etici? Che poi in passato ci sia stato del fariseismo su queste come su
altre questioni, non comporta certo che il problema non esista!
La stessa ambiguità di fondo è quella che
caratterizza il sinodo aperto da pochi giorni, preceduto da un battage
pubblicitario e mediatico quantomeno stomachevole per il modo
semplicistico e distorto con cui le questioni vengono presentate. Sembra
quasi che la Chiesa, in questi ultimi anni, non abbia fatto altro che
perseguitare i divorziati risposati e chiederne la messa al rogo: e il
bello è che questa ambiguità viene alimentata proprio da svariati
porporati, per non dire lo stesso papa quando parla dei cattivi pastori
che “caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non
muovono neppure con un dito”.[2]
Altro discorso in sé e per sé ineccepibile, ma che detto in questo
contesto assume un significato ambiguo e sconcertante. Quasi che la
mancata somministrazione della comunione ai divorziati risposati fosse
solo un problema di clero troppo zelante.
Perché il punto è questo: si può – e
soprattutto in certi casi si deve – avere tutta la misericordia e la
comprensione possibili verso certe tragiche situazioni familiari e
relativi fallimenti, soprattutto verso chi è stato vittima dell’egoismo
altrui. E’ ovvio e scontato che anche persone di questo genere debbano
trovare accoglienza e un loro ruolo – se lo desiderano – all’interno
della Chiesa e delle sue strutture; e non sembra francamente che anche
in passato di solito così non sia stato. Se però si parla di sacramenti,
e della comunione in particolare modo, il problema non è il clero ma
Cristo stesso: a meno che Bergoglio non voglia comprendere anche lui tra
i “cattivi maestri”. Sul problema del divorzio Cristo si è infatti
espresso in termini talmente inequivocabili da lasciare in un primo
momento allibiti gli stessi Apostoli. E questo dovrebbe chiudere
definitivamente la questione, a meno che la Chiesa cattolica non decida,
da ora in avanti, di mettere Bergoglio e il cardinal Kasper al posto
del fondatore del cristianesimo!
Risibile, per non dire peggio, la
capziosa distinzione che si vorrebbe introdurre, tra la Dottrina,
immutabile e invariabile, e la “Pastorale” che dovrebbe essere poi il
grimaldello con cui scardinarla: “La questione non è quella di cambiare
la dottrina, ma di andare in profondità e far sì che la pastorale tenga
conto delle situazioni e di ciò che per le persone è possibile fare”[3]
ha dichiarato il papa. Ancora una volta, frase che – se letta in una
certa ottica – può essere irreprensibile, ma che alla luce delle
dichiarazioni del cardinale Kasper e di altri improvvisi apologeti della
liberalizzazione dell’Eucarestia sembra una totale sconfessione del
passato. E visto che, a proposito della fiera del luogocomunismo,
qualche prelato ha scoperto che può esserci più “amore” in una coppia
non sposata che in una famiglia “regolare”, chissà che tra un po’ non ci
si ponga il problema della Comunione alle “famiglie” gay …
“ La dottrina non si tocca. Qui è in
gioco la disciplina ecclesiastica, ossia l’applicazione dei princìpi. È
su questo punto che serve una riforma per venire incontro a chi ha il
cuore ferito” ha dichiarato Kasper in una recente intervista,[4]
il che è più o meno come dire: la legge è legge, però si deve trovare
un modo per aggirarla. Questa “dicotomia” tra dottrina e pastorale è la
grande novità di questo pontificato; sicuramente potrebbe piacere a
Gorgia, a Protagora e a tutta la schiera dei sofisti antichi e nuovi, ma
cosa ha di cristiano? Sempre un certo Cristo disse “sia il tuo parlare
sì sì no no …”. Con tutta la comprensione e l’empatia di questo mondo,
dare la Comunione a un divorziato risposato significa sconfessare
l’indissolubilità del matrimonio che – piaccia o meno – è un fondamento
del cattolicesimo. Il “cuore ferito” va certamente soccorso, ma da
quando l’Eucarestia è diventata un’aspirina? Questo poi non comporta che
una persona del genere non possa essere migliore di tanti altri e
“andare in paradiso” magari più velocemente di molti, ma questi per
l’appunto sono affari del Padreterno, che per fortuna ne sa sempre più
di noi; ma visto che certe regole ( ovviamente se si è credenti; ma se
non lo si è che importanza ha l’Eucarestia?) è stato Lui a darle,
compito nostro dovrebbe essere lasciare a Lui il giudizio, ma per quanto
ci concerne seguirle.
E per concludere: se la Chiesa davvero
vuole cambiare tutta la morale e l’etica Francesco dovrebbe allora
chiedere al Padreterno un miracolo riparatore: già, perché tutti i
milioni di persone che in questi duemila anni per rimanere fedeli ai
principi etici della Chiesa si sono sottoposti a mortificazioni e
rinunce, magari persino al martirio, hanno diritto a una “vita
riparatrice” in cui poter far sesso con chi gli pare e quando gli pare.
Magari con i preservativi distribuiti in parrocchia, insieme alla
“Misericordina” e alla sorridente benedizione di Francesco.
© Totalità (11/10/2014)
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